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Quando Jacobi emigrò a NY, nel 1935, i suoi ritratti acquisirono una dimensione
malinconica, forse come conseguenza del momento storico e del vuoto causato
dall’esilio.
•Dal 1938, Freund inizia ad utilizzare i colori, legato all’influenza del cinema e alla
spettacolarizzazione del soggetto. Anche Freund poi emigrò dalla Germania e si spostò in
Francia.
—>Il trasferimento di queste artiste in altri paesi determina un’evoluzione nel loro
ruolo di artiste: dal contesto sociale e politico progressista della Germania di
Weimar, in cui vi era emancipazione femminile e in cui la fotografia non era più
relegata al ruolo di arte minore, si spostano in contesti meno progressisti.
1930b
—>Georges Bataille, filosofo e critico, redattore della rivista surrealista dissidente
Documents, recensisce “L’arte primitiva” di Luquet.
Il primitivismo era inteso in senso di evoluzione della specie umana, sia sotto il
profilo etnico, interpretando la nascita dell’arte agli albori della cività, sia sotto il
profilo del ciclo vitale, analizzando i disegni infantili.
-Bataille nella sua recensione è contrario all’idea di Luquet secondo cui il bambino, o il
primitivo, disegna con scopo costruttivo, per conoscere il mondo; al contrario, secondo
Bataille è spinto da un desiderio distruttivo: la figura umana nelle caverne è sempre
deformata e deturpata. Non è la legge della forma a rivelare l’origine dell’arte, ma
l’influsso di quello che egli chiama informe, l’impulso di disfare l’intero sistema di
significato, di declassificare.
—>La frattura tra Documents e le altre riviste surrealiste riguardava il modo di
intendere l’arte tribale: per i surrealisti essa veniva estetizzata, mentre per gli
etnografi di Documents la nozione di tribale era antiestetica, e ogni oggetto tribale non
aveva alcun significato se estrapolato dal contesto dell’esperienza rituale e quotidiana.
-Ulteriore frattura si aprì all’interno di Documents intorno all’idea di informe: per gli
etnografi volevano far rientrare tutto nella classificazione etnografica, anche l’informe,
mentre per Bataille questo era impossibile data la sua carica distruttiva, declassificante.
—>Bataille nella sua rivista parla di alcuni artisti in termini di informe:
-Mirò: l’artista dichiarava di voler assassinare la pittura, e il suo odio si traduceva in
costruzioni di oggetti di scarto o collages di chiodi sporgenti.
•Costruzione in rilievo, 1930
-Alberto Giacometti, inizialmente affascinato da Brancusi e dal suo primitivismo
estetizzante, entra poi in contatto con Documents.
•Palla sospesa, 1930-31, scultura più compiuta dell’informe. Due forme, una mezzaluna
e una sfera, sono poste l’una sopra l’altra in una sorta di gabbia e sembrano toccarsi in
modo quasi sessuale. La profonda ambiguità tra le due forme e la loro identificazione
difficile genera un’oscillazione che finisce per produrre quella declassificazione che
caratterizza la categoria dell’informe. Da quest’opera capiamo che l’informe non è
solamente immondizia o poltiglia, ma può essere anche di natura operazionale, come lo
svuotamento di alcune categorie.
-Legato all’idea di cancellazione di alcune categorie, in questo caso coordinate spazio-
temporali, è il labirinto. Da qui la passione di Bataille per il Minotauro e la rivista
Minotaure, controllata da Breton. Su di essa pubblica diversi lavori:
•Minotauro, 1934, Man Ray, illumina un torso umano in modo da creare l’immagine di
una testa di toro, mischiando così umano e animale in una singola categoria impossibile.
•Nudo, 1933, Brassai, altra fotografia che cancella le categorie, in questo caso ritraendo
un corpo femminile in modo da sembrare un’immagine fallica.
•Il fenomeno dell’estasi, 1933, Dalì
-Come il minotauro, anche la figura della mantide religiosa affascinava Bataille, in
particolare nella sua caratteristica di continuare a svolgere funzioni vitali anche se
decapitata, ossia morta. Siccome tra le varie funzioni vitali c’è anche quella di fingersi
morta, finisce da morta a fingere di essere viva fingendosi morta, un caso impossibile
che Bataille definisce informe, ma che più tardi avrebbe preso il nome di simulacro.
1931a
—>Alla scultura tradizionale erano giunte due sfide: una dall’oggetto tribale, una da
quello d’uso quotidiano, il ready made. L’oggetto tribale sfidava il mondo moderno con
la sua distanza dall’economia capitalista e dalla mercificazione; il ready made a sua
volta provocava dimostrando quanto l’arte moderna fosse legata a questo stesso sistema
di capitalismo e mercificazione.
L’oggetto surrealista aggiunge una terza tipologia: esso è caratterizzato da una qualità
perturbante, che ottiene unendo la sua funzione come segno di un desiderio represso,
quindi soggettivo, e il suo porsi come oggetto estraneo al contesto storico-sociale
perché, per esempio, obsoleto. Ecco quindi che diventa importante che il cucchiaio-
scarpa di Breton fosse stato trovato in un mercato delle pulci, estraneo alla produzione
industriale e in serie.
—>Un’importante differenza tra l’oggetto surrealista e il ready made è che
quest’ultimo non è investito di energia psichica soggettiva. Anzi, Duchamp cercava
volontariamente oggetti comuni, seriali e dunque di “indifferenza visiva”, lontani il più
possibile dalla sua soggettività, per provocare di più.
—>Surrealismo, nella prima rivista La Revolution surrealiste, viene definito come
qualunque scoperta che cambi la natura o la destinazione di un oggetto o un
fenomeno.
•Dono, 1921, Man Ray, esplicita la caria sadica inserendo dei chiodi su un ferro da stiro.
L’ambivalenza è duplice: da un alto è un oggetto che ferisce, punta ad aggredire lo
spettatore ma è designato come regalo; inoltre è ambiguo dal punto di vista della sua
funzione (stira e strappa) e genere (associato al lavoro femminile ma con punte
falliche). E’ un feticcio, definito da Freud come un oggetto su cui convergono desideri
conflittuali (per Freud il feticcio è un sostituto del pene che manca alla madre; il
bambino sente minaccia di castrazione allora cerca un oggetto che possa
tranquillizzarlo; ma questo oggetto rimane ambivalente perché è al tempo stesso ricordo
della castrazione e protezione contro di essa.)
•Alberto Giacometti: gioca con questo tema della castrazione in alcune sculture come
Palla sospesa, Oggetti sgradevoli (in quanto feticci sono gradevoli ma anche sgradevoli
per l’ambivalenza che abbiamo spiegato), Donna con la gola tagliata, anni ’30.
•Meret Oppenheim, Colazione in pelliccia, 1936, esposta nella Mostra surrealista di
oggetti nella galleria Charles Ratton. Si tratta di un’oscena allusione ai genitali
femminili, che gioca ambiguamente anche sull’erotismo orale.
•Meret Oppenheim, Ma gouvernante-My nurse-Mein Kindermadchen, 1936: sono scarpe
bianche con tacchi legate, già classico feticcio, rovesciate e avvolte con uno spago ad
alludere al sadismo maschile e masochismo femminile. Tuttavia esse sono poste su un
piatto d’argento, e questo sovverte il rapporto sadismo-masochismo; è il masochismo
infatti ad avere il controllo della situazione.
—>Convinzione di Breton e dei surrealisti era che ogni desiderio ha un oggetto
distinto che viene puntualmente trovato per caso; tuttavia lo psicanalista francese
Lacan non è d’accordo e ritiene che l’oggetto trovato può soddisfare un bisogno, ma
non un desiderio, il cui oggetto rimane perduto.
•Alberto Giacometti realizza Oggetto invisibile-Personaggio femminile, le mie mani
stringono il vuoto, 1934. Per Breton questo oggetto è un esempio perfetto di
accoppiamento desiderio-oggetto, poiché Giacometti lo realizza dopo aver scoperto uno
strano oggetto al mercato delle pulci. Di fatto però la scultura evoca, anche dallo stesso
titolo, la condizione opposta, l’impossibilità di riappropriarsi dell’oggetto perduto, che
non è mai trovato ma sempre cercato.
Di fronte a questa impossibilità, Giacometti tornerà alla rappresentazione mimetica
come fonte per la propria arte.
—>Joseph Cornell raccoglie l’eredità surrealista e realizza scatole mescolando il
perturbante e il fuori moda della voga surrealista; sono quasi dei giocattoli, ma
divertono più che stupire, non hanno cioè un grande spessore psicologico.
•Set per bolle di sapone, 1947-48
1931b
—>Andrè Breton riconosceva l’importanza di Mirò per il movimento.
-Dalla metà degli anni Venti inizia a produrre i “quadri di sogno”, (il nome deriva da
un’opera su tela con una macchia blu sotto cui egli scrive “questo il colore dei miei
sogni”) caratterizzati da colori versati e slavati, spontanei, evitando disegni e contorni
di figure solide ma accettando solo segni quasi di scrittura inventata. Queste opere sono
caratterizzate da una luminosità onirica e una apparentemente automatica spontaneità
che suggerisce un loro legame con l’inconscio.
•Ceci est la couleur de mes rêves, 1925
•Testa di contadino catalano, 1924
•La nascita del mondo, 1925
-In seguito Mirò annuncia il suo desiderio di assassinare la pittura. Il passaggio di Mirò dal
sogno all’antipittura coincise con il suo abbandono del surrealismo per avvicinarsi al
gruppo di Georges Bataille e il suo concetto di informe. Informe per lui non era solo
declassificazione, quindi cancellazione delle distinzioni tra le varie categorie (sfondo-
figura, maschile-femminile) ma anche declassamento, ossia far scendere le opere dal
piedistallo, dalla loro concezione estetica tradizionale.
•Corda e personaggi I, 1927, con corda vera, carta vetrata granulosa, ripudia la
delicatezza dei quadri di sogno, e vogliono essere antipittorici.
Dall’ossessione di Bataille per il piede, giudicato da lui la parte più umana del nostro
corpo e cerniera tra il nostro desiderio di elevarci e la realtà materiale del nostro essere
ancorati a terra, derivano una serie di disegni di Mirò e anche il quadro Donna in rivolta,
1938.
—>Alexander Calder seguì Mirò nel processo verso l’informe e il basso.
-Negli anni Venti aveva realizzato una serie di opere “mobili” e apparentemente
spensierate, come aeree cascate di colore.
-Presto però Calder entra in una nuova fase di produzione.
•Fontana di mercurio, 1937, realizzata in risposta provocatoria alla guerra omicida
fascista spagnola e realizzata per conto del g