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I MILLE ANNI DEL MEDIOEVO
(capp. IV-VI)
G. Piccinni
IV. LA CRESCITA DELL’OCCIDENTE (XI - XII secolo)
La leggenda dell’anno Mille o leggenda della grande paura
La leggenda della grande paura deriva dall’Apocalisse di Giovanni, che riporta la profezia secondo cui,
dopo mille anni dalla nascita di Gesù, Satana sarebbe stato sciolto dalle sue catene, inaugurando sulla
terra il regno dell’Anticristo. Dopo una dura lotta, Cristo sarebbe tornato in terra a giudicare gli uomini
e sarebbe cominciata l’Età della Gerusalemme celeste (proprio da qui nasce l’idea del Milleranismo,
ovvero ogni dottrina e ogni utopia che si basino sull’attesa).
In realtà, la leggenda della grande paura cominciò a crescere parecchi secoli dopo gli eventi a cui faceva
riferimento ed ebbe un nascosto senso ottimistico: dalla stagione di sofferenza di cui si parla, infatti,
l’umanità sarebbe uscita purificata.
(Ricordiamo che con “anno Mille” non si intende un esatto riferimento cronologico, ma il periodo
positivo che va dal X al XIII secolo)
Il II millennio: la svolta dell’Europa occidentale
Con il II millennio la fisionomia dell’Europa cambiò e il numero delle persone crebbe in modo
incredibile, sebbene sia tuttora difficile darne una motivazione precisa: si sono ipotizzati l’addolcimento
del clima, la scomparsa delle grandi epidemie e l’espansione della superficie coltivata.
La situazione delle campagne
Innovazioni
Le terre coltivate si estesero grazie a:
dissodamento delle terre incolte e dei boschi: il dissodamento consisteva nell’ampliare il campo,
- pur senza arrivare al suo interno, facendo retrocedere a poco a poco l’incolto, e fu promosso da
monasteri, città, re e signori.
In particolare, tramite incentivi e franchigie si spingevano coloro che possedevano boschi e
spazi incolti a concederli all’aratura: a costoro venivano date la libertà personale, sicurezza e
protezione, e l’esenzione temporanea dei tributi. Re e signori incentivavano ciò per rafforzare la
sicurezza stradale, per consolidare una frontiera e per poter fare nuovi centri di riscossione di
tributi, diritti e decime; i monasteri, invece, per avere a disposizione luoghi selvaggi dove
ricreare la solitudine del deserto e vivere coltivando la campagna circostante.
A testimonianza del dissodamento vi sono i contratti rinvenuti e i toponimi ancora in uso (per
esempio, Ronco, che oggi è un nome di paese, al tempo era l’attrezzo usato per disboscare);
colonizzazione delle foreste: le foreste venivano tagliate con un sentiero, ai cui lati si
- costruivano le case; da lì ogni famiglia attaccava l’incolto, arando una striscia di terra e
penetrando così sempre più in profondità;
uso di terre strappate al mare e alla palude: questo richiese un grande lavoro contadino e
- cospicui investimenti per costruire dighe e sistemi di drenaggio dell’acqua.
All’epoca la fertilità dei campi era un problema, poiché il concime era troppo poco e la coltivazione si
basava su un sistema di lungo riposo. Così la tecnica agricola migliorò grazie a:
sistema di rotazione biennale: prevedeva l’alternanza di un anno di coltivazione della terra con
- un anno di riposo, detto “a maggese”;
sistema di rotazione triennale: prevedeva la divisione della terra in tre parti:
- 1- si coltivava in autunno con la semina di frumento o altri cereali invernali;
2- si lavorava in primavera con aveva, legumi e orzo;
veniva lasciata per un anno al pascolo libero del bestiame.
3-
L’anno successivo le tre fasi ruotavano.
Questo sistema era migliore di quello a rotazione biennale poiché veniva lasciato incolto
annualmente soltanto l’ / delle terre, il lavoro era distribuito nell’arco dell’intero anno e gli
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animali erano nutriti meglio, grazie a una dieta ricca di proteine derivate dai legumi, e sempre,
visto che diminuì drasticamente il rischio di un cattivo raccolto;
aratro a ruote o aratro pesante: comparve per la prima volta in aerea slava ma non soppiantò
- mai quello leggero. In particolare:
aratro leggero aratro pesante
- in legno - parti in metallo
- leggero - pesante
- necessario un solo animale - necessari molti animali
- necessario molto lavoro - necessario meno lavoro poiché trasportato
sulle ruote
- arava più in profondità
collare da spalla: legò gli animali più efficacemente ai traini;
- cavallo da tiro;
- mulini a energia idraulica: furono costruiti dai signori a loro spese lungo il corso dei fiumi. Dove
- vi era carenza d’acqua si usava la forza del vento.
Sorsero conflitti: - fra mugnai, visto che ognuno portava l’acqua al proprio mulino;
- fra mugnai e contadini, visto che i primi sottraevano l’acqua che serviva ai se-
condi per irrigare;
- fra mugnai e chi navigava, visto che i mulini intralciavano la navigazione.
Nonostante questi eventi positivi, dobbiamo considerare anche il rovescio della medaglia: infatti, se
prima dell’anno Mille i contadini avevano avuto a loro disposizione un cibo vario e abbondante, dopo
l’anno Mille con il disboscamento si persero spazi in cui raccogliere frutti spontanei, andare a caccia,
tagliare la legna, lasciare pascolare il bestiame; privi di alberi, i terreni vennero spogliati dell’humus dalla
pioggia; la dieta cambiò e divenne meno equilibrata, portando alla diffusione di lebbra ed ergotismo per
l’uso di allungare il pane povero con la segale.
Inoltre, il prosciugamento delle paludi bloccò la pesca.
La signoria territoriale
A partire dall’anno Mille la terra venne tutta affittata (superamento del i contadini, però,
dominico):
cominciarono a rifiutarsi di sacrificare, per lavorare la terra del signore, giornate di lavoro che avrebbero
potuto meglio impegnare nella coltivazione dei loro mansi; e così il signore decise di aggirarne la
resistenza sostituendo le con un canone in denaro: ciò incoraggiò i contadini a produrre di più
corvées
visto che, una volta pagato il canone, ogni produzione maggiore sarebbe rimasta a loro, e permise al
signore di intascare più denaro e più prodotti.
Inoltre, il signore impose un nuovo tipo di ovvero giornate di lavoro impiegate nei castelli, cosa
corvées,
che portò alla trasformazione della signoria fondiaria, in cui il signore esercitava l’autorità sui contadini
che lavoravano le sue terre, in signoria territoriale, in cui il suo potere si allargava a tutti gli abitanti di
una determinata zona. Egli aveva:
diritto di banno: potere di comandare, costringere, punire tutta la popolazione residente in un
- certo territorio;
diritto a riscuotere la taglia, ovvero il denaro con cui la comunità contadina ripagava la
- protezione del signore;
diritto ai proventi dell’amministrazione della giustizia;
- diritto sulle acque: monopolio sul mulino e potere di obbligare gli abitanti a macinare solo in
- esso, pagando con una parte del prodotto (molenda).
La situazione delle città
Le origini
Henri Pirenne avanzò una tesi sulle origini delle città medievali: secondo lo studioso, i mercanti, senza
fissa dimora fino a quel momento, avrebbero scelto di risiedere in un punto strategico per le loro
attività, dando così origine alle città.
Oggi la sua tesi viene però considerata valida solo per determinate zone, visto che per esempio in
Europa meridionale le città sono sedi di mercati permanenti in cui i prodotti della campagna vengono
scambiati con quelli dell’artigianato della città.
Che cos’è la città o urbs?
È difficile rispondere a questa domanda poiché ogni città del Medioevo ha una propria origine e una
propria storia. Ma:
a. dal punto di vista del diritto sono città: - le sedi vescovili;
- i luoghi con funzioni di mercato, amministrative, giudi-
ziarie, militari e politiche, che esercitavano una certa in-
fluenza sulla campagna circostante.
Esse erano fortificate da mura che difendevano la popolazione dall’esterno e che delimitavano
lo spazio interno, in cui la popolazione era sottoposta al diritto urbano e dedita ad artigianato,
commercio e amministrazione;
b. dal punto di vista delle origini le città sono l’evoluzione: - dei centri di mercato;
- dei centri di amministrazione laica o
ecclesiastica;
- dei castelli;
- dei centri fortificati in precedenza per
motivi militari;
- delle tappe di pellegrinaggi;
- delle zone di impianto arabo.
c. secondo la tesi di Edith Ennen le città possono essere divise in tre aree geografiche, scelte in
base alla diversa influenza che su ognuna di esse aveva avuto l’eredità di Roma:
1- Europa nord-orientale: città romane limitate o assenti del tutto;
2- Europa occidentale: città romane non del tutto spente;
3- Europa mediterranea: città romane in vita anche se molto degradate. In Italia, per
esempio, al Sud non vi erano assolutamente città, mentre al centro e al Nord vi erano
poche città medievali e molte città romane rimaste in vita grazie alla Chiesa che le aveva
usate come basi del suo sviluppo.
La nascita dei borghi
Le città furono meta dei giovani provenienti dalle campagne, che si spostavano qui per alleggerire la
famiglia d’origine di qualche bocca da sfamare, e dei proprietari terrieri e dei membri delle famiglie
aristocratiche, entrambi attratti qui da maggiori prospettive professionali, culturali e politiche.
Quando non vi era più spazio per costruire le abitazioni internamente, ecco che esse si disponevo ai lati
delle strade, formando così dei borghi, ovvero protuberanze di case esterne popolate in genere da
immigrati.
Ma la parola “borghese” non è ciò che noi intendiamo oggi: essa nasce nel Medioevo per indicare
l’ambiente dei sobborghi della città, dove iniziarono ad affermarsi case e botteghe abitate da artigiani e
mercanti. Essi, a partire dall’XI secolo, si associarono in arti, che corrispondono alle corporazioni
dell’Età moderna: esse sono associazioni nate libere (# associazioni romane, nate per il volere dello
Stato), giurate su base volontaria di quanti esercitavano lo stesso mestiere o mestieri affini, con lo scopo
di difendere e sostenere gli interessi degli iscritti. Raggiunsero la massima organizzazione nel ‘200,
acquisendo, in certi casi, anche il potere politico, e decaddero verso la fine del Medioevo.
Il comune
La forma di autogoverno cittadino era il comune. I primi rappresentanti della collettività furono i buoni
uomini/consoli/scabini, ovvero magistrature provvisorie nate in situazioni che necessitavano di salde
forme di organizzazione locale. Esse con il tempo divennero pi&ugr