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ACCESSO ALLE RETI
In vari paesi si è consolidato normativa nota come must Carry che ha regolamentato le condizioni di
accesso alle reti di comunicazione incumbent a favore dell’ emittenza televisiva minore priva di rete
propria o con reti di copertura geografica limitata. In Europa il must carry mira principalmente a
tutelare il pluralismo del Mercato radiotelevisivo e a promuovere l'universalità di diffusione del servizio
pubblico. L'Italia è uno dei pochi paesi membri che non ha questo tipo di normativa. L'assenza di questa
normativa infatti agevolato la concentrazione orizzontale e verticale della televisione terrestre
ostacolando anche la crescita del mercato e dei fornitori di contenuti e canali indipendenti. Il mercato
italiano è da sempre carente di pluralismo ma ancora di più di concorrenza che di fatto è il prerequisito
necessario e non sufficiente. L'avvio della DTT doveva contribuire a risolvere entrambi i problemi, e la
normativa nazionale ne ha inquadrato la soluzione nell'ambito della tutela dell’ accesso alle reti per i
fornitori di contenuti indipendenti e per i Broadcasters con reti insufficienti. In attesa dello switch-off
del 2006 dovevano essere assicurati spazi per i nuovi soggetti a favore del pluralismo e della
concorrenza. In attesa di nuovi provvedimenti normativi più appropriati nel prossimo futuro i maggiori
operatori analogici controlleranno una larghissima quota della capacità di trasmissione terrestre senza
vincoli antitrust eccetto che per la riserva del 40% e sottostando a limitazioni sulla raccolta di risorse
meno cogenti di quelle previste dal sistema precedente della legge 112\ 2004. Inoltre è noto che i tra i
operatori minori (Tim e HCFC) e le rti-Mediaset esiste già una serie di legami di vario tipo dove tutto ciò
porta all'anti competitività. A questi legami si aggiungono una serie di alleanze tra Broadcasters e
grandi player delle tlc per l'introduzione della tv digitale mobile, e prossimamente della TV ad alta
definizione. Va ricordato che la maggiore capacità trasmissiva del digitale è solo uno dei fattori che
disegnano il mercato è radio tv la cui dimensione viene anche determinata dalle risorse economiche
disponibili. Tutto ciò quindi richiederebbe l'imposizione di seri tetti antitrust al numero dei canali
detenibili da ciascun Broadcaster. Più in generale nel accesso alle reti e apparati tv, i ruoli di
regolamentazione e controllo della AGcom e della AGCM appaiono largamente inadeguati in quanto
normativamente vaghi e comunque soggetti a procedure lunghe e spesso prive di reale efficacia
sanzionatoria. La creazione di un operatore di rete separato dai Broadcasters, realmente imparziale, ci
sembra l'unico modello in grado di consentire la nascita di fornitori di contenuti indipendenti e quindi
dotati di maggiore concorrenza e pluralismo.
Accesso ai decoder
Il decoder agisce da convertitore del segnale digitale per renderlo compatibile con il televisore. Il
decoder può essere di tipo Fta, essenzialmente con un sintonizzatore digitale, oppure di tipo pay tv o
interattivo. In questo secondo caso il decoder è così composto 1 un sistema di accesso condizionato 2
un'interfaccia software per le applicazioni 3 la guida elettronica per programmi. La teoria del oligopolio
mostra come nelle industrie di rete le strategie proprietarie e di incompatibilità con le soluzioni rivali,
creino barriere al cambio di piattaforma ai propri sottoscrittori, innalzandone i costi di cambiamento e
al tempo stesso si ostacolano i concorrenti dell'accesso alla propria base installata di sottoscrittori,
segmentando i mercati e attenuando la concorrenza tra le offerte. Le strategie di esclusione possono
affliggere i produttori di decoder. In questo modo i broadcasters maggiori possono condizionare lo
sviluppo tecnologico delle apparecchiature. In Italia ne è l'esempio il decoder unico, difatti si è imposta
la commercializzazione di un decoder universale. Modalità sanzionata dalla UE.
I SUSSIDI AI DECODER DIGITALI
L'Italia dal 2004 ha erogato dei sussidi monetari agli acquirenti di decoder per la tv digitale, la
Commissione Ue ha sanzionato d'Italia per aiuto di Stato illegittimo e a imposto la restituzione dei
sussidi da parte dei beneficiari indiretti, individuati negli operatori della DTT a pagamento. I decoder
sussidiabili erano solo quelli per la Dtt e la tv via cavo. la misura ha riscosso un forte successo, perchè il
prezzo dei decoder interattivi mhp è sceso da 350 euro a 150 euro raggiungendo livelli simili a quello
dei modelli più semplici sprovvisto di cas e di api i cosiddetti zapper. In alcune catene distributive già a
fine 2004 il decoder MHP veniva ceduto gratuitamente al netto del sussidio. Secondo le argomentazioni
dell'Italia lo schema del sussidio era giustificato in quanto il tipo di decoder interessato rispondeva a
requisiti stringenti enucleato dalle linee di policy comunitarie per lo switch off digitale e la promozione
della società dell'informazione. La commissione sottolinea che la misura e le giustificazioni dell’Italia in
oggetto conferiscono un vantaggio ad alcune emittenti terrestri. Il primo vantaggio consiste la
possibilità di sviluppare una audience in un nuovo mercato con l'impiego di risorse pubbliche, infatti
quello pay per view costituisce un mercato diverso da quello fta. I decoder sussidiati fossero stati del
tipo fta l'entità del vantaggio sarebbe stata Inferiore. Il secondo vantaggio la Commissione e rileva
l'esistenza di un vantaggio temporale in termini di posizionamento dell'immagine di marca e di
fidelizzazione della clientela per l'offerta di pay per view. Alla fine si avrebbero avuto due vantaggi
temporali: quello tecnico operativo sulle frequenze digitali e quello commerciale di affermazione della
pay per View secondo una logica che ricalca i positives feedback. La Commissione dimentica di rilevare
che la creazione sussidiata dell'audience non è funzionale solo per Pay per View ma anche per la stessa
programmazione Fta e quindi il sussidio crea simultaneamente un vantaggio trasferibile sull'altro
versante: quello della raccolta pubblicitaria sulle reti digitali ad esclusivo vantaggio degli incombents
che già le possiedono. inoltre la misura configura un vantaggio economico selettivo che discrimina le
emittenti satellitari in cui decoder sono stati esclusi dal contributo in modo ingiusto. Una policy che
voglia essere rispettosa della neutralità tecnologica deve stimolare l'offerta spontanea di mercato su
qualsiasi piattaforma.
Potenziale distorsione. Gli effetti sono di varia natura: una prima distorsione della concorrenza si attua
nei confronti delle emittenti che utilizzano altre piattaforme che non possono trasmettere per
mancanza delle necessarie frequenze. Secondariamente nei confronti degli operatori della tv a
pagamento infatti la Commissione ha rilevato come esista una sostituibilità tra offerta pay in
abbonamento mensile e in pay per View che fa sì che il sussidio influenzi differentemente la redditività
ed i prezzi delle rispettive offerte commerciali. A questo si aggiunge gli ulteriori distorsione a favore
delle adesioni alla piattaforma di DTT la cui massa di utenti deve scegliere a quale piattaforma digitale
migrare. La Commissione non contesta all'esistenza di possibili obiettivi di comune interesse europeo
meritevoli di sussidio in base la policy comunitaria, quanto piuttosto alle modalità discriminatorie- esse
si gratuite- di configurazione del sussidio italiano. Infatti la Commissione ha riconosciuto come il
mercato dei servizi interattivi digitali andasse incentivato per l'inclusione sociale di quei cittadini
europei che erano incapaci di accedere a Internet tramite PC, così da poter trovare nella tv digitale un
medium interattivo sostitutivo. Invece d'Italia pare aver declinato queste linee di policy in maniera
strumentale e discriminatoria a favore della piattaforma terrestre che è stata resa interattiva a qualsiasi
costo e contro ogni evidenza, essa infatti è meno adatta al l'interattività. I decoder terrestri occupano
la linea telefonica e risultano troppo lenti, in quanto dotati di un modem analogico a banda stretta. era
chiaro sin dall'inizio che il t-governament non sarebbe stato pronto per la fase di avvio della DTT e solo
ora viene riconosciuto pubblicamente il flop dell'Inter attività italiana. soluzione: per dotare i decoder
di interattività locale non occorreva quindi ricorrere ad una API di esecuzione complessa e costosa
come le MHP, ma bastava una API di presentazione. Ovviamente questa scelta non avrebbe potuto
sopportare da subito la Pay per View, ma avrebbe in cambio favorito la diffusione di decoder che
sarebbero risultati più economici anche senza l'impiego di fondi pubblici.
I diritti televisivi ed i contenuti nella Dtt
Nei recenti sviluppi della pay-tv è emerso un orientamento antitrust più restrittivo. La disponibilità di
alcuni tipi di premium è una condizione necessaria per l'entrata o la permanenza sul mercato di un
operatore. Anche nelle piattaforme più concorrenziali quanto ai costi di infrastruttura, l'accumulo
strategico dei diritti premium mina la sostenibilità della concorrenza, attraverso la costituzione di un
vantaggio della prima mossa che porta alla vertical foreclosure dei rivali presenti o futuri. L'accumulo
dei diritti televisivi nel breve periodo, allontana il punto di pareggio economico finanziario
dell'emittente, ma dispiega la sua razionalità nel lungo periodo, quando il rivale abbandona per carenza
di telespettatori. Per queste ragioni le autorità hanno posto limitazioni alla stipula di contratti di
esclusiva dei diritti premium. Due sono i mercati direttamente coinvolti: il primo è quello all'ingrosso
dei diritti televisivi, il secondo è quello della raccolta pubblicitaria. Per il primo mercato i contenuti
premium possiedono un'elevata capacità di attrarre telespettatori sia nell’ offerta fta che pay, ed i due
operatori competono per la loro acquisizione. Il secondo tipo di mercato si concretizza per una più
accesa interdipendenza strategica tra operatori diversi, ma questa volta sul mercato di raccolta
pubblicitaria tv. La comune adozione del modello misto fa si che gli operatori pay-tv sviluppino la fonte
di finanziamento indiretta, rispetto al modello pay puro. Anche gli operatori fta con la Dtt entrano nel
mercato dell tv-pay. L'entrata della pay per view aggiunge la fonte di finanziamento diretta, ma allo
stesso tempo amplia i ricavi della stessa raccolta pubblicitaria. In italia l'operatore fta ha ampi bacini di
audience fidelizzata che sono trasportabili vs un modello pay. Sky fronteggia un divieto assoluto di
entrata nella piattaforma terrestre, l'audience è molto più frammentata