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HAL FOSTER-ROSALIND KRAUSS-YVE-ALAIN BOIS-BENJAMIN H. D. BUCHLOH-
DAVID JOSELIT
1945
David Smith realizza “Il pilastro della domenica”, 1945
—>
-La scultura ben manifesta il suo linguaggio scultoreo che unisce la scultura costruita di
stampo cubista, da Picasso e la sua incorporazione occasionale di oggetti comuni (come in
Testa di donna, 1929) a Gonzalez e i suoi “disegni nello spazio”.
—>La scultura surrealista
-Parte da questa pratica dell’oggetto integrato ma ne evidenzia non il rimando formale,
bensì la sua risonanza psicologica.
•La Venere di Milo con cassetti, Dalì, 1936
-Con il suo privilegiare l’inconscio, la scultura surrealista si oppone sia alla cultura alta sia
al razionalismo della tecnologia moderna che era derivato dallo sviluppo della scultura
cubista nel costruttivismo di Tatlin, per esempio. Il surrealismo interpretava la scultura
come forma d’arte primitiva e immediata, quasi irrazionale.
•Serie dei Totem coperchio negli anni ’50, David Smith, riesce ad unire in modo originale
astrazione e totemismo, concetti idealmente in lotta tra di loro (totem rimanda al
primitivo ed emotivo, coperchio rimanda ai materiali industriali a cui Smith si era rivolto).
•Serie dei Voltri-bolton XXIII, 1963, David Smith, indaga la rappresentazione primitiva del
tavolo sacrificale attraverso l’assemblage, rifiutando tuttavia il modello costruttivista che
la fedeltà dell’artista ai materiali moderni sembrerebbe suggerire. Tatlin, Rodcenko e Gabo
infatti, usano materiali industriali per imitare la razionalizzazione tecnologica di forme e
produzione, e il punto di vista per avere esperienza dell’opera è molteplice; Smith al
contrario assume un punto di vista unico e così facendo pone la sua opera all’interno della
soggettività.
—>Greenberg dice che la scultura del dopoguerra usa la nuova tecnologia non più per
arrivare all’oggettività della costruzione che derivava dai suoi materiali, ma per liberare le
forme, che si aprono nello spazio avviando fenomeno visivo soggettivo.
•Vettura, 1966, di Anthony Caro, esprime al meglio quest’idea; due grandi piani si
pongono l’uno di fronte all’altro ad una distanza di due metri, collegati solo da un tubo
d’acciaio. L’apertura fisica di questa scultura nello spazio permette che il suo significato
sia manifesto da ogni punto di vista.
—>Fried in Arte e oggettuali articola la differenza tra le due sculture eredi della
scultura costruita:
-La scultura lavorata a mano e saldata di Caro e Smith, con i suoi rimandi all’artigianato e
al pezzo unico (soggettività ottica)
-L’opera fabbricata industrialmente e seriale dei minimalisti (minimalismo)
-Una terza via si ha nell’opera di John Chamberlain:
•Bianco velluto, 1962, Chamberlain utilizza le superfici ready-made di una carrozzeria
d’auto dopo un incidente. Essa contiene in sè i principali dibattiti intorno alla scultura
modernista: la tensione tra volume monolitico e forma aperta; la distinzione tra colore
artigianale e industriale, tra oggetto prodotto in serie e oggetto unico; l’opposizione tra
struttura razionalizzata e strutturalista.
1946
—>1946, Parigi, mostra di Jean Dubuffet “Mirobolus” è accolta con grida di disgusto
-Il momento storico era il dopoguerra: vi era una vergogna collettiva diffusa nell’umanità,
e quello che si voleva era un’arte che riaffermata in modo redentivo e sublimante
l’umanità dell’uomo.
—>La poetica di Dubuffet
-Il catalogo della mostra si apre con il concetto di “abilità”: Dubuffet sottolinea che
nessun particolare talento ha presieduto alla creazione delle opere in mostra, e parla di
opere “sporche”, costruite con fango, rifiuti e sudiciume, poiché questo ciò che
accompagna l’essere umano per tutta la vita e dunque non dovrebbe scandalizzarlo.
-Il catalogo era poi accompagnato da un libretto scritto da Tapiè, che proponeva
dettagliare didascalie per ogni opera, le quali parodiavano le schede dei cataloghi museali
dando succinte informazioni sul materiale impiegato.
-Alcuni difensori dell’artista fecero notare che il suo uso del fango non era nichilista,
bensì consisteva nell’unica strategia di redenzione possibile per l’umanità dopo il disastro
della guerra.
-Dubuffet infatti insisteva anche sul fatto che nella pura materialità della sua opera non
c’era solo caos, ma, come in natura, c’era dietro un certo ordine, andava scoperto.
-I quadri avevano colori bruno-grigi e uno spesso impasto di materiali vari, in cui erano
incise figure intere o a tre quarti.
-Il rimando all’arte infantile era inequivocabile.
•Volontà di potenza, 1946
—>Art Brut e l’influenza dell’arte dei malati di mente
-Come tanti modernisti, anche Dubuffet fu influenzato dallo studio “L’attività plastica dei
malati di mente” di Prinzhorn.
Insieme a Breton egli fondò la Compagnie de l’Art Brut, che raccoglieva l’arte dei malati di
mente, dei bambini e quella tribale, vedendo in essa una versione radicale del genio
romantico libero da qualsiasi convenzione.
—>Jean Dubuffet, insieme a Jean Fautrier, sarebbero stati lanciati come fondatori di
un movimento battezzato Informel da Paulhan e Art autre da Tapiè. Un terzo
fondatore fu Wols, emigrato tedesco.
Wols si pose come protoripo dell’artista esistenzialista, con la sua figura di artista
vagabondo e alcolizzato, il preteso automatismo dei suoi procedimenti pittorici, la
gestualità spasmodica dei suoi dipinti; tuttavia alla fine le sue tele astratte avevano quasi
tutte un vortice centrale in cui i raggi di energia esplodevano in tutte le direzioni, una
centralità che ci impediva di dover guardare nell’abisso del nulla.
•Uccello, 1949, Wols
—>Fautrier da un lato è simile a Dubuffet: anche lui provoca uno scandalo con la
sua mostra Ostaggi; tuttavia in alcuni aspetti, come l’uso del colore, i due andarono
in direzioni opposte.
-In Ostaggi Fautrier tenta di rispondere al dilemma su come rispondere al terrore nazista
senza spettacolarizzarlo; egli veva iniziato la serie nel 1943, in un asilo psichiatrico dove
era nascosto dalla Gestapo. Lì aveva sentito le urla nei boschi circostanti, causate da
tortura ed esecuzione di civili scelti a caso dalle autorità tedesche. Il suo punto di
partenza era quindi uditivo, e questo spiega l’originalità con cui tratta i suoi temi.
-Egli lavorava ponendo le sue tele orizzontalmente su un tavolo e poneva al centro della
materia biancastra che poi spargeva con una spatola in forma vaga; prima che indurisse ci
spolverava varie polveri di pastello e decorava con linee di contorno a pennello. Il
risultato era sempre una figura centrata e spesso indecifrabile su sfondo sporcato.
-La scelta dei colori (rosa, porpora, turchese) in particolare conferiva alla sua opera un
senso di forte inautenticità, di kitsch. Per questo egli fu accusato di decorativismo, ma
pochi capirono che in realtà la forza della sua opera risiedeva proprio nel combinare
questo aspetto di rapimento all’orrore dei temi scelti.
In questo senso l’opera di Fautrier è più pessimista: non è riabilitazione dei materiali, è
nichilismo, disprezzo per l’arte alta che cerca di demolire con opere sempre più volgari.
•Testa di ostaggio n, 22, 1944
•L’ebrea, 1943
—>Anche Dubuffet tuttavia devia saltuariamente dalla sua direzione sublimatoria,
con caricature feroci o corpi informi.
•La Metafisyx, 1950, in cui l’intera tradizione del nudo occidentale viene demolita e
denunciata come ampollosa, metafisica.
•Le materiologie di fine anni Cinquanta, realizzate in carta stagnola o cartapesta,
assomigliano a mappe della crosta lunare.
1947a
—>Nel 1933, preso il potere, i nazisti imposero al chiusura del Bauhaus; i vari artisti
allora aprirono scuole in cui mettere in pratica i principi del Bauhaus:
-New Bauhaus a Chicago, poi aperto da Moholy-Nagy con il nome di Scuola di design
-Black Mountain College nel North Carolina, aperto da Albers nel 1933
-Istituto di Design a Iulm, aperto dall’architetto svizzero Max Bill
—>Parallelamente le nuove scuole deviarono dall’orientamento socialista del
Bauhaus delle origini a strette collaborazioni con grandi industriali.
-Già l’interessamento di Moholy-Nagy per la fotografia, che vedeva come medium che
avrebbe segnato l’età moderna e avrebbe promosso un ripensamento delle arti secondo la
sua “Nuova visione” era un indizio di questo cambiamento di rotta.
-Nel design, allo stesso modo, Moholy-Nagy proponeva un nuovo modo di fare design, che
poneva enfasi su scienze, fotografia, cinema e pubblicità.
-Infine, anche la sua arte degli ultimi anni, come le sue sculture in plexiglas lavorato e
colorato, sembrano da un lato un troppo formale sperimentalismo e dall’altro una ricerca
e uno sviluppo troppo commerciali.
•Spirale, 1945, Moholy-Nagy
—>Black Mountain College, 1933, fondato dai coniugi Albers
-Fu una delle comunità più influenti sulle arti americane a partire dalla metà degli anni
Quaranta fino alla metà degli anni Cinquanta.
Tra gli insegnanti, Gropius, Greenberg, Kline, Motherwell, Cage.
-Albers creò una comunità sperimentale in un college egalitario, la cui struttura era basata
su principi democratici e collettivi, e vi associò il rigore della sua pratica modernista in
disegno, design, studi di colore. Il risultato fu l’applicazione del Bauhaus in un college di
arti liberali, non in una scuola professionale di design.
-Due revisioni al Bauhaus furono però necessarie: innanzitutto completò gli studi sulla
visione con un’antica attenzione alla forma, che possiamo definire umanista; in secondo
luogo riordinerò le analisi del Bauhaus di materiali e strutture. In pratica poneva l’accento
non tanto sull’attribuire un significato o una funzione alla sostanza, quanto all’inventare
una forma con essa.
-Albers era un insegnante severo, e la sua arte è considerata tuttora una forma
austera e riduttiva di pittura astratta, ma era anche molto aperto. Così si spiega la
curiosa collaborazione con Cage, artista coinvolto nella musica, la poesia e la
danza. I due tuttavia avevano più di un punto in comune:
-Entrambi si opponevano sia ad un’arte basata sulla soggettività espressiva, sia ad una
basata sull’oggettività estrema.
-Entrambi erano coinvolti in un approccio pragmatico di ricerca e sperimentazione.
La loro accoppiata dava alla s