Anteprima
Vedrai una selezione di 4 pagine su 12
Riassunto esame filosofia politica, Prof ssa Maria Stella Barberi. Libro consigliato Sul Leviatano, Carl Schmitt Pag. 1 Riassunto esame filosofia politica, Prof ssa Maria Stella Barberi. Libro consigliato Sul Leviatano, Carl Schmitt Pag. 2
Anteprima di 4 pagg. su 12.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame filosofia politica, Prof ssa Maria Stella Barberi. Libro consigliato Sul Leviatano, Carl Schmitt Pag. 6
Anteprima di 4 pagg. su 12.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Riassunto esame filosofia politica, Prof ssa Maria Stella Barberi. Libro consigliato Sul Leviatano, Carl Schmitt Pag. 11
1 su 12
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

Lutero il Leviatano è il principe di questo mondo, a cui Dio permette di

confondere gli uomini e al tempo stesso lo doma e gioca con lui tutti i giorni

per 3 ore. Di origine ebraica è anche l’interpretazione di La Peyrère,

contemporaneo di Hobbes, per il quale non vi è dubbio che esistano un

Leviatano di mare e uno di terra. La Peyrère rimanda al commentatore

francese del libro di Giobbe, Filippo Codurco, che dimostra che il Leviatano

indica una balena e Behemoth un elefante. Metaforicamente per Codurco

rappresentavano re e principi di questo mondo a cui Dio ha concesso di

esercitare un dominio. Il Leviatano è anche drago che uccide Behemoth,

l’elefante. Tra il 1550 ed il 1600 si interrompe la forza demoniaca

dell’immagine del Leviatano: scompare la religiosità popolare medievale e gli

spiriti malvagi si trasformano in spettri grotteschi. In Shakespeare è citato, ma

non ha nulla a che fare con la demonologia teologico-medievale. Viene citato

senza simbologie da Milton, come Diavolo ma in senso ironico da Dekker, in

senso polemico da Locke, in modo umoristico per tutto ciò che è molto

grande e potente.

3: Punto di partenza della costruzione dello Stato è in Hobbes la paura dello

stato di natura, in cui chiunque può uccidere un altro, homo homini lupus.

Nella condizione civile e statuale tutti i cittadini dello Stato hanno assicurata

la propria esistenza fisica e regnano pace, sicurezza e ordine. Il terrore dello

stato di natura fa riunire gli individui pieni di paura, che fa scoccare una

scintilla della ratio e si erge il nuovo Dio. Dio ha 3 significati in Hobbes:

immagine mitica del Leviatano, Costruzione giuridica del patto che spiega

una persona sovrana che si costituisce tramite rappresentanza, macchina

dello Stato animata da persona sovrano rappresentativa. Per Hobbes Dio è

soprattutto potenza. Il sovrano è creator pacis, creatore di pace terrena. Il

potere dello Stato è onnipotente, ma deriva dal patto stipulato tra gli uomini.

Individui si ritrovano insieme nella loro paura, finchè non risplende la luce

dell’intelletto e si costituisce un accordo basato sulla sottomissione al potere

più forte. La paura non crea, ma evoca il Leviatano. La persona sovrano

rappresentativa non ha potuto frenare la meccanicizzazione della concezione

dello Stato ed in Hobbes è l’anima del grande uomo che è lo Stato. Nell’intero

di corpo e anima, lo Stato è un homo artificialis, una macchina. Il Leviatano

divenne una grande macchina al servizio della sicurezza e dell’esistenza

fisica e terrena degli uomini da lui dominati e protetti. Hobbes sebbene

presenti delle affinità come la vita come esistenza fisica e terrena ed il suo

prolungamento basato sulla sicurezza, è lontano dalla concezione di

Condorcet, grande matematico: non vede l’uomo come buono ed educabile al

punto che il Grande Leviatano possa rendersi superfluo. L’individualismo

asociale comporta comunque la necessità di una pace, e ciò è realizzabile

mediante l’intelligenza. Escherich paragona gli Stati delle formiche, delle api,

a quelli degli uomini, ma mentre le prime annullano la propria sessualità per

rendere possibile lo Stato, gli uomini non fanno altrettanto e rendono

possibile la costruzione dello Stato grazie all’intelligenza. Hobbes ha già

pensato nel 600 ad una teoria di un’entità statuale costruita dall’intelligenza di

individui umani. La meccanicizzazione del grande uomo di Hobbes,

successivamente al corpo umano pensato come macchina (Cartesio), ha

reso possibile che anche il piccolo uomo potesse diventare macchina. Tutto

ciò non sarebbe stato possibile senza la meccanicizzazione dell’idea di Stato,

alla quale fa seguito l’innovazione della tecnica e del pensiero scientifico.

4: Risale a fine 700 la distinzione netta fra organismo e meccanismo. Per

Hobbes meccanismo e macchina possono presentare ancora valore mitico.

La macchina dello Stato, come la tecnica, si rende indipendente da contenuti

di fini o convincimenti politici, e si realizza un processo di neutralizzazione

che culmina nella tecnicizzazione generale. Il primo passo è stato compiuto in

un secolo saturo di lotte religiose e sanguinose, allontanandosi dalla teologia

tradizionale. Uno dei primi rappresentanti di questo indirizzo, Erasto, cercava

protezione dalla Chiesa nell’autorità temporale, senza smettere di pensare

come un buon cristiano. Ciò che distingue Hobbes da Erasto è la sua dottrina

dello Stato filosofica e sistematica. La neutralizzazione, può collegarsi con la

tolleranza, e l’una può passare con facilità nell’altra. E’ decisivo che le leggi

dello Stato siano indipendenti da contenuti di giustizia e verità, religiosa o

giuridica, e che abbiano valore in forza della determinatezza positiva della

decisione statuale. Auctoritas non veritas, divenne espressione semplice e

oggettiva di un pensiero tecnico positivistico. La macchina di uno Stato

funziona se garantisce la sicurezza della mia esistenza fisica pretendendo

obbedienza incondizionata alle leggi del suo funzionamento. Il resto porta a

non essere più sicuri della propria vita fisica, in quanto appellarsi a diritto e

verità inasprisce e incattivisce la guerra. L’idea dello Stato tecnicamente

perfetto e creato dall’uomo, come macchina che ritrova solo in sé il proprio

diritto e la verità, sebbene il positivismo giuridico risale all’800, è stata

concepita da Hobbes. Stato tecnico neutrale e collettività medievale sono

diversi: per la collettività può esserci diritto di resistenza contro un governante

illegittimo, in Hobbes è impossibile perché lo Stato o esiste funzionando

come strumento di pace o non esiste e trionfa lo stato di natura. Lo Stato

serve a porre fine alla guerra civile, altrimenti non sarebbe Stato. Il diritto

internazionale invece è praticabile solo fra Stati, perché chi non ha

l’organizzazione interna degli Stati moderni non può considerarsi civilizzato e

governarsi da sé. Diventano quindi oggetto di tutela e domino da parte degli

Stati. Al diritto internazionale inerisce un concetto di guerra che non distingue

giusto e sbagliato. La guerra di Stati ha il suo onore e la sua dignità, e il suo

diritto nel fatto che a farsi guerra sono gli Stati stessi. Un concetto

discriminatorio di guerra farebbe della stessa una guerra civile internazionale.

Gli Stati si fronteggiano in un reciproco stato di natura, nonostante in esso

possano stringersi patti. Solo lo Stato però assorbe razionalità e legalità.

L’immagine del Leviatano, come animale e macchina raggiunge il più alto

grado della sua efficacia mitica, cogliendo il ricorso all’Elementare,

imprescindibile nelle relazioni fra grandi potenze. Per illustrarle si adattano le

favole di animali: dall’aggressione di lupo ad agnello al discorso con humour

di Churchill sulle armi di difesa o attacco degli animali. I leviatani appaiono

come grandi animali, ma poiché quelli che si fronteggiano sono meccanismi

di comando fortemente centralizzati, appaiono anche come grandi macchine.

Junger scorge l’immagine perfetta di tali organizzazioni nelle moderne

macchine da guerra, congegni perfetti di fronte ai quali viene meno la

questione di giusto e ingiusto. Sarebbe lo stesso che voler discriminare sul

giusto o ingiusto del Leviatano.

5: Il Leviatano di Hobbes è il Dio mortale che porta agli uomini pace e

sicurezza, esigendo obbedienza incondizionata. Contro di lui non può esserci

diritto di resistenza. Egli punisce e ricompensa, determina tramite legge cosa

siano diritto e proprietà nelle questioni giuridiche, quale sia la verità da

confessare nelle cose che ineriscono la fede religiosa. La potenza sovrana

dello Stato è la sola a stabilire ciò a cui i sudditi devono credere come a un

miracolo. Riguardo alla fede nei miracoli, Hobbes muove dal presupposto che

nessuno può sapere con certezza se un fatto è miracolo o no. La sua è quasi

una critica illuministica tipica del 700, che si risolve con il sovrano che decide

cosa sia un miracolo. Decide lo Stato come ragione pubblica e come più alto

rappresentante di Dio in terra, contro la ragione privata del suddito. Hobbes

lascia comunque al singolo la libertà interiore di credere o meno. Da qui

iniziano libertà di pensiero e coscienza assieme ai diritti qualificanti per la

struttura del sistema costituzionale liberale, e l’origine dello stato come

potenza esteriore, dello stato neutrale e agnostico dell’8-900. E’ anche la

base della distruzione dall’interno del Leviatano e del Dio mortale, che con

Spinoza verrà privato della sua stessa anima. Quello che in Hobbes era in

primo piano come la pace pubblica, diventa con Spinoza una semplice

riserva. Da Tomasio in poi (1600-1700) anche la separazione di diritto e

morale diventa teoria corrente. Per l’evoluzione complessiva del diritto

costituzionale è essenziale che la distinzione tra fede interiore ed esteriore

posta da Hobbes, diventi convinzione prevalente. Gli esponenti dello sviluppo

della riserva interiore furono anche antagonisti: associazioni e ordini segreti,

massoni, illuminati, lo spirito dell’ebreo finchè il rapporto tra pubblico e privato

fu rovesciato. Nel 700 è Moses Mendelssohn a far valere la separazione di

interno ed esterno, moralità e diritto, pretendendo dallo stato libertà di

coscienza. Diede il via alla prima polemica tra sapienza tedesca e tattica

ebraica. Hamann ad esempio definisce caviale del Leviatano ipocrisia e falso

moralismo borghese. Nota che il Leviatano sia diventato un concentrazione di

potere onnipotente verso l’esterno, ma impotente verso l’interno, che può

solo fondare doveri coercitivi sulla base del timore. Quando la distinzione tra

interno ed esterno viene riconosciuta, la superiorità del primo sul secondo è

decisa. La superiorità del non pubblico può realizzarsi diversamente, ma il

risultato finale è l’ostilità contro il Levitano elevato a simbolo dello Stato. Tutte

le forze mitiche dell’immagine del Leviatano si ritorcono contro lo Stato

hobbesiano cosi simbolizzato: appariva bestialità o macchina, trasformatasi in

Moloch, che aveva perduto tutte le virtù di un mito razionale. Il Leviatano

diventa faccenda inumana e subumana, rispetto alla quale rimane da vedere

se sia concepita come organismo o meccanismo.

6: Con la distruzione dall’interno del Leviatano nel 700, la sua opera, lo Stato

è sopravvissuto presentandosi come meccanismo e macchina. La legge

diventò uno strumento tecnico in grado di

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
12 pagine
8 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/01 Filosofia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher inzaghino di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Filosofia politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Barberi Maria Stella.