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Riassunto esame Etica sociale, Prof. Lijoi Federico, libro consigliato Disagio della civiltà, S. Freud Pag. 1
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IL DISAGIO DELLA CIVILTA' SIGMUND FREUD

In quest'opera Freud torna ad esprimere una posizione più tradizionale e realistica, ritornando "Psicologia delle masse e analisi dell'io" sul modello dell'equilibrio già proposto in "attraverso la metafora dei porcospini di Schopenhauer (evitare di allontanarci troppo per prendere troppo freddo e avvicinarci troppo per essere punti dalle altre spine). La soluzione di nuovo è vista nell'allentamento del contenimento super-egoico, più che nella "L'avvenire di un'illusione", conversione da religione a scienza come aveva proposto ne "opera nel complesso più radicale e positiva, in cui sembra predire un'avvenire luminoso in una civiltà irreligiosa. In quest'ottica viene riproposta anche l'antropologia hobbesiana. La psicanalisi ha il compito di allentare le pretese super-egoiche (torna l'idea che avevamo espresso nelle opere.

iniziali: le pulsioni sessuali devono avere maggiore libertà; restrizioni eccessive conducono all'isteria). Freud fa riferimento all'amico Romain Rolland, il quale aveva rintracciato l'origine della religione in un sentimento particolare, un senso dell'eternità, di qualcosa di illimitato, di "oceanico". Sarebbe un fatto soggettivo sulla base del quale potremmo chiamarci religiosi. Freud alla fine riconnette il sentimento oceanico alla restaurazione del narcisismo come reazione all'impotenza. Inizia il vero discorso freudiano, cioè l'idea che la civiltà ci impone un disagio e che quindi dobbiamo trovare dei modi per alleviarlo. La religione è uno dei mezzi che ci consente in modo consolatorio di sopportare la durezza della vita. Altri sono: 1) Diversivi potenti, che ci fanno prendere alla leggera la nostra miseria 2) Soddisfacimenti sostitutivi, che la riducono grazie all'uso dellafantasia (arte e scienza) 3) Sostanze inebrianti, che ci rendono insensibili ad essa Qual è lo scopo della vita? La felicità, intesa in modo positivo come godimento del piacere e in modo negativo come assenza di dolore. In ogni caso, il principio di piacere è in conflitto col mondo (quindi comunque la felicità è possibile in modo episodico) dato che la sofferenza ci minaccia da tre lati: 1) Corpo: destinato a disfarsi; ci propone dolore e angoscia 2) Mondo esterno: contro di noi può infierire con forze distruttive 3) Relazioni con altri esseri umani, fonte più dolorosa delle altre Essendo il mondo esterno fonte di pericolo, la tentazione è quella di estraniarci, alienarci e portare a termine questo compito da soli. Tuttavia, la soluzione migliore (che non conduce all'nevrosi) è sfruttare la tecnica per passare, in quanto membri della comunità umana, ad aggredire la natura e assoggettarla al volere umano. I metodi chel'individuo usa per alleviare la propria sofferenza sono: 1) Metodo chimico: intossicazione. Ha effetti collaterali e non risolve il problema, semplicemente allontana il singolo dalla realtà e la civiltà perde il suo contributo alla condivisione della sofferenza e all'intento di far fronte a questa collettivamente. 2) Sublimazione delle pulsioni: modo in cui le pulsioni vengono messe al servizio dell'umanità nell'arte e nella scienza. La debolezza di questo metodo sta nel fatto che non è applicabile universalmente, ma accessibile a pochi perché presuppone particolari doti. 3) Soddisfazioni fantastiche: il godimento di opere d'arte ad esempio, accessibile anche a colui che non le crea, e in generale di tutto ciò che è bello. Non offre protezione contro la sofferenza, ma la compensa bene. In conclusione la felicità è un problema dell'economia libidica individuale: Freud infatti sottolinea che non.c'è un unico metodo valido per tutti, ma ognuno deve occuparsi di trovare il proprio. Il successo non è mai sicuro e ogni scelta portata agli estremi finisce per autopunirsi. Ritorna in quest'ottica la critica alla religione che impedisce questo meccanismo di scelte e adattamenti di ognuno, imponendo la propria via in modo universale sminuendo il valore della vita e deformando il reale.

CAPITOLO 3

Riprende l'analisi della civiltà: la tesi centrale è che la civiltà non ci porta ad essere felici. Tuttavia se il nostro desiderio venisse soddisfatto liberamente non vi sarebbe società. Freud sottolinea la ragione della costruzione della civiltà: la libertà individuale ci esponeva al pericolo della morte violenta rivelandosi contro producente e indifendibile. Rinunciando ad una parte di questa la si renderebbe quindi operante. Perché siamo ostili alla civiltà e in che modo si manifesta questa ostilità? Freud

individua due tipi di ostilità:

  1. Ostilità verso la civiltà in quanto tale, che parte dall'illusione che una vita primitiva e al di fuori della società possa garantire maggiori appagamenti di piacere grazie a una maggiore libertà individuale (che invece sarebbe drammaticamente a repentaglio).

  2. Ostilità verso una specifica configurazione della civiltà: critica dall'interno che può anche far evolvere la civiltà, portando a una riforma. Questo è un atteggiamento accettato perché costruttivamente critico, che democraticamente consentirebbe di fare una trasformazione della civiltà al fine di vivere più felicemente.

L'obiettivo della civiltà dovrebbe essere quello di garantire un equilibrio tra libertà individuale e bene comune, sapendo che la prima sarà sempre contenuta in vista della seconda.

Interpretazione del rapporto individuo-società come

Capitolo 4 Freud analizza il rapporto tra individuo e società dal punto di vista della libertà individuale di tipo sessuale. La sua tesi è che la sfera sessuale sia forse in assoluto l'aspetto che la civiltà, con le sue richieste, ha maggiormente danneggiato. Già la prima fase di civiltà, quella del totemismo, proibendo l'incesto limita di molto la scelta dell'oggetto d'amore. Seguono limitazioni causate dai tabù, dalle leggi e dai costumi. La civiltà impone un tipo di soddisfacimento sessuale canonico: l'amore viene concepito come amore genitale eterosessuale e solo al fine riproduttivo. I soddisfazioni extra genitali e la sessualità come fonte di piacere fine a sé stessa sono bollati come perversioni. Questo priva un gran numero di persone del godimento sessuale, diventando fonte di ingiustizia. Qui in qualche modo Freud sta rivedendo quella rigida progressione. verso la sessualitàTre saggi sulla teoria sessuale", riproduttiva che avevamo vista descritta già nei "dando importanza ad un allargamento della sessualità". Freud sostiene che un modello troppo rigido di sessualità che esclude la presenza di perversioni sia un danno alla costituzione libidica pulsionale del soggetto. Quindi si dimostra più liberale non solo riguardo la monogamia eterosessuale, ma anche dal punto di vista dello spazio che le perversioni si possono prendere senza sovvertire l'ordine delle priorità. Freud slega la vita psichica da quella sessuale contemplando la possibilità di un individuo sano, che però si esprime sessualmente anche mediante un certo residuo di perversioni.

CAPITOLO 5

In questo capitolo emerge in modo illuminante l'antropologia pessimista hobbesiana di homo homini Freud secondo cui l'uomo è naturalmente aggressivo (il riferimento è ad "lupus"). Partendo

da questo sfondo, il discorso si sviluppa su due piani: 1) L'antagonismo tra sessualità e civiltà: lo si può notare osservando il destino delle pulsioni perverse (ovvero parziali) che la maturazione civile impone di abbandonare in favore di un modello di sessualità genitale e a scopo riproduttivo. Tra l'altro l'amore sessuale è un rapporto esclusivo tra due persone che si bastano a vicenda, il che va contro il principio di aggregazione della civiltà che costringe a rapporti più ampi. "ama il tuo prossimo come te stesso". Freud analizza il precetto religioso Lo ritiene da un lato una forzatura (ennesima costrizione sociale) e ne dà, dall'altro lato, una spiegazione psicanalitica per la quale è un comandamento di cui la civiltà si serve per reprimere l'ostilità naturale tra gli individui. 2) Cosa può fare la civiltà di fronte all'aggressività? La deve tentare di affrontare e governare la per consentire la cooperazione. Può farlo ricorrendo a (quella per eccellenza è la ) come le restrizioni della vita sessuale, il comandamento citato prima o la creazione di relazioni amorose tra gli uomini ma inibite nella meta. In conclusione: secondo Freud non è possibile né sarebbe giusto eliminare il conflitto in quanto parte essenziale della stessa natura umana. Lo scopo della deve essere quello di non farlo sfociare in inimicizie pericolose. Critica del comunismo-socialismo: secondo Freud si basa su un'antropologia ottimista e ingenua per cui l'uomo è buono e la proprietà privata l'ha corrotto. Freud sostiene invece che abolirla sottrarrebbe al desiderio umano di aggressione solamente uno dei suoi strumenti, ma non eliminerebbe tutta l'aggressività che si avvarrebbe di altri strumenti. Il comunismo

è criticato perché si fonda su premesse psicologiche errate e illusorie.

CAPITOLO 6

Riprende ad analizzare la teoria delle pulsioni. Con la convinzione che non tutte le pulsioni fossero della stessa specie, Freud nel 1920 compie un passo avanti in “piacere”, dove trae la conclusione che oltre la pulsione atta alla conservazione della sostanza vivente e all’aggregazione, ne esiste un’altra opposta che mira invece a dissolvere l’unità per ricondurla allo stato inorganico primordiale, la pulsione di morte. Questa pulsione spiegherebbe la natura aggressiva dell’uomo che ambisce alla distruzione.

Così viene concepita l’evoluzione civile, come la lotta per la vita della specie umana contro la pulsione di morte.

CAPITOLO 7- qual è il mezzo più importante che usa la civiltà per frenare la spinta aggressiva che le si oppone? INTERIORIZZAZIONE DELL’AGGRESSIVITA: viene rimandata

dove è venuta, cioè viene assunta da una parte de
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Publisher
A.A. 2021-2022
5 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-FIL/03 Filosofia morale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher 0_fede_81 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Etica sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Lijoi Federico.