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Per molto tempo la radiofonia privata italiana si è battuta contro le disparità di
trattamento rispetto all'emittenza televisiva. Adesso una regolazione del sistema
esiste: nella legge Gasparri, si cercò di annegare le posizioni dominanti nel mare
magnum del SIC, ovvero il Sistema Integrato della Comunicazione e anche di cercare
di raggiungere la privatizzazione della Rai (cosa che non venne mai attuata). Nel
frattempo, le trasmissioni televisive hanno interamente compiuto la transizione al
digitale terrestre che si è conclusa alla fine del 2011. Nel 2001 con un voto quasi
unanime del parlamento si era stabilito al 2006 il termine per il passaggio al digitale
terrestre. Una digitalizzazione solo televisiva anche se alla radio venne concessa
quella sperimentazione di tecniche standard digitali che non si nega a nessuno, ma il
processo di digitalizzazione era comunque ancora confuso. Lo dice un documento
ufficiale della Agcom: un'altra differenza tra televisione e radio è costituita dalla
mancata previsione di una data di spegnimento delle reti radiofoniche analogiche.
Pertanto, il periodo di convivenza tra radio analogica e radio digitale risulta indefinito.
Cap 10 - Privati e nazionali –
1. Le radio nazionali Le radio nazionali sono il segmento più attivo sia del segmento
privato che del settore radiofonico nel suo complesso. La radio non ha un assetto
duopolistico come la televisione; una pluralità di emittenti radiofoniche nazionali si
divide il pubblico in modo che nessuna realizzi più del 20% dell'ascolto. Con il tempo si
ha il consolidamento e la maturazione dell'imprenditoria radiofonica che ha ormai
superato da tempo la struttura personalistica e artigianale. Non si tratta soltanto di un
passaggio generazionale ma dell'integrazione in gruppi editoriali multimediali, nel
tempo si sono eliminate le emittenti troppo piccole, i radiofonici improvvisati e quelli
molti utopisti ma bravi e onesti che non hanno avuto fortuna. L'offerta radiofonica si
può Infatti articolare in tre diversi ambiti:
un primo gruppo raccoglie i gruppi editoriali multimediali, attivi su più mezzi di
comunicazione, verticalmente integrati anche nel versante della raccolta
pubblicitaria (Rai, Mondadori, RCS, l'Espresso, Il Sole 24 Ore);
nel secondo troviamo gli operatori commerciali indipendenti (RTL, Radio
Dimensione Suono, Radio Italia e Radio Kiss Kiss: i primi due raccolgono
direttamente la pubblicità, gli altri sono collegati alle concessionarie di due
gruppi editoriali);
Infine, ci sono due emittenti nazionali non commerciali che offrono contenuti di
servizio, politico e religioso, come Radio Radicale e Radio Maria.
Ognuna di queste emittenti raccoglie un pubblico giornaliero ampio, dai 6 milioni della
più ascoltata Rai Radio1 a quella più piccola Radio Radicale che ha mezzo milione.
2. La cultura della radio nazionale in Italia
L'offerta delle radio nazionali private non è più rivolta ai giovanissimi
ma il suo pubblico è più giovane, di quello della radio pubblica. Più che di una
giovinezza anagrafica, stiamo parlando di un pubblico animato da una cultura della
contemporaneità e della cronaca piuttosto che di tradizione e approfondimento. Il
successo di pubblico delle radio nazionali è riuscito già nei primi anni 2000 ad
accompagnare la crescita del proprio bacino di utenza, poi ha cominciato a
diversificarsi nel settore informativo proponendo informazione di servizio e formati
brevi. Contemporaneamente, mantenendo fermi i concetti di flusso e di clock, ha
inserito programmi-contenitore di intrattenimento leggero, comicità, ospiti, canzoni
con conduttori e testimonial dell'emittenza. Ha proposto eventi in diretta trovando
spesso una sponda con i sindaci e gli amministratori locali. Se da un lato abbiamo una
socializzazione verticale della scuola, della famiglia e della televisione comunicando al
pubblico stili di vita e di consumo; dall’altro lato abbiamo la radio che enfatizza una
comunicazione orizzontale, fondata sul gruppo dei pari, dunque stabilire legami
orizzontali e amicali fondati sulla condivisione del nucleo emotivo che la musica
rappresenta. Questo suo stile amichevole lo rende perfetto per l'ambiente
pubblicitario, la scelta del formato deve essere molto precisa e competitiva e i
personaggi che lo rappresentano devono essere riconoscibili emotivamente e
diventare personaggi dotati di visibilità. La fidelizzazione di quote crescenti di pubblico
giovane e di popolazione attiva è probabilmente la chiave di un trend pubblicitario
particolarmente vivace. La radiofonia nazionale è un fenomeno metropolitano: da
Milano, Radio 105 diventa la prima rete nazionale privata, dall'inizio degli anni 80; RTL
102.5, la rete emergente degli anni ‘90. A metà degli anni ‘90 si consolida la radiofonia
nazionale nel centro- sud soprattutto con l'exploit di Radio Dimensione suono. Nata
come un fenomeno del nord, la radiofonia privata nazionale è progressivamente scesa
verso sud, in circa vent'anni ha dato vita a una ricca varietà di soluzioni, di formato e
di stile e dall’emulazione delle radio americane, dalle radio pirata si arriva alle
trasmissioni giovanilistiche della Rai. Ogni emittente cerca una caratteristica che la
distingue dalle altre. I notevoli passi avanti della radiofonia privata nazionale hanno
cambiato anche i modi di fare radio: in RAI per esempio si lavora in una saletta o
studio, seduti attorno ad un tavolo, fisicamente separati dalla regia che li vede
attraverso un vetro; in regia due o più tecnici abbinano le varie piste musicali
trasmettendo in studio le telefonate, sfumando e alternando le voci. Gli studi
diventano sempre più digitalizzati, con parti tecniche affidate a dei veri e propri
professionisti del settore e anche un'integrazione di internet poiché si diventa sempre
di più dinamici dell'editoria stampata. La necessità di un continuo adattamento
tecnologico e relazionale mette più in difficoltà le radio di dimensioni medie. Una
soluzione può però essere la syndication, nata negli Stati Uniti costituisce una catena
di radio che per alcune ore al giorno mandano in onda programmi in collegamento
nazionale o sovraregionale, eventualmente con inserti pubblicitari e sponsorizzazioni.
3. Le syndications
Negli Stati uniti, la patria della radiofonia commerciale, una parte significativa delle
emittenti locali è collegata a grandi circuiti nazionali. L'emittente locale sceglie il
proprio formato, lo caratterizza e lo riveste di colore locale, realizza una quota dei
programmi, ma una parte del tempo radiofonico lo utilizza per le trasmissioni nazionali
del circuito, fra cui primeggia sempre l'informazione. Questa forma organizzativa è
detta syndication ed è tipica della filosofia federalista americana. Il circuito nazionale
può non avere stazioni proprie, i suoi programmi vanno in onda sulle stazioni affiliate.
In maniera analoga la risorsa pubblicitaria è fornita col metodo dello splitting, ossia
una separazione netta tra raccolta nazionale e locale. Le trasmissioni nazionali del
circuito sono oggetto di una raccolta centralizzata che punta sulla grande diffusione e
popolarità degli appuntamenti e si rivolge a inserzionisti nazionali. Al contrario la parte
della programmazione che si caratterizza fortemente come locale viene proposta in
loco a inserzionisti radicati sul posto che intendono affermarsi in una certa comunità o
etnia. Questo metodo delle syndication entrò in crisi con l'arrivo della televisione e del
rock: anche perché il tratto distintivo delle radio era il DJ che quindi non poteva essere
portato all'estero poiché legato ad un contesto e ad un modo personale di porsi. In
Europa la distinzione non è così chiara, anche per l'esistenza di barriere linguistiche
ancora forti che riducono la convenienza allo scambio internazionale di
programmazione. In Italia la situazione è ancora più confusa perché la legge Mammì
non prevede alcuna forma di consorzio, per evitare che l'esempio si estendesse alla
televisione dove avrebbe turbato il duopolio della Rai-Fininvest, apparentemente in
discordia su tutto ma saldamente unito nell'impedire l'affacciarsi all'orizzonte di altri
modi di fare televisione. Un concessionario di radiofonia locale, se possiede emittenti
in altri bacini può trasmettere lo stesso programma per tutto il tempo che vuole senza
limite.
Cap 11 - Nella concessionaria pubblica –
1. La radio della Rai La Rai, concessionaria del Servizio Pubblico radiofonico insieme a
quello televisivo, dispone di tre canali radiofonici nazionali in FM. La rete in onde
medie AM, è stata di fatto accantonata nel 2004. Accanto ai canali principali troviamo
GR Parlamento e la radio per automobilisti Isoradio. Di rilievo minore ma comunque
molto rispettabili e di funzione sociale sono il servizio di audiodescrizione per i non
vedenti, le trasmissioni regionali per le minoranze linguistiche, mentre ad Aosta si
segue un'altra strada, le trasmissioni sono un po' in italiano e un po' in francese.
Infine, ci sono in convenzione con la presidenza del consiglio le trasmissioni per
l'estero di Rai International. La produzione è dunque una complicata macchina
radiofonica, un po' creativa e un po' ministeriale, che fatica ad imprimere un'immagine
di marchio a tutti mille ruoli di cui si occupa e a individuare una chiave moderna in cui
interpretare la sua missione che ormai ha più di 90 anni di vita.
2. Radio e televisione secondo la Rai
Lo sviluppo della televisione mostrava la capacità di raggiungere
con rapidità quelle fasce della popolazione italiane in cui la radio era penetrata con
grande lentezza o non era penetrata affatto. In Italia, il cellulare impiega solo 10 anni
per superare il numero di clienti che la telefonia fissa aveva raggiunto in 110 anni di
attività; in modo analogo la televisione in 11 anni nel 1965 supera quel tetto dei 6
milioni di abbonati che la radio IN 30 anni, dal 1927 al 1957, era riuscita a racimolare.
La televisione però era anche un programma politico. Non solo perché incarnava un
modello proprio del centro-destra del 1960 ma anche perché Ettore Bernabei aveva
compiuto la scelta di pilotare la televisione dove nessuno si era ancora spinto,
lasciando alla radio una cultura umanistica, letteraria ed etico-politica. La televisione
ha captato le novità meglio della radio: si è dotata di approfondimenti informativi, i
rotocalchi e si è intrecciata saldamente con lo show-business musicale, relegando la
radio in una nicchia di ascolto alta e di età adulta e matura e rendendo
definitivamente impossibile negli anni ‘60 l'operazione