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TRE CASI EUROPEI

Caso britannico (maggioritario uninominale a turno unico) - Ogni iscritto i simpatizzante di

 partito può essere un aspirante candidato. Speciali uffici centrali accolgono le richieste (che

possono essere migliaia) ed operano un primo e fortemente selettivo screening di questa

ampia massa di aspiranti sulla base di compatibilità di massima; la selezione finale è

determinata al’interno del collegio uninominale, perlopiù da comitati ristretti di partito.

Tradizionalmente, i comitati locali del Partito conservatore deputati alle nomine hanno goduto

di più autonomia rispetto al Partito laburista; gli organismi centrali di partito hanno, comunque,

potere di coordinamento, di supervisione e di veto (più nel Partito laburista) sui candidati

selezionati a livello locale. Nel 1981 il Partito laburista introdusse la riselezione obbligatoria per

i parlamentari in carica (prima automaticamente ricandidati), come misura tesa a rafforzare gli

attivisti locali e le posizioni ideologiche più intransigenti contro il potere del partito

parlamentare, ritenuto più moderato - fu principalmente questo mutamento delle regole che

provocò, nel 1981, la scissione dell’ala destra del partito e la formazione del Partito

socialdemocratico -; nel 1993 la Conferenza del partito decise che i comitati elettorali locali

dovessero essere sostituiti da un sistema di votazione diretta da parte degli iscritti individuali e

di quelli registrati nei sindacati. Anche i liberaldemocratici hanno fatto e fanno ricorso a primarie

di partito, con diritto di voto attribuito a tutti gli iscritti. La selezione locale dei candidati non

produce assolutamente una rappresentanza localistica, poiché la selezione locale coesiste con

partiti fortemente accentrati, coesi e programmatici; del resto, il voto degli elettori è un voto

dato al partito, non al singolo candidato.

Caso tedesco (sistema proporzionale personalizzato) - La legge sui partiti del 1967 e la legge

 elettorale - oltre che la Costituzione de 1949 - impongono ai partiti che la scelta dei candidati

obbedisca a criteri di democrazia interna, si svolga al corrispettivo livello delle elezioni, rispetti i

diritti degli iscritti e avvenga con voto segreto. Una differenza può essere tracciata tra:

- la selezione dei candidati nei collegi uninominali, nella quale gli iscritti possono esercitare

un’influenza più diretta: i candidati sono scelti o all’interno di assemblee di iscritti o (più

spesso) all’interno di comitati di delegati in sede o di singolo collegio uninominale o di

un’area comprendente più collegi (come una città);

- la selezione dei candidati di lista, nella quale l’influenza degli iscritti è più diluita: i candidati

sono scelti al’interno dell’organizzazione di Land; essendoci liste bloccate, il dibattito e la

lotta partitica interni avvengono sull’ordine delle candidature. 33

34

In entrambi i casi, la competizione interna è reale e garantita. L’élite locale e di Land esercita

un’influenza sostanziale sull’intero processo di nomina, non accettando usualmente alcuna

interferenza della leadership nazionale, il che conferma come si sia in presenza di partiti ben

strutturati e radicati sul territorio. Il sistema è, dunque, formalmente democratico (anche se

contano i processi informali di decisione) e, a detta degli studiosi, sostanzialmente

soddisfacente.

Caso francese (maggioritario uninominale a doppio turno) - I partiti francesi sono stati

 storicamente deboli, gravitando più verso il modello di partito di quadri che di massa con

qualche eccezione (Pcf e fasi del partito gollista e socialista) e, conseguentemente, la funzione

di reclutamento del personale politico è stata svolta in modo imperfetto e incompleto: la

tradizione notabilare e quella tecnocratico-amministrativa hanno costituito canali alternativi e

paralleli di reclutamento politico. Entro questa cornice generale, la selezione dei candidati

dipende molto dal tipo di partito: nel Raggruppamento per la Repubblica (Rpr), nel 2002

confluito nell’Unione per un Movimento Popolare (Ump), la selezione, dopo aver preso avvio

dalle organizzazione di dipartimento, è stata svolta da un comitato nazionale ristretto

(composto da segretario generale, dai presidenti dei gruppi parlamentari e da qualche

esperto); nell’Unione per la democrazia francese (Udf), confluita nel 2007 nel Movimento

Democratico (MoDem), il processo è stato condizionato dal fatto che questo partito era in

realtà una confederazione di partiti, per cui la pratica interna era quella della

spartizione/contrattazione tra correnti (con il sistema delle quote), con il coinvolgimento dei

parlamentari uscenti, dei leader delle organizzazioni locali e talvolta degli attivisti di partito; il

Partito socialista ha una struttura e una pratica più decentrata: la selezione avviene a livello

dipartimentale e locale tramite convenzioni di iscritti o delegati, sebbene il centro giochi un

ruolo non secondario.

Generalizzando, si può affermare che in Europa il processo di selezione è intermente nelle mani

dei partiti, variando solo rispetto agli attori, alle procedure e ai luoghi di decisione. Una tendenza

generale che si può notare è che i partiti cercano sempre più di allargare agli iscritti, e talvolta

anche agli elettori, i diritti nel processo di selezione interna: le primarie si vanno sempre più

diffondendo, in relazione alla crisi della forma tradizionale di partito e di partecipazione politica e

alla ricerca di nuovi modi di motivazione, mobilitazione, comunicazione.

LE PRIMARIE AMERICANE - Le primarie americane sono tutt’altra cosa rispetto alle primarie che

si svolgono in Europa o in altre democrazie occidentali:

- le primarie americane riguardano gli elettori, sono regolate dalle leggi dei singoli Stati e sono

gestite dalle autorità pubbliche (che pagano anche le spese e il finanziamento delle campagne

dei candidati), pertanto si configurano come un’elezione pubblica vera e propria;

- le altre riguardano gli iscritti e sono regolate da statuti e convenzioni interni dei partiti e da

queste sono interamente gestite.

Le primarie americane nascono alla fine del XIX secolo da due cause convergenti:

1. la prima fu che negli Stati del Sud, dopo la guerra civile, concorreva alle elezioni solo il Partito

democratico: da qui l’esigenza di rendere competitiva l’elezione attraverso la competizione

imposta per legge tra più candidati dell’unico partito;

2. la seconda fu la mobilitazione populista, promossa dai Progressive, contro il potere dei boss di

partito e la degenerazione della vita pubblica causata dai partiti: le primarie, dunque, nascono

come misura antipartito o antipartitocratica.

Esse si diffusero fino al 1916 (in ventisei Stati), per poi declinare fino agli anni sessanta, quando,

nel contesto delle grandi mobilitazioni contro la guerra in Vietnam ì, furono rilanciare dalla

Convenzione democratica del 1968 e da allora furono assunte come metodo principale per la

selezione dei candidati. 34

35

Le primarie si sono affiancate - in gran parte sostituendoli - ad altri sistemi di nomina, come quelli

fondati sul caucus (comitati ristretti di partito) e sulle conventions (larghe assemblee di delegati,

introdotte per evitare gli abusi del sistema fondato sul caucus). Ci si può proporre alla nomina o

per semplice candidatura, o per una nomina ottenuta in una convenzione di partito, o caso più

diffuso, da una petizione sottoscritta da un determinato numero di elettori. Le primarie americane

non sono uguali per tutti gli Stati. Esistono cinque tipi diversi con riferimento agli elettori e al tipo di

scheda:

1) Blanket («primaria coperta» o generale, completa) - i votanti ricevono una sola scheda per ogni

determinata carica in palio, che elenca i candidati di tutti i partiti in corsa per la carica; vengono

nominati per l’elezione successiva i due candidati più votati senza riguardo all’affiliazione

partitica (cioè possono concorrere alla carica anche i candidati dello stesso partito).

2) Closed (primaria chiusa) - gli elettori ricevono una scheda che elenca soltanto quei candidati in

corsa per la carica nel partito per il quale si sono precedentemente registrati; gli Stati fissano la

scadenza entro la quale un elettore può registrarsi o cambiare affiliazione. Possono essere

dirette o indirette; nel secondo caso, gli elettori eleggono delegati a un collegio o convenzione,

come nel caso delle primarie presidenziali nella maggior parte degli Stati.

3) Closed (independents) (chiusa, ma aperta agli indipendenti) - funziona come la precedente, ma

agli elettori non affiliati è permesso di votare. Se solo uno dei partiti consente agli indipendenti

di votare nelle sue primarie, quel partito è segnato tra parentesi.

4) Open (public declaration) (aperta con dichiarazione pubblica) - gli elettori devono

pubblicamente dichiarare la loro scelta di partito al seggio elettorale nel giorno dell’elezione.

5) Open (private choise ) (aperta, ma con scelta segreta o privata) - gli elettori ricevono una

scheda per ciascun partito e possono scegliere nel segreto della cabina a quale primaria di

partito partecipare.

Ciascuno Stato può utilizzare tipi diversi di primarie a seconda delle diverse cariche: ci possono

essere Stati che usano un determinato tipo di primaria per il Congresso o per le cariche locali, e un

altro tipo per le primarie presidenziali.

Per quanto riguarda le primarie presidenziali, occorre innanzitutto dire che non sono primarie

nazionali dirette: formalmente la nomina del ticket, ovvero della coppia presidente/vicepresidente,

spetta alla convention nazionale dei due maggiori partiti; viene nominato chi ha la maggioranza dei

delegati dei singoli Stati, la maggior parte dei quali viene eletta attraverso le primarie. Infatti, la

democratizzazione della nomina presidenziale è storicamente avventa attraverso la

democratizzazione, con le primarie, della elezione dei delegati alla convention. Ci sono due tipi

fondamentali di primarie presidenziali, con riferimento all’oggetto del voto (nel 2000 in quarantuno

Stati; negli altri si sono avuti caucus di partito):

• Quello in cui gli elettori votano direttamente per il candidato alla nomination presidenziale

(preference primary, in cui cioè si esprime un voto di preferenza);

• Quello in cui gli elettori votano per eleggere i delegati alle conventions nazionali.

Gli Stati possono utilizzare diverse combinazioni di questi due metodi:

a) uno Stato può avere un voto di preferenza ma scegliere i delegati alle conventions di partito; il

voto di preferenza può essere vincolante o meno per i delegati;

b) uno Stato può combinare il voto di preferenza e l’elezione dei delegati; questi vengono eletti

con l’impegno di appoggiare un candidato presidenziale presente s

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A.A. 2014-2015
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/04 Scienza politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher fire_snk di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Scienza politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Massari Oreste.