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Napoli con il padre nominato rappresentante del banco dei Bardi nel regno di Napoli, dove rimasero
13-14 anni. Questi sono fondamentali per la sua formazione letteraria e umana, è qui che vive le
prime passioni amorose – qui conosce Fiammetta, la fanciulla di cui si innamora e che tornerà molto
nelle sue opere – ed è già in questo periodo che vi è testimonianza di un’abbondante produzione
letteraria ( periodo napoletano ). In seguito alla crisi del banco dei Bardi, Boccaccio è costretto a
tornare col padre a Firenze, nonostante la vita in comune Boccaccio non ha una partecipazione attiva
alla vita politica come quella di Dante, anzi questo è proprio ciò che Boccaccio critica a Dante.
Dunque la sua attività letteraria prosegue ( periodo fiorentino ) e raggiunge il suo culmine tra il 1349
e il 1350 con la composizione del Decameron. Nella fase finale della sua produzione si consolidano
gli elementi umanistici ed eruditi sotto l’influenza di Petrarca, inizia a commentare la Divina
Commedia, ma arriva solamente al XVII canto dell’Inferno, muore a Certaldo nel 1375.
Boccaccio si avvicina molto più di Dante e Petrarca all’idea che possiamo avere di uomo comune,
non è un poeta vate, né un uomo di grandi aspirazioni mondane (al contrario di Petrarca), è
semplicemente uno scrittore, la quale vicenda umana si intreccia anche relativamente molto poco con
quella storica ( al contrario di Dante ). Boccaccio dimostrò grande ammirazione per entrambi, in
particolare con Petrarca ebbe un intenso rapporto epistolare ( lettere sia delle Seniles che delle
Familiares ), questo lo incitò a non abbandonare mai la letteratura. Petrarca si pose in maniera critica
nei confronti della produzione in volgare di Boccaccio (come aveva già criticato Dante ), ma
riconoscendone il valore ne traduce l’ultima novella in latino. Petrarca critica Dante proprio per lo
stesso motivo per il quale Boccaccio lo ammira, ovvero aver fatto del volgare una lingua letteraria.
Oltre Dante e Petrarca, Boccaccio legge molto altro come Ovidio ( Heroides, Ars Amandi ), Virgilio
cantore della passione di Didone, Chrétien de Troyes. In generale la sua formazione comprende sia
elementi colti che popolari.
Esclusa una produzione di Rime, quella di Boccaccio è una narrazione di carattere narrativo,
indipendentemente se si tratti di poesia o prosa. B. riprende la terzina dantesca e l’ottava di
tradizione popolare. Prima di arrivare al Decameron, B. sperimenta molto e produce diverse opere:
La caccia di Diana, Ameto e L’amorosa visione, tre operette in terzine e in chiave allegorica nelle
quali compaiono personaggi di carattere mitologico. L’elemento erotico è centrale e fuoriesce una
concezione dell’amore visto come piacere ed allo stesso tempo motivo di elevazione e civilizzazione.
L’intento allegorico invece viene totalmente abbandonato nelle operette in ottave come il Filostrato,
il Teseida e il Ninfale fiesolano. Le opere in prosa prima del Decameron invece sono il Filocolo,
l’Elegia di Madonna Fiammetta ( Fiammetta compare in queste due opere e non solo, comparirà
anche tra i dieci giovani del Decameron ). L’ultima parte della vita è riservata ad una produzione
umanistica in lingua latina tra cui ricordiamo De casibus virorum illustrium, il de mulieribus claris, è
fortissima l’influenza di Petrarca. L’opera più importante in latino è intitolata Genealogie deorum
gentilium, Boccaccio in quest’opera oltre a ricostruire la genealogia delle divinità fa un’importante
difesa alla poesia che verrà ripresa e approfondita nell’Introduzione alla Quarta giornata nel
Decameron, dove essa viene metaforicamente paragonata alla polvere leggera che ricopre la terra,
nonostante però sia polvere leggera, se questa viene alzata da un vento impetuoso, questa arriva sugli
edifici più alti che ci siano.
• Il Decameron
Fu sicuramente composto dopo il 1348, anno della grande peste a Firenze con quale si apre l’opera.
(Introduzione alla Prima giornata ), quando si parla di composizione del Decameron si intende che
Boccaccio mise insieme novelle esistenti già da prima slegate fra loro. Quindi Boccaccio stende la
cornice, divide le novelle in giornate ( 10 giornate da 10 novelle ) ed ogni giornata scrive
un’introduzione ed una conclusione nella quale viene nominato il re o la regina del giorno successivo
e il tema di cui si parlerà. Infatti queste novelle vengono raccontate da dieci ragazzi che vanno a
trascorrere quattordici giorni in un casale fuori Firenze per lasciare il terribile clima portato dalla
peste nel Comune.
L’opera inizia con la frase “Umana cosa è aver compassione degli afflitti” che oltre ad essere un
messaggio consolatorio etico- laico può rientrare in quella che è la generale concezione etica
dell’opera. I destinatari dell’opera sono le donne e l’autore ne dà diversi motivi, ma non bisogna
considerare questa scelta come una scelta elegante, mondana, ma essendo il Decameron un’opera in
carattere stilistico- narrativo minore rispetto ai modelli letterari precedenti, è giusto che siano i lettori
‘minori’ a leggerlo e le donne rappresentano perfettamente questa categoria.
Le novelle del Decameron non corrispondono ad un’unica tipologia, lo stesso B. nel Proemio
dichiara di voler narrare: novelle, parabole, istorie. Per novella si intende quella narrazione breve e di
struttura abbastanza semplice che espone – a volte con intenti morali o didascalici – fatti reali o
immaginari inserendoli nella trama di un’unica azione dominante. In particolare le istorie sono quelle
maggiormente ispirate a fatti e personaggi storicamente esistiti, la parabola fa invece più riferimento
a quella che nelle Sacre Scritture veniva utilizzata per dare un exemplum. Le novelle sono tra loro di
diversa lunghezza, Lo scolare e la vedova è la più lunga e Il re di Cipri, da una donna Guascona
trafitto è la più breve, è diversa anche la lunghezza delle giornate. ( la più lunga è la Seconda e la più
breve è la Sesta ). Per quanto riguarda i temi Boccaccio fa una duplice bipartizione tra casi di fortuna
e casi d’amore bipartiti a loro volta lungo l’arco temporale dell’antico e del moderno. Due elementi
fondamentali sono la Fortuna e la Natura. La Fortuna è considerata la vera dominatrice dei destini
umani, questa può portare ad esiti positivi come accade nella Seconda giornate o al contrario può
preservare un destino avverso come nella Quarta giornata. La Natura assume un duplice ruolo, da
una parte rappresenta la cornice nella quale si svolgono i fatti, dall’altra la Natura tende a coincidere
con la Fortuna stessa. L’eros è un altro elemento fondamentale dell’opera; infatti su 100 novelle, una
settantina possono essere considerate erotiche, in particolare quelle della Terza, Quarta, Quinta e
Settima giornata, più altre 27 sparse nelle altre giornate. Alatiel è la novella che contiene il maggiore
intreccio di questi tre temi. ( Natura, Fortuna ed eros ). Altri elementi ricorrenti sono la presenza in
diverse novelle di quelli che rappresentano i caratteri comportamentali della cortesia e della
cavalleria, vi è l’utilizzo del motto, che spicca in novelle come quella di Chichibio, dove assume
eccezionale importanza una frase, una risposta pronta, una provocazione lanciata da uno dei
personaggi, ancora vi è la beffa, ovvero una burla fatta a qualcuno, a volte per raggiungere un preciso
scopo, altre gratuitamente. Molta importanza è data alle coordinate temporali e geografiche, perché è
proprio grazie a queste che l’opera prende una fisionomia unitaria. Un altro aspetto importante che
rende l’opera unitaria è lo stile che rimane invariato, mentre con Dante ad esempio variava tra le tre
cantiche. Vedi pag 139-41
Capitolo 5
La civiltà dell’Umanesimo (1396- 1492)
Si definisce Umanesimo quel periodo che va convenzionalmente dal 1396 ( lettera di Coluccio
Salutati a Manuele Crisolora invitandolo ad insegnare il greco a Firenze ) al 1492 ( anno di morte di
Lorenzo de' Medici )
La crisi interna della Chiesa continua perchè molti sostengono la necessità di dare maggiir poterenai
vescovi per una struttura più democratica, questa lotta porterà ad avere fino a tre papi
contemporaneamente fino a che con il Concilio di Basilea papa Niccoló V tornò ad essere l'unico
papa; oltre ad aver riconquistato il potere spiriturale la Chiesa di Roma in questo periodo tendeva
verso la trasformazione di uno stato assoluto nel quale il papa assumeva le fattezze del sovrano
politico. Per quanto riguarda la situazione politica italiana la Signoria ha sostituito l'istituzione
comunale ormai da tempo in crisi, la manifestazione più significativa è quella dei Medici a Firenze,
con Cosimo e Lorenzo tra i suoi maggiori rappresentanti. A Milano prende il potere Francesco
Sforza, che sostituisce i Visconti, al sud invece gli Aragonesi vengono sostituito dalla casata d'Angiò.
Nel resto d'Europa si andavano a formare invece le prime solide monarchie nazionali come Francia,
Spagna ed Austria con Boemia ed Ungheria.
Coloro che definiamo pre-umanisti sono già rintracciabili tra i contemporanei di Dante, tra le
personalità di maggior rilievo abbiamo Lovato de' Lovati, Ferreto Ferreti ed Albertino Mussato. Li
definiamo pre-umanisti perché nonostante la loro cultura sia ancoea fortemente legata all'esperienza
medievale, si avverte in loro una prima esigenza di riconoscere nell'antichità una totale autonomia
rispetto al mondo cristiano, come anche Petrarca - considerato non a caso il fondatore
dell'Umanesimo - intuisce. È fondamentale individuare quello che è il rapporto tra l'Umanesimo e la
precedente civiltà comunale: non è un rapporto né di sostituzione, né di contraddizione, ma un
rapporto di continuità, non a caso l'Umanesimo diventa nazionale proprio quando diventa un fatto
culturale dei gruppi intellettuali comunali; fondamentale in questo il grande ruolo di mediazione di
Petrarca che appunto si fa mediatore della cultura umanista giuridico-scolastica dei centri
settentrionali e quelli umanistico- comunale toscano. Testimoni di quest'ultimo ambiente sono
personalità come Coluccio Salutati o Leonardo Bruni. Con loro la conoscenza delle lettere classiche
completa la tradizione volgare, in quel processo di continuità di cui parlavamo prima.
Con Leon Battista Alberti, architetto e teorico dell'architettura abbiamo una nuova concezione di vita
armonica ed equilibrata, quest'equilibrio è dato proprio dall'unione di diversi elementi del pensiero
classico, cristi