vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
II
Sul frontespizio della prima edizione inglese del Leviatano è riprodotta un'incisione
che col titolo e il motto garantisce che il testo eserciti una forte impressione dovuta a
quest'uomo dalle forme gigantesche composto dall'unione di uomini, che impugna con
la mano destra una spada e con la sinistra un pastorale sopra una pacifica città.
Sotto le braccia vi sono delle illustrazioni che rappresentano gli strumenti di potere
e lotta, come la lotta politica con la contrapposizione amico/nemico e che produce
specifiche armi da entrambe le parti. Alle fortezze e ai cannoni corrispondono
istituzioni e metodi di tipo intellettuale.
Il Leviatano illustrato, però non è né un mostro marino né un drago ma un uomo
grande e maestoso. Leviatano che nel testo è citato in tutto tre volte: come grande
uomo, grande animale e grande macchina realizzata dall'arte degli uomini.
L'unica spiegazione autentica fornita da Hobbes dell'immagine del Leviatano appare
nel capitolo XXVIII, dove tratta il problema delle punizioni e ricompense. Nella
situazione politica del XVII secolo, periodo di lotta tra Stato assoluto e Chiesa, il
Leviatano non è nulla più che l'immagine della potenza mondana più alta, più forte e
indivisa, tanto che tutti gli uomini gli sono sottomessi.
Poiché per Hobbes lo Stato è una guerra civile continuamente impedita da un
grande potere, lo Stato viene rappresentato come un mostro, il Leviatano appunto,
che raffrena di continuo l'altro, ovvero il Behemot che rappresenta la rivoluzione. Il
dualismo fra i due mostri ben raffigura la dottrina dello Stato di Hobbes, dove il
Leviatano è la più forte potenza terrena le cui forze tengono a freno ogni forza
inferiore. III
Schmitt evidenzia come Hobbes ci faccia notare che il terrore dello stato di natura
riunisce gli individui pieni di paura, che salendo all'estremo fa scoccare una scintilla
della ratio e, improvvisamente davanti a noi, si erge il nuovo Dio. Tale «nuovo Dio» è
«il Dio mortale che porta agli uomini pace e sicurezza: su questa base – e non certo in
forza di un “diritto divino dei re” – esige obbedienza incondizionata».
Due cose dunque caratterizzano il Leviatano: risolve una situazione di disordine (la
quale è la causa stessa del suo generarsi) e «esige obbedienza incondizionata».
Onnipotenza dello Stato che non ha carattere divino ma è opera dell'uomo, e si
costituisce tramite il patto stipulato dagli uomini.
La logica interna dello “Stato”, come prodotto artificiale istituito dagli uomini non
porta alla persona, ma alla macchina, prodotto prototipico della nuova epoca della
tenica dove la persona sovrano-rappresentativa è l'anima del grande uomo che è lo
Stato. Elemento personalistico che nel processo di meccanicizzazione è coinvolto e allo
stesso tempo vi si perde. Lo Stato è un homo artificialis, dunque una macchina
compiuta dagli uomini dove materia e artefice sono la stessa cosa, ovvero uomini.
Hobbes di tale Stato non fa di certo un paradiso terrestre: l'uomo è molto più
asociale di qualsiasi altro animale, pieno di paura e preoccupazione per il futuro e
spinto dalla fame. Fortunatamente però, coloro che nello stato di natura si fanno
guerra sono lupi dotati di intelligenza. Hobbes teorizza, dunque, un'entità statale
fondata sull'intelligenza degli esseri umani. Dunque con la concezione dello Stato
come prodotto artificale del calcolo umano si compie il passo decisivo.
IV
Per Hobbes meccanismo, organismo e opera d'arte è ricompreso nella macchina
pregna di valore mitico, prodotto della più alta capacità creatrice umana. Lo Stato è
un apparato tecnico, di cui le forze politiche possono servirsi come se fosse uno
strumento tecnico-naturale.
Questa macchina si rende indipendente da ogni convincimento politico, e acquisisce
la neutralità rispetto ai valori e alla verità propria di uno strumento tecnico. Si realizza
così dal Seicento in poi un processo di neutralizzazione che culmina nella
tecnicizzazione generale.
In primo luogo lo Stato deve allontanarsi da ogni tradizione religiosa, dunque una
neutralizazione che si collega con la tolleranza (impossibile in lotte religiose).
Per la neutralità in questa accezione tecnica è decisivo che le leggi dello Stato siano
indipendenti da ogni contenuto religioso. Il valore dello Stato tecnico-neutrale risiede
nella sua perfezione tecnica, e le altre idee di verità e giustizia sono inglobate dalla
decisione del comando globale, poiché introdurre quelle idee nell'argomentazione
giuridica porterebbe inevitabilmente al conflitto.
La macchina dello Stato dunque garantisce la sicurezza fisica e in cambio pretende
obbedienza incondizionata alle leggi. Nello Stato assoluto di Hobbes un diritto di
resistenza vero e proprio è utopico, è sempre un controsenso e un'assurdità.
Notiamo come possa accadere che la grande macchina statuale cessi di funzionare
a causa di una guerra civile ma ciò non ha nulla a che fare con un diritto di resistenza.
Lo Stato serve proprio a porre fine alla guerra civile e ciò che non pone fine alla
guerra civile non è Stato. Proprio per questo, i popoli e i territori non in grado di
dotarsi di un'organizzazione interna tipica degli stati moderni sono da considerarsi
“non civilizzati”. V
Il Leviatano di Hobbes, composto di Dio e uomo, animale e macchina, è il Dio
mortale che porta agli uomini pace e sicurezza ed esige obbedienza incondizionate,
ma non in virtù di un diritto divino dei re. Il Leviatano punisce e ricompensa e
determina con la legge cosa siano diritto e proprietà nelle questioni giuridiche. Inoltre,
la potenza sovrana dello Stato è la sola a stabilire ciò a cui i sudditi debbono credere
come a un miracolo, come il contrario, ovvero i miracoli cessano quando lo Stato li
vieta".
Hobbes può essere considerato come l'inauguratore del Settecento, un apristrada
dell'Illuminismo. Parte dal presupposto che nessuno può sapere se un fatto è un
miracolo o meno: la fede nei miracoli è sempre una superstizione e se qualcosa deve
essere considerata un miracolo, lo decide lo Stato in quanto public reason, in
contrapposizione alla private reason del suddito.
Il potere sovrano è il più alto rappresentante di Dio in terra, tanto da essere
designato come lieutenant of God. Il Dio mortale, dunque, ha potere anche sul
miracolo e la confessione di fede.
L'evoluzione dello Stato del Settecento porta a compimento la teoria della sovranità
del principe, dunque la forma classica di un assolutismo statuale. Un processo dove la
potenza statale domina sì il teatro degli eventi pubblici e la scena storico-politico, ma
contemporaneamente invisibili distinzioni di pubblico e privato, interno ed esterno
vengono esasperate.
I Thomasischen Gedanken del 1724 dichiarano ad esempio, che il principe non ha
alcun diritto di coazione nelle cose di religione e in tutto ciò che riguarda l'intelletto
umano. Lo Stato dunque si fa polizia, però limitata alla sicurezza e alla quiete.
La separazione tra interno ed esterno, come pubblico e privato ci porta al discorso
di Goethe sul rapporto tra Chiesa e Stato. Goethe afferma che la Chiesa lotta sempre
su due fronti: contro lo Stato e contro il bisogno di libertà dell'individuo, e tal
problema può essere risolto soltanto se il legislatore stabilisce a suo piacimento il
culto che tutti devono seguire esteriormente. Lo Stato assoluto può esigere tutto, ma
solo esteriormente. La religio è qualcosa che riguarda la sfera privata di libertà
dell'individuo. VI
Lo Stato dunque si presenta con l'immagine del meccanismo e della macchina, dove
la Legge incarna uno strumento tecnico portando lo Stato a trasformarsi in una
machina legislatoria.
Lo Stato di diritto dell'Ottocento è uno stato di leggi, che perviene attraverso il
perfezionamento tecnico a esistenza autonoma, pretendendo che le proprie leggi di
funzionamento vengano rispettate. Avviene dunque la trasformazione della legittimità
in legalità, del diritto prestatuale in una legge statale positiva.
Per Hobbes ogni sistema coattivo che funzioni sulla base di norme calcolabili è uno
Stato. Lo Stato è dunque opera umana che nasce da un patto di tutti con tutti e solo
dopo lo Stato si divide in costituzionale e istituzionalizzato.
VII
La sfortuna dell'immagine del Leviatano è dovuta al fatto che il concetto hobbesiano
di Stato fu associato in Inghilterra all'assolutismo monarchico. Il concetto di sovranità
dello Stato assoluto, come forma pure del potere pubblico non ha trovato consensi in
Inghilterra, ma al contrario la costituzione inglese è stata l'esempio di un mixed
government.
Il compimento della riforma
Osservazioni e cenni su alcune interpretazioni del Leviatano
I
Francis C. Hood nella sua analisi del Leviatano parte dall'analisi dell'ambito di
validità dell'obbligazione e del suo fondamento. Fondamento che sta negli imperativi
della legge naturale che obbligano se ad essi si aggiunge il comando divino.
Il senso e il fine della teologia politica di Hobbes sono orientati alla pace, alla
conclusione delle guerre civili di religione e alla pace di una collettività cristiana, dove
il sovrano è un cristiano.
Da millenni il Leviatano è una delle immagini più potenti della teologia politica, e
Schmitt si chiede se Hobbes sapesse quel che faceva quando scelse l'immagine del
Leviatano come simbolo del suo pensiero, visto il pericolo di distruggere il proprio
progetto pedagogico di educare i cittadini utilizzando un'immagine del genere. Ad
esempio Behemot e Leviatano non rappresentano la dicotomia bene male, ma si
distinguono come elemento terrestre ed acquatico, tanto che molti teologi cristiani del
Medioevo utilizzavano questi due nomi indifferentemente.
II
Secondo l'interpretazione di Braun la struttura politica delineata da Hobbes col
nome di Leviatano come dotata di quattro forme: uomo, animale, macchina e Dio.
Behemot sono i presbiteriani e indipendenti inglesi, considerati da Hobbes come
distruttori della pace.
Braun identifica Hobbes come un mascheratore di un totalitarismo statale
anticristiano. Braun vede nel cinismo del Leviatano un tentativo di ridurre in silenzio
teologi e predicatori, che vengono posti al servizio dello Stato, con l'obiettivo di
inculcare il dovere dell'obbedienza alla legge dello Stato ai sudditi. Un tentativo
dunque di sostituire al regno di Cristo il mito pagano di un ordine pacifico.