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Riassunto esame sociologia della comunicazione, docente Rossi, libro consigliato Le metropoli e la vita dello spirito di Simmel Pag. 1
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Estratto del documento

Innanzitutto, questo carattere è conseguenza della successione di stimoli

nervosi contraddittori. Così come la smoderatezza nei piaceri rende blasé

perché sollecita costantemente i nervi a reazioni così forti che questi alla fine

smettono di reagire, allo stesso modo anche le impressioni più blande

impongono a chi è sciocco o inerte, delle risposte violente che mobilitano le

sue ultime riserve vitali, senza che egli abbia modo di raccoglierne di nuove.

Questa incapacità di reagire a nuovi stimoli con l’ energia che competerebbe

loro è proprio il tratto essenziale del blasé, un tratto che già ogni bambino

della metropoli mostra, in confronto ai bambini di un ambiente che potremmo

definire più tranquillo e sicuramente meno stimolante. L’ essenza dell’ essere

blasé consiste nell’ attutimento della sensibilità rispetto alle differenze fra le

cose, nel senso che il significato e il valore delle varie differenze fra le cose,

sono avvertiti come irrilevanti. Al blasé tutto appare di un colore uniforme,

grigio, opaco, incapace di suscitare preferenze. Ma questo stato d’ animo è

il fedele riflesso soggettivo dell’ economia monetaria, quando questa sia

riuscita a penetrare fino in fondo. Nella misura in cui il denaro

pesa tutta la varietà delle cose in modo uniforme ed esprime tutte le

differenze qualitative in termini quantitativi, esso diventa il più terribile

livellatore, svuota senza scampo il nocciolo delle cose, la loro particolarità, il

loro valore individuale, la loro imparagonabilità. Da un punto di vista

formale, si potrebbe definire l’ atteggiamento spirituale con cui gli abitanti

della metropoli si rapportano gli uni con gli altri come riservatezza. Questa

riservatezza, tuttavia, pare però una forma o meglio un rivestimento di una

più generale essenza spirituale della metropoli. Questa concede infatti all’

individuo un genere e un grado di libertà personale di cui non esiste l’

uguale in nessuna altra situazione.

Come nel feudalesimo l’ uomo libero era colui che era soggetto al diritto del

paese, vale a dire al diritto della cerchia sociale più vasta, e non libero era

chi attingeva il proprio diritto solo dalla cerchia ristretta di relazioni

feudali, così oggi l’ uomo metropolitano è ibero in confronto ai pregiudizi

che limitano l’ orizzonte di chi vive nella città di provincia. Non è

solo la grandezza immediata del territorio e della popolazione a far si che la

metropoli sia la sede ideale della libertà: al di là della loro ampiezza le

metropoli sono il luogo del cosmopolitismo. Una volta che si sia superata una

certa soglia, il raggio visuale, le relazioni economiche, personali, spirituali e

il perimetro ideale della città aumentano in progressione geometrica, un po’

come si sviluppano i patrimoni.

La sfera di vita della città di provincia si conclude sostanzialmente in essa e

con essa. Per la metropoli, invece, è decisivo il fatto che la sua vita interiore

si espande in onde concentriche su di un’ ampia area nazionale o

internazionale. Come un uomo non si esaurisce nei confini del suo corpo o

dello spazio che occupa immediatamente con le sue attività, ma solo nella

somma degli effetti che si dipartono a partire da lui nel tempo e nello spazio,

allo stesso modo una città esiste solo nell’ insieme degli effetti che vanno

oltre la sua immediatezza. Le città sono le sedi della divisione del lavoro: man

mano che si espande la città offre le condizioni fondamentali della divisione

del lavoro. La metropoli favorisce la tendenza all’ individualità dell’ esistenza

personale ( e non importa se ciò avvenga sempre in modo giustificato o

con successo ). Lo sviluppo della cultura moderna si caratterizza per la

preponderanza di ciò che si può chiamare lo spirito oggettivo sullo spirito

soggettivo: nella tecnica, nel diritto, nel linguaggio e negli oggetti di

uso domestico, è incorporata una quantità di spirito. Lo spirito oggettivo è la

cultura oggettivata nei prodotti dell’ uomo: la cultura depositata nelle

enciclopedie, ma anche quella che è incorporata nelle realizzazioni della

tecnica, nella rete elettrica, nei macchinari di una fabbrica o nel motore di

una macchina. Lo spirito soggettivo, viceversa, si manifesta nella cultura di

un uomo ( o di una donna ): ciò che esso sa perché lo ha imparato, o perché

lo ha vissuto direttamente o indirettamente o per averlo elaborato

personalmente. La cultura dei soggetti dipende da quella “ oggettiva “,

nella misura in cui ciascuno diviene colto solo facendo propri i contenuti

della cultura oggettiva. Soprattutto in periodi di complessità sociale e di

estesa divisione del lavoro, le realizzazioni della cultura oggettiva vengono a

costituire una sorta di regno autonomo. Le cose diventano perfezionate, più “

intellettuali 2, e in un certo senso più controllate da un legame logico

intrinseco con la loro strumentalità. La atrofia della cultura individuale dovuta

all’ ipertrofia di quella oggettiva è una delle ragioni dell’ odio feroce che i

predicatori dell’ individualismo estremo, a cominciare da Nietzsche, nutrono

per le metropoli, ma anche una ragione del fatto che essi siano così

profondamente amati proprio nelle metropoli, dal momento che appaiono al

loro abitante come i profeti e i redentori della sua nostalgia inappagata.

Il XVIII secolo aveva trovato l’ individuo avvolto in relazioni politiche e agrarie,

corporative e religiose, che lo violentavano pesantemente. In questa

situazione si levò l’ appello alla libertà e all’ uguaglianza. Accanto a questi

ideali nel XIX secolo se ne è affermato un altro, da un lato ad opera di

Goethe e del romanticismo, dall’ altro a causa della divisione economica del

lavoro: l’ ideale per cui gli individui, liberati dai legami storici, si devono anche

distinguere fra loro. Ciò che conta è l’ unicità e l’ insostituibilità del singolo

individuo. La metropoli è per Simmel il luogo dove tutte le tendenze della

modernità si concentrano e si potenziano reciprocamente. Nessuna

tendenza, presa a sé, è causa della altre: ciascuna interagisce con ogni altra

secondo i principi della corrispondenza e della reciprocità degli effetti. Per

quanto la sua adesione personale alla vita metropolitana ( e a Berlino in

particolare ) fosse senza riserve ( così che non poteva quasi immaginare

di vivere altrove ), il giudizio di Simmel è ambivalente. La metropoli è tanto il

regno della libertà e della massima espressione dell’ individualità, quanto

quello dell’ intellettualizzazione e dell’ incapacità di percepire le differenze.

Amplia le possibilità di movimento, ma lega anche ciascuno ad un sistema di

interdipendenze che lo trascende. È passato quasi un secolo da quando

Simmel scrisse queste pagine, e quarant’ anni da quando esse vennero

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
5 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher venera19 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia della comunicazione e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Rossi Luigi.