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In questo periodo l'artista smette di produrre su commissione di un singolo perché è il pubblico il

suo nuovo committente che ne decreta anche il successo. L'arte è diventata per tutti e sullo stesso

piano dei suoi fruitori.

I pensatori del XVIII secolo non vogliono isolare l'arte dal mondo perché l'arte è il bello ma è anche

verità e bene. Viene ripresa l'interpretazione platonica secondo cui il bello materiale è la

manifestazione superficiale della bellezza che rimanda alla bellezza della anime e quindi alla

bellezza assoluta ed eterna. In questo sono comprese anche le pratiche quotidiane.

Shaftesbury è il primo ad applicare il lessico religioso alla contemplazione della descrizione

dell'arte intesa come mezzo per comprendere l'armonia del mondo e capire la saggezza. Shaftesbury

sosteneva che ciò che bello è armonioso e proporzionato. Ciò che è armonioso e proporzionato è

vero e ciò che è vero e bello è piacevole e buono. La poesia richiede la partecipazione attiva dello

spirito per cui la sua bellezza di fonda sul significato e non può essere separata della verità.

Questi pensatori vedono le opere letterarie come un discorso sul mondo e distinguono tra i poeti e

gli scienziati/filosofi anche se entrambi hanno lo scopo:una migliore comprensione dell'uomo e del

mondo. Tra i primi a distinguere tra linguaggio razione e poetico c'è Giambattista Vico.

Baumgarten ha come obiettivo mettere in relazione l'attività artistica con quella filosofica. È un

discepolo di Leibniz,immagina il poeta come un creatore di mondi possibili e legittima la

prospettiva estetica. L'estetica riguarda la conoscenza ma non è inferiore perché deriva da un

analogo della ragione e produce conoscenza sensibile. Questa è accessibile a tutti e rivela

l'individualità di ogni cosa. Conduce a una verità diversa rispetto a quella delle scienze:implica

l'adesione di chi la usa e viene definita verosimiglianza e produce coerenza interna al mondo creato.

L'astrazione coglie il generale e impoverisce il mondo sensibile e le eventuali conclusioni mancano

di chiarezza.

Anche Lessing dedica diverse opere all'analisi delle arti. Da un lato determina la specificità

dell'opera d'arte e la sua ambizione a produrre bellezza come armonia tra gli elementi costituivi.

Dall'altro l'opera è un insieme di altre pratiche che creano la verità del mondo e conducono gli

uomini alla saggezza. Nel Laocoonte (1766) Lessing definisce opere d'arte solo quelle opere deve

l'artista può manifestarsi come tale. Le opere dove si avverte la presenza religiosa non meritano

questo nome perché l'arte non è stata creata per se stessa ma come mezzo religioso. Qui viene

coniata l'espressione l'arte per se stessa che Lessing identifica come sottomissione alle esigenze di

bellezza. L'arte comunque è una attività rappresentativa perché imita lo spazio e il tempo.

In Drammaturgia d'Amburgo (1767),Lessing confronta il lavoro dello scrittore con quello di Dio,

che dà vita ad un mondo coerente ma autonomo. Gli avvenimenti secondari nascono dai personaggi

in cui le passioni corrispondono al loro carattere:in questo senso l'opera sfugge al suo autore.

Lessing non considera mai l'opera un gioco di costruzioni fine a se stesso. La bellezza distingue

l'arte da quello che non è arte ma bisogna anche aspirare a separare l'arte minore da quella

maggiore,l'artista dal genio.

Da qui Lessing loda i suoi artisti preferiti per la verità che gli permettono di raggiungere:

Shakespeare ha una visione profonda sull'amore. Euripide ha appreso da Socrate l'arte di conoscere

gli uomini e se stessi,per questo ha scritto tragedia immortali

queste nozioni verranno rielaborate da Kant nella Critica del giudizio che influenzerà tutta la critica

dell'arte contemporanea. Viene mantenuta una duplice prospettiva:il bello disinteressato e il bello

come moralità. Il bello non è oggettivo perché deriva dal gusto e risiede nella soggettività dei lettori

ma può essere oggettivamente riconosciuto come armonia tra gli elementi.

Queste idee vengono immediatamente rielaborate da Constant che sostiene l'arte per l'arte perché

ogni altro scopo la snatura. È la prima volta che la frase viene usata in francese.

Dell'espressione l'arte per l'arte vanno distinti i diversi tipi di scopo:quello dell'artista che si prefissa

in anticipo con l'intenzione di illustralo (come gli scopi religiosi) e quello tipico di ogni opera d'arte

(tipico dei capolavori).

Constant si esprime anche in merito alla tragedia che definisce un controsenso perché la passione è

impregnata di dottrina e schiava di sviluppi filosofici,opposti all'ottica dell'artista.

L'istruzione è l'effetto e non lo scopo dell'opera. Constant è nemico della letteratura didascalica e la

accomuna ai discorsi pubblici. La letteratura riguarda ogni cosa ed è espressione delle opinioni

degli uomini. La poesia pura non esiste perché ogni forma di poesia ha bisogno di idee e valori che

però non le appartengono. Constant è fedele alla idee della compagna Madame de Staël che nel

1800 pubblica Della letteratura considerata nei suoi rapporti con le istituzioni sociali,dove la

letteratura racchiude anche gli scritti filosofici e le opere di immaginazione,come esercizio del

pensiero negli scritti. Letteratura d'immaginazione,scritti scientifici o filosofici sono distinti ma

appartengono allo stesso genere e contribuiscono a creare una società immaginaria con gli autori del

passato e lettori del futuro.

Dal romanticismo alle avanguardie.

L'estetica dell'illuminismo è instabile perché sposta il baricentro dall'imitazione alla bellezza e

rende autonoma l'opera d'arte. Non ignora il legame tra la realtà e le opere che aiuta a riconoscele el

influenza. L'arte quindi continua ad appartenere al mondo degli uomini.

L'estetica romantica che si imporrà all'inizio del XIX secolo non è una rottura significativa. Per i

primi romantici,l'arte rimane una conoscenza del mondo. La novità sta nel giudizio di valore sulle

diverse modalità di conoscenza. La conoscenza che si raggiunge attraverso l'arte è superiore a

quella a cui si giunge attraverso la scienza:se si rinuncia agli schemi comuni comuni della ragione e

si sceglie la via dell'estasi,si arriva ad una verità vietata ai sensi e all'intelletto,più essenziale e

profonda. È anche vero che in quest'epoca il prestigio della scienza cresce esponenzialmente.

La dottrina dell'arte per l'arte non deve essere presa alla lettera. Si potrebbe pensare che Baudelaire,

che se ne fa portavoce,rifiuti di vedere la poesia come via di conoscenza del mondo. Sostiene che la

poesia ha per oggetto solo se stessa e che la verità non c'entra con i poemi. In realtà Baudelaire

vuole essere solo un poeta. Se la poesia non deve sottomettersi alla ricerca della verità e del bene è

perché essa è portavoce di una verità e un bene più grandi,in essa contenuti. Baudelaire è vicino a

Kant quando afferma che l'immaginazione è la regina del vero ed è il mondo con cui si conoscono

gli aspetti della natura e le situazioni dell'uomo.

Se i poeti devono rivelare le leggi segreti del mondo agli uomini,devono avere a che fare con la

verità. L'arte e la poesia implicano la verità che però non è quella scientifica. La scienza scopre

principi che si possono dichiarare veri o falsi grazie al confronto con i fatti che descrivono:è una

verità come corrispondenza. Quando il poeta afferma qualcosa,non è possibile verificarlo

empiricamente ma questo non significa che sia falso:è la verità come rivelazione.

Descrivendo il lavoro dell'artista si distinguono due tipi di conoscenza:il poeta non copia ma

traduce in un linguaggio più semplice. La differenza è tra il copiare e l'interpretare.

L'arte porta alla conoscenza del mondo ma rileva una verità che non le appartiene esclusivamente

perché comune ad altre discipline.

La bellezza non è più definita come qualcosa di oggettivo o soggettivo ma qualcosa in

intersoggettivo,comune a tutti gli uomini. La bellezza di un testo letterario è la sua veridicità.

Anche Flaubert rivendica l'autonomia della letteratura senza però dimenticarsi della sua passione

per la conoscenza del mondo. La verità di un'opera non è distinguibile dalla sua perfezione. Anche

Wilde scrive molte formule sull'autonomia dell'arte,tra cui quella che afferma che la vita imita l'arte

ben più di quanto l'arte imiti la vita. Non nega che esiste una relazione tra le due ma anzi che l'arte

interpreta il mondo dando forma a ciò che non l'ha:quando si è educati all'arte si scoprono aspetti

sconosciuti degli oggetti.

Se la vita è priva di forma,scopo della letteratura è creare un mondo nuovo che sarà meraviglioso.

Ma per farlo non deve rompere il legame con la realtà.

La rottura definitiva la si ha nel XX secolo dovuta in parte alle teorie di Nietzsche che mettevano in

discussione l'esistenza dei fatti indipendenti dalla loro interpretazione e l'esistenza della verità.

Dalla letteratura alla scienza,tutto viene messo in discussione. Questo atteggiamento si rifà ad

alcuni estremismi del XVIII secolo:Winckelmann che vedeva lo scopo dell'arte nella creazione della

bellezza. Moritz sosteneva che se un corpo è bello,non deve significare nulla ma deve parlare solo

di se stesso e del proprio essere interiore. L'opera d'arte è sottomessa alle esigenze del bello ed

elimina le questione del rapporto con il mondo. Questi teorici ricorrono all'estetica classica,

sostituendo il principio di imitazione con quello di bellezza.

Da qui nasce una profonda divisione tra letteratura di massa e letteratura d'élite che contrappone

successo commerciale alle qualità artistiche. Chi ha successo verso il grande pubblico è considerato

un fallito sul piano artistico.

La nuova concezione compare all'inizio del XX secolo nel movimenti di avanguardia. Nel 1910

nasce in Russia la pittura astratta e la poesia futurista, la pittura dimentica il mondo ed obbedisce a

leggi proprie. Larionov fonda il raggismo e sostiene che la vita non ha spazio nei quadri raggisti.

L'essenza è la pittura con le combinazioni di colore e la loro concentrazione. La pittura è fine a se

stessa. Malevič sostiene che la pittura è un'azi

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Publisher
A.A. 2014-2015
8 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher LaTita di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Istituzioni di regia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Sciaccaluga Marco.