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Modello francese in prospettiva storica

Il modello francese ha trovato la sua compiuta espressione all'indomani della rivoluzione francese e nel periodo dell'impero napoleonico. Gli elementi costitutivi di tale modello sono:

  • il primato della legge come fonte del diritto;
  • l'esistenza del code civil come forma principe di legislazione;
  • l'organizzazione piramidale delle corti con al vertice la cassazione;
  • la separazione tra giurisdizione ordinaria ed amministrativa;

Lo stato francese nacque da un nucleo centrale piuttosto ristretto, le condizioni in cui si trovava il regno di Francia erano quelle di un accentuato particolarismo feudale derivato dal frantumarsi dell'impero carolingio. L'unità della Francia è stata un'idea indotta con l'assorbimento linguistico, culturale ed istituzionale. Sul piano politico, il principio ereditario ed una serie di re energici fecero sì che ogni allargamento territoriale corrispondesse un

L'ampliamento del potere regio comportava conseguenze negative come le imposizioni fiscali ma garantiva uno stato di ordine e certezza del diritto. Al contrario, un assottigliamento dei poteri regi portava al disordine, guerre, scorrerie e brigantaggio. Così avvenne ad esempio durante la guerra dei 100 anni con l'Inghilterra, al tempo delle guerre di religione tra ugonotti e cattolici e al tempo della fronda con Luigi XIV ancora minore d'età.

Nel tentativo di tenere a freno l'autonomia dei grandi feudatari, i sovrani francesi del 1500 pensarono di impiegare i giuristi in quelle corti di giustizia e amministrazione che già esistevano in vari parti del regno: i parlaments. Inizialmente essi altro non erano che delle curie regis simili a quelle inglesi. Il XVI sec fu caratterizzato anche dalla nascita della scuola francese dei culti, la fioritura dei talenti giuridici associata a.

Tale scuola elevò il livello di cultura giuridica francese. I sovrani attingevano a questi giovani e preparati giuristi per impiegarli al servizio dello stato. La politica del reclutamento dei funzionari contribuì a formare un nuovo ceto sociale, la noblesse de robe (nobiltà di toga), che si contrappose alla nobiltà di spada (nobiltà feudale). I giuristi dunque vennero arruolati al servizio dello stato seguendo un disegno di accentramento del potere statuale e facendo affidamento sulle promesse della scientia juris. Questa politica accentratrice indusse i sovrani francesi ad assumere l'iniziativa della codificazione delle coutumes (consuetudini). Il diritto civile comune e il regno di Francia si trovavano divisi in due grandi aree, una coincidente con la zona nord in cui vigevano le consuetudini locali di origine germanica, dall'altra, la zona sud era riconosciuto un diritto vigente, il diritto romano comune in quanto erede del diritto promulgato nell'età romana.

romana wisigothorum e della lex romana burgundiorum. La distinzione tra queste due zone era nota alla reggente e sancita in atti ufficiali. Nel 1454 carlo VII dichiarò di voler procedere ad una radazione delle coutumes, questo significava che il sovrano voleva controllare le fonti del diritto e nel caso modificarle. Il progetto di redazione dovette essere decentrato presso ciascun distretto ed ebbe termine intorno al 1550 con il controllo dei parlamentari ormai indipendenti dal sovrano. Il risultato ultimo fu quello di favorire l'unificazione del paese e non quello di contribuire ad un rafforzamento del potere centrale. Si formò così l'idea di un diritto comune di cui i parlamentari ne erano gli unici custodi. La redazione delle consuetudini ebbe anche l'effetto di limitare la produzione del diritto e le massime dei parlamenti erano formalmente solo dei commenti alle consuetudini ma nella realtà creavano nuove regole. Con l'avvento al trono dei borboni il

potere rego mutòstategia. Enrico IV e il suo ministro Sully affidarono le sorti dell'accentramento monarchico ad un corpo di funzionari regi i quali, a differenza dei parlamentari, non venivano nobilitati, non acquistavano la proprietà della propria carica. Era una funzione pubblica in senso moderno, potevano essere licenziati e dopo un certo periodo di servizio andavano in pensione. Con questo nuovo personale gli uffici si strutturavano in forma piramidale con al vertice un ministro responsabile rispetto al sovrano. Il periodo del re sole fu l'apice di questa nuova politica regia e trovò espicazione anche nel capo della legislazione.

Fratture e continuità nel periodo rivoluzionario. Con il regno di Luigi XV e Luigi XVI la monarchia francese ebbe il timore di allearsi con i centri emergenti e con gli intellettuali, spaventata forse dalla libertà critica e dalla irreligiosità che minacciava dunque la sacralità del trono. Da qui un'innaturale alleanza.

tra il trono e la nobiltà feudale. Ciò creò la frustrazione del ceto borghese, i quali si sentirono risospinti dalle decisioni della monarchia in posizione di retroguardia. Tale sentimento diede esca ad un rinnovamento totale. La rivoluzione francese presenta molte sfaccettature: - La radicalità impressa alle riforme dal movimento rivoluzionario che contribuì a dotare il modello francese di compattezza. - La rivoluzione francese si presentò come movimento politico di rifondazione sulla base di valori universali. - I valori universali fino al 26 agosto 1789 dovettero convivere con una visione delle strutture politiche profondamente condizionate dalle esperienze regresse. A livello istituzionale rimasero irrisolti due grandi problemi: - Il primo di carattere genuinamente politico: concerne il come tradurre in organizzazione politica la prospettiva della dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino. - Il secondo concerne il modo con cui...

Garantire il rispetto dei diritti fondamentali che la dichiarazione formula in modo schietto.

4. Il nuovo ordine

Il nuovo ordine che si venne costituendo dopo la rivoluzione si consolidò nel periodo napoleonico muoveva verso un rapporto tra governatori e governati e tra governati tra loro. Sotto il primo aspetto lo strumento era l'apparato burocratico centralizzato dotato di una vasta discrezionalità che lo rendeva flessibile e pronto ad ogni circostanza. La giurisprudenza del conseil d'etat creò figure giuridiche adatte a limitare la discrezionalità dell'amministrazione riportandola nel principio di legalità. L'affermazione del principio di legalità esigeva però un apparato di amministrazione della giustizia, si scelse infine di adottare il modello dell'organizzazione burocratica. Il giudice divenne un funzionario pubblico addetto esclusivamente all'applicazione della legge e la magistratura fu organizzata in modo gerarchico.

Fu definita una rete di tribunali monocratici competenti per questioni di minor rilevanza, da ciò si poteva procedere ad un tribunale di istanza per le controversie più rilevanti. Le sentenze di primo grado potevano proporre appello avanti alle corti omonime. Al vertice della piramide c'era posta la corte di cassazione, la quale non aveva il compito di giudicare in terza istanza ma di vigilare che l'interpretazione della legge fosse uniforme da parte di tutte le corti d'appello. In sostanza il disegno di equiparare il diritto alla legge venne perseguito con rigore. Da allora i termini diritto e legge sono divenuti sinonimi.

La codificazione

Il nuovo ordine appena descritto esigeva di essere completato con una legislazione sostanziale. Fu perciò progettata l'emanazione di un codice civile. L'impresa si mostrò più ardua di quanto gli illuministi alla voltaire avessero immaginato. Il codice penale fu redatto alla svelta nello stesso 1791 ma un primo progetto di

Il codice civile fu presentato solo nel 1793 in 719 articoli. La convenzione ritenne che non fosse abbastanza filosofico, pertanto nel novembre dello stesso anno decretò una nuova commissione per preparare quanto richiesto. 14gg dopo Cambaceres presentò un nuovo lavoro che riduceva il codice in 297 art., la commissione discusse 40 svogliatamente il progetto sospendendolo ai primi articoli; ma Cambaceres si rimise all'opera e presentò alla commissione un codice di 1104 articoli ma l'ardore era ormai scemato e questo progetto non venne nemmeno mai discusso. Toccò a Napoleone Bonaparte, divenuto primo console, nel 1800 riprendere il lavoro di codificazione, il quale impiegò una commissione di soli 4 membri con il compito di raccogliere in un unico corpus giuridico la tradizione giuridica francese; nel giro di tre anni il progetto fu discusso e approvato il 21 marzo 1804. Il Codice di Napoleone, composto da 2281 articoli, ha la seguente struttura di

tradizione gaiano-giustinianea:
  • titolo preliminare: della pubblicazione, degli effetti e della applicazione dellalegge in generale (artt dal 1 al 6).
  • libro primo: sulle persone (art 7- 515); riguarda i diritti della persona e della; contiene norme sullo stato civile, il (venne istituito quellofamiglia matrimoniocivile),sul , paternità (con la riduzione dei poteri del paterdivorziofamilias),filiazione (con la parificazione tra figli legittimi maschi e femmine econ l'attribuzione di diritto ai figli naturali), capacità d'agire (con la soggezionedei figli alla potestà genitoriale fino al 21° anno d'età).
  • libro secondo: dei beni e della differente modificazione della proprietà (artted i vincoli che esso516 -710); esso aboliva principalmente il feudocomportava sulla proprietà, caratterizzata da assolutezza, pienezza edesclusività. oltre al diritto reale per eccellenza sono presi in esame gli altri dirittie
con essi il ,che non è considerato come un diritto, ma come un reale possesso stato di fatto.
  • libro terzo: dei differenti modi d'acquisto della proprietà (artt. 711-2302).
  • quiconfluiscono infine la materia successoria, la materia delle obbligazioni e la materia contrattuale.

6. il linguaggio della legge

L'abilità del giurista consiste nella formulazione della legge; egli deve equilibrare la generalità alla maggior concretezza possibile. Se il code civil è considerato tutt'ora un capolavoro della tecnica codicistica è perché i codificatori francesi seppero individuare il livello semantico in cui formulare le norme.

7. le lacune del code civil

Verso la fine del XIX sec e i primi anni del XX sec si diffuse in Francia l'idea che il code civil fosse in alcune parti lacunoso. Per rendersene conto basta fare riferimento agli istituti maggiori come il contratto, la proprietà e la responsabilità civile.

8. l'école d

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SSD Scienze giuridiche IUS/02 Diritto privato comparato

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Moses di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Diritto privato comparato e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università internazionale degli studi sociali Guido Carli - (LUISS) di Roma o del prof Corapi Elisabetta.