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***PARTE SECONDA: POLIS'***

I) Che cos'è la Polis

La polis introdusse nella storia umana un nuovo modo di pensare la vita comunitaria: gli abitanti della poleis si sentiavano cittadini (polìtai) di uno stesso

sistema di stato e di governo, caratterizzato da libertà, indipendenza e autogoverno. La polis è un singolo modello teorico generale, ma nella realtà greca

esistevano molte poleis, ciascuna delle quali applicava variazioni e modifiche al modello generale, creando un sistema policentrico caratterizzato da un forte

particolarismo che ha da sempre frenato le tendenze unitarie di altri luoghi.

A) Morfologia della Polis

1) Per una definizione della Polis

I Greci hanno usato la parola polis in tre accezioni:

-Come sinonimo di Acropoli, ovvero la città alta fortificata, sede di culto e politica

-In riferimento ad un insediamento urbano nella sua interezza (sinonimo di àsty)

-Nell'accezione di città-stato, che comprendeva il centro urbano, i territori rurali e tutto l'insieme di leggi ed istituzioni che la caratterizzava.

La grande importanza della Polis nei secoli futuri è proprio questa terza accezione.

2) Centro Urbano e Territorio

La Polis, nella sua dimensione di città-stato, comprendeva l'insediamento urbano vero e proprio (àsty) e il suolo rurale ad esso collegato (chora), creando

dunque un mosaico di città stato di varia grandezza. Il centro urbano dava il nome all'intero stato e ai suoi cittadini (Atene definiva quindi non solo la città

ma tutta l'Attica e i suoi abitanti). All'interno dell'àsty i due luoghi più rappresentativi erano l'agorà e l'acropoli. L'Agorà era lo spazio civile per eccellenza,

che raccoglieva in primis funzioni riguardanti la sfera politica, quella amministrativa, quella economica e quella giudiziari. Era una zona di rispetto e per

accedervi bisognava prima purificarsi in bacini d'acqua lustrale (perirrhantèria) posti al suo ingresso. L'agorà era innanzitutto il luogo della parola, dove i

cittadini si riunivano in assemblea per dicutere di problemi comuni. L'agorà era congiuntamente il luogo del mercato e delle botteghe, nonché lo spazio dove

passeggiare e incontrarsi. Sull'agorà di Atene inoltre si affacciava il teatro di Dionisio. Una zona dell'Agorà un tempo era il quartiere vasaio, ma tra V e IV

secolo lasciò il posto alla Tomba Comune dove venivano sepolti con tutti gli onori i cittadini caduti in combattimento. Con lo sviluppo urbanistico l'Acropoli

aveva assunto la funzione prevalente di sede di culto, dove capeggiava il tempio della divinità protettrice della città (Partenone di Atena ad Atene), al quale si

affiancavano altri edifici sacri . Talvolta la città era protetta da mura, come le Grandi Mura che proteggevano e univano Atene ed il porto del Pireo, mentre a

Sparta la loro assenza era motivo di orgoglio poiché grazie alle loro armi nessun nemico era mai arrivato alla città. L'àsty sorgeva al centro della chòra, che

non presentava un paesaggio omogeneo. Le città della madrepatria erano cresciute in modo disordinato mentre nelle colonie si introdussero nuovi modelli

urbanistici sperimentali, ad esempio la colonia di Turi dove, nel V secolo, Ippodamo di Mileto introdusse la pianta ortogonale, con le stade ordinate che si

intersecavano perpendicolarmente, guadagnandosi così il titolo di geometres, architetto.

3) Forma di Stato e di Governo

La Polis era uno stato poiché attraverso le sue leggi esercitava un potere sovrano, caratterizzato da una totale autonomia. L'autonomia per i Greci era la

facoltà dei cittadini delle poleis di autogovernarsi con leggi che decidevano tutti assieme per disciplinare la propria convivenza, senza alcun potere superiore

a quello della polis stessa. Autonomia si legava a Eleutherìa, ovvero libertà, libertà da ogni potenza esterna ma anche la possibilità data a ogni cittadino di

esprimere la propria opinione, di confrontarla con gli altri, di votare e di decidere. I Greci usavano la parola Politèia per definire il complesso degli

ordinamenti che componevano il governo della polis. Definisce il regime politico della città e quindi in questo senso ne indica la “costituzione” I regimi

prevalenti erano l'Oligarchia e la Democrazia, declinate in forme più aperte o più chiuse. Nel primo caso vi era un sistema verticale che concentrava il potere

decisionale in uno stretto vertice di persone Nel secondo caso si preferiva un sistema orizzontale che distribuiva autorità e competenze a organismi allargati,

a base popolare e assembleare. Ad Atene l'autorità era l'assemblea di tutti i cittadini, con pieno potere in politica interna ed esterna. A Sparta invece le

competenze dell'assemblea degli Spartiati erano al limitate alla facoltà di approvare o respingere le decisioni di un consiglio ristretto di 28 anziani (gèrontes)

La regalità non apparteneva alle forme di governo della polis, l'unica eccezione erano i due re spartani, ma il loro potere era fortemente limitato da altri

organismi Un altro carattere distintivo erano le modalità di votazione: simbolo della democrazia era il sorteggio, basato sul criterio dell'egualità mentre in

regimi più conservatori prevaleva il sistema elettivo, basato sull'età, sul censo o sul lignaggio. Partecipare al governo della polis non richiedeva nessuna

competenza tecnica particolare ma servivano garanzie di carattere etico, doveva dare garanzie di una condotta morale ineccepibile, sia familiari sia penali.

Ad Atene un esame preliminare (dokimasìa) aveva lo scopo di valutare il profilo etico personale del neo-eletto.

4) Polis come sistema economico

La base economica della polis fu fondamentalmente la terra. La Chòra doveva essere in grado di assicurare l'Autàrkeia, vale a dire l'autosufficienza della sua

comunità, ma raramente si realizzava (solo a Sparta grazie ai propri campi coltivati, unici in Grecia). La maggior parte delle poleis doveva quindi ricorrere

alle importazioni, forme complementari di economia fondate sul mercato e sullo scambio. Atene, persino nella sua epoca di massimo splandore, rimase

comunque una città prevalentemente rurale. Sempre nell'Atene classica divenne di fondamentale importanza la flotta, che necessitava una grande

disponibilità di risorse umane (marinai e rematori) che assorbì la grande massa di ceti urbani nullatenenti, espandendo col tempo le loro capacità politiche

che furono alla base della cosiddetta democrazia radicale. Nel procedere della Guerra del Peloponneso si allargò il solco tra le classi umili urbane, favorevoli

alla flotta e all'impero marittimo che gli dava sostegno e i ceti rurali, impoveriti dal proseguio della guerra che li teneva lontani dai campi.

5) Al di fuori della polis: il villaggio e l'ethnos

Esisteva anche un'altra Grecia, non toccata o toccata molto in ritardo dalla diffusione della polis. In questi luoghi la forma comunitaria era il villaggio. I

villaggi erano sparsi sul territorio, soprattutto nella grecia settentrionale, sulle pendici dei monti e nelle strette valli e avevano un agricoltura limitata al

consumo locale, che spesso non bastava e veniva integrata da allevamenti di ovini e caprini, praticando la transumanza, spostamenti stagionali al seguito del

bestiame. La comunità del villaggio era organizzata in maniera semplice ma con regole e gerarchie fisse: era una società patriarcale, dove ricchezza e

anzianità erano le basi del potere, dando prestigio e autorità. La violenza era una cosa naturale, gli uomini indossavano sempre le armi, erano “pastori-

guerrieri” e per integrare gli scarsi mezzi di sussistenza era considerato normale e anche lodevole praticare il brigantaggio e la pirateria. Quando in queste

regioni iniziarono a svilupparsi le città, fu solo un processo di urbanizzazione, non si modificarono più di molto le istituzioni preesistenti Nella Grecia

Centro-settentrionale l'esistenza in continuo movimento e le difficoltà di comunicazione tra i singoli villaggi resero debole l'esigenza di un'unione politica

ma forte era l'unione etnica, l'Ethnos, di popoli diversi e isolati ma che condividevano un identità comune di appartenere alla stessa nazione (esempio gli

Etoli, i Focesi o i Locresi) I componenti dell'Ethnos si racoglievano periodicamente presso il santuario della loro divinità principale e questo momento di

unione religiosa forniva l'occasione per radunare l'assemblea della nazione. In queste ricorrenze il santuario forniva agli abitanti dei villaggi dispersi

l'occasione per riunirsi e acquistare al Mercato. Il perdurare di forme di vita arcaiche aiuta a spiegare la sopravvivenza della regalità presso alcuni di questi

popoli. Il Basileus era la figura che garantiva l'unità della nazione e quando, nella seconda metà del IV secolo iniziarono processi di unificazione anche nelle

campagne, le monarchie aiutarono i processi di trasformazione che portarono agli stati federali (Koinon).

B) La Società della Polis

1) Cittadini e non cittadini, liberi e schiavi

L'identificazione della città coi suoi cittadini iniziò a delinearsi fin dalle origini stesse della polis. La qualifica di cittadino era ovunque riservata a un numero

di individui limitati rispetto alla totalità della comunità. Il cittadino aveva diritti e doveri. Tra i diritti c'era quello di voto (attivo e passivo), quello di possesso

totale sui propri terreni e la protezione giudiziaria. Tra i doveri vi erano obblighi militari e fiscali (non ovunque) La naturalizzazione degli stranieri era

concessa assai raramente e addirittura ad Atene (451 a.c) Pericle impose una legge che limitava la cittadinanza ai soli figli di due cittadini, escludendo i

matrimoni misti. La comunità dei cittadini era un microcosmo sociale, una società face-to-face dove tutti si conoscevano, influenzata da alleanze, amicizie,

gelosie, inimicizie e rivalità personali. Nel complesso vi era un forte indebolimento dell'anonimato e della vita privata. Ma oltre ai cittadini esisteva un altra

categoria di cittadini liberi, ma privi di diritti politici. In questa classificazione facevano parte varie categorie di cittadini, tra cui i Meteci ad Atene o i Perieci

a Sparta. I Meteci erano stranieri autorizzati al domicilio anche se necessitavano un cittadino tutore (prostàtes) che facesse da garant, dovevano pagare una

tassa di soggiorno (metòikion) e gli era vietato l'acquisto di proprietà fondiarie e beni immobili. I Meteci erano perdipiù benestanti, soprattutto benestanti Gli

schiavi erano molti, una gran fetta della popolazione cittadina (anche se molto meno che in epoca romana), lavoravano nei campi, nelle botteghe, nelle case

dei ricchi o nelle miniere. Per la maggior parte avevano origini barbare e/o erano ostaggi e prigionieri di guerra

*Gli Iloti a Sparta avevano un diverso tip

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Publisher
A.A. 2014-2015
17 pagine
3 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/02 Lingua e letteratura greca

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher monica.des di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Letteratura greca e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara o del prof Catenacci Carmine.