vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Raymond Williams, e invita a scegliere quello che più ci interessa.
Da qualche anno la neotv è affiancata dal narrowcasting (semina stretta), una forma di TV tematica che è pagata dagli
spettatori in abbonamento “pay TV”. Successivamente è arrivata anche la pay per view. In ITALIA la TV a pagamento in
ritardo rispetto EU e USA. La TV a pagamento è adatta per essere irradiata via cavo e via satellite. Il cavo si afferma in
USA negli anni 60. Il pacchetto di canali ha un affollamento pubblicitario ridotto rispetto ai network e ha canali tematici.
In EU dagli anni 70 dei paesi hanno differenziato la tv privata da quella pubblica, destinando al servizio pubblico quella
via etere, mentre quella via cavo e satellitare alle TV commerciali. In ITALIA la TV a pagamento diventa operativa nel
1997, quando copre tutta ITALIA il primo satellite digitale; sempre nel 97 la legge 249 liberalizza i servizi di
telecomunicazione. La TV tematica è diversa da quella generalista. I canali via etere sono offerti da società. La scelta del
formato generalista è determinata dalla necessità di collocare un cocktail di offerte in una limitata gamma di mezzi
trasmissivi. La TV a pagamento offre programmi assortiti e cambia il rapporto col consumatore, perché è colui che paga,
mentre nella TV generalista a pagare è la pubblicità. La TV tematica ha molti difetti: non offre l’effetto piazza che dà la
TV generalista, che resiste abbastanza bene in tutto il mondo all’offerta segmentata ed è rimasta il prodotto culturale più
importante e più seguito, ribadendo, almeno fino ad ora un legame profondo con l’esperienza familiare.
La TV tradizionale è elettronica ed analogica, quella integralmente digitale si è diffusa negli anni 90: trasmette immagini
di grande qualità, ma permette di comprendere fino a dieci canali video su uno solo. L’abbondanza di canali è
indispensabile per la pay per view. La ricezione avviene soprattutto via satellite, quella via cavo è possibile solo con un cavo
a banda larga. Le “piattaforme digitali” in ITALIA erano originariamente 2: Stream e Telepiù, poi dal 2009 hanno ceduto
il passo a Sky. La trasmissione è codificata ed è visibile solo attraverso un apparecchio decodificatore che richiede
l’inserimento di una smart card e il collegamento ad una linea telefonica, si dice che ha un accesso condizionato. Nel
2004 la “legge Gasparri” ha stabilito il passaggio dalla TV analogica al digitale terrestre. I contenuti quindi sono prodotti o
convertiti in forma digitale, inviati al multiplex, un processo che li integra in un unico flusso, chiamato transport stream.
Il transport stream viene messo in onda e per riceverlo i normali televisori hanno bisogno di un apposito decoder. Lo
switch-over era previsto per il 2007. Il DT può essere interattivo, se collegato ad una linea telefonica, quindi è possibile
accedere a servizi interattivi sia di tipo commerciale che di pubblica amministrativo, raggiungendo tutto il pubblico.
Le pratiche dell’interattività rappresentano la più diffusa esperienza di realtà virtuale, cioè di uno spazio totalmente
simulato nel quale lo spettatore viene incluso. Con Internet il PC è entrato in una rete di reti diffusa su scala mondiale, il
World Wide Web (dove web significa tela di ragno). Internet è sia comunicazione punto a punto, sia comunicazione di
piccoli gruppi, e quindi un medium di massa. Ciascuno può pubblicare anche un proprio blog (contrazione di web log e si
potrebbe leggere con “diario del web”). La trasmissione di immagini si interseca con la rete cellulare dei telefonini di terza
generazione (UMTS) e dei sistemi di rilevamento satellitare (GPRS). I videogiochi hanno raggiunto una grande maturità
espressiva. Il game, è sempre più componente essenziale dell’intrattenimento. Vi sono videogiochi ispirati a film e
viceversa; l’immagine virtuale del videogioco colonizza in parte la TV mentre si ispira ad essa. La TV generalista
rappresenta una raffigurazione della società nel suo complesso e non solo dei nostri gusti o preferenze.
Le tecnologie digitali hanno reso più semplice ed economica la produzione di contenuti video ed in questo contesto è
importante una dimensione amatoriale dell’immagine video. Le tecnologie digitali hanno anche ampliato le possibilità di
far vedere questi materiali. La rete è una modalità di pubblicazione dei contenuti video grazie alle tecniche di streaming
diffuse nella seconda metà degli anni 90: sistemi per eseguire un file molto pesante quasi in tempo reale, prima che sia
stato completamente scaricato. In ITALIA sono state significative le telestreet o TV di strada: piccolissime emittenti via
etere che trasmettono in zone ristrette, senza autorizzazione, sfruttando i “coni d’ombra” delle emittenti maggiori. Si
chiama “cono d’ombra” la zona in cui la frequenza non è ricevibile per la presenza di qualche ostacolo. La prima telestreet
p Orfeo TV, nata nei primi mesi del 2002 in via Orfeo nel centro di Bologna.
• Parte seconda: I linguaggi della radio
Capitolo primo: Il medium sonoro
L’orecchio capta suoni da qualsiasi direzione essi provengano, anche quando la fonte del suono è fuori dalla nostra
portata, quindi la fonte sonora può essere indifferentemente lontana o vicina. È difficile distogliersi dai suoni perché la
natura non ci ha dato la possibilità di chiudere gli orecchi. Il suono ha la proprietà di estendere la sua azione anche al di
là di quello che si desidera. Questa caratteristica si chiama “acusma”, e il suono che i sente senza vedere la fonte da cui
proviene è stato definito “acusmatico”. L’acusma è molto frequente oggi, soprattutto grazie alle nuove tecnologie che
permettono di miniaturizzare la radio fino a farla sparire, ma si può ascoltare senza impegnare lo sguardo. Non c’è bisogno
di stare fermi, ci si può spostare liberamente all’interno della portata sonora dell’apparecchio, o portarlo con sé. Da
questo principio nascono il walkman, il CD e i lettori portatili MP3. L’integrazione tra radio e telefono suggerisce un
definitivo passaggio dei due mezzi dall’uso formale e ufficiale ad uno personale ed intimo. La radio è il primo dei nuovi
media.
Un luogo comune afferma che la forma perfetta di comunicazione riprodotta è quella audiovisiva, e secondo questo
principio i mezzi che non rispondevano a tali requisiti erano considerati inferiori o incompleti. L’ascolto della radio non è
conseguenza di una necessità ma è una scelta precisa. Il suono non partecipa a quell’effetto di costruzione della realtà che
fa parte integrante dell’immagine e che negli audiovisivi è convalidato e verificato dalla presenza del suono. Il suono e la
voce sembrano dotati di uno statuto di maggiore astrazione ma anche di superiore leggerezza. Il suono non ha il vincolo di
dover rappresentare la realtà, ma di accompagnarla. La sensazione sonora è relativa alla sfera emotiva, evocativa, simbolica.
Per questo suo carattere confidenziale il rapporto degli ascoltatori con l’emittente radiofonica è diverso da quello con la
TV e contraddistinto da una fidelizzazione più intensa. Per l’ascoltatore della radio il telecomando non esiste e ciò
corrisponde alla propensione a restare sintonizzati sulla nostra emittente abituale per lunghe campiture di tempo.
La radio è sempre adesso, nel momento in cui si ascolta, e quello che ci è sfuggito o non abbiamo sentito bene non è
recuperabile. Questa esperienza risponde a molteplici esigenze sociali che possono ricondurre a 3 ordini di funzioni: 1-
funzioni connettive: sono presenti nell’utilizzo della radio. Quando svolgiamo un’attività possiamo essere accompagnati da
suoni e voci che ci danno l’idea di non essere isolati e lasciati a noi stessi ma di essere in modo flessibile alle altre persone.
2- In un ambiente sociale segnato sempre più dalle differenze, viene spesso richiesto alla radio di esercitare una funzione
identitaria. La radio dà la sensazione di partecipare a qualcosa. Nella funzione identitaria giocano un ruolo particolare le
nicchie musicali molto caratterizzate. 3- La radio ci fornisce buona parte delle informazioni che ci servono per affrontare la
vita sociale e svolge in questo senso funzioni partecipative. Questo complesso di informazioni ci richiamala presenza
costante di una sfera pubblica che pure frequentiamo saltuariamente, immersi come siamo nei nostri interessi e problemi
privati.
Le Osservazioni si riferiscono solo alle radio nelle società occidentali. In Africa la radio è il primo medium. In USA Latina
la radio si presta ad una comunicazione comunitaria e antagonista.
Capitolo secondo: Fare la Radio
Fare la radio comprende 4 concetti: 1- predisporre e assemblare i contenuti da trasmettere a seconda del formato e della
tipologia dell’emittente. 2- mettere in onda tali contenuti. 3- ricercare la risposta del pubblico. 4- promuovere la radio
attraverso altri mezzi, quindi realizzare contenuti multipiattaforma e intrecciare il broadcasting con eventi del vivo (on air,
on site, on line). Le prime 2 attività formano il broadcasting. Adesso non c’è più una frequenza disponibile e tutte quelle
impegnate sono state assegnate agli occupanti. L’unico modo allora è comprarne una da una radio che la mette in vendita.
Formalmente la frequenza è un bene pubblico inalienabile, che è oggetto di concessione alla singola emittente e quindi
non potrebbe essere venduta. Basta però che una società ceda ad un’altra il ramo d’azienda che ha la concessione
radiofonica, ed è tutto a posto. Il problema è l’elevato costo. Inoltre una frequenza non basta: occorre proteggere il segnale
acquistando le frequenze vicine e altre per i coni d’ombra. La bassa frequenza comprende tutto ciò che riguarda la
registrazione e il trasporto del suono all’interno degli studi e dei locali tecnici di una emittente; l’alta frequenza riguarda il
segnale trasmesso nell’etere. Il segnale irradiato da un trasmettitore può avere maggiore o minore potenza (misurata in
watt). La ricezione è migliore la notte, quando i raggi del sole non interferiscono con la ionosfera. Se due onde con la
stessa frequenza, provenienti da diverse stazioni si toccano c’è un’interferenza e non si sentono bene entrambe. Quando il
segnale si affievolisce è necessario un impianto ripetitore, che capta il segnale e lo ritrasmette secondo un’altra frequenza
molto diversa dalla precedente. I piani di frequenze sono come un vestito di arlecchino e l’RDS (Radio Data System)
permette di memorizzare le frequenze per poterle recuperare in qualsiasi mom