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NOBILTà il piacere e il sesso. Non mancava però chi sosteneva un punto di
vista diametralmente opposto, il potente conte di Orange
Raimbaut, detto anche Raimbaut d’Aurenga*.
Giraut de Bornelh, l’inventore del trobar leu, ma anche lui allo
stesso tempo seguace del trobar clus, Dante lo cita più volte nel De
vulgari eloquentia e a Giraut è attribuito il primato nel campo
tematico della rettitudine, della Virtus, quello della poesia Morale,
stabilendo subito dopo un parallelismo tra se stesso e Giraut.
L’IDEA DEL RAPPORTO AMOROSO quale viene annunciata dal
trovatore si differenzia in maniera radicale da quella dei trovatori
aristocratici e colloca Giraut nella scia della poesia marcabruniana;
la sua poesia è un interrotto ensenhamen sui doveri dell’amante e
della dama, sulla necessità di vivere l’amore nella sofferenza,
sull’obbligo di un rapporto esclusivo e di na dedizione complet; né
mancano le critiche ai falsi amanti e a quanti credono di poter
vincere in amore con l’orgoglio e la prepotenza. Tutto nettamente
in contrasto con la concezione dell’amore di Raimbaut**.
Raimbaut d’Aurenga:
Nato come sembra nel 1144, mecenate e interlocutore di altri
poeti, occupò con la sua eccezionale personalità poetica un
decennio cruciale del XII secolo. Le quaranta poesie di sicura
attribuzione ne fanno un trovatore di prima grandezza e rivelano
non solo un’inesauribile ricerca formale, ma anche il tentativo di
modificare radicalmente lo spazio cortese. Sulla questione della
nobiltà fa esplicito riferimento alle prese di posizione da parte di
altri poeti e non solo rovescia il punto di vista di Giraut, ma va ben
oltre le sue soluzioni, da un lato attaccando le dame che si
accontentano di amanti di umili origini, dall’altro propone un
modello di amore cortese felice e realizzato.
Forse prima del Natale del 1170, Giraut de Bornelh fu invitato da
Raimbaut d’Aurenga a dibattere su un altro problema che a
quell’epoca stava accendendo gli animi, il contrasto cioè tra lo stile
ENSENHAMEN: illustrano e “chiuso” e quello “leggero”; il tema dello stile clus, appena sfiorato
divulgano i fondamenti da Peire d’Alvernha, viene così raccolto e discusso da altri trovatori.
della civiltà cortese. En. Raimbaut sostiene il trobar clus in nome di un ideale aristocratico:
Possono essere i sirventesi. tutto ciò che è comune è da considerare vile. Dal canto suo Giraut*
sembra più sensibile al confronto con il pubblico: la poesia non
porta altro premio che il consenso dell’udienza e i testi devono
essere perciò comprensibili a tutti; del resto lo stile facile richiede
un impegno non minore di quello difficile. Paradossalmente, però,
Giraut ha praticato in prima persona il trobar clus e il trovatore ci
informa più volte del suo passaggio. Da questi dati alquanto confusi
si potrebbe ricavare l’idea di un Giraut* completamente
schizofrenico, ma Giraut* è un poeta complesso e ciò che è oscuro
TROBAR CLUS E TROBAR per noi non è detto che lo fosse per i suoi contemporanei; se ne
LEU deduce che fra la poesia oscura e quella chiara non c’è che una
differenza di gradi, non una polarizzazione netta, e che per noi è
impossibile tracciare un limite al di là del quale una poesia si possa
definire clus o leu; la distinzione tra poesie chiuse e poesie legere è
tutt’altro che auto evidente.
Se parliamo di oscurità il primo nome che viene in mente è quello
di Marcabru, precedente storico di una poesia complessa e difficile,
di cui lo stesso autore ne aveva teorizzato l’oscurità. Sarebbe però
sbagliato vedere una dichiarazione programmatica del trobar clus o
il suo atto di fondazione in Marcabru; egli si dichiara seguace del
trobar naturau, cioè di un poetare naturale, schietto e nella sua
poetica non ci può essere posto per l’articicio formale e l’oscurità
fine a se stessa.
**Per Raimbaut l’amore è estraniamento dal mondo, alla ricerca di
un fin joi natural , una dimensione ottimistica dell’amore.
La polemica sullo stile sembra attutirsi e spegnersi dopo la morte
del poeta.
Raibault approda anche sul versante comico, ponendosi sulla scia
parodica di Guglielmo IX. Sbeffeggia i temi più cari alla lirica
trobadorica, utilizzando anche un linguaggio osceno e dissacratorio,
ricordiamo infatti la tenzone del “corn”sirventese tra i più singolari
e audaci della lirica d’oc.
Bernart de Vantadorn:
Rigorosamente votato alla poesia d’amore, Bernart de Vantadorn
dispiega il suo canto in omaggio alla domna che lo fa soffrire, ma
che a tratti sembra concedergli un filo di speranza, riempendogli il
cuore di gioiosa clardat, luce interiore che s’irradia all’esterno e
colora e riscalda il mondo. Al fin aman basta uno sguardo dei begli
occhi amorosi della dama per dimenticare la sua petrosa
indifferenza e recuperare un istante di precaria gioia. Di questi
fugaci entusiasmi e ricorrenti sconforti vivono le canzonidi Bernart,
nell’attesa di un bacio che uccide e risana, e che almeno una volta è
stato concesso. Tutti archetipi del vassallaggio, riferimenti al lessico
e ai rituali della società feudale che non escudono la presenza
soggiacente di modelli metastorici.
A ostacolare il percorso verso la meta agognata della cambra (la
stanza dove lei si spoglia), non è solo la durezza di madonna, ma
anche l’agguato delle malelingue, i lauzengiers , intenti a spiare e a
denunciare all’amata il benché minimo fallo. La dama inaccessibile,
peraltro, ha tratti mutevoli e identità sfuggente tra carnalità e
trascendenza. Bernart sembra preannunciare la definizione
dantesta del dolce stil novo: l’anima pervasa dal desiderio d’amare
si congiunge a Dio e agisce come guidata dallo spirito di scienza. Il
trobar leu di Bernart, a prima vista facile da capire, nelle sue prove
più impegnate implica forse vari livelli di significazione e una
struttura concettuale tutt’altro che semplice.
Bernart de Vantadorn si inserisce anche all’interno di un dibattito
della lirica medievale che vede coinvolto un altro trovatore e un
poeta francese. Il dibattito è interessante perché mette a confronto
TRE POSIZIONI DISTINTE SULL’AMORE; si tratta insomma di tre
canzoni giocate su una fitta trama di intertestualità che si misurano
e dibattono sulla condotta di Isotta, celebre protagonista del
romanzo di Thomas, il Tristan, che riassume il famoso
compromesso cortese.
Le tre canzoni sono rispettivamente di: Raimbaut d’Aurenga,
Bernart de Vantadorn e il francese Chrétien de Troyes. I richiami
evidenti che legano i tre poeti hanno posto nel tempo il problema
dell’ordine cronologico dei componimenti. L’ipotesi più diffusa
assegna la priorità al signore d’Aurengache si rivolge a Bernart. La
chiave sta nel senhal di Raimbaut, sul misterioso Carestia
dedicatario della canzone. Raimbaut probabilmente aveva coniato
per Bernart il senhal Carestia per la sua rinuncia all’amore e per il
rifiuto, o comunque le continua sospensioni del suo canto.
Ad ogni modo, la canzone di Raimbaut, riconferma la sua
concezione vitalistica e felice sull’amore, nel confronto con la
leggenda di Tristano, il poeta sostiene la sua versione dell’amore
cortese, un amore inarrestabile anche se proibito e, al
comportamento di Isotta egli giustifica l’arte del tradimento, la
midons infatti è invitata a fingere con il marito in modo da poter
riservare il suo amore all’amante.
La presa di posizione di Raimbaut non rimase senza risposta, infatti,
forse subito, Bernart de Vantadorn, risposte con quella che è la sua
canzone più famosa, la canzone della “lauzeta”. Egli utilizza un
impianto strofico che allude alla canzone di Raimbaut, presentando
rispetto ad essa solo una leggera variazione. La poesia di Bernart è
una poesia di commiato e di rinuncia all’amore, siamo cioè agli
antipodi del conte d’Aurenga: Raimbaut infatti propone il
superamento dell’ostacolo dell’adulterio con la finzione e con
l’inganno e teorizza un rapporto segreto ma sotto ogni aspetto
felice; Bernart, invece, forza lo spazio cortese perché rinuncia alla
sua condizione di amante, intendendo l’amore come una
proiezione narcisistica del soggetto e quindi come negatività
assoluta.
No sfuggirà, quindi, la diversa tonalità, rispetto alla lirica occitanica,
del terzo componimento preso in considerazione, quello del
francese Chrétien de Troyes, che mira a ristabilire l’ortodossia
cortese rispetto alla trasgressioni di Raimbaut e di Bernart. La
situazione proposta nella sua canzone è infatti quella tipica
dell’amante cortese: il poeta ama senza essere corrisposto dalla sua
donna ma, prendendo decisamente le distanze da Tristano, la
condizione in cui si trova il perfetto amante cortese di Chrétien non
è dovuta a un potere incontrollabile, naturale o sovrannaturale, ma
dipende esclusivamente dalla libera scelta del soggetto. Nei temi e
nei motivi è quindi una puntuale risposta alla leggenda del Tristan
di Thomas, l’opera narrativa sembra finalizzata, così, a una drastica
correzione del modello tristaniano, sentito come una realizzazione
tragica e antisociale dell’amore cortese.
Principio di ordine sociale, l’amore è anche per Chrétien la
condizione irrinunciabile dell’equilibrio del soggetto.
TRISTAN E CARESTIA Arnaut Daniel:
INVENZIONE SESTINA Trovatore di cui si hanno ben poche notizie biografiche. Secondo la
GENERE DEL SIRVENTESE: vida, nacque a Ribérac nel Périgord, frequentò le scuole e ebbe una
genere satirico, morale e formazione da chierico. Egli raccolse a distanza di pochi anni
politico. Nel Sirventese, l’eredità dello sperimentalismo linguistico e metrico di Raimbaut,
assai più che nella del suo trobar ric. La storia dell’interpretazione di Arnaut Daniel è
canzone, si riesce a stata però fortemente condizionata dal giudizio di Dante nel De
cogliere il contatto della vulgari eloquentia (dante lo pone come maestro della poesia
poesia provenzale con la d’amore) e dall’eccezionale rilievo attribuitogli nel 26° canto del
realtà storica e social, con purgatorio. Arnaut rappresenta il precedente più importante,
le mentalità e i gusti del anche se non unico, per l’esperienza di Dante.
pubblico. E’
principalmente la Del trovatore si è sempre sottolineata l’eccellenza tecnica e &ogr