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CAP XI - IL BIG BANG
Chomsky, ma anche certi suoi oppositori, concordavano nel ritenere che il
linguaggio non può essersi evoluto per selezione naturale. Secondo Pinker invece
può.
Sistemi di comunicaz animale:
- repertorio finito di richiami
- segnali che indicano la grandezza di qualche stato (più un ape danza in fretta, più
cibo c'è)
- variazioni casuali su un tema (canzone di un uccello con nota nuova ogni volta)
Il sistema umano invece è infinito, discreto e composizionale (ogni variazione ha un
possibile significato diverso). E' controllato dalla corteccia, mentre negli animali da
zone più antiche del cervello - le stesse che nell'uomo controllano ancora
vocalizzazioni come pianto, riso, grida istintive per il dolore...
Secondo alcuni psicologi tutti gli animali hanno capacità di apprendimento che
l'uomo ha solo sviluppato meglio perché ha migliorato gli organi fonatori e i circuiti
nervosi che producono e percepiscono il linguaggio. Certi istruttori di scimpanzé
affermano di avergli insegnato l'ASL, ma solo perché ogni tanto gli scimpanzé
facevano un gesto che poteva essere ricondotto a uno dei segni dell'ASL - che invece
è una vera e propria lingua con una grammatica, per cui saperla parlare significa
saper usare quella grammatica. I gesti che gli scimpanzé riuscivano a fare, fra l'altro,
erano quelli che facevano anche da selvatici. Non usavano il sistema flessivo dell'ASL
né padroneggiavano la grammatica; è vero che a volte riuscivano meglio di un
bambino di due anni, ma un bambino non è addestrato per tanto tempo e ha un
temperamento ben diverso! Inoltre gli scimpanzé non vanno oltre un certo punto,
mentre il linguaggio dei bambini esplode.
Per Pinker, il linguaggio umano è effettivamente una caratteristica peculiare
dell'uomo, che lo distanzia di molto dalle altre specie: ma questo non è in
contraddizione con l'evoluzionismo. Anche l'elefante ha una proboscide utile a
numerosissime funzioni, organo che nessun altro possiede. D'altra parte l'evoluzione
non si rappresenta con una scala in cui l'uomo è l'ultimo gradino, ma con un
"cespuglio": non è che l'uomo d'improvviso abbia inventato il linguaggio, ma questo
ha iniziato ad essere prerogativa di un lontano antenato dell'uomo - che tuttavia si è
sviluppato su un ramo diverso da quello che avrebbe dato vita allo scimpanzé, per
questo lo scimpanzé non ha linguaggio - sotto forma di una prima traccia di capacità
linguistica, che ha avuto ben 350mila generazioni per divenire elaborata come la
nostra. Gli organismi che avevano capacità intermedie di linguaggio, quelle che ci
ostiniamo a cercare negli scimpanzé, c'erano, ma sono tutti morti prima di noi!
La selezione naturale non solo è un’alternativa scientificamente rispettabile alla
creazione divina: è la sola alternativa che può spiegare l’evoluzione di un organismo
complesso come l’occhio. La ragione per cui la scelta è così ridotta – Dio o la
selezione naturale – è che le probabilità di ottenere le strutture che hanno le
funzioni dell’occhio mettendo insieme parti di materia sono estremamente basse. Il
materiale animale di un occhio sembra essere stato assemblato con in mente il
progetto della visione – ma in quale mente, se non nella mente di Dio? In che altro
modo il semplice scopo di vedere bene causerebbe qualcosa che veda bene? Il
potere davvero speciale della selezione naturale è di risolvere il paradosso. Se gli
occhi oggi vedono bene è perché discendono da una lunga genealogia di antenati
che vedevano un pochino meglio dei loro rivali, cosa che permise loro di riprodursi
di più di quei rivali. I piccoli miglioramenti casuali nella vista furono trattenuti,
combinati e concentrati nei secoli dei secoli, e generarono occhi sempre migliori.
L’istinto linguistico, come l’occhio, è un esempio di ciò che Darwin chiamava «quella
perfezione di struttura e co-adattamento che giustamente suscita la nostra
ammirazione» e che, come tale, porta il timbro inconfondibile del progettista della
natura: la selezione naturale
Secondo Chomsky la grammatica non è frutto della selezione naturale, ma di leggi
fisiche. Caratteristiche diverse del cervello, sviluppatesi, quelle sì, per selezione
naturale, avrebbero avuto come conseguenza indiretta - e obbligata da leggi fisiche -
la costituzione di strutture mentali adatte a una grammatica mentale. In fondo,
sostiene Chomsky, non abbiamo idea di come funzioni la fisica di miliardi di neuroni
concentrati in un cervello.
L'ipotesi sembra molto improbabile. Il linguaggio deve essersi evoluto in una serie di
tappe intermedie, ciascuna utile al suo possessore. Una grammatica intermedia
poteva possedere meno regole, simboli con una gamma di significati più limitata,
ecc.; poteva trattarsi di un protolinguaggio come quello dei bambini allo stadio delle
due parole, o dei segni degli scimpanzé, o del linguaggio parziale imparato dai
bambini-lupo.
Secondo Premack, il linguaggio umano ha caratteristiche complesse (come la
ricorsività) che risultavano inutili a uomini primitivi - non servono tante subordinate
per cacciare mastodonti. Pinker confuta l'argomento:
- Primo, basta che un tratto dia un vantaggio minimo, dell'1%, perché nel giro di
poche migliaia di generazioni quel tratto si diffonda.
- Secondo, a giudicare dai cacciatori-raccoglitori di oggi, quegli uomini svolgevano
una serie di attività (costruire utensili, raccogliere piante e quindi avere nozioni di
biologia...) che avrebbero tratto molto vantaggio dal potersi comunicare
informazioni complesse.
- Terzo, i popoli dipendono da alleanze reciproche che rendono necessario
comunicare - e chi comunica meglio ha un vantaggio.
XII I cultori del linguaggio
Per un linguista o uno psicolinguista il linguaggio è una cosa importante. Il modo di
determinare se una costruzione e' grammaticale consiste nel trovare persone che
parlano la lingua e chiedere a loro. Le parole regola grammaticale e grammaticale
hanno significati molto diversi. Lo scienziato che studia il linguaggio propone delle
regole di tipo descrittivo che codificano il modo effettivo di parlare. Per uno
scienziato il dato fondamentale del linguaggio umano è la sua totalità. La storia dei
cultori del linguaggio comincia nel 1700 quando il dialetto londinese comincio' a
venir criticato dagli intellettuali del tempo. Il latino veniva considerato invece
l'idioma dei lumi e della cultura e veniva proposto come modello a cui l'inglese
doveva attenersi. I Cultori del linguaggio sostengono che l'inglese americano non
solo e' diverso ma meno sofisticato e meno logico. La sordità della prosodia e il
disinteresse per i principi del discorso della retorica sono importanti strumenti di
lavoro dei cultori del linguaggio. I cultori del linguaggio sono persone che si
presentano come esperti del linguaggio e hanno scopi competenze modi di
ragionare diversi, abbiamo diverse tipologie di cultori del linguaggio
Wordwatcher: in genere sono ricercatori di altri campi che assecondano le loro
passioni scrivendo poi dei libri. Essi hanno la preoccupazione primaria che i parlanti
non siamo più in grado di distinguere tra nome e verbo e si focalizzano su
espressione eccentriche portate alla luce di tanto in tanto
Geremia: ovvero coloro che ritenevano che il compito in più importante fosse quello
di difendere la propria lingua dalla corruzione
Intrattenitore: coloro che mettono in mostra la loro collezione di giochi di parole
anagrammi rebus eponimi pedanterie strafalcioni e papere prevalentemente presi
dal linguaggio comune
Saggio: conosciuti per la modellazione di buon senso sulle questioni di uso del
linguaggio.
Nonostante questo i custodi del linguaggio hanno due fondamentali debolezze la
prima e' la grossolana sottovalutazione dei mezzi linguistici della gente comune. La
seconda debolezza riguarda la loro completa ignoranza della moderna scienza del
linguaggio non solo della teoria di Chomsky ma anche della costruzione degli idiomi
dell'inglese di come la gente li usa e li pronuncia. Essi inoltre sottovalutano anche un
altro aspetto importante che e' la causa reale di ogni forma di linguaggio la mente
umana. Un altro aspetto importante dell’uso della lingua riguarda lo stile e la
chiarezza della prosa scritta. L'esposizione scritta richiede alla lingua di esprimere
catene di pensieri molto più complessi di quanto esso non sia stata biologicamente
programmata a fare.
XIII - IL PROGETTO DELLA MENTE
Affermare l'esistenza di un istinto linguistico sfida il relativismo secondo cui non
esiste una "natura umana" fissa.
La dottrina alla base del relativismo, il Modello standard delle scienze sociali (MSSS)
si sviluppò dagli anni Venti e sosteneva che:
- mentre gli animali sono imbrigliati dalla loro struttura biologica, il comportamento
umano è determinato dalla cultura; questa può variare arbitrariamente e senza
limiti.
- i neonati nascono con solo una generica capacità di apprendere; tutto quel che
sanno viene dall'istruzione, dai premi-punizioni, ecc.
La teoria alternativa, il determinismo biologico, viene accusata di assegnare alle
persone dei posti fissi nella gerarchia sociopoliticoeconomica, generando quindi i
recenti orrori della discriminazione, razzismo ecc.
La solita diatriba se l'eredità o l'ambiente, o entrambe insieme, causino un
comportamento, per Pinker è superata. [vedi schema pag 401] Semplicemente,
l'eredità dà vita a certi meccanismi psicologici, anche di apprendimento, ai quali
l'ambiente fornisce i suoi input, e che realizzano certi comportamenti di
conseguenza.
Secondo la psicologia evoluzionistica di Tooby e Cosmides, il discorso si può
estendere dal linguaggio al resto della psiche:
- come il linguaggio richiede un complesso software mentale, lo stesso vale anche il
percepire, il ragionare a l'agire.
- l'apprendimento esiste, ma ciò che lo rende possibile è un meccanismo innato.
- i meccanismi di apprendimento che governano sfere differenti (linguaggio, umore,
cibo, relazioni...) sono diversi: infatti un meccanismo che impara la cosa giusta in
uno di questi ambiti imparerebbe quella sbagliata se applicato a un altro; ogni
ambito ha una sua logica. L'uomo è flessibile non perché l'ambiente lo modella
arbitrariamente, ma perché possiede in sé moduli d'apprendimento diversi,
ciascuno dei quali apprende in modo proprio.
- se è improbabile che progetti così complessi siano sorti per caso, al