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2. LE FORME E I MODI DELL’INTERTESTUALITA’

La nozione di intertestualità raccoglie una serie di fenomeni letterari abbastanza

eterogenea, distinguibile in due ampie categorie: 1) da un lato possono essere collocati tutti i

procedimenti di tipo retorico e discorsivo a carattere puntuale o che si sviluppano su una limitata

estensione testuale; 2) sull’altro versante possono essere invece raccolti quei procedimenti

compositivi più estesi dal punto di vista testuale che si spingono fino all’imitazione o alla riscrittura

di un’intera opera letteraria. Il dispositivo retorico-discorsivo della citazione viene spesso

identificato come l’essenza stessa di ogni processo intertestuale. La più semplice modalità di

relazione di un testo con un altro consiste nella ripetizione di una parola o di una frase dell’uno

nell’altro. La ripetizione è dunque la forma generica di rapporto intertestuale che è sottesa alla

citazione. Ciò che distingue la citazione propriamente detta da altre forme di ripetizione consiste in

due vincoli formali: 1) innanzitutto nella citazione non è possibile introdurre alcuna variazione

nell’enunciato ripetuto; 2) in secondo luogo, l’enunciato ripetuto non può essere assimilato o

integrato al testo che lo accoglie. La modalità formale della citazione è segnalata dalla presenza di

precisi dispositivi grafici (in particolare l’uso delle virgolette e del corsivo), che definiscono

implicitamente la natura stessa di tale modalità di ripetizione intertestuale. Sono due gli aspetti

fondamentali della citazione: 1) la sua letteralità; 2) l’isolabilità o separatezza del testo citato. Per la

sua caratterizzazione grafica, la citazione nel testo letterario può essere suddivisa in base alla sua

posizione all’interno del testo. Generalmente si possono identificare le seguenti tipologie: 1) la

citazione a margine o glossa (annotazione di natura chirografica); 2) la citazione in nota (variante

tipografica della glossa); 3) la citazione in esergo o in epigrafe (collocata in posizione di particolare

evidenza prima dell’inizio di un libro, capitolo o paragrafo, e condensa o anticipa il contenuto o la

tematica del testo a seguire); 4) la citazione in forma bibliografica (rimando a una pagina specifica

o a un corpus testuale specifico) ; 5) la citazione nel corpo del testo (più nota ed utilizzata). La

principale funzione della citazione coinvolge l’invocazione di autorità. Si tratta in genere di ogni uso

della citazione compiuto a sostegno delle opinioni dell’autore. La funzione erudita della citazione,

invece, è rivolta alla presentazione, mediante una selezione di estratti testuali, della posizione o

delle idee di uno o più autore. La funzione amplificatoria o di stimolo è legata a una citazione

selettiva, ma finalizzata non alla presentazione del pensiero di un autore, bensì a trarne spunto o

materia per una diversa e personale linea di ricerca o di discussione. È una funzione della

citazione basata sull’assunzione di uno specifico punto di vista sul testo, sull’opera o

sull’argomento citato. La funzione ornamentale della citazione assume un aspetto di digressione o

di riempitivo del discorso. Si tratta di una modalità citatoria poco attenta sia alla coerenza della

citazione con il contesto in cui l’enunciato viene riprodotto, sia alla prospettiva originaria dell’autore

citato. In alcuni casi specifici la citazione può essere critico-parodica. Si tratta di tutte quelle

situazioni in cui la citazione letterale di un enunciato viene collocata in un contesto che ne rovescia

gli intenti originari. L’allusione letteraria si distingue dalla citazione per due aspetti fondamentali: 1)

l’assenza di dispositivi di confinamento grafico delle espressioni o degli enunciati ripetuti; 2)

l’assenza della necessità di rispettare la letteralità del testo originario nella ripetizione. L’allusione

letteraria è caratterizzata dal fatto di essere una forma di ripetizione intertestuale di

un’espressione, frase o enunciato che risulti: amalgamata e nascosta nel testo ospite; soggetta

all’inserimento nell’espressione o frase ripetuta di variazioni e trasformazioni significative, cioè che

comportino una qualche forma di scarto rispetto al significato originario. Si tratta di una figura di

carattere logico che consiste nel dire una cosa con l’intenzione di farne intendere un’altra. Alludere

significa dunque parlare in modo misterioso senza mai nominare direttamente l’oggetto del

discorso. Questo richiede che l’autore faccia affidamento su una conoscenza implicitamente

condivisa con i propri uditori. L’allusione può essere ritenuta in stretta relazione con altre forme

retoriche quali l’ironia, l’antifrasi e la litote, tutte figure accomunate dal fatto di affermare una cosa

intendendo dire l’opposto. L’allusione letteraria è fondata sull’istituzione di uno specifico genere di

rapporto tra la figura autoriale e il lettore; viene presupposto da parte dell’autore un meccanismo di

riferimento alla condivisione con il lettore di una particolare informazione. È possibile distinguere

nel campo dell’arte allusiva tra forme della reminiscenza, dell’imitazione e dell’allusione. La

reminiscenza viene considerata come una ripresa intertestuale non consapevole da parte

dell’autore ma che viene riconosciuta dal lettore. L’imitazione consiste invece nella ripresa

volontaria e consapevole da parte dell’autore di un brano estraneo. L’allusione presuppone la

volontà da parte dell’autore di identificare una tipologia ristretta di lettore suo pari ed eguale, e che

riconosca il riferimento implicito da lui compiuto (meccanismo di complicità selettiva). La citazione

è quindi riconosciuta necessariamente in quanto tale, mentre l’allusione è invece solo

potenzialmente riconoscibile e proprio da questa sua implicita difficoltà scaturiscono anche la

rilevanza e l’interesse del riconoscimento dell’allusione da parte del lettore. L’allusione letteraria è

quindi un processo intertestuale che, mediante il riconoscimento di alcuni precisi indizi discorsivi,

permette l’attivazione simultanea di due testi. La critica attuale tende a collocare il problema della

ricerca delle fonti all’interno di una prospettiva che concepisce la letteratura come un sistema

organicamente strutturato. Secondo questo punto di vista ogni opera è sempre in relazione con

altri testi. Nel caso specifico della ricerca delle fonti di un singolo testo, tale prospettiva si traduce

nell’individuazione di una serie di dispositivi espressivi di tipo poetico e retorico che possa essere

attribuita alla memoria poetica personale e individuale dell’autore. La funzione intertestuale delle

fonti in senso stretto si limita, secondo Segre, alle relazioni attive tra il testo letterario e singoli

enunciati appartenenti all’opera di un altro autore. In tal modo la nozione di fonte letteraria è

approssimabile ai concetti di citazione e di allusione letteraria. La presenza reiterata e continua in

un’opera letteraria di elementi tratti da un altro testo è, secondo Segre, uno dei principali indizi di

una relazione di influenza diretta. Segre definisce tale fenomeno di diretta e continua

corrispondenza intertestuale tra opera e fonte come una forma di “vischiosità” intertestuale. Inoltre,

ogni versione del testo anteriore a una stesura definitiva è valutabile come un altro testo. Di

conseguenza, è invalso l’uso di definire “l’assieme dei materiali precedenti la stesura definitiva” di

un testo come il suo avantesto. L’avantesto è dunque la manifestazione scritta delle diverse fasi

attraversate dal testo nel processo della sua stesura. Attraverso l’analisi comparata delle fasi di

elaborazione avantestuale, è così possibile rilevare la presenza di diverse tipologie di operazioni

intertestuali (intertestualità esterna, interna o autoriale, di tipo progressivo o di tipo regressivo,

etc.). Il concetto di genere letterario è stato concepito come uno strumento per suddividere in

famiglie i testi di una letteratura. Tale ripartizione avviene attraverso il riconoscimento di una forma

di parentela tra tutte le opere caratterizzate dallo stesso tipo di contenuti e da soluzioni espressive

comuni. In primo luogo, una catalogazione per generi letterari può avere una funzione descrittiva o

a posteriori (tentativi di descrivere la mappa dei generi di una determinata e concreta letteratura

che abbia già esaurito la propria vitalità, per riconoscere i testi e catalogarli). Un’altra funzione può

essere quella prescrittiva o a priori (situazioni storiche o culturali che hanno subordinato la

produzione letteraria a un preciso sistema di regole compositive). Inoltre i generi possono essere

valutati secondo una prospettiva sovrastorica. In tal modo le costanti o categorie verranno ritenute

universali e invariabili. I generi letterari possono essere anche considerati secondo una prospettiva

storica, da cui deriva l’idea che il sistema dei generi letterari sia soggetto a una continua

evoluzione (diacronia) da un certo stato (sincronia) a un altro. L’evoluzione dei generi in ogni

letteratura è inarrestabile e molto mutevole: alcuni generi scompaiono e magari riemergono a

distanza di secoli, altri sembrano sorgere dal nulla e durano millenni. In una determinata epoca e

in una cultura definita i generi letterari riconosciuti come tali sono in costante correlazione

reciproca. Essendo in sostanza un metodo di catalogazione e di classificazione abbastanza rigido

e tradizionale, è dotato di una forma di inerzia che lo pone in costante relazione dialettica, di

conflitto o di assorbimento con ogni singola nuova forma di produzione culturale. Risulta chiaro il

fatto che il concetto di genere letterario svolge la fondamentale funzione di essere un nodo di

relazioni intertestuali (Maria Corti). L’intertestualità generica può dunque determinare tre ampie

tipologie di relazione tra testi, identificabili come intragenetiche, intergenetiche ed extragenetiche. Il

livello intragenetico riguarda ogni forma di semplice e diretta riproduzione e ripetizione di un

medesimo modello generico in diversi singoli testi. È una forma di relazione intertestuale che

rimane dunque interna a un genere, e che deriva dal rispetto del modello testuale proposto.

L’esempio più evidente di tale forma di relazione tra genere e testi ci è fornita dalla tipica

caratterizzazione seriale e ripetitiva della letteratura popolare o paraletteratura. L’intertestualità

intragenetica è quindi determinata dalla necessità sentita dagli autori di costruire delle narrazioni

basate su precisi sch

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
10 pagine
2 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/14 Critica letteraria e letterature comparate

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giovyviv94 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Introduzione alla letteratura comparata e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Sinopoli Franca.