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Nella versione di Madame Bovary di Vincente Minelli, il personaggio
7. femminile ideato da Flaubert è ossessionato dalla ricerca della bellezza.
Nella scena che introduce Emma, una voce fuori campo informa lo
spettatore che la donna è cresciuta sognando amore e bellezza, ma
immagini di bellezza mai esistite che portano a ritenere spregievoli cose
comuni e aspirare all'impossibile. Il narcisismo diventa una caratteristica
importante del personaggio, Minelli riempie il film di specchi in cui la
protagonista si riflette continuamente, trovandosi bella, per poi verificare
questa sua impressione con il successo che riscuote negli uomini, ogni
volta illudendosi di suscitare in loro un amore romantico. Nella continua
ricerca di ciò che ha sempre sognato, si ritroverà sommersa da debito e
non potendo porvi rimedio, decide di suicidarsi con l'arsenico. Emma
appare vittima del suo amore per la bellezza.
In "Primavera romana della signora Stone" di Quitero, la protagonista è
8. una donna un po' agée, che rimanendo vedova decide di abbandonare il
teatro, nonostante i suoi successi, non sentendosi abbastanza brava. La
donna si rifugia a Roma frequentando un ambiente che pullula di giovani
la cui unica occupazione è farsi pagare da donne ricche. Il protagonita
maschile Paolo, giovane e bello che intreccia una relazione amorosa con
la donna, il cui più grande pericolo è rappresentato dall'essere troppo
attratta da uomini giovani. Dopo che sono andati a letto insieme la Sig.
Stone riempie Paolo di regali ed entrambi sembrano appagati: infatti li
fotografano insieme sulle riviste e lui suscita l'interesse di molte donne, tra
cui quello di un'attrice che lo vuole come suo partener cinematografico.
Paolo diventa ne diventa amante e quando la Stone esprime la sua
gelosia, il giovane la caccia dicendole che è una vecchia e non può
continuare a pretendere il suo amore.
In "Tabù. Gohatto" di Nagisa Oshima, la bellezza è anche simbolo di male
9. e discordia impersonificata nella figura del 18enne Kano. Ammesso alla
scuola di samurai, tutti gli uomini sono, coscientemente o meno, attratti da
lui; anche la sua nomina avviene per questo motivo. Il discorso diventa più
esplicito quando Kano riceve proposte d'amore da un giovane compagno;
si diffonde la voce che siano amanti e anche il capitano se ne convince. Il
ragazzo diventa però amante di un altro ufficiale, che poi viene trovato
misteriosamente ucciso. Il comandante decide che Kano deve essere
iniziato all'amore femminile e viene incaricato un sergente di
accompagnarlo in un bordello. Il giovane rifiuta la prostituta assumendo
comportamenti seduttivi nei confronti del sottoufficiale che verrà
successivamente aggredito. Come colpevole dell'aggressione viene
indicato il presunto amante di Kano, che viene condannato a morte e sarà
proprio Kano a doverlo vincere in un duello mortale. La bellezza di Kano
porta alla rovina chi se ne innamora, il ragazzo è autore di un gioco
perverso, abile guerriero, ma anche seduttore, falso e vizioso. E' il male
nato dalla forza devastante di una bellezza pericolosa.
2.2 Luchino Visconti
Se c'è un autore per il quale la bellezza è elemento essenziale a livello tematico,
capace di orientare la scelta dei soggetti e le caratterizzazioni dei personaggi, questo è
Luchino Visconti. Tutta l'opera viscontiana nasce da una dialettica tra bellezza e
passione. La cinepresa di Visconti è continuamente alla ricerca della bellezza
raggiungibile solo attraverso i sensi.
Mentre il senso della bellezza implica un atteggiamento nostalgico, nella passione c'è la
morte della volontà, l'autodistruzione. La religione della bellezza trova il suo limite
nell'idea di peccato, la passione è scandalosa perchè è proibita. L'amore per la bellezza
trova la sua redenzione soltanto nell'arte, nel diventare artisti.
Visconti fa del cinema. Ma si tratta, in senso forte, di poesia ispirata dalla bellezza, la
quale è qualcosa di mentale e spirituale.
La bellezza di Visconti, a un certo punto, si proietta nel passato storico, come si
comincia a vedere con "Senso". Il mondo ottocentesco è totalmente intriso di bellezza,
effetto in parte ottenuto grazie ai continui riferimenti pittorici, in parte frutto di una ricerca
raffinata che si estende a tutti i particoli e dettagli più minuti. La pittura è intriseca alla
natura del film ed è funzionale al discorso narrativo; Livia non è solamente travolta dal
senso che la fa diventare amante di un nemico, ma è immersa nella sua bellezza che
diventa la sua condanna. E' vittima della passione provocata dalla sua bellezza, salvo
poi essere sopraffatta da un'attrazione distruttiva tanto più perchè cieca, dato che le
ripetute dimostrazioni di indifferenza di Franz, la donna non vuole modificare l'immagine
romantica che ha di lui, riconducibile ai cavalieri degli affreschi rinascimentali.
2.3 Dei ed eroi del mondo antico
Nella cultura occidentale l'idea di bellezza è stata spesso collegata al mondo antico, ciò
è dimostrato soprattutto dalla pittura del Rinascimento con le innumerevoli
rappresentazioni mitologiche, ove la perfezionie dei corpi e dei volti è parte integrante di
un mondo che pone al centro la figura umana. Se nella storia dell'arte sono numerose le
riprese del classicismo, il cinema ha preso poche volte il mondo antico come scenario
ideale di un discorso sulla bellezza.
10. La Riefensthal apre il suo film sulle Olimpiadi, intitolato Olympia con immagini di
rovine della Grecia antica: ci sono pietre, edifici, il Partenone di Atene e seguono
inquadrature di statue, volti e corpi. I movimenti di macchina fanno pensare che
si possa trattare di persone reali ma il passaggione avviene con il Dicobolo di
Mirone che una dissolvenza trasforma in un uomo vero, atteggiato e inquadrato
allo stesso modo, ma infine lancia il disco. Dopo di lui vediamo inquadrature
dove illuminazione e fotografia cercano con evidenza l'accostamento all'arte
delle opere classiche; le statue e gli atleti rappresentano un ritorno alla vita di
quella bellezza ormani lontana e distrutta. Il film appare la visualizzazione
dell'ideologia neoclassica di cui la bellezza del corpo è un importante correlato,
ma qui la ripresa dell'estetica pagana ha qualcosa di decadente e non si sottrae
ad un effetto un po' kitsch.
11. In Ulisse di Ponti/ de Laurentiis e Camerini, la vicenda si apre a Itaca con
Penelope che attende il ritorno del marito. Penelope intrepretata da Silvana
Mangano appare magra, le forme nascoste dagli abiti greci e da un velo nero su
cui poggia la corona. La donna ha un figlio di nome Telemaco e sembra
suscitare una vera e propria passione nel più prepotente dei Proci: Antinoo. Tutti
esaltano la bellezza di Penelope, ma lui più degli altri non sembra mosso
soltanto dal desiderio di impossessarsi del regno di Ulisse. Alla Mangano viene
affidato anche il ruolo di Circe, che offre ad Ulisse l'immortalità. La maga è
bellissima, illuminata da una luce verde, è più truccata di Penelope, ma molto
simile a lei, tanto che Ulisse pare amarla per questo. La maga fa parlare Ulisse
coi morti che gli consigliano di salire nell'Olimpo con lei, la madre dell'eroe
invece, gli consiglia di fare ritorno a Itaca. L'uomo ascolta il consiglio materno e
parte, naufragando nella terra dei Feaci. A causa della perdita della memoria
Ulisso si sposa quasi con la principessa dei Feaci, ma guardando il mare si
ricorda chi è e parte un lungo flashback delle vicende precedenti.
12. In Elena di Troia (1955) di R. Wise, la vicenda si apre alla corte di Troia dove
Paride professa, oltre l'intenzione di andare a Sparta dai Greci in missione di
pace, l'amore per Afrodite, dea della bellezza. Nel film, Afrodite è solo una statua
di marmo, non si accenna alla storia della mela d'oro e in più gli dei vengono
sostituiti dalle star. Vittima di una tempesta, Paride arriva naufrago sulla spiaggia
di Sparta e a trovarlo è Elena, che viene scambiata dal giovane per Afrodite
prima di perdere conoscenza. Elena nasconde il principe svenuto in casa della
vecchia nutrice, dove compare la schiava Andraste che trova Paride bellissimo.
Quando il principe si risveglia continua a credere che Elena sia Afrodite, ma la
sua identità viene successivamente svelata alla corte di Sparta, a cui Paride offre
la pace. Tuttavia, i Greci bramano il suo regno e Menelao intuisce la nascita della
passione fra la moglie e lo straniero, facendolo imprigionare. La regina riesce a
liberare il suo nuovo amore e fugge con lui a Troia. Scoppia un vero e proprio
conflitto, Elena pensa più volte di sacrificarsi e tornare dall'ex marito, ma Paride
non si dà per vinto e guida un esercito per recuperarla al campo greco. Durante
l'incendio di Troia ci sarà un duello tra i due e il principe troiano verrà
vigliaccamente ucciso con un colpo alla schiena: ad Elena non rimane che
tornare a Sparta, pensando al suo perduto amore.
13. Più fedele al poema omerico è il film Troy (2004) di Petersen. Si ha una rinuncia
alla rappresentazione degli dei, con l'eccezione di Teti che vediamo raccogliere
conchiglie per donarle al figlio Achille. Il mare è sempre molto presente nel film,
blu sul fondo delle inquadrature o davanti alle mura di Troia, dove arrivano
miriadi di navi nemiche. La bellissima Elena si innamora di Paride e decide di
seguirlo di sua scelta, arrivata a Troia viene accolta con grandi fessteggiamenti
dal re Priamo. Mentre Brad Pitt grazie alla sua prestanza fisica interpreta
perfettamente il semidio Achille, Orlando Bloom non possiede l'avvenenza
necessaria per impersonare Paride, il più bello tra i mortali; per questo motivo la
fuga di Elena è giustificata dalla rozzezza di Menelao. Come nel mito Achille
viene ucciso da Ettore con una freccia infilziata nel tallone, senza che però
venga spiegato il motivo della vulnerabilità di quel punto.
14. Cleopatra (1934) di DeMille è un'opera che trova la sua importanza nel lavoro del
costumista Banton. La correttezza storica è quasi inesistente, DeMille prende
spunto dal fasto di cui parla Plutarco, nel primo incontro tra Cleopatra ed Antonio
su una nave, per scatenarsi in un delirio kitsch di palme, corone, guaine di lamè,
perle e ballerine.
15. Il Cleopatra (1963) di Mankiewicz è stato sfortunato fin dalla genesi e ricordato
nella storia del cinema come grande flop, il film che non riuscì a recuperare i
costi di realizzazione portando in crisi la Hollywood dell'epoca. Cleopatra viene
interpretata da Elisabeth Taylor e la sua bellezza è aiutata da cost