vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Egli ne descrive anche la decadenza, essendo la modernità espressione
dell’autocoscienza della crisi della cultura occidentale, radicata in processi che
sconvolgono tutti gli ordini sociali secondo il principio del mutamento. Tutto ciò
che si fa norma e diventa solido si dissolve nell’aria. Nel momento in cui
riconosce la necessità del divenire, la cultura comprende come la stabilità dei
concetti con cui essa tenta di comprenderlo non possono essere stabili.
Indagando le forme dell’esperienza moderna, Simmel evidenzia la corrispondenza
tra tendenze intellettuali della vita metropolitana e caratteri dell’economia
monetaria.
L’intelletto è distinto dalla ragione. Quest’ultima è il principio che ordina le
conoscenze empiriche in base a un “senso” che si confronta con sentimenti e
domande ultime sulla vita. L’intelletto è invece una facoltà logico-combinatoria,
orientata alla calcolabilità e quindi più superficiale e adattabile, causa dello
sviluppo di un atteggiamento strumentale e calcolistico nelle relazioni tra persone
e nei confronti della vita, che prescinde ogni giudizio di valore o differenza
qualitativa. Allo stesso atteggiamento conduce lo sviluppo dell’economia
monetaria, essendo il denaro indifferente alla qualità dei beni di cui permette lo
scambio, fungendo da equivalente universale, medium di tutti gli scambi. La
personalità dell’uomo blasé, abitante delle metropoli disincantato e annoiato
poiché ha già visto tutto, è spinto da tali forze verso l’indifferenza nei confronti di
tutta la varietà delle cose e il riservo rispetto all’anonimità delle relazioni,
difendendosi dall’eccesso di stimoli della vita metropolitana per proteggere la
psiche.
Un secondo motivo fondamentale presente nell’analisi di Simmel è il rapporto tra
differenziazione sociale e aumento della libertà dell’individuo: più è ristretta, poco
numerosa e indifferenziata si presenta una cerchia sociale, meno sono
individualizzati i contenuti della coscienza dei membri. Se la cerchia si allarga, al
contrario, il singolo sviluppa autonomia ed unicità. La metropoli, in quanto luogo
della massima concentrazione e differenziazione sociale, è quindi la sede
dell’individualità in cui la libertà di movimento ed espressione del singolo è
massima. La dipendenza del singolo da istituzioni e apparati che lo sovrastano è
tuttavia causa di una divaricazione tra i contenuti dello spirito oggettivo e quelli
dello spirito soggettivo, ossia la cultura oggettivata nei prodotti dell’uomo
(enciclopedie, biblioteche, realizzazioni della tecnica). Lo spirito soggettivo è
invece manifestato nella cultura di un uomo, in ciò che egli ha imparato, vissuto
o elaborato personalmente: la cultura dei soggetti dipende ovviamente da quella
“oggettiva”, poiché l’uomo diviene colto solo facendo propri i contenuti della
cultura oggettiva. In periodi di complessità sociale, le realizzazioni della cultura
oggettiva diventano più perfezionate e “intellettuali”, e dato l’enorme incremento
della cultura oggettiva, le cose diventano sempre più “colte”, ma gli uomini sono
sempre meno in grado di perfezionare la loro vita soggettiva. La “dissonanza”
della modernità sta proprio nel fatto che il sapere di cui la società moderna
dispone sovrasta le capacità di elaborazione del singolo individuo, come
testimoniato da disastri nucleari ed ecologici, prova del fatto che l’uomo non è in
grado di comprendere e gestire responsabilmente ciò che ha prodotto.
Nella metropoli, tutte le tendenze della modernità si concentrano e potenziano.
L’adesione alla vita metropolitana di Berlino fu per Simmel tanto forte da non
poter immaginare di vivere altrove. La metropoli è il regno della libertà quanto
dell’intellettualizzazione e dell’incapacità di percepire le differenze, ampliando
possibilità di movimento, ma legando ciascuno a un sistema di interdipendenze
che lo trascende. Il riconoscimento della presenza simultanea di tendenze
contrastanti e il conseguente rifiuto di prendere posizione emettendo giudizi di
valore è un tratto caratteristico del pensiero di Simmel.
Dopo un secolo, i tratti dell’esperienza descritta da Simmel non sembrano mutati
in modo considerevole, sebbene lo spazio sociale sembri progressivamente
modellarsi sul carattere artificiale, intellettualizzato, anonimo e stimolante della
metropoli. La spersonalizzazione della maggior parte delle relazioni e
l’ampliamento del raggio d’azione di ciascuno ha atrofizzato la sensibilità
dell’uomo contemporaneo, abituato a percepire il mondo da dietro auto e
televisione, trasformando la propria esperienza in una “realtà virtuale”. I tratti del
mondo oggettivo e della vita quotidiana corrispondono a una configurazione della
personalità individuale che ne è prodotto e presupposto. Simmel parla infatti di
“relativismo” (o meglio “relazionismo”) per cui nulla si dà nella vita senza essere
in relazione col resto.
La stessa conoscenza è infatti la relazione che il soggetto stabilisce con il mondo
da comprendere e a cui prestare una forma. Se dai dettagli più superficiali si
possono trarre indicazioni sulle tendenze più profonde, il mondo resta infatti alla
portata di una comprensione, seppur frammentata e relativa, più simile a un’arte
che a una scienza.
- Le metropoli e la vita dello spirito
I problemi profondi della vita moderna scaturiscono dalla pretesa dell’individuo di
preservare l’indipendenza e la particolarità del suo essere di fronte alle forze
preponderanti di società, eredità storica, cultura esteriore e tecnica.
Se il secolo XIX ha fatto appello alla particolarità dell’uomo e della sua
prestazione, con la divisione del lavoro che rende il singolo imparagonabile e
indispensabile, esso lo ha, in realtà, vincolato a una maggiore complementarietà
con gli altri. Da ciò nasce la resistenza dell’uomo ad essere livellato e dissolto in
un meccanismo tecnico-sociale, che agisce per conservare la sua esistenza. La
base psicologica su cui si erge l’individualità metropolitana è l’intensificazione
della vita nervosa, prodotta dal rapido e ininterrotto avvicendarsi di impressioni
che si alternano con una regolarità abitudinaria e consumano meno coscienza
rispetto al contrasto brusco che si avverte in uno sguardo o tramite il carattere
inatteso di impressioni che si impongono all’attenzione.
La metropoli, creando condizioni psicologiche legate al ritmo e alla varietà della
vita economica, professionale e sociale, crea un contrasto con provincia e
campagna, in cui il ritmo abitudinario e inalterato dà origine a una vita psichica
basata sulla sentimentalità e le relazioni, radicate negli strati meno consci della
psiche.
La sede dell’intelletto è invece rappresentata dagli strati consci della nostra
psiche ed è quindi più adattabile alle nostre forze interiori e ai cambiamenti,
poiché non richiede quegli sconvolgimenti interiori che invece implica la
sentimentalità, a causa della sua natura conservatrice. Il tipo metropolitano,
circondato da mille modificazioni individuali, crea un organo di difesa contro lo
sradicamento, ossia la coscienza, meno sensibile e più lontana dalla personalità.
Nella violenta metropoli, sede dell’economia monetaria, la molteplicità e la
concentrazione dello scambio economico procurano al mezzo di scambio
un’importanza che la scarsità del traffico rurale non poteva generare.
Economia monetaria e intelletto hanno in comune una neutralità oggettiva con
cui trattano uomini e cose: l’uomo puramente intellettuale è infatti indifferente
all’individualità, poiché da questo conseguono relazioni e reazioni che non si
possono esaurire con l’intelletto. Allo stesso modo, il denaro ha a che fare solo
con ciò che è comune a ogni cosa, il valore di scambio, che riduce qualità e
specificità alla quantità. Le relazioni affettive si basano sull’individualità, quelle
intellettuali si interessano agli uomini solo per il loro rendimento oggettivamente
calcolabile: in questo modo l’abitante della metropoli si rapporta con fornitori,
clienti e servi, in termini di prestazione e controprestazione.
In condizioni più primitive, produttore e cliente si conoscevano, vivevano la
produzione solo per il mercato, per clienti totalmente sconosciuti, fuori dal loro
raggio visuale. La forma della vita metropolitana è l’humus migliore per questa
relazione di influenza reciproca in cui lo spirito moderno calcolatore rispecchia
l’ideale delle scienze naturali di fissare il mondo in formule matematiche. Il
denaro ha riempito la giornata con le attività del bilanciare e definire
numericamente, introducendo precisione e definizione di uguaglianze e
disuguaglianze, univocità degli impegni e puntualità di accordi e prestazioni che
se venissero meno farebbero sprofondare tutto nel caos, in perdite di tempo
irreparabili.
Tutte le attività sono infatti integrate in uno schema temporale rigido che esclude
i tratti e gli impulsi irrazionali e istintivi, che vorrebbero definire la forma della
vita e non riceverla dall’esterno. Nella città non sono tuttavia impossibili
esistenze fieramente autonome: ciò spiega l’odio appassionato per la metropoli di
personaggi che trovano il valore della vita in ciò che è unico e non si lascia
definire in modo univoco. Le persone sciocche e prive di vita intellettuale non
tendono a essere blasè: se la smoderatezza nei piaceri rende blasé perché
sollecita i nervi a reazioni così forti che questi alla fine smettono di reagire, le
impressioni più blande impongono risposte violente che mobilitano le ultime
riserve vitali, senza che egli abbia modo di raccoglierne di nuove nello stesso
ambiente.
L’incapacità di reagire a nuovi stimoli con appropriata energia rappresenta il
tratto essenziale del blasé, un tratto mostrato dai bambini della metropoli in
confronto a bambini di un ambiente tranquillo e meno stimolante. L’attutimento
della sensibilità rispetto alle differenze fra le cose, il cui significato e valore viene
percepito ma avvertito come irrilevante. Al blasé tutto appare uniforme e grigio,
incapace di suscitare preferenze: questo stato d’animo non è che il riflesso
dell’economia monetaria, in cui