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DRAMMATICO NARRATIVO
SUPERIORE Tragedia Epopea (o epica)
OGGETTO INFERIORE Commedia Parodia
In cui il modo indica lo stile (o la forma) e l’oggetto indica il contenuto (o la materia).
Manca ancora il genere lirico, aggiunto però solo in epoca successiva.
R. Scholes e R. Kellogg spiegano il concetto di narrativa ampliando la definizione
aristotelica e platonica:
“Un dramma è una storia senza narratore; vi sono dei personaggi che rappresentano
direttamente ciò che Aristotele definì un’ “imitazione” dell'azione che troviamo nella vita.
Una lirica, come un dramma, è una presentazione diretta, in cui un unico attore, il poeta o
chi per lui, canta, o medita, o parla perché noi, apertamente o di nascosto, possiamo
sentirlo. Aggiungete la voce di un secondo personaggio [...] e ci avviamo verso il dramma.
Fate in modo che chi parla cominci a raccontare qualche avvenimento [...] e ci avvieremo
verso la narrativa. Perché una composizione sia narrativa non occorre niente di più e
niente di meno che un narratore e una narrazione”.
Per quanto riguarda il tipo di enunciazione, facciamo riferimento al modo in cui una
narrazione viene raccontata al lettore. Ciò che più comunemente si realizza è
l'alternanza tra diegesi e mimesi (telling e showing), cioè tra narrazione mediata dal
narratore e i discorsi dei personaggi. I discorsi dei personaggi, a loro volta, possono
avere un carattere maggiormente mimetico, se sono riportati nello stile diretto, oppure
più diegetico, se vengono riportati nello stile indiretto. Questo ha ovviamente delle
importanti conseguenze sul destinatario, il quale interpreta il testo in maniera diversa.
Il carattere misto è proprio di tutte le forme e cioè delle concrete realizzazioni dei
generi: nell’ambito delle forme narrative, si hanno ad esempio inserti di tipo drammatico
(e quindi mimetico) ma anche descrittivo o argomentativo. Generalmente, è proprio il
rapporto tra le molteplici dimensioni (narrative, descrittive, drammatiche,
argomentative...) che determina la specifica fisionomia dei singoli testi.
I diversi sottogeneri sono determinati da forme narrative specifiche e la loro
evoluzione è determinata dalla storia o anche dalle aree geografiche di sviluppo. Ad
esempio, un prodotto letterario come la fiaba, seppur con le sue differenti
caratteristiche, ha una diffusione mondiale, mentre un prodotto come il poema
cavalleresco conosce una diffusione circoscritta nello spazio e anche nel tempo.
La classificazione delle forme narrative dipende dall’estensione del testo, che può
essere più o meno breve, fatto che comporta una distinzione tra testi di maggiore
(romanzo) o minore ampiezza (racconto). Tra le varie classificazioni, proponiamo quella
di Frye:
Novel La narrazione che tratta di uomini e si propone di rappresentare
→ →
personaggi veri collocati in una “cornice sociale consistente” (grande rapporto con
la sfera sociale);
Romance La narrazione che tende all'allegoria e che si propone di dare vita a
→ →
figure ispirate a tipi psicologici collocati in contesti stilizzati;
Confession Il termine si riferisce ad una autobiografia non necessariamente
→ →
collegata al narratore (con finalità estetica);
Anatomy Si tratta di una forma di fiction in prosa poco comune e poco
→ →
diffusa.
Dall’analisi della tradizionale distinzione tra narrazione naturale e narrazione artificiale,
Scholes e Kellogg hanno individuato due filoni principali caratteristici della narrazione
artificiale: la narrazione artificiale empirica, che riguarda la narrazione della realtà e la
narrazione artificiale fantastica, che riguarda la narrazione di una finzione
avventurosa. A loro volta, esse si distinguono in: filone storico, che si concentra sul
racconto di fatti reali, e filone mimetico, che si concentra sul racconto di un mondo che
imita la realtà, per la narrazione artificiale empirica; filone romantico, che si concentra
sulla dimensione estetica, e filone didattico, che ha finalità educative, per la narrazione
artificiale fantastica.
Lo sviluppo storico della narrazione. Presso le culture arcaiche, la narrazione naturale
appare una pratica che svolge un ruolo di fondamentale importanza sociale: all'attività
narrativa è infatti affidato un compito immediato di intrattenimento e una funzione di
istruzione e informazione. Questa forma di narrazione legata all'oralità si modifica nelle
modalità e nella funzione con la nascita della scrittura; nonostante ciò, fino al secolo
scorso, continuava ad essere una pratica assai diffusa nelle campagne, dove la
narrazione collettiva costituiva un rito assai diffuso e frequente.
Con il decadere della funzione collettiva della narrazione orale, si sviluppa
progressivamente la forma della narrazione artificiale, collegata a funzioni di carattere
sociale e individuale. Il passaggio è il seguente: lo sviluppo della narrazione artificiale,
essenzialmente scritta, avente un orientamento letterario, provoca un aumento
dell’alfabetizzazione che, a sua volta, causa un utilizzo più consistente dei mass media;
essi hanno portato allo sviluppo di una vera e propria forma di comunicazione
artificiale individuale.
Tornando alla narrativa naturale, ricordiamo che ne esistono forme molto diverse:
Narrazione di esperienze personali;
→ Resoconto di un viaggio compiuto;
→ Episodi della quotidianità che si caratterizzano per qualche aspetto di
→ eccezionalità o di esemplarità;
Esposizione di un episodio comico o curioso;
→ Barzellette.
→
Secondo Walter Benjamin (1892-1940), tutti i grandi narratori hanno attinto dalla
narrativa orale: “L'esperienza che passa di bocca in bocca è la fonte a cui hanno attinto
tutti i narratori. E fra quelli che hanno messo per iscritto le loro storie, i più grandi sono
proprio quelli la cui scrittura si distingue meno dalla voce degli infiniti narratori
anonimi”. Inoltre, secondo lui, la narrativa nasce da esperienze di vita vissuta; per questo
“chi viaggia, ha molto da raccontare”. Nella tradizione, secondo Benjamin, esistono due
tipi di narratori arcaici:
L’agricoltore sedentario La cui narrativa è legata al lavoro nei campi e alla
→ →
trasmissione di valori etici e morali;
Il mercante navigatore La cui narrativa è legata alla dinamica del viaggio.
→ →
Nel botteghe medioevali, questi due tipi arcaici si sono fusi: il mastro stabile e i garzoni
erranti lavorano infatti nelle stesse botteghe ma ogni maestro era stato garzone errante
prima di stabilirsi nella sua patria o altrove.
Con il passaggio alla narrativa artificiale, i due grandi filoni della narrativa naturale,
collegata a scopi pratici e utilitari, si convertono nelle partizioni della narrativa
artificiale, che risulta così articolata:
Avventura Narrativa dinamica, relativa alla scoperta e al movimento;
→ →
Riflessione Narrativa più statica, di riflessione, relativa alla memoria e
→ →
all’autobiografismo.
La creazione del mondo possibile. Per la creazione del mondo narrativo, del “mondo
possibile” è necessario che il personaggio agisca all’interno di un determinato
ambiente del quale sono specificati nel racconto assi spaziali e temporali, ma anche che
i personaggi possiedano caratteristiche (fisiche e psicologiche) ben definite e a loro
attribuite mediante le descrizioni del narratore o degli altri personaggi presenti nella
storia. Per quanto riguarda oggetti e paesaggi, il mondo narrativo è semplificato dai
riferimenti che il lettore ricava dalla propria esperienza nella vita reale: il mondo
narrativo viene interpretato dal lettore grazie ai riferimenti alla realtà e
all’immaginazione stessa del lettore. Per questo, l’autore lascia degli indizi sui
personaggi con dei riferimenti alla realtà, riferimenti tali per cui il lettore possa
elaborarne una propria interpretazione. Altrettanto necessari sono i nomi propri di
persona e la creazione di reciproche relazioni tra i personaggi: in questo modo, si
mettono in chiaro le molteplici sfaccettature del loro carattere. Naturalmente, le
descrizioni dei personaggi, dei luoghi, degli oggetti sono in qualità e in quantità
notevolmente inferiore rispetto a ciò che si può definire una descrizione del tutto
esauriente: sta al lettore creare una realtà narrativa omogenea e coerente con la
propria immaginazione. Dunque, per produrre un mondo possibile, l'autore deve
riportare una serie di avvenimenti che vengono indicati come storia del racconto: il
narratore deve essere in grado di presentarli in modo che essi possano variare a
seconda delle mutevoli esigenze del lettore o dei tempi della narrazione imposti.
Il mondo possibile viene prodotto in un racconto che può essere suddiviso in unità
minime, indicate come i motivi fondamentali che il narratore impianta nel proprio
racconto:
Motivi legati Determinanti per lo sviluppo logico del racconto.
→ →
Motivi liberi Non determinanti per lo sviluppo logico del racconto: essi
→ →
rivestono un ruolo molto più marginale e sono identificabili nelle descrizioni e
nelle digressioni.
Altri due elementi alla base del mondo possibile sono:
Fabula Termine con cui si indica l’ordine che possiedono gli avvenimenti nel
→ →
racconto secondo la loro sequenza logica e cronologica. Dipende dalla volontà
dell’autore e dalla capacità di astrazione del lettore;
Intreccio Termine con cui si indica la disposizione che hanno gli eventi
→ →
all'interno della fabula stessa.
In sostanza, quando si parla di intreccio ci si riferisce al prodotto finito. Intreccio e
fabula possono non coincidere, nel senso che possono presentare gli avvenimenti della
storia in ordine diverso. Così, ad esempio, se sul piano della fabula, una determinata
vicenda presenta tre avvenimenti (1-2-3), sul piano dell’intreccio questi avvenimenti
possono essere disposti in sei modi diversi: 1-2-3, 1-3-2, 2-1-3, 2-3-1, 3-2-1 e 3-1-2.
Analizziamo ora alcune tecniche espositive:
Prolessi (flashforward o anticipazione) Anticipazione di eventi futuri;
→ →
Analessi (flashback o retrospezione) Racconto di eventi passati;
→ →
Tecnica a tegola Tecnica che prevede il ritorno ad uno stato precedente della
→ →
vicenda, per poi far proseguire la narrazione da quel punto;
Montaggio alternato Tecnica che prevede l’alternarsi di due scene
→ →
contemporanee.
Analizziamo gli elementi fondamentali alla ba