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L'INTENZIONALITA' CONGIUNTA
L'evoluzione dei viventi è passata attraverso Otto transizioni tra le quali le più importanti sono la
comparsa dei cromosomi, la comparsa di organismi pluricellulari e la riproduzione sessuale.
Tutte le transizioni sono caratterizzate da due processi: la cooperazione e le nuove forme di
comunicazione. L'ultima transizione, riguardante la società moderna, è stata caratterizzata dalla
comunicazione linguistica. Tra le grandi antropomorfe e l'uomo troviamo un passaggio intermedio:
una specie precedente all'Homo, più orientata alla cooperazione riguardante la ricerca di cibo.
Questa collaborazione porta alla formazione dell'intenzionalità congiunta, caratterizzata da:
rappresentazione cognitiva (prospettica, simbolica)
– inferenze socialmente ricorsive
– automonitoraggio in seconda persona
–
Da ciò deriva un nuovo pensiero e avremo nuove forme di collaborazione, comunicazione e
pensiero.
1. Nuove forme di collaborazione
La cooperazione non presuppone una conoscenza complessa, pensiamo ad esempi alle api
che collaborano con la danza. Le grandi antropomorfe collaborano ma la loro intenzionalità è
individuale. Gli esseri umani ne sviluppano una congiunta.
1.1. La svolta cooperativa
Al contrario delle grandi antropomorfe che collaborano nella caccia di gruppo, ma che
comunque mostrano un'intenzionalità individuale, in quanto ciascuno tenta di catturare la preda
per contro proprio, nell'uomo il comportamento è collaborativo. La cooperazione è alla base delle
società umane. Gli esseri umani collaborano anche per curare i piccoli, usano la comunicazione
per condividere informazioni, apprendono a vicenda.
Alla base del processo che portò a quest'evoluzione vi sono due aspetti:
l'interdipendenza
– la selezione sociale
–
Gli individui si valutano a vicenda e diventano selettivi, in quanto un partner scadente vuol dire
meno cibo. Gli uomini valutano potenziali partner e si preoccupano della propria immagine sociale.
In questo periodo non è ancora presente la comunicazione vocale.
L'esempio riguardante la caccia al cervo consiste in due individui che cacciano delle lepri
individualmente. Quando appare il cervo, preda più ''remunerativa'', i due lasciano perdere le lepri
e decidono di collaborare. Gli individui capaci di valutare e sviluppare forme di comunicazione
cooperativa erano avvantaggiati, in quanto ottenevano vantaggi più grandi. La prima tappa del
pensiero umano è quindi caratterizzato da meccanismi cognitivi dell'intenzionalità congiunta per
coordinare la comunicazione cooperativa.
1.2. Scopi congiunti e ruoli individuali
L'intenzionalità congiunta è la conoscenza reciproca delle intenzioni, ovvero questo è ciò che
vogliamo entrambi. Fa parte della natura umana cercare scopi congiunti e mantenerli. Nella storia
del pensiero umano, questa fase di collaborazione dei primi homo corrisponde ai bambini di tre
anni.
Vediamo come si forma uno scopo congiunto con l'esempio del cervo:
A deve avere lo scopo di catturare il cervo con B
B deve avere lo scopo di catturare il cervo con A
Una condizione chiave è che A e B devono conoscere reciprocamente lo scopo dell'altro.
E' importante che A e B non abbiano semplicemente lo scopo di catturare il cervo, ma di
catturarlo insieme!
Se ad esempio A e B, non conoscono reciprocamente gli scopi dell'altro, allora non saranno in
grado di coordinare le proprie azioni.
1.3. Attenzione congiunta e prospettive individuali
La nozione di prospettiva presuppone un singolo oggetto di attenzione congiunta dove vi sono
prospettiva differenti. I bambini si rendono conto che ognuno ha prospettive differenti dopo il primo
anno di vita. In un esperimento un adulto e un bambino giocavano insieme usando tre oggetti
diversi per breve tempo. Dopo che l'adulto esce dalla stanza, il bambino e un assistente giocano
con un quarto oggetto. Quando l'adulto torna nella stanza, osserva i quattro oggetti vicini ed
esclama: Oh che bello! Guarda cosa c'è! Il bambino capisce subito che l'oggetto per cui l'uomo si è
entusiasmato è quello nuovo, in quanto non era stato oggetto di attenzione congiunta.
Scopi, azione ed attenzione congiunti si sono evoluti insieme. Grazie alla capacità di coordinare
azioni e attenzione con altri per uno scopo congiunto, i primi homo erano in grado di capire che
due individui differenti possono avere differenti prospettive sulla stessa situazione. Le grandi
antropomorfe al contrario, non coordinano le proprie azioni in questo modo. L'attenzione congiunta
diventa il primo passo del processo di costruzione di un mondo intersoggettivo, un mondo
condiviso con prospettive differenti, di fondamentale importanza per la comunicazione cooperativa
umana.
1.4. Automonitoraggio sociale
I primi homo regolavano i propri comportamenti in modo da influenzare i giudizi sociali esterni
positivamente. Per la ricerca di cibo bisognava trovare un buon partner, ed essere considerati
collaborativi voleva dire non essere tagliati fuori da buone opportunità di collaborazione.
Da un punto di vista cognitivo, implica una forma di pensiero ricorsivo: io sono interessato a ciò
che tu pensi sui miei stati intenzionali.
L'automonitoraggio sociale è il primo passo verso la tendenza a regolare i propri comportamenti
in relazione alle valutazioni sociali da parte di altri.
1.5. Sommario: interazioni sociali in seconda persona
Con i primi homo nasce un'intenzionalità del ''NOI'' dove due individui si relazionano l'uno agli
stati intenzionali dell'altro congiuntamente e ricorsivamente.
Questa interazione ha due caratteristiche:
l'individuo partecipa all'interazione sociale direttamente
– l'interazione avviene con un individuo con la quale vi è una relazione, e non con un gruppo
–
in generale (se vi sono più persone vi saranno più relazioni, ma non nel senso di gruppo)
Questo modello di comunicazione ha fornito un'infrastruttura, l'intenzionalità congiunta, che può
essere considerata come la pietra angolare delle convenzioni, norme e istituzioni culturali che
caratterizzano il mondo umano moderno.
2. Una nuova forma di comunicazione cooperativa
I primi homo coordinavano le proprie azioni e attenzione sulla base di un obiettivo comune, e
queste forme di coordinamento più complesse hanno richiesto un nuovo tipo di comunicazione
cooperativa che parte dall'uso di gesti naturali come mimare e indicare. Questo tipo di
comunicazione richiede un complesso insieme di intenzioni e inferenze interpersonali.
Indicare e mimare pone ai primi homo problemi di coordinamento sociale, in quanto non erano
soltanto le azioni a dover essere coordinate, ma anche gli stati intenzionali. Per risolvere questi
nuovi problemi erano necessarie nuove forme di pensiero.
2.1. Una nuova motivazione per comunicare
Nell'ipotesi evolutiva di Tomasello, la prima tipologia di comunicazione cooperativa è definita
direttiva (relativa a gesti di indicazione), e in seguito si trasforma in informativa (aiuto l'altro, e lo
informo dei miei scopi). Ciò porta a tre conseguenze: spinge i comunicatori a essere sinceri e
accurati nel comunicare informazioni; si creano inferenze basate sulla pertinenza (ti invito a sapere
una cosa, in quanto penso che tu tenga conto dei miei interessi); variazione della forza
comunicativa (intonazione pressante = necessità e neutra = informazione).
2.2. Nuove forme di pensiero per la comunicazione
La comunicazione cooperativa porta i comunicatori, dal punto di vista cognitivo, a determinare
quali situazioni siano pertinenti per un ricevente. Di conseguenza i riceventi dovevano capire quale
situazione indicata dal comunicatore egli considerasse pertinente per loro e perché. Ciò che il
comunicatore vuole rappresentare al ricevente è una situazione che riguarda, ad esempio, la
presenza di banane sull'albero, o che sull'albero non ci sono predatori. L'indicare, il dito puntato,
però è lo stesso in tutti i casi. Da qui il problema: come indicare al ricevente le varie situazioni
presenti nella stessa scena percettiva?
Ciò viene determinato dal fatto che i partecipanti di un'interazione assumono reciprocamente
che l'atto comunicativo è pertinente. Pertinenza che è individuale, una situazione pertinente per noi
potrebbe non esserlo per qualcun altro. Ma affinché io richiami la vostra attenzione su quella cosa
in un atto comunicativo, voi sapete che io so che è pertinente per voi.
Si inizia a fare una distinzione tra informazioni nuove e già condivise: queste ultime non hanno
bisogno di essere messe in evidenza.
Per esempio, in uno studio dei bambini di 18 mesi giocavano con un tamburo giocatolo con un
adulto. Quando un altro adulto entrava nella stanza e indicava il tamburo mostrando eccitazione, il
bambino capiva che questo era interessato al tamburo, ma se a farlo è l'adulto con il quale il bimbo
gioca, allora il bambino assume che non è per il tamburo che l'adulto è eccitato, visto che per ''noi''
non è una novità. Il bambino suppone che l'eccitazione sia dovuta a qualcos'altro e osserva
attentamente il tamburo alla ricerca di questa caratteristica. Ecco un esempio tra informazioni
condivise e nuove, riguardanti la produzione di gesti. Questo tipo di comunicazione chiama in
causa nuove forme di pensiero.
E' necessario socializzare le tre componenti del pensiero:
rappresentazione (si da ad un oggetto una forma aspettuale differente: esempio legna
–
ardere/spazzatura)
inferenze (in questo caso ricorsiva)
– automonitoraggio sociale (immagino la prospettiva dell'altro)
–
Gli individui interagiscono facendo inferenze interconnesse e socialmente ricorsive sulle
prospettive e gli stati intenzionali degli altri.
2.3. Mimare come attività simbolica
Oltre all'indicare, un'altra forma di comunicazione naturale è quella basata su gesti
iconici/mimici.
Vengono utilizzati per far immaginare agli altri azioni o situazioni non presenti. Pensiamo al
gesto della mano a zig-zag, che indica la presenza di un serpente.
I gesti mimici, al contrario di quelli iconici, soccombono con la forma di comunicazione
linguistica, e sono quindi stati sostituiti dal linguaggio.
I gesti mimici sono quindi un passaggio intermedio tra la comunicazione indicativa direttiva e il
linguaggio.
2.4. Combinare più gesti
Questo passaggio è probabilmente avvenuto per mimare l'azione del mangiare, seguita
dall'indicazione del cibo. Abbiamo quindi:
un gesto iconico per il verbo mangiare
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