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Se la telecamera è fissa, le immagini cambiano solo con i movimenti dei soggetti inquadrati
(panoramiche orizzontali e verticali). Per effettuare movimenti più consistenti bisogna spostare la
telecamera e modificare il punto da cui viene effettuata la ripresa, il cosiddetto carrello.
Talvolta, insieme alle telecamere fisse si fa lavorare una telecamera leggere, a spalla, che da
vivacità alle riprese.
Va ricordato che un tempo era tassativamente proibito mostrare nelle riprese le telecamere o le
attrezzature di scena; adesso invece esibire le telecamere è quasi un obbligo, come se la televisione
dovesse testimoniare la sua ricerca della realtà.
Costruire le sequenze
Un insieme di immagini dotate di senso compiuto, che descrive un oggetto, che racconta una storia,
si chiama sequenza. Generalmente, la sequenza è composta da immagini provenienti da varie
telecamere (tranne che nel piano sequenza). Costruire una sequenza, come narrare una storia,
richiede una presentazione, uno sviluppo e una conclusione: tutte le sequenza rispondono allo
sviluppo della narrazione.
Non si può reggere una sequenza da un unico punto di vista perché è monotona, ma anche il
passaggio da una telecamera all’altra deve essere curato con attenzione. Quando si presenta
un’azione, generalmente il cambio di camera avviene durante l’azione (entrata di un ospite-stacco-
ospite che si siede sul divano) perché il movimento “accompagna” il cambio di inquadratura.
Nella diretta, il lavoro del regista è molto impegnativo perché tutte le scelte devono avvenire in
tempo reale, davanti al mixer, mentre nelle trasmissioni registrate c’è tempo per l’editing grazie al
montaggio (nel cinema si preferisce riprendere più volte la stessa scena con la medesima
inquadratura, in televisione una scena viene ripresa una sola volta, ma da vari punti di vista
contemporaneamente): il montaggio è fondamenta perché non si tratta solo un fatto tecnico, ma è
una vera e propria descrizione visiva di nessi casuali, perciò riveste una grande responsabilità,
anche per quanto riguarda la possibilità di manipolazione delle immagini. Molto creativo è anche il
ritmo del montaggio, la cadenza con cui si cambia inquadratura.
Unire le immagini fra loro
Il ritmo è legato anche ai diversi modi di unire le immagini fra loro: due scene possono essere
semplicemente giustapposta l’una all’altra o unite con particolari effetti. Quando la televisione era
molto giovane aveva una forte ansia di separare un frammento narrativo dall’altro, quasi per
consentire al pubblico di assimilare il suo linguaggio, per cui era frequente l’uso di dissolvenze,
sfumi, tendine, intarsi, ecc. Altre tecniche sono quelle dello split screen, del replay e del ralenti.
Fare televisione
Televisione, una parola che vuol dire molte cose
Ciò che comunemente chiamiamo “televisione” in realtà comprende tre attività diverse:
il broadcasting, ossia la composizione di un insieme di contenuti video in un palinsesto
a) continuo così che da essi appaia una riconoscibile identità dell’emittente
la produzione dei contenuti
b) la messa in onda
c)
Le televisione trasmetteva in principio via etere, successivamente si è affermata in America e poi in
Europa (non in Italia) la tv via cavo; negli anni Novanta le tecnologie digitali sono applicate alla
diffusione televisiva (pay tv, pay per view) a cui si aggiunge la diffusione televisiva tramite Internet.
Tutte queste modalità di diffusione possono essere in chiaro o codificate (criptate e leggibili solo
per chi paga il servizio).
Make or buy?
Per chi si trova a costruire un palinsesto televisivo i programmi appartengono a due distinte
tipologie:
i programmi a utilità ripetuta (film, documentari, fiction, ecc.)
a) i programmi a utilità istantanea (dirette di eventi sportivi, rubriche, ecc.)
b)
I programmi a utilità ripetuta richiedono generalmente grande impegno produttivo, mentre quelli a
utilità istantanea coicindono in buona parte con le produzioni “da studio” in diretta.
Nel palinsesto queste due tipologie si alternano di continuo.
La scelta fondamenta è però capire se fare in proprio oppure comprare i programmi. Nella tv
tradizionalista tutto avveniva all’interno dei monopoli televisivi, gli acquisti erano limitati, effettuati
all’estero e i prodotti importati venivano rigorosamente inquadrati in una cornice nazionale. Le
produzioni in studio vengono quasi sempre prodotte in proprio, e in esse appaiono personaggi a cui
è affidata la riconoscibilità dell’emittente.
Per i prodotti a utilità ripetuta esiste invece ormai un mercato internazionale vero e proprio (senza
questa grande disponibilità di prodotti non si sarebbe mai affermata in Italia la televisione
commerciale).
La produzione e i format televisivi
La televisione è un medium eclettico ed ibrido, che ha assorbito pratiche e teorie dalla radio, dal
teatro, dalla fotografia e dal cinema. La produzione televisiva è un lavoro di gruppo che richiede lo
sforzo combinato di un numero elevato di professionisti con competenze diverse. Un tempo queste
tipologie di professionisti erano lavoratori dipendenti a tempo pieno degli enti televisivi, oggi è
invece in atto un processo di privatizzazione concorrenziale per cui le emittenti cercano di avere
come propri dipendenti nuclei ristretti di dirigenti decisionali e di ingaggiare altre professionalità
sul mercato con contratti a tempo determinato.
La vecchia televisione tendeva a produrre in proprio gran parte dei programmi comprati all’estero.
Successivamente si diffuse la tendenza ad appaltare all’esterno parti del processo di produzione o
l’intera realizzazione del programma: nell’era della concorrenza il bisogno di nuovi programmi è
costante, e oggi esistono società che progettano in proprio format televisivi.
Esistono format blindati e format aperti, a seconda dai vari grandi di adattamento e
“personalizzazione” che possono avere nei vari paesi a cui vengono venduti.
Al giorno d’oggi, spesso e volentieri le televisioni affidano alle società esterne sia la progettazione
dei programmi sia la loro realizzazione.
Le fasi della produzione
La realizzazione di un prodotto televisivo passa attraverso tre fasi: preproduzione, produzione,
postproduzione.
La preproduzione comprende tutte le fasi di ideazione, decisione e progettazione preliminari alla
produzione vera e propria (le riprese); la postproduzione comprende invece il montaggio, la grafica,
gli effetti speciali e tutte le altre operazioni di editing del prodotto. Naturalmente se la trasmissione
va in diretta la postproduzione dovrà essere in parte precedente alla produzione, in parte
contemporanea.
Nella preproduzione vengono prese le decisioni fondamentali sul contenuto del programma:
scrittura, musiche, scelta del set (realistico, funzionale o spettacolare), marketing, placement,
casting. La preproduzione ha molti momento collegiali, perché i diversi nuclei creativi e
organizzativi che lavorano separatamente devono periodicamente confrontare i risultati conseguiti.
Le riprese
La fase della produzione coincide con le riprese del programma e contempla tre diverse possibilità:
la diretta, la registrata e la breve differita.
La forma più semplice di produzione televisiva è quella in studio, che permette di concentrare in un
unico luogo la produzione e la registrazione del programma e tutte le operazioni accessorie al riparo
da interferenze, in condizioni di luce, temperatura e suono ottimali.
Lo studio
Lo studio è il cuore della produzione televisiva, spazio tecnico insonorizzato e climatizzato, le cui
dimensioni possono essere variabili.
Lo studio ha due zone principali e ben distinte: l’are di ripresa (floor) e la regia (control room).
All’altezza del soffitto è sistemato un parco luci, manovrabile elettronicamente, o con un ponte
sospeso praticabile. La ripresa è assicurata dalle telecamere, di solito almeno tre. Da tempo è diffuo
il gobbo elettronico (teleprompter): più questo è vicino alla telecamera più il conduttore potrà
“guardare in macchina” con un maggiore effetto realistico (è ad esempio ciò che accade in tutti i
telegiornali). La regia è una specie di ponte di comanda: da qui vengono inviati i segnali video e
audio, mentre una serie di monitor mostra ciò che è ripreso dalle singole telecamere. La
collocazione di telecamere e microfoni, i movimenti delle camere e delle luci e le sequenze di
massima sono indicati sulla scaletta del programma e controllati dal direttore della fotografia e dal
tecnico audio.
Gli esterni
Una partita di calcio, un incendio, il congresso di un partito o un corteo di manifestanti non si
svolgono in studi televisivi. In questi casi occorre recarsi sul posto ed effettuare riprese esterne.
Come è facile immaginare, si tratta di un impegno produttivo complesso e costoso, con una vera
carovana di pullman e furgoni attrezzati.
La postproduzione
La postproduzione si compie in un apposito spazio, la sala di montaggio, grazie a varie attrezzature
ormai quasi interamente digitali. Si procede al montaggio, si realizzano sigle, titoli di testa e di
coda, la videografica, le animazioni, gli effetti, ecc.
Per quanto riguarda l’archiviazione del prodotto finito si stanno ultimamente affermando processi di
digitalizzazione e computerizzazione dei materiali: al momento dell’archiviazione il prodotto è
indicizzato e corredato di parole chiave (tags) utili per rintracciarlo. Si tratta però di un processo
costoso, accessibile solo ai grandi network, mentre per quanto riguarda le piccole emittenti la gran
parte del materiale finisce per essere riciclato o disperso.
Culture e mezzi espressivi della neotelevisione
Il governo del nuovo palinsesto
Nella televisione del monopolio, il potere di decidere cosa avrebbero visto gli spettatori apparteneva
esclusivamente ai dirigenti delle televisioni pubbliche, che lo esercitavano in forma illuminata e
paternalistica. Se disponevano di due canali, proponevano due programmazioni complementari,
anzi per comodità segnalavano addirittura agli spettatori quando cominciava il programma sull’altro
canale. Un punto di riferimento fondamentale erano i “generi televisivi”, una cui distribuzione
ponderata nel corso della settimana era fondamentale (generalmente ogni serata era dedicata ad un
genere particolare).
Nell’era dell’abbondanza televisiva i canali sono in concorrenza uno con l’altro e i generi
tradizionali ammorbidiscono gradualmente i loro confini: programmare un genere troppo
caratterizzato è infatti un lusso che la neotelevisione può permette