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La psicologia individuale verte sull’uomo singolo e mira a scoprire per quali tramiti questo cerca di
conseguire il soddisfacimento delle proprie pulsioni, ma solo raramente riesce a prescindere dalle
relazioni di tale singolo con altri individui. Per questo la psicologia individuale è anche sociale. Il
rapporto che il singolo istituisce con i suoi familiari, il suo partner e così via sono fenomeni sociali,
opposti a quelli che sono processi narcisistici che non vedono la partecipazione di altre persone. La
psicologia delle masse considera quindi l’uomo in quanto membro di una stirpe, di un popolo,
insomma di un raggruppamento umano che si è organizzato come massa. Ci sembra difficile però
pensare che solo la quantità di persone determini una pulsione nuova, altrimenti non operante,
propendiamo quindi per due altre possibilità:
1. Che la pulsione sociale non possa essere indecomponibile e originaria
2. Che la sua origine può essere individuata nella famiglia
La descrizione dell’anima delle masse in Le Bon
Le Bon nel suo “Psicologia delle folle” dice che ciò che più colpisce di una massa psicologica è che gli
individui che la compongono acquistano una sorta di anima collettiva per il solo fatto di trasformarsi in
massa. Tale anima li fa sentire in modo diverso da come ciascuno di loro sentirebbe se fosse isolato.
La massa è composta da elementi eterogenei saldati assieme per un istante. I nostri atti coscienti
derivano da un substrato inconscio formato soprattutto da influenze ereditario che racchiude i residui
ancestrali che costituiscono l’anima della razza. Dietro i nostri atti vi sono cause segrete da noi stessi
ignorate. Le Bon ritiene anche però che essi manifestino caratteristiche nuove e questo per tre fattori.
1. L’individuo nella massa acquista per il solo fatto del numero un sentimento di potenza invincibile
che gli permette di cedere agli istinti che avrebbe tenuto a freno se fosse stato da solo, anche perché
la massa è anonima e irresponsabile; l’individuo si sbarazza quindi delle rimozioni dei suoi moti
pulsionali.
2. Il contagio mentale fa sì che l’individuo sacrifica facilmente il proprio interesse personale a quello
collettivo.
3. La suggestionabilità: l’individuo dopo un po’ di tempo passato nella massa cade in uno stato
simile alla fascinazione dell’ipnotizzato e l’impeto aumenta ancor di più perché nelle masse è identico
per tutti e viene reciprocamente esercitato.
L’individuo colto isolato diventa un barbaro nella massa. La sua inclusione nella massa sopraffa la
sua prestazione intellettuale. La massa è impulsiva, irritabile e dominata dall’inconscio, incapace di
volontà duratura, influenzabile, credula e acritica; pensa per immagini e può venir eccitata solo da
stimoli eccessivi.
È pronta a cedere all’autorità e chi vuole agire su di essa non deve pensare logicamente ma
dipingere nei colori più violenti e ripetitivi. Vuole essere dominata e oppressa e rigetta le novità. Il suo
comportamento etico può superare o essere inferiore di gran lunga a quello del singolo. Le idee
antitetiche sussistono come nei bambini e nei nevrotici. La massa ha bisogno di illusioni. Il capo deve
corrispondere le aspettative della massa e subire anch’egli il fascino di una fede. Le Bon attribuisce
infine una potenza misteriosa al prestigio, distinguendo tra prestigio artificiale (nome, ricchezza,
reputazione) e prestigio personale (magnetica virtù innata che ammalia).
Altre valutazioni della vita psichica collettiva
Le caratteristiche fino ad ora analizzate appartengono a quelle masse di breve durata composte da
individui eterogenei accomunati da un interesse transitorio. Ci vogliamo invece occupare qui delle
masse stabili entro cui gli uomini trascorrono la loro vita e che si incarnano nelle istituzioni della
società. McDougall sostiene che le masse senza un’organizzazione possono essere definite
semplicemente folle. Le masse invece che meritano questo nome sono formate da persone che
hanno un interesse comune e che in qualche modo influiscono l’una sull’altra. Il fenomeno più
notevole è l’esaltazione prodotta dell’affettività: i sensi percepiti di uno stato affettivo evocano nella
persona che percepisce il medesimo affetto; i moti più semplici e rozzi sono quelli che hanno più
possibilità di diffondersi nella massa. L’opinione di McDougall non è molto dissimile da quella di Le
Bon. Il primo però in più enumera cinque principali condizioni all’innalzamento del livello della vita
psichica della massa:
1. Continuità di esistenza della massa
2. Idea del singolo circa la natura e la funzione della massa da cui scaturisce un affetto nei confronti
di essa
3. La massa deve interagire e scontrarsi con altre formazioni
4. La massa deve possedere tradizioni usi e istituzioni in modo da legare i suoi membri
5. Articolazione della massa: prestazioni specializzate tra i singoli
Suggestione e libido
Tutti gli autori da Tarde a Bernheim hanno riconosciuto l’importanza della suggestione, non
riuscendone però ad individuarne la causa. Freud cerca allora di delucidare il concetto di libido.
Libido è un termine desunto dalla teoria dell’affettività: è l’energia delle pulsioni attinenti a tutto ciò
che può venir compendiato come amore. Nella psicanalisi tali pulsioni amorose vengono chiamate
pulsioni sessuali. Freud ipotizza dunque che la massa venga tenuta insieme dalla pulsione più
potente di tutte che è appunto Eros e che il singolo nella massa rinuncia al suo modo d’essere
personale per non contrapporsi agli altri quindi “per amor loro”.
Due masse artificiali: chiesa ed esercito
Artificiali significa che per salvaguardarle dalla dissoluzione e impedire modificazioni della loro
struttura viene impiegata una coercizione esterna. Non veniamo di solito consultati circa la nostra
volontà di entrare a far parte di una massa e veniamo perseguitati se decidiamo di uscirne. Nella
chiesa e nell’esercito vige la stessa illusione che ci sia un capo supremo che ama di amore uguale
tutti i singoli componenti della massa: Cristo o il comandante sono come padri che amano allo stesso
modo tutti i figli. In queste masse ogni singolo è legato libidicamente a un capo e agli altri componenti.
Un fenomeno molto particolare è quello del panico, che sorge non in relazione a un pericolo per la
massa che sembra poco grave per i componenti invincibili, ma quando una massa si sgretola, gli
affetti che avevano legato i componenti si distruggono e, soprattutto in quelle religiose, gli impulsi
spietati e ostili che non potevano manifestarsi in precedenza in nome dell’amore di Cristo, vengono a
galla. I credenti infatti, per quanto possano dire di far tutto in nome dell’amore, non perdono
occasione di perseguitare con crudeltà anche coloro che non appartengono alla stessa religione, alla
stessa massa.
Ulteriori problemi e altre linee di ricerca
In base alla testimonianza della psicanalisi, quasi ogni stretto rapporto emotivo sufficientemente
durevole contiene un sedimento di sentimenti di rifiuto e ostilità che rimane impercettibile solo in virtù
della rimozione. Quando l’ostilità ha per oggetto le persone amate la chiamiamo ambivalenza
emotiva. Nell’avversione e ripugnanza verso l’estraneo ravvisiamo invece l’espressione di un
narcisismo che tende all’autoaffermazione. Ma tutta questa intolleranza scompare nella
formazione collettiva: l’amore per sé stessi trova un limite quindi nell’amore esterno, l’amore per gli
oggetti. Nelle relazioni sociali degli uomini la libido si appoggia al soddisfacimento dei grandi bisogni
vitali e sceglie le persone che vi concorrono quali primi oggetti. Solo l’amore ha quindi operato un
incivilimento trasformando l’egoismo in altruismo. Nella massa però non si tratta di mete sessuali, ma
di pulsioni amorose che risultano sviate dalle loro mete originarie.
L’identificazione
L’identificazione è per la psicanalisi la prima manifestazione di un legame emotivo con un’altra
persona (complesso di Edipo). In realtà l’identificazione è fin dall’inizio ambivalente in quanto può
tendere all’espressione di tenerezza o al desiderio di allontanamento. Nel caso di un sintomo
nevrotico, l’identificazione può derivare dal desiderio ostile di sostituire la madre e l’amore oggettuale
quindi per il padre oppure è identico a quello della persona amata. Un terzo caso è invece quello
dell’infezione psichica che proviene dalla volontà di trasporsi nella medesima situazione di altre
persone, non per compassione, poiché la compassione scaturisce proprio dall’identificazione. Uno dei
due Io ha percepito un’analogia significativa con l’altro in un punto preciso e su tale fondamento si
fonda l’identificazione che al sopraggiungere della situazione patogena risulta spostata nel sintomo
prodotto dal primo Io (legame istituito col capo). Altri esempi sono l’omosessualità (identificazione
con l’oggetto abbandonato ->la madre) e la melanconia (identificazione con l’oggetto perduto-> si
creano due Io, uno ideale e l’altro che viene tormentato).
Innamoramento e ipnosi
Generalmente l’innamoramento non è altro che l’investimento dell’oggetto allo scopo del
raggiungimento sessuale diretto. Ma la certezza di poter contare sul ridestarsi del bisogno appena
estinto deve essere il motivo che ha indotto a rivolgere sull’oggetto un investimento durevole ed
amarlo anche negli intervalli privi di desiderio. L’amore sensuale viene quindi ad unirsi con quello
inibito alla meta. L’oggetto viene amato quindi poiché serve a sostituire un non proprio raggiunto
ideale dell’Io, lo amiamo a causa delle perfezioni cui abbiamo mirato per il nostro Io e che ora, per
questa via indiretta, desideriamo procurarci per soddisfare il nostro narcisismo. L’oggetto va a
divorare l’Io; in ogni caso di innamoramento ci sono segni di umiltà e auto danneggiamento. Le
funzioni conferito all’Io ideale vengono meno: tutto ciò che l’oggetto fa è perfetto, l’oggetto ha quindi
preso il posto dell’Ideale dell’Io. La differenza tra identificazione e innamoramento può essere quindi
facilmente descritta. Nel primo caso l’Io si è arricchito delle qualità del soggetto e se lo è introiettato,
nel secondo caso è impoverito e ha sacrificato sé stesso all’oggetto. L’ipnotizzatore quindi è
praticamente uguale all’oggetto amato. L’ipnosi occupa una posizione intermedia tra la formazio