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NATURA BIOLOGICA DEL LINGUAGGIO
il linguaggio è una facoltà specie-specifica dell’uomo: non è data la conoscenza di nessun altro
animale in possesso di una simile caratteristica;
- il linguaggio è caratterizzato da processi fondamentali di funzionamento che non possono
essere totalmente appresi, tali processi – la grammatica universale;
fanno parte del bagaglio genetico del cervello umano, e consentono l’apprendimento di una lingua
in tempi rapidissimi;
- l’ influenza dell’ ambiente nello sviluppo del linguaggio è determinante, in altre parole, senza uno
stimolo appropriato, il cervello umano non riescea sviluppare la facoltà del linguaggio.
iL LINGUAGGIO: ORGANO BIOLOGICO
Esistono dei meccanismi attraverso i quali opera questo organo;
Tali meccanismi di funzionamento si manifestano attraverso la sintassi.
Per semantica intendiamo il signIficato degli enunciati
linguistica aristotelica-->Il linguaggio è attività naturale specie specifica dell'animale uomo;
attività pervasiva che riorganizza le altre attività bio-cognitive (percezione, immaginazione,
memoria, desiderio) conferendo loro quella specificità umana che le contraddistingue;
L’uomo si differenzia dagli altri animali per il fatto di possedere il linguaggio;
Elisabeth Spelke Core knowledge-->Sistemi cognitivi: universali; distinti gli uni da gli altri e limitati
nei loro domini di applicazione (conoscenze dominio specifiche); Neuroni-specchio
La somiglianza più impressionante con i nostri cugini zoologici riguarda la presenza di strutture
neurali specifiche che sono alla base dei comportamenti intersoggettivi e sociali, cioè i Neuroni
Specchio.
SI tratta di neuroni pre-motoridelle scimmie collocate nell'area F5, ma presenti anche nel lobo
parietale posteriore, che si attivano sia quando un soggetto esegue con la mano azioni dirette a
uno scopo, sia quando osserva lo stesso tipo di azioni eseguite da altri individui.
simulazione incarnata:
Comportamenti cognitivi che rispecchiano quelli degli altri. Possono riguardare una gamma diversa
di atti: dalla consonanza emotiva (provare allegria o disgusto se l’altro prova allegria o disgusto,
sbadigliare se l’altro sbadiglia), fino ad arrivare allaconsonanza logico–deduttiva (Teoria della
mente) per cui un soggetto sarebbe in grado di leggere il ragionamento dell’individuo che gli sta
davanti poiché è simile a quello che lui stesso farebbe.
Comportamenti sociali = Neuroni-specchio ?
Non si possono definire i mirror-neurons come il requisito fondamentale della intersoggettività, dei
comportamenti sociali e culturali e dell’intelligenza. Se fosse vera la relazione tra la presenza di
neuroni-specchio e comportamenti diagnosticabili come biologicamente culturali, la cultura
sarebbe un'esclusiva dei primati.
Etologia: i comportamenti culturali fondati sull'imitazione, sul social learning e sulle cure parentali
sono diffusi non solo nei mammiferi ma in tutte le specie animali, invertebrati compresi (i cefalopodi
sono in grado di imitare i conspecifici e imparare da essi.
Secondo Tim Caro e Mark Hauser un comportamento di trasmissione culturale di informazioni si
può considerare tale solo se: È esibito ad individui che non conoscono quel comportamento;
È "disinteressato", cioè è una fatica senza immediata ricompensa;il sostrato più antico della
Cognizione:
Le strutture emozionali e la condivisione di sentimenti ancestrali come la paura, la rabbia e
l’appagamento sono sin dall’inizio della teoria dell’evoluzione, il sostrato più antico della cognizione
(Charles Darwin).
La presenza di una rete neurofisiologica specifica per i comportamenti imitativi non esclude
automaticamente l’esistenza di un’altra rete che regoli i vari processi di rappresentazione,
interpretazione e organizzazione dei sistemi cognitivi, sia nei primati che nell’uomo.
L’esistenza dei neuroni-specchio autorizza a supporre la presenza di un livello di base delle
relazioni interpersonali che non prevede l’uso esplicito di atteggiamenti proposizionali (Gallese).
Ma pensiamo che questo livello base della cognizione possa spiegare le concatenazioni
proposizionali (sintattiche e semantiche) di cui sono fatti i ragionamenti degli umani e
probabilmente dei primati.
dall'imitazione all'aggressività:
Il secondo elemento di somiglianza tra umani e scimmie è costituito dalla consonanza empatica, i
processi di imitazione, la organizzazione dei gruppi di conspecifici, le cure parentali e l’istruzione
diretta dei figli, la cooperazione e le modalità del social learning.
Il nesso tra predisposizione filogenetica di una struttura dedicata alla trasmissione culturale e la
complessità dell’architettura cerebrale dovuta all’evoluzione corporea(trasformazione degli apparati
muscolo scheletrici sino al bipedismo, ampliamento del cranio e del peso del cervello, uso delle
mani, trasformazione dell’orizzonte visuale) spiega la grande variazione culturale nei primati.
Numerosi ricercatori come Jane Goodal, Fransde Waal, Tomasello, ecc, hanno dimostrato come i
comportamenti culturali dei primati variano molto territorialmente: ad esempio nella scelta dei cibi,
nei segnali usati per comunicare, nel tipo di materiali usati per produrre attrezzi ecc. Di fatto
complessi neurocerebrali e sistemi innati di comunicaizone generano un maggiore frazionamento
culturale.Ilcaso delle lingue storico-naturali è l’esempio più lampante, bastano poche centinaia di
anni di separazione tra gruppi di conspecifici per produrre lingue diverse e irriconoscibiliche
ostacolano la trasmissione culturale, sostiene Cavalli-Sforza che “ la differenziazione linguistica
tende a ridurre gli scambi culturali e ad aumentare le differenze tra i gruppi”
L’avvio del processo che l’etologia ha chiamato “ pseudospeciazione culturale” e che riguarda solo
l’Homo sapiens affonda le radici in un precedente evolutivo che collega primati umani e non umani
e che consiste nel violare una regola universale: la ritualizzazione dei comportamenti aggressivi
intraspecifici.
Sappiamo dalle opere di Lorenz che l’agressività intraspecifica( cioè all’interno di una stessa
popolazione geneticamente ed ecologicamente definita) costituisce un meccanismo di
autoregolazione interno a ogni comunità a riproduzione sessuata.
Minellidefinisce la specie come il più vasto insieme di individui in grado di competere tra di loro per
l’accesso ad un medesimo insieme di risorse produttive.
La competizione sessuale connessa alla necessità di riprodursi comporta una delimitazione dei
principi di antagonismo, infatti se ad esempio tutti i maschi che competono per il predominio
sessuale di un gruppo di conspecifici fossero fatti fuori da un vincitore il gruppo intero risulterebbe
fragile e soggetto ad una rapida estinzione. . Per questo motivo i gruppi di animali sociali adottano
una ritualizzazione dei comportamenti aggressivi .
La ritualizzazione comporta una stereotipizzazione delle azioni con enfasi dei movimenti.
Ad esempio: i combattimenti tra i lupi, in cui tutto si risolve in una pantomima ritualizzata del
comportamento aggressivo a cui si uniformano sia il vinto che il vincitore, in realtà il digrignare i
denti, l’ululare più forte,l’apparire più violenti, sostituisce il combattimento concreto. L’uomo è
l’unico a violare questa regola, ma questa caratteristica è un retaggio di quella dei primati.
L’immagine dei cuccioli di scimpanzè stretti alle madri, il mito della bontà di questa specie ha
condizionato il giudizio sullla loro aggressività , invece gli scimpanzè torturano e uccidono sia
individui di altre specie sia membri della loro stessa tribù proprio come gli umani.
Altri studi ci hanno rivelato ulteriori somiglianze tra il comportamento aggressivo dei primati non
umani e la specie umana, ad esempio :violentare le femmine è prassi comune tra scimpanzè,
gorilla e oranghi.
L’omicidio per gelosia è frequente tra i babbuini e i macachi. Frequente è l’infanticidio, ad esempio
il GeladaBaboon un babbuino etiope uccide i piccoli dei propri conspecifici, e Infanticidi sono stati
riscontrati anche tra i macachi .Quello che emerge da queste ricerche è il progressivo distacco dei
primati dai tradizionali moduli etologici dell’aggressività, infatti uccidere non è un fatto
obbligatoriamente connesso all’istinto della sopravvivenza.Contrariamente a quanto si credeva
negli anni 70, i primati aggrediscono non solo per difendersi, nutrirsi o accoppiarsi ma anche per
circoscrivere il territorio, stabilire il possesso di risorse e mantenere le gerarchie dei gruppi.Philip
Lieberman ha condotto degli studi riguardo l’evoluzione del linguaggio. Dai suoi lavori ci sono
pervenute delle notizie riguardo a come l’uomo riesce a produrre una modulazione fine del suono.
Ciò avviene grazie alla particolare struttura dell’apparato fonatorio, infatti l’uomo è l’unico
mammifero a mantenere la laringe permanentemente abbassata. Infatti nonostante ci siano
mammiferi in grado di abbassare la laringe per produrre suoni non riescono a mantenere in modo
permanente tale posizione.
le 2 aeree del cervello:
la prima controlla i movimenti dei muscoli, delle labbra, della lingua, delle mandibole e delle corde
vocali; mentre l’altra area si occupa della comprensione del linguaggio.Qui sorge l’altra differenza
tra l’uomo e i primati umani e non umani :l’estensione, la collocazione e le funzionalità non
sembrano riscontrarsi sia nei primati non umani che negli altri mammiferi.Dal punto di vista
articolatorio le sole specie che si avvicinano all’uomo sia a livello dei correlati periferici del
linguaggio, sia a quello della localizzazione cerebrale sono gli uccelli.Ciò non è avvenuto a causa
della filiazione evolutiva bensì a causa del fenomeno «dell’evoluzione convergente » Con tale
definizione si intende che organismi di specie diversa possiedono caratteristiche simili perché
sottoposte a pressioni selettive simili.Ovviamente con questo non vogliamo affermare che il
sistema cognitivo degli uccelli, comprese le loro abitudini sociali e culturali siano più vicine agli
esseri umani di quanto invece non lo siano i primati non umani.Sia negli umani , che nelle specie
non umane sono presenti delle componenti multimodale in comune, ovvero : la strumentazione
multimodale- visiva- uditiva-prosodica- olfattiva- tattile- cinestetica
la strumentazione multimodale è fondamentale nella formazione dei sistemi cognitivi umani. Infatti
fino ai due anni i piccoli d’uomo fabbricano i loro universi rappresentazionali così come fanno le