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Capitolo I – La Fondazione
La poesia dei trovatori si apre con la figura di Guglielmo IX d'Aquitania,
personalità di rilievo dalla scandalosa vita privata, piena di sregolatezze, vizi, e
dalla conseguente cattiva reputazione. È detto per questo “trovatore bifronte”:
da un lato esalta le virtù cortesi e il sacrificio in amore, dall'altro elogia senza
mezzi termini I piaceri del sesso. Tra le dieci poesie di Guglielmo, sei sono
rivolte ai compagni della sua cerchia, con un tono giocoso e contenuti spinti;
tre sono poesie cortesi e una rappresenta il cosiddetto canto di penitenza. In
ordine cronologico non si colloca tra gli ultimi, di conseguenza non sarebbe
giusto considerarlo come prova del pentimento di un peccatore: viene scritto
dopo che il poeta era stato ferito in battaglia, in un momento critico dal punto
di vista personale.
− I canzone → la poesia si apre con un esordio naturale, un topos comune,
un modello fisso, che il poeta riesce comunque a personalizzare; in
questo caso si tratta di un esordio primaverile: il poeta guarda la natura e
la mette in rapporto con il suo stato d'animo e la sua condizione. Il
mondo naturale è pieno di gioia, quindi è giusto che ciascuno pensi a ciò
che ama di più; la donna, in questa canzone, non è nominata nemmeno
con un pronome personale, dunque nessun accenno alla dedizione totale
alla persona amata. Nella quinta e nella sesta stanza sono chiare le
influenze della vita feudale sull'etica amorosa: l'amore non è inteso, nella
poesia cortese, come un fatto privato, bensì strettamente legato alla
società e al mondo. Il poeta comunica alla cerchia del suo pubblico la sua
esperienza amorosa, ponendosi a modello e ad esempio, la poesia è
quindi esemplare. La settima stanza contiene un elemento ancora nuovo:
la selezione e l'importanza del pubblico per il poeta. Con la nascita della
lirica volgare, il rapporto tra poeta e pubblico appare mutato: nella
cultura latina medievale, regnava la distinzione tra letterati e illetterati,
tra quanti sapevano leggere e scrivere in latino e chi no. La poesia dei
trovatori rivoluziona tutto: una poesia in volgare, non più in latino, dà vita
a nuove distinzioni: questa poesia è rivolta alle persone che amano, a
quanti sono in grado di condividere l'esperienza del trovatore, ed è
meglio intesa da coloro I quali sono in possesso di una competenza
formale e musicale autonoma. È inoltre una poesia laica, autonoma
rispetto alla Chiesa e alle istituzioni culturali medievali. I destinatari sono
quindi le persone, uomini e donne, che vivono nelle corte feudali, dalla
più varia estrazione, tutti I livelli della società feudale.
− II canzone → anche qui il trovatore, traendo spunto dalla natura a
primavera, afferma che è giusto rivolgersi verso ciò che si ama. Il
poeta-amante qui vive uno stato di incertezza: non riceve messaggi
dall'amata ma non osa farsi avanti. Spera che anche stavolta riesca a
fare pace con la sua donna, spera anche che la maldicenza degli invidiosi
non lo separi dalla sua amata. Compare la metafora feudale, che vede
l'amore nei termini di un rapporto feudale: il poeta si rivolge alla sua
donna come un vassallo al suo signore, e ha nei suoi confronti un
atteggiamento di sottomissione e timore, al punto da non prendere mai
l'iniziativa. Anche feudale è il riferimento all'anello che il signore donava
al vassallo nel corso della cerimonia di investitura; così come l'immagine
del poeta che mette le mani sotto il mantello dell'amata, richiama l'atto
dell'investitura, quando il signore copriva, in segno di protezione, il
vassallo inginocchiato con il lembo del suo mantello. La dama è midons,
una forma maschile che sta per mio signore. L'uso di questo pseudonimo
ha delle motivazioni ben precise: innanzitutto per celare l'identità
dell'amata; il suo amore dev'essere del tutto segreto, a causa della
condizione sociale della dama cantata dai trovatori, ossia una dama di
alto rango. Inoltre questo amore ha spesso natura adultera, anzi sarebbe
una delle condizioni essenziali dell'amore cortese. L'amore dei trovatori
riguarda una donna inaccessibile, un amore impossibile cui si presentano
continui ostacoli. Lo scenario di questo amore è delimitato dalle mura del
castello, affollato di estranei e di presenze ostili, tra cui il marito e I
maldicenti, che possono spargere la voce del rapporto tra I due amanti o
guastare con menzogne la reputazione del poeta presso la sua dama. Ciò
non significa che la donna del trovatore sia angelicata o sublimata:
sebbene midons, conserva la propria fisicità ed è sempre oggetto del
desiderio concreto, contatti ravvicinati con lei e perfino rapporti sessuali,
in senso letterario, non sono esclusi. L'amore dei trovatori comprende
componimenti di accesa sensualità, va precisato però che il godimento,
la realizzazione totale dell'amore, avviene soltanto nel ricordo e nel
sogno. Il presente è segnato dal desiderio e dalla tensione continua verso
qualcosa di molto lontano o addirittura irraggiungibile.
La poesia cortese ebbe la funzione di proporre un modello di comportamento,
un ideale di vita, un sistema di valori che vennero fatti propri dal mondo
feudale.
− III canzone (poesia del gatto rosso)→ testo-parodia, che si apre con
l'immagine del poeta che compone assonnato mentre vaga a cavallo. Vi è
la parodia di una delle virtù del perfetto amante cortese, ossia il silenzio
e la discrezione: il protagonista dell'avventura sopporta ogni tormento
senza parlare, ma il poeta viene meno alle leggi della discrezione sia
entrando nei dettagli, sia fornendo nome e cognome delle dame e quasi
l'indirizzo. Nomi fittizi, parodici, ma forse non scelti a caso, perché il
poeta potrebbe alludere a due sue parenti dagli stessi nomi.
CAPITOLO II : UTOPIE E DISTOPIE
L'immagine unitaria e compatta che possiamo avere oggi della lirica provenzale
non deve trarre in inganno: celava al suo interno tensioni, conflitti e fratture,
spiegati anche espressamente dai trovatori nei loro componimenti.
1. Jaufre Rudel, poeta dell'amore lontano: la lontananza dell'oggetto
amato è condizione essenziale dell'amore; esponente del paradosso
amoroso, un amore che non vuole possedere ma godere di questo stato
di non possesso. l'esperienza amorosa appare come una tensione
costante verso l'irraggiungibile perfezione richiesta per essere degni di
ricevere la grazia da madonna (in occitano midons, ovvero 'mio signore'),
durante la quale l'amante si affina spiritualmente e intellettualmente. La
dama è, infatti, inaccessibile, perché è sposata o perché è lontana,
spesso chiusa in un castello. L'unica condizione che consente
il joi d'amore è spesso il sonno, forse da interpretare come
trasfigurazione poetica del bonus sopor, ovvero lo stato di estasi e di
distacco dalla carne. La dama, infatti, è descritta nella sua corporeità, ma
trascende la natura umana.
2. Marcabru, poeta morale : invettive contro la decadenza dei costumi,
degenerati rispetto all'etica cortese, I falsi trovatori, che avrebbero
tradito la purezza originaria dell'etica cortese cantando di un amore falso.
La sua concezione amorosa si fonda sull'amore coniugale, il che lo colloca
fuori dallo sfondo cortese; il poeta non esalta l'amore nel matrimonio,
bensì l'amore cortese puro, a cui si oppone il falso amore, ossia
l'adulterio e l'amore carnale. Attacca I mariti e predilige I mercenari. Ciò
che una motivazione sociale, legata alla natura della realtà cortese: la
scena sociale della poesia è la corte, un ambiente in cui predominano I
cavalieri senza feudo, quindi non accasati, dipendenti in tutto e per tutto
dal loro signore, nell'attesa che una guerra li porti ad acquisire un feudo.
Si tratta di emarginati, destinati al fallimento sociale, che avevano come
unica attrazione la castellana, più giovane di loro, dedita all'educazione
dei giovani del castello. Entrare nelle sue grazie, avere la sua protezione,
il suo amore, era la più grande ascesa sociale alle quale potessero
aspirare. Grazie alla poesia dei trovatori, una classe di emarginati scopre
la propria coscienza collettiva; I trovatori stessi, in diverso modo, sono
degli emarginati, cantano dell'amore inaccessibile, espressione della
volontà di superare delle barriere mediante valori nuovi, ossia quelli
cortesi, indipendenti dalla nobiltà di nascita. Ecco perché Marcabru si
schiera con I mercenari: questi sono I cavalieri senza feudo al servizio dei
loro signori, mentre I mariti sono degli accasati, I titolari di un feudo.
Marcabru sfrutta molto il genere della pastorella; racconta l'incontro in
campagna tra un cavaliere e una pastorella: l'uomo tenta di sedurre la
ragazza con lodi spropositate, promesse, regali, perfino alla violenza
fisica, e il più delle volte ottiene ciò che vuole. La narrazione è in prima
persona: il poeta, nelle vesti di un cavaliere di passaggio, si finge
protagonista della vicenda; la pastora non è un personaggio dalla fama
raccomandabile: avida di denaro, volgare, piena di difetti fisici e morali.
La pastorella di Marcabru presenta un'anomalia: il cavaliere recita il solito
repertorio ma la pastorella incarna un modello di onestà e di buon senso,
parlando di morale naturale, smascherando I bassi fini della società e dei
nobili, sottolineando le sue umili origini.
CAPITOLO V : TRISTANO E CARESTIA
La leggenda di Tristano rappresenta la più complessa trasposizione narrativa
dell'universo cortese dei poeti del sud Francese. (Il Tristan di Thomas risale al
1170, quello di Béroul è di difficile datazione)
La storia di Tristano riassume il tipico compromesso cortese. Nel romanzo di
Thomas, Isotta subisce l'amore di re Marco ma ama Tristano, concedendo
all'uno il corpo e all'altro il cuore, una soluzione infelice per tutti; Marco non
riesce a possedere il cuore di Isotta, Isotta e Tristano soffrono per la loro
separazione fisica, Isotta dalle bianche mani è infelice perché ama Tristano ma
ne è respinta, non ha nè il corpo nè il cuore di Tristano. Tristano, a differenza
della regina che riesce a dividere il cuore dal corpo, rifiuta l'amore fisico se il
cuore è altrove.
È possibile individuare un interessante dibattito che mette a confronto tre
posizioni distinte sull'amore, in relazione alla storia di Tristano e Isotta:
1. Raimbaut d'Aurenga: in una canzone, il poeta fa riferimento alla
leggenda di Tristano per soste