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QUATTROCENTO
Le coordinate storiche: tratto saliente del XV secolo è tendenza all'aggregazione politica e statale.
Tra fine 300 e 400 i regimi monarchici formatisi nei secoli precedenti in Francia, Inghilterra e
Spagna, si rafforzano e cominciano ad acquisire la fisionomia di Stati nazionali. Li caratterizzano
1) territorio definito e unitario; 2) consolidamento del potere regio; 3)creazione di strutture
centralizzate di governo, amministrazione e difesa. Italia e Germani non possono dar vita a Stati
nazionali, ma si esplicano nella formazione di entità statali di ambito regionale e perciò di
dimensioni territoriali mediamente superiori a quelle delle signorie trecentesche.
In Italia dunque il panorama politico non cambia molto. Nel Nord, Valle padana, Romagna, Marche
ci sono principati e signorie. Spicca il Ducato di Milano dei Visconti, Marchesato degli Este a
Ferrara, la Contea dei Gonzaga a Mantova, le signorie dei Malatesta a Rimini e dei Montefeltro a
Urbino. Nell'Italia settentrionale l'altro stato eminente è quello della Repubblica di Venezia. Al
centro troviamo piccoli territori e città-Stato, di fatto autonomi, in cui è frammentato il cosiddetto
Patrimonio di S. Pietro. L'Italia meridionale mantiene la sua natura di Regno, con Napoli come
capitale, e una forte impronta feudale. Cambia però la dinastia del potere perchè dopo un lungo
periodo di crisi e di decadenza, nel 1442 agli Angioini subentrano gli Aragonesi.
Il 9 aprile 1454, dopo oltre vent'anni di guerre, i maggiori stati italiani firmarono il trattato di Lodi
(pace di Lodi) → promotori furono Milano e Venezia, ai quali si unirono Papato, Firenze e Napoli.
Nasceva così la lega italica, un'alleanza che si impegnava a mantenere gli equilibri politici esistenti
e a impedire aggressioni ai danni degli Stati membri. Questo garantirà almeno 40 anni di equilibrio
delle forze, che continuerà un significativo sviluppo politico e culturale del paese. Due soli eventi
lo misero seriamente a repentaglio: la guerra di Ferrara che vide Venezia minacciare
pericolosamente la libertà del piccolo Ducato di Ferrara e la “congiura dei baroni” ordita dai grandi
feudatari del Sud ai danni della monarchia aragonese.
Ma nel 1494 abbiamo la discesa in armi del re francese Carlo VIII. L'obiettivo era di conquistare il
Regno di Napoli. I francesi, perciò attraversata tutta l'Italia senza incontrare resistenza, raggiunsero
Napoli e la occuparono nel febbraio 1945 → conquista effimera poiché battuto a Fornovo sul Taro
nel luglio dello stesso anno da una lega antifrancese alla quale avevano aderito l'Impero e la
Spagna, Carlo VIII dovette rientrare in Francia. L'intervento francese mise a nudo la fragilità di
un'Italia politicamente divisa nei confronti delle monarchie nazionali.
In questi anni gli stati si consolidano ma in molti casi cambiano anche i massimi dirigenti. Il dato
interessante è che alcune delle nuove dinastie, anche delle più importanti, non hanno una illustre
nobiltà da esibire. Rispetto alla grande nobiltà dei Visconti gli Sforza, capitani di ventura, sono
poco più che dei parvenus.
La situazione sociale, politica e culturale del 400 è determinata da due grandi fenomeni:
l'Umanesimo e la corte come istituzione politico-sociale.
Caratteri Umanesimo: si giunge al termine di quel movimento di ritorno all'antico e di recupero del
latino classico, iniziato da P e B. il nome di Umanesimo è stato affibbiato solo nel '900: all'origine
dei termini “umanesimo” e “umanista” è l'espressione ciceroniana studia humanitatis, “studi
relativi all'uomo”. Secondo gli umanisti lo scopo della cultura è di formare l'uomo nella sua
interezza, sviluppandone armonicamente le facoltà morali e intellettuali. Gli studia humanitatis,
studio di discipline letterarie, in particolare letteratura greca e latina, sono il cardine di questa
educazione integrale. Gli autori antichi sono anche modelli di virtù civili e morali: le loro opere
trasmettono un'ideale di humanitas nel quale si fondono amore per la conoscenza, senso del valore e
della dignità dell'uomo, tensione alla gloria e alla realizzazione mondana, apprezzamento del bello,
esercizio della vita attiva.
La riscoperta della civiltà classica gradualmente matura una nuova consapevolezza della distanza
storica che separa gli uomini moderni da quelli vissuti nell'antichità, e ciò si allarga alla
consapevolezza della distanza storica che separa gli uomini moderni da quelli vissuti nell'antichità,
e ciò si allarga alla consapevolezza della specificità di ogni epoca. Nasce così una visione
prospettica della storia. È anche grazie a questo nuovo modo di concepire la storia che il richiamo
all'antichità si proietta sul presente, che il dialogo con il passato può tradursi in un insegnamento per
l'oggi.
Alla base del culto umanistico per l'antico c'è l'esaltazione delle lingue della classicità: del latino,
poi anche del greco. Per gli umanisti il latino non era una lingua come le altre, era la lingua della
civiltà. Il latino è per gli umanisti una lingua di dignità molto superiore a quella del volgare. Gli
umanisti cominciano anche a studiare il greco, ignoto a Dante, e rudimentale per P e B. Nella
seconda metà del 400 emerge pure l'esigenza di comprendere più a fondo la Bibbia, e così nasce
l'interesse per l'ebraico. Il movimento umanista era animato dal bisogno di conoscere i testi degli
antichi, ma questi, in larga parte, giacevano chiusi e dimenticati nelle biblioteche dei conventi, delle
cattedrali e delle grandi abbazie europee. Il Medioevo tramandato solo piccolo numero di opere
latine e greche: molte erano conosciute attraverso compendi, riassunti o citazioni. I pionieri delle
ricerche bibliografiche erano stati Petrarca e Boccaccio. Nel nuovo secolo il più attivo a portare
alla luce grandi testi della latinità è Poggio Bracciolini che nel corso dei suoi frequenti viaggi
nell'Europa settentrionale, tra il 1415 e 17 scopre opere di Cicerone, Quintiliano e Lucrezio. Dopo
la caduta di Costantinopoli cominciano a circolare anche importanti opere greche. Sullo scorcio del
400 riemerge la Poetica di Aristotele.
Gli umanisti coltivano la filologia. L'umanista non è solo un ricercatore e uno studioso, è una
compiuta figura di intellettuale immerso nel dibattito culturale e politico contemporaneo. Gli
umanisti occupano ruoli importanti nel sistema dell'insegnamento a tutti i livelli ed esercitano
funzioni anche di notevole importanza all'interno dei governi sia repubblicani, sia principeschi.
Il potere si accorge subito del potere esercitato da questi intellettuali. La retorica in politica è
fondamentale ed è facile capire che questi nuovi custodi del sapere antico costituissero una parte
importantissima per il potere. Ad esempio, il cancelliere della Repubblica fiorentina Colluccio
Salutati elabora il mito della “libertà fiorentina contro la tirannide di Milano. Più tardi Leonardo
Bruni, anch'egli cancelliere, nel momento in cui torna a farsi pressante la minaccia viscontea
celebra la città di Firenze come novella Roma e novella Atene, e scrive una storia, “Historiae
florentini populi”, che è un monumento grandioso alla virtù repubblicana. Valla su commissione di
Alfonso, nel regno di Napoli, scrive nel 1440 il trattato De falso credita et ementita Constantini
donationae.
Quello umanistico è stato un movimento totale. Nel corso del tempo elabora una visione del lavoro
intellettuale e del ruolo dell'uomo nella società e della sua collocazione nel mondo che si riverbera
su tutti i settori della vita, dalla politica alla storia, dalla morale alla filosofia, alla letteratura.
Esistono alcuni concetti basilari comuni a gran parte di loro: l'idea della dignità dell'uomo che,
grazie al libero arbitrio e alle facoltà intellettuali di cui Dio lo ha dotato, può essere artefice del
proprio destino, e pertanto orientare la storia e trasformare il mondo intorno a lui. Da questa idea
discendono alcune conseguenze anche di ordine pratico, quali l'impegno nella vita attiva e una
nuova idea di otium, cioè del tempo dedicato allo studio e alla riflessione.
Nella seconda metà del 400 il consolidarsi degli Stati regionali provoca profondi cambiamenti nella
composizione e nel ruolo dell'antico istituto della corte. Intorno alla metà del secolo nasce quella
civiltà delle corti che, passando attraverso varie trasformazioni, eserciterà in tutta Europa
un'influenza determinante sulla formazione dei ceti dirigenti e degli strati elevati della società.
La corte principesca del secondo Quattrocento è diversa non solo dalle corti feudali del
Medioevo, ma anche quelle signorili che l'hanno immediatamente preceduta. Essa infatti è il luogo
centrale di governo dello Stato,cioè è il centro effettivo del potere, ma è anche, nello stesso
tempo, il teatro della vita mondana, e quindi il luogo dove si producono e si consumano gli eventi
culturali.
La società di corte produce una cultura che rispecchia il suo modo di vivere. La corte principesca
finisce per esercitare una egemonia culturale che va al molto al di là del ristretto mondo cortigiano.
Nella corte troviamo il patriziato cittadino, l'antica nobiltà feudale, la nuova nobiltà delle
magistrature, i funzionari, i militari, gli amministratori, i giocolieri, i buffoni, senza dimenticare gli
artisti, i letterati e gli uomini di cultura. Un insieme eterogeneo che però tende sempre più a
uniformarsi in una nuova figura sociale, quella del gentiluomo, cioè del nobile o del nobilitato che
dalla corte dipende economicamente e socialmente. Ma il gentiluomo non dipende tanto da una
singola corte quanto dal sistema delle corti. I gentiluomini cortigiani possono passare da una
all'altra senza avvertire differenze sostanziali. Un insieme tanto eterogeneo aveva problemi di
fusione: necessitava di un costume e di un vocabolario comuni e soprattutto necessitava di un
sistema di valori che potesse essere condiviso da tutti.
1454 l'invenzione della stampa a caratteri mobili, a Magonza, da parte di Johann Gutenberg.
Primo esemplare di testo a stampa è la Bibbia. Un carattere mobile è un supporto di metallo o di
legno su cui è impressa una lettera dell'alfabeto. Accostati si può comporre qualsiasi parola. I
caratteri vengono inchiostrati e poi impressi con un torchio sul foglio. I vantaggi sono evidenti: in
tempi rapidi è possibile stampare un numero elevatissimo di copie di uno stesso testo e
abbattendo i costi di produzione. Così si facilit&