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DUchamp nasce nel 1887. si trova prima una fase fauve-espressionista, in
ritratti e gruppi di famiglia. dall'11 le figure iniziano ad alleggerirsi, rese
quasi filiformi (corrente d'aria sul melo del giappone). l'artista cerca di
evadere dai gravami della materia e attingere a una dimensione più mentale. i
significati di quei tracciati sono più importanti dei significanti fisicamente
presenti. la sfera dell'invisibile, la noosfera, fa la sua comparsa mostrandosi
destinaata a crescere fino a prevaricare sul visibile. si apre la possibilitÃ
di interpretazioni in chiave allegorica.
in giovane e fanciulla in primavera accanto ai dati visibili, in forza di tanta
immaterialità , si sente il bisogno di adire la chiave ermeneutica e di parlare
di un superamento dei sessi verso un ideale di androginia.
si tratta di una fase cubista in cui conferma la vocazione a ricercare un
alleggerimento di natura fisica, mirando a introdurre il movimento.
tale accorgimento costituisce un tradimento dell'istanza contemporanea
bergsoniana di attingere il flusso temporale continuo, la durata. duchamp si
limita a sperimentare la tecnica cinematica in nudo che scende le scale ma poi
non vi ritoran più avendo scorto il grado di sudditanza al fenomenismo ottico.
quel che conta in lui è l'allegerimento progressivo delle macchine fino a farle
consistere in un reticolo di tubi. la leggerezza e trasparenza di gciò che ci
è offerto alla vista invita a concentrare l'attenzione sui titoli che aprono
alla dimensione ermeneutica dei significati (il passaggio della vergine alla
sposa, la spossa messa a nudo dai suoi scapoli, anche)
nel 13 adotta nei confronti della macchina un atteggiamento che non ha
precedenti. a differenza di quello cubo-futurista che consiste nell'introiettare
i modelli della macchina e nel riplasmare grazie ad essi la natura cercando che
il nostro apparato sensoriale diventi concorrenziale rispetto alla tecnologia,
nel caso di duchamp le machine ci sono e il problema è vedere se fare un uso di
ordine estetico, oltre a qulli di ordine pratico. si passa dall'arte
all'estetica: c'è arte allorché si fabbricano oggetti visibili, tangibili,
come tutta la fascia di poetiche concrete; c'è invece estetica quando ci si
limita ad acuire a potenziare la rete delle facoltà sensoriali.
già nell'arco delle esperienze cubo-futuriste si faceva ricorso a materiali
prelevati dal mondo esterno (collage, trompe l'oeil). certi colleghi di duchamp
accomunati sotto l'etichetta del dadaismo praticheranno una variante inserendo
gli objets trouvé: reperti usciti dal mondo di natura o da quello degli
utensili e caratterizzati da un qualche grado di bizzarria, stranezza, forza di
impatto sensoriale: oggetti esteticamente rilevanti. dall'artistico si passa
all'antiartistico, laddove duchamp mira all'anartistico.
così duchamp distrugge ogni residua fiducia nelle qualità oggettive del valore
artistico-estetico, vuole dimostrare che è il frutto di una convenzione. basta
volere emanare un'intenzione e tutto diventa opera d'arte. quel che conta è il
coefficiente mentale che premettiamo a qualsivoglia esperienza. n
qualche volta può intervenire un aiuto di natura fisica e visibile a garantire
il dirottameno dai fini pratici e in tal caso abbiamo un ready made aiutato come
la ruot di bicicletta o l'attaccapanni o l'orinatoio. non è lo spostamento
materiale, ma quello sottile, concettuale che non può mancare e che fa sì che
le macchine vengano contestate alle radici. qui le macchine si trovano
disponibili a essere investite di significati enigmatici, ermetici. duchamp si
diverte a unire i distanti, ad attribuire al mondo inorganico delle macchine i
valori ad esso remoti del sesso, del superorganico o della vita affettiva-
libidica. le macchine si caricano di allusioni sessuali fino a essere rese
sinonime di atti di masturbazione. il basso, il volgare della vita degli istinti
corrompe l'immacolatezza degli ingranaggi: si afferma il concetto delle macchine
celibi, sterili, improduttive secondo il già visto ideale di androgicnia,
rifiuto della genitalità .
2.
l'allargamento del campo estetico porta ogni evento a ricevere un indice,
un'intenzione.
verso la fine del secondo decennio duchamp è pronto ad affrontare anche oggetti
fluidi o gassosi come aria di parisgi o belle haleine eau de voilette dove
l'oggetto banale da riscattare è di natura eterea. l'investimento della sfera
dei significati linguistici, cuore della noosfera, è rilevante: l'esemplare
più clamoroso è lhcoq: imposizione di baffi alla gioconda che non è solo una
profanazione di un capolavoro troppo acclamato: l'opera d'arte scade a merce, è
un prodotto fatto a macchina, stereotipato, diventato un prodotto di consumo
popolare. i baffi riprendono il gesto volgare dei graffiti a sfondo di
profanazione sessuale. le cinque lettere vergate inseriscono un motto di spirito
che si iscrive nell'ordine di atti profanatori caricando la gioconda di una
carica invereconda di appetiti sessuali. i baffi rientrano nella strategia di
annullare i sessi.
bele haleine eau de voilette l'oggetto banale da riscattare è un profumo,
etereo, abbassato al rango fi halein il che profana il mito di elena riportata
all'androginia dalla foto di duchamp. attraverso l'uso dei motti di spirito
duchamp riesce a stabilire una saldatura coi territori in cui operano i
letterati portati a considerare irrilevante l'aspetto grafico della scrittura.
il programma di duchamp consiste nel non sporcarsi le mani con le pratiche
artistiche ma nell'approfittare di ogni tipo di macchine preesistenti. riconosce
l'esistenza di due grandi apparti macchinici tali da garantire il requisito
dell'inutilità e da rasentare lo statuto del gioco. una di queste macchina si
ispira a un massimo di perfezione e di esattezza: il gioco degli scacchi,
machcina che offre un corpo di regole già fatte ma consente un numero altissimo
di varianti passando dal chiuso apparente a un massimo di apertura. lo
sfruttamento del caso significa affidarsi a forze e processi che hanno giÃ
deciso per noi ma che d'altra parte sono capaci di autocontestarsi. non c'è
macchina più inutile di quella degli incidenti fortuiti. duchamp apre così il
capitolo dello sfruttamento di effetti e risultati aleatori. ciò avviene nel 13
quando lascia acdere die fili lunghi un metro e ne studia le curve, le
sinuosità e ripete registrando la proiezione di un rettangolo di tessuto
sottoposto al soffio di una corrente d'aria (pistone di corrente d'aria).
la spossa messa a nudo dai suoi scapoli, anche conferma il tema libido. 1923.
même è omofono di m'aime, caricando l'opera di chiave erotica. la macchina è
più che mai celibe, sublimante, allude a un amore impossibile o simulato per
gioco. l'allargamento auspicato si raggiunge solo suggerendo di più a livello
mentale e togliendo riferimenti visivi, accampado le immagini quasi nel vuoto.
la parte in alto costituisce il regno della sposa, fatta consistere in uno di
quei sistemi di provette e tubicni capillari che sono il punto dì'arrivo della
riduzione imposta agli agrgegati del periodo cubista; dalla sposa parte un velo
affidato a soluzioni ricavte pr buona parte dallo sfruttamento del vento.
l'autore riporta i vari contorni determiinati in un quadrato di garza che ne
ricavano belle elibere fluenze di gusto informale. un altro ritorno al caso è
ricercato attravreso una raggiera di spari. la zona maschile sottostante è il
paradiso di alcune macchien da un lato definito cone puntiglio tecnico
dall'altro votate ai fini di contestatzione dal passo, lubrica e volgare. sia
nella slitta sia nella macinatrice di cioccolata si possono intravedere macchine
metaforiche relative ad atti di masturbazione: i due regni non possono o non
vogliono incontrarsi. il rapporto resta di contemplazione a distanza secondo
voyeurismo a distanza ideale e reale.l'apparato macchinicoè votato a un doppio
scacco, a una inutilità costitutiva perché deviato verso futili compiti
sessuali e perché costretto a dire per via allegorica l'impossiblità di
consumare l'esperienza sesusale. intanto questa meccanica consegue ttti i fini
intermedi che si era riproposta, ritrova tutto il piacere dei un funzionamento a
vuotom fine a se stessi. si concede il recupero di tutti i materiali di
esperienza che trova attorno a sé. caso ed esattezza, calcolo e abbandono,
perizia e casualità , visibile e invisbile.
dopo il grande vetro gli interventi di duchamp si fanno più rari. non si lascia
influenzare dal richiamo all'ordine ma continua a emettere le sue rare calibrate
intenzioni, a condurre il suo discorso polidimensionale non legato ad alcuno
specifico artistico, pronto a coinvolgere tutti i settori di esperienza, a
incrociali tra loro. i vari fenomeni di arte concettuale potranno essere
definiti come un dadaismo quantitativo, normalizzato.
3.
accanto a duchamp stanno francis picabia e man ray.
francis picabia, 1879, ebbe una carriera per intero dietro duchamp con riprese e
varianti. nella fase fauve si ha una vicinanza tra i due. adamo ed eva. picabia
poi giusne al cubismo analitico: una complessa e ricca tarsia di incastri
policromi che in lui hanno una più manifesta e arresa finalità esteriore,
puramente ottica. poi anch'eglio si dà ad assottigliare i pezzi e gli
ingranaggi di quelle macchine uscendo dal generico repertorio dei tasselli tutti
uguali per offrire un ordito più sosfisticato di bielle o di tubature. la
macchian perfezione le sue funzioni. segue duchamp nel non produrre più con le
proprie mani una macchina concorrenziale ma di prendere queste ultime giÃ
fatte, di citarle, intnzionale. in picabia questo processo è più scoperto e
sfacciato. ecco la donna rifà un disegno progettuale del funzionamento di un
pistone ,a l'aggressione sessuale-libidca equiparata alla macchina femminile e
alla sua destinazione sessuale. della stessa natura sono gli altri suoi
readymade. egli funge da punto di coagulo all'arrivo del dadaismo a parigi. più
tardi si mette in linea con il richiamo all'ordine che dilega negli anni venti e
li caratterizza. ma lo fa in modo ingegnoso restando fedele alle lezioni
duschampiane e rifiutando le dimensioni tradizionali dell'imm