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Premessa
Carl Schmitt inizia il suo discorso con un’introduzione alquanto chiara: la sua opinione è che la tendenza a generalizzare, che ha portato gli storici dell’arte a ricondurre tutto al Romanticismo, ha fatto sì che si venissero a creare dei collegamenti inopportuni nelle varie fasi storiche, «[…] e poiché ci sono sempre «movimenti» nella storia, ci sarebbe ovunque romanticismo» (p.46). Per Schmitt, questa è una delle prime definizioni caratteriali del Romanticismo: ponendo qualsiasi cosa come oggetto del suo interesse fluttuante, tutto lo può definire, ma mai con certezza, in quanto rimane sempre su un piano puramente estetico.
In Germania in particolar modo, Schmitt trova svariati collegamenti storiografici: «[…] con la restaurazione, col feudalesimo, con l’ideale di una società per ceti, con la controrivoluzione» (p.48/49). Essendo plurimo nelle sue forme, questo movimento
è dapprima rivoluzionario, poi conservatore oreazionario. È sempre alla ricerca di una “fuga” dal momento corrente, andando così ad esaltare l’agio delpassato o subito antecedente o remoto. Nadler (1884-1963), germanista e professore, studioso delleconnessioni tra le diverse epoche della letteratura tedesca ed i popoli, dirà che «[…] considera ilromanticismo come la rinascita di un popolo, come un vero e proprio «rinascimento», […] appartienespecificamente a un popolo storicamente e sociologicamente ben determinato, e cioè a un popolocoloniale di nuova stirpe» (p.50). Ma Schmitt evidenzia come il colonialismo può essere solo una piccolaparte del grande riquadro storiografico: per quanto «[…] possono ben individuare alcune caratteristichecomuni, come l’estraniamento o lo sradicamento, che contraddistinguono anche numerosi romantici; maquesti fattori restano ai margini
del movimento romantico […]» (p.51). Come abbiamo potuto leggere anche nella prefazione al saggio, per il filosofo la chiave di lettura di questo movimento è la borghesia; per esplicare la sua visione porta l'esempio di Hippolyte Taine, per il quale «[…] il romanticismo è un movimento borghese, che si afferma nel XVIII secolo, contro la dominante cultura aristocratica» (p.52). E, dato che questo nucleo è contraddittorio e plurimo in sé, ne risulta così un movimento dalle medesime sfaccettature. Al riguardo, continuerà dicendo: Nessuna epoca può esistere senza forma, né può avere soltanto un aspetto economico: la nostra, non riuscendo a trovarne una sua propria, si impadronisce di migliaia di surrogati, presi dalle solide forme di altri tempi e di altri popoli, per poi rifiutare i surrogati stessi, proprio perché non autentici. (p.54) Perciò, si potrebbe affermare che, dal punto divista romantico, tutto rimane confinato in un mondo dove sono i sentimenti a dettare legge e plasmare la realtà, rendendo tutto alla stregua "privata e irresponsabile" (p.55). Schmitt proseguirà il discorso dicendo che: L'occasione appare allora davvero come relazione con l'immaginario, e [...] con l'ebrezza o il sogno, con l'avventura, la fiaba o rappresentazione magica. Da occasioni sempre nuove nascono mondi sempre nuovi, [...] senza sostanza, senza relazioni, [...] privi di conclusione, [...] di decisione, [...] illimitati e guidati soltanto dalla mano magica del caso [...] In un mondo simile, il romantico può fare di ogni cosa il veicolo del proprio interesse privato, e [...] avere l'illusione che il mondo non sia che un'occasione. (p.58) Possiamo quindi sintetizzare questo excursus storico direttamente dalle parole di Carl Schmitt: Soltanto in una società minatadall'individualismo la produttività estetica del soggetto poteva porsi a sé stessa come centro spirituale della realtà; soltanto in un mondo borghese si poteva costringere l'individuo, spiritualmente isolato e lasciato a sé stesso, a farsi carico di tutti quei pesi che un tempo erano invece ripartiti tra le diverse funzioni gerarchiche dell'ordinamento sociale. (p.59)
Un esempio perfetto per Schmitt del Romanticismo politico s'incarna nella figura di Adam Müller, in quanto la sua vita è stata cosparsa di comportamenti contraddittori tanto quanto il movimento stesso.
INTRODUZIONE
Carl Schmitt c'introduce al Romanticismo politico, come abbiamo potuto vedere, collegandosi al periodo storico del suo tempo, chiave interpretativa di tutta la sua tesi: "il romanticismo affonda le sue radici in un'angoscia terrena, e si troverà che un popolo è tanto più romantico ed elegiaco quanto più la
suasituazione è sciagurata" (A. Ruge, Die wahre Romantik, ein Gegenmanifest, in Id., Gesammelte Schriften,cit., vol. III, p. 134). Storicamente parlando, possiamo evidenziare la rivoluzione francese dell'89 come uno dei maggiori avvenimenti che più hanno inciso sul pensiero contemporaneo: Schmitt, a tal proposito, sottolinea di come i liberali si vedessero nelle idee che scatenarono la rivoluzione, mentre i conservatori se ne scostassero. I romantici non ne rimasero immuni, anzi, ne furono influenzati a tal punto da ricadere prima in un lato e poi dall'altro.PARTE PRIMA – LA SITUAZIONE ESTERIORE
Nel XVIII secolo, in Germania la rivoluzione francese non risuonò come un campanello d'allarme, bensì come un buon augurio, dato il suo imminente indebolimento; dirà Schmitt al riguardo: "Solo dopo la guerra di liberazione si diffuse in Germania la paura di una rivoluzione nata da quelle idee, e ciò fu il pretesto per misure"
poliziesche» (p.81). Con l’esempio di M.me de Staël riportato dall’autore possiamocapire che in Germania si potesse parlare tranquillamente di rivoluzione non perché tale comportamentofosse tollerato, ma piuttosto perché «nessuno la prendeva sul serio» (p.82); insomma, «[…] la spintauniversale all’emancipazione umana, altrimenti pericolosa, in Germania produceva soltanto dei grossilibri» (In Fr. von Schlegel (a cura di), Deutsche Museum, vol. I, n.1, p.206/207).
Inizia così il discorso diSchmitt su Müller, raccontando di come questo apparentemente illustre letterato, addirittura fatto nobile,come aveva sempre desiderato, fosse in realtà di alcuna influenza in campo politico, e proprio per il suocarattere romantico. Le sue capacità oratorie erano lodevoli, e Schmitt lo rispetta per questo, ma fulcro delsuo essere era la sua capacità camaleontica di cambiare opinione quando
necessario per perseguire undeterminato scopo; scriverà il filosofo tedesco di lui:[…] già ai suoi esordi rivelava l’inclinazione ad assimilare in fretta l’ideale di eleganza sociale che dominava nel suo ambiente. (p.89)Ne sarà un esempio il suo Memoire betreffend die Redaktion eines Preussischer Regierungsblattes, in cui«rivelò subito […] che […] avrebbe potuto espletare tutti questi importanti servizi solo se il governo gliavesse riconosciuto una certa posizione sociale» (p.94). Schmitt è molto chiaro al riguardo, sottolineandocome questo suo atteggiamento l’avesse portato ad inimicarsi molti suoi coetanei («sia sempre apparso unimpostore a tutto il suo prossimo», p.98). Come abbiamo potuto già analizzare nella Presentazione, Müllerè un romantico politico in quanto incarna l’occasionalismo soggettivizzato, capostipite del Romanticismo:«[…] èstato sempre e soltanto lo zelante servitore di un sistema qualsivoglia, e che è stato sempre pronto a lasciar cadere quella parte delle sue idee che potesse ostacolargli la carriera politica, e ad assimilarne di nuove. Soltanto negli ultimi anni [...] ha osato esprimere pubblicamente alcune riserve di carattere politico, che tuttavia [...] non richiedevano particolare coraggio o decisione" (p.102/103).PARTE SECONDA – LA STRUTTURA DELLO SPIRITO ROMANTICO
Per descrivere accuratamente il Romanticismo, Schmitt analizza due eventi fondamentali per la sua formazione, i quali permisero al pensiero moderno di mutare: prima di tutto, con il sistema copernicano, assistiamo all'eclissi della visione teocentrica e geocentrica, con l'eventuale ascesa del cogito ergo sum: si fa largo l'antropocentrismo, ossia la visione dell'universo il cui centro nevralgico è l'uomo. In questa visione della realtà, per i romantici Fichte diventa
come il loro messia: con la definizione d'Io assoluto e non-Io, ha potuto così fomentare l'idea romantica che tutto il mondo materiale è "una "materia modificabile", un oggetto elaborabile e formabile dalla ragione" (p.109). Schmitt, per essere più chiaro, descrive così l'atteggiamento romantico:[…] utilizza i concetti pregnanti della filosofia […] modificandoli in direzione del sentimento, […] non cerca nemmeno di uscire dal mondo, […] come fa invece il misticismo, poiché […] restando […] si indirizza verso l'urbanità. In questa sospensione di ogni decisione,[…] sta l'origine dell'ironia romantica. (p.111)
Sparito adesso un Dio a cui farsi affidamento come "Terzo superiore" (p.89), per Schmitt "si affermarono due nuove entità mondane, che fondarono una nuova ontologia: l'umanità e la storia"
(p.115): l'umano, visto come popolo, Stato, o qualsivoglia forma, è il soggetto romantico, mentre la storia è la forza creatrice della quale si avvale, visto non come causa, bensì come occasio, vale a dire come pretesto per agire. Dirà Schmitt: "il popolo non è più il signore di sé stesso, ma è il prodotto di uno sviluppo storico" (p.118/119); per questo la storia non è scollegabile dal discorso, ma ne diventa parte integrante: non è il tempo presente ad interessare ai romantici, ma un tempo passato – come abbiamo potuto analizzare nella premessa, del quale è possibile discutere infinitamente senza venir influenzati e contraddetti. Per citare il filosofo tedesco: "il passato è la negazione del presente, e poiché il presente nega e distrugge ogni possibilità, il passato è la negazione di questa negazione" (p.128). Schmitt descriverà la situazione
Spirituali dei romantici con queste parole: [...] sotto l'influsso dell'individualismo fichtiano si sono sentiti abbastanza forti da poter rivestire il ruolo di creatori del mondo, [...]. Contemporaneamente, [...] sono stati immediatamente soggiogati. (p.122/123)
Ciò che il mistico medievale ha trovato