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L’incivilimento infine, modifica le disposizioni pulsionali dell’uomo creandone le particolarità
del carattere. Gli esempi più notevoli sono l’erotismo anale e la sublimazione pulsionale, da
cui deriva la non poco pericolosa e ingombrante “frustrazione civile”.
4. Dopo che l’uomo ebbe scoperto di dipendere dalle sue mani cominciò a vedere l’altro come
compagno di lavoro, a crearsi delle famiglie in cui il bisogno sessuale sfociava nell’amore e
per il quale dunque non voleva separarsi dall’oggetto sessuale femminile che aveva
accanto, il quale a sua volta non voleva separarsi da lui per non abbandonare i figli. Quindi
la vita in comunione aveva come fondamenti due elementi: la coercizione al lavoro e la
potenza dell’amore. Quest’ultima in una piccola minoranza può anche verificarsi in diverso
modo, come una pulsione inibita alla meta: non essere amati, bensì amare tutti
indistintamente, trasformando l’istinto sessuale in tenerezza, che poi è un carattere proprio
di quello che definiamo amicizia. L’amore però si trova in forte contrasto con gli interessi
della civiltà, per vari motivi. Principalmente, la famiglia non vuol lasciar libero l’individuo, le
donne poi si vedono messe in secondo piano dagli impegni lavorativi del marito, inoltre la
civiltà impone la proibizione dell’incesto. Perciò, conoscendo i motivi di una ipotetica
insurrezione da parte dell’essere umano, la civiltà prende le dovute precauzioni e limita
l’uomo alla eterosessualità, alla proibizione di soddisfacimenti extragenitali e alla
monogamia, trasformando il bisogno sessuale non più in un piacere ma nella mera
propagazione della specie.
(nota sugli stimoli olfattivi rimossi: l’uomo non avverte l’odore dei propri escrementi
sgradevole come quello degli altri, ma se non è pulito offende la comunità. Tabù della
mestruazione a causa dello stimolo olfattivo contrapposto al moderno visivo e disprezzo
dell’uomo verso il cane che non ha schifo degli escrementi e non ha vergogna dei suoi
genitali.)
(nota sulla bisessualità e le inibizioni: componente aggressiva e sadica, portamento eretto
e sublimazione delle pulsioni, repulsione olfattiva come difesa organica della nuova forma
di vita eretta a quella animale precedente.)
5. La civiltà però non si accontenta dei legami di cui finora abbiamo parlato, ma vuole legare
libidicamente i membri della comunità servendosi di qualsiasi mezzo a sua disposizione,
favorendo identificazioni tra di loro e raccogliendo enormi quantità di libido inibita alla meta
per rafforzare i legami di amicizia. In questo caso è inevitabile la restrizione della vita
sessuale. Una delle citazioni che meglio racchiude l’intento della civiltà nei confronti dei
suoi membri è “Ama il prossimo come te stesso”. Mai fu detta cosa più innaturale, dal
momento che il prossimo non si merita il mio amore, non lo conosco e non può darmi nulla,
ma soprattutto si merita piuttosto il mio odio dal momento che appena ne ha l’occasione
non ci pensa due volte a deridermi, offendermi, calunniarmi, ingannarmi e sottomettermi.
Alla fine è più giusta la citazione “Homo homini lupus”: l’altro serve a sfogare le mie
frustrazioni, la mia innata aggressività, le mie pulsioni sessuali e la mia sete di potere, se
anche dovesse essere senza il suo consenso. È esattamente questa tendenza
all’aggressione che turba i rapporti col prossimo e obbliga la civiltà ad un grande dispendio
di forze. I moti pulsionali disordinati risultano più forti degli interessi razionali. Il comunismo
ad esempio è una bella idea, ma ha un fondamento di illusione dal momento che la
proprietà privata ha corrotto gli uomini, ma comunque, se scaviamo bene nei caratteri
primordiali umani, troviamo che questa esiste incondizionatamente fin da bambini e se
anche non si sfoga nel campo dei beni materiali, trova il suo soddisfacimento nelle relazioni
amorose e sessuali. Perciò non è certamente una novità il fatto che una civiltà si sfoghi
nell’animosità contro un’altra che è fuori dalla prima (vd. Narcisismo delle piccole
differenze). La civiltà ci impone questi sacrifici, barattando la felicità con un po’ di sicurezza.
6. Riassunto sulla dottrina delle pulsioni con riferimento allo studio di Freud:
1. Pulsioni dell’io e pulsioni oggettuali
2. Introduzione del termine libido
3. Studio del sadismo e masochismo
4. Introduzione del concetto di narcisismo
5. Libido narcisistica e libido oggettuale
6. Coazione a ripetere e carattere conservativo della vita pulsionale
7. Pulsione di morte
Il nome libido può essere usato per le manifestazioni dell’Eros, allo scopo di distinguerle da
quelle della pulsione di morte (la libido partecipa ad ogni manifestazione pulsionale, ma
non tutto in quella manifestazione è libido). Al soddisfacimento di quest’ultima si allaccia un
godimento narcisistico altissimo perché vengono appagati gli antichi desideri di
onnipotenza dell’io, il soddisfacimento dei suoi bisogni vitali e il dominio sulla natura.
L’incivilimento è un processo sottoposto al servizio dell’Eros e a questo programma di
civiltà si oppone la pulsione di morte e perciò arriviamo al significato vero dell’evoluzione
civile: la lotta tra Eros e Morte, tra pulsione di vita e pulsione di distruzione.
7. L’aggressività dunque viene introiettata e mandata lì donde è venuta, cioè al proprio io, qui
viene assunta da una parte dell’io che si contrappone come super-io al resto e qui diventa
coscienza. Chiamiamo senso di colpa la tensione tra il super-io e l’io da cui scaturisce
quindi il bisogno di punizione. Il punto in ogni caso è il dissidio tra il bene e il male. Ma
cos’è precisamente il male? In sostanza è la paura di perdere l’amore. Se un uomo perde
l’amore degli altri da cui dipende ci rimette anche la protezione e viene sopraffatto dagli altri
più forti. Il male è sempre compiuto da bambini e adulti, con lo scopo però di non essere
scoperti dall’autorità. Quando poi l’autorità diventa interiore, cioè super-io, svanisce questa
paura di essere scoperti dal momento che nulla si può nascondere al super-io che è una
parte dell’io stesso. Il super-io quindi tormenta l’io peccatore facendogli provare le stesse
paure che aveva in origine e stando in agguato per faro punire dal mondo esterno. A questo
punto, quanto più un uomo è virtuoso tanto più il super-io è rigido e severo dal momento
che costui viene esposto a una tentazione esponenzialmente più grande e il super-io deve
lavorare di più per far sì che non ceda. Quando succede poi qualcosa di brutto, una
calamità o una disgrazia, l’uomo si chiude in sé stesso e si punisce espiando: in questo
caso il destino è visto come sostituto dell’istanza dei genitori, così come nella religione si
riconosce nel destino la volontà di Dio. Il sentimento di colpa ha quindi due origini: il timore
che suscita l’autorità e il timore che suscita il super-io. Il primo obbliga a rinunciare alla
pulsione, il secondo preme per la punizione. Nel primo caso si consegue la rinuncia per
non perdere l’amore dell’autorità e si torna a posto, ma nel secondo caso non basta la
rinuncia perché non si può ingannare il super-io, rimane il pensiero, e da qui subentra il
senso di colpa e quindi l’angoscia morale. Fin qui abbiamo detto che quindi la coscienza
morale è la causa della rinuncia pulsionale. No. È la rinuncia pulsionale la causa, è lei che
crea la coscienza morale, la quale poi esige ulteriori rinunce. Nel bambino la relazione tra il
super-io e l’io sta a rappresentare la relazione originaria tra l’io ancora indiviso e l’oggetto,
che rimanda quindi a sua volta alla relazione tra il padre e il bambino; la differenza sta nel
fatto che la severità in questo caso non è quella sperimentata da parte del padre, ma
rappresenta l’aggressività contro di lui. La severità del super-io del bambino infatti non
corrisponde alla severità dell’educazione impartitagli dal padre. A questo punto non
possiamo non ricollegarci al complesso di Edipo. Se si prova un senso di colpa dopo un
crimine, cioè un rimorso, ciò presuppone che anche prima del fatto sia stata presente una
coscienza. Ma se invece la coscienza non era presente in precedenza da dove viene il
rimorso? Freud afferma dal risultato dell’ambivalenza emotiva primigenia nei confronti del
padre. Dopo aver soddisfatto l’odio, la pulsione, l’amore prevalse elevando il super-io
mediante l’identificazione del padre e gli diede il potere paterno di punire instaurando delle
restrizioni affinché non avvenisse più il fatto. Nella famiglia si crea questo primo senso di
colpa nei confronti del padre, per poi allargarsi a tutta la comunità. Ciò che cominciò col
padre, si compie nella massa.
8. Freud presenta il senso di colpa come il problema più grande dell’incivilimento e ciò
dimostra che il progresso civile ha un prezzo, pagato in perdita di felicità a mano a mano
che aumenta il senso di colpa (nota sull’errata educazione ai giovani: si lascia creder loro
che tutti agiscano secondo precetti etici e si pretende quindi che anche loro diventino
virtuosi). La coscienza, nei comuni casi di rimorso, riesce tranquillamente a percepire il
senso di colpa; nella nevrosi ossessiva in particolar modo il senso di colpa compenetra
esageratamente la coscienza e quasi tra i sintomi non vi lascia apparire null’altro, ma negli
altri casi di nevrosi il senso di colpa rimane completamente inconscio. Ma cos’è il senso di
colpa? Sostanzialmente è una specie di angoscia che coincide con il timore suscitato dal
super-io. Anche nella civiltà il senso di colpa rimane inconscio e si maschera da senso di
insoddisfazione; la religione cristiana perciò batte molto sul senso di colpa, prendendolo
come centro della propria dottrina e come obiettivo per la salvezza dell’anima. Il senso di
colpa inoltre è dovuto da fattori esterni e dal super-io, quindi sia da un’azione ideata che da
una compiuta, il secondo dovrebbe essere inconscio, conscio il primo, ma la nevrosi
ossessiva prova che non è sempre così. Freud inoltre, sulla base della scoperta
psicanalitica che ogni soddisfacimento pulsionale frenato produce un aumento del senso di
colpa, afferma che ciò vale solo per la pulsione aggressiva, in quanto nasce una pulsione
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