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CAP 2: I GENERI CINEMATOGRAFICI

Il cinema fu, all'inizio, fenomeno da baraccone, presentato nelle fiere prima ancora che nei teatri o nelle sale: il prodotto di un'arte popolare autentica. Per tale motivo, e perché le sue possibilità di produzione e diffusione ne fecero anche un elemento della cultura di massa, la narrazione filmica presentò fin dalle origini la tendenza ad organizzarsi in "generi".

Lo studio della schematizzazione degli intrecci, cioè la ricerca, al loro interno, degli elementi costanti che ci permettono di raggrupparli, fu inaugurato dal russo Propp, il quale si concentrò sul caso delle fiabe, genere tanto rigido e codificato da prestarsi facilmente ad una classificazione. Per quanto concerne i generi cinematografici, c'è da osservare che in una prima fase essi furono del tutto debitori a quelli, preesistenti, della letteratura e del teatro; ebbe una certa importanza.

anche il fumetto. Nel momento in cui il cinema si organizza come racconto, nascono anche le varie forme in cui questo racconto si struttura, ossia i generi: essi costituiscono una serie di "possibili" a livello narrativo letterario, cioè di "fabulae" e intrecci, cui corrisponde quasi sempre una codificazione iconica, a livello di immagini. Sotto questo profilo, in circa un secolo di vita del cinema, non si sono avute evoluzioni sostanziali: del resto, in base ad una tipica regola della cultura di massa, il pubblico vuole sempre gli stessi tipi di storie, delle quali conosce tutto, talvolta anche le conclusioni, ma di cui lo divertono i percorsi e le soluzioni scelte per giungere a quelle conclusioni. - MELODRAMMA - La comunicazione di massa si rivolse, fin dalle sue origini, alla sfera dei sentimenti. Nel cinema esiste un genere che prese forma storicamente dal romanzo e, perciò, si apparenta alle tipologie narrative dei fotoromanzi e delle lunghissime storie.

Il melodramma filmico non ha alcuna relazione con l'omonima forma musicale, si affermò come genere di racconto diffuso a livello internazionale e interculturale.

Il melodramma tratta quasi sempre di amori contrastati: la passione amorosa, tema primario del genere, è rappresentata come un'utopia, come qualcosa sempre inseguito e mai raggiunto - mai del tutto appagante, se non al di là della vita.

Regista di melodrammi filmici fu già Griffith, forse proprio per il carattere prevalentemente ottocentesco della sua cultura di riferimento. "Giglio infranto" 1919 può essere considerato uno dei prototipi del genere.

Se è lecito scorgere nell'amore contrastato il più importante degli elementi su cui si costruisce il genere melodrammatico, quest'ultimo si articola poi in varie tipologie di "fabula" a seconda delle cause che ostacolano la relazione amorosa tra i protagonisti. La più comune tra

Tali cause è quella rappresentata dal fato. Nelle narrazioni della cultura di massa il fato assume aspetti diversi, ma il più comune, a rappresentare l'impedimento che si frappone al pieno realizzarsi del desiderio amoroso, è costituito dalla guerra e dall'inesorabilità delle sue leggi. Ne "Il ponte di Waterloo" 1940 di Mervyn LeRoy la guerra costituisce una sorta di impedimento/contenitore nel quale si inseriscono altri piccoli ostacoli, sempre dovuti, comunque, al gioco del destino. Anche in questo film, l'amore è una condizione eccezionale, quasi onirica. È ancora la guerra, ma in modo più sfumato e indiretto, l'impedimento che ostacola la relazione tra i protagonisti del fortunatissimo "Casablanca" 1942 di Michael Curtiz, dove pure l'amore si riferisce al passato di Rick e Ilsa a Parigi, ma nel quale il contesto storico contemporaneo, la seconda guerra mondiale, finisce per trasformare il

tutto, ponendo in primo piano, al di sopra dei sentimenti personali, la necessità del sacrificio. In Italia, il massimo esponente del genere è Raffaello Matarazzo, in cui dominano gli ambienti popolari e spesso la dialettica delle differenze di classe si affianca, come impedimento, ai giochi del destino. Insieme alla guerra, la morte prematura per malattia è l'altro grande ostacolo posto dal fato caratteristico del melodramma. Es. "Love Story" 1970 di Arthur Hiller. Genere femminile per eccellenza - sia come destinazione di pubblico sia per il prevalere, nei film, di personaggi di donne - il melodramma può talora narrare storie in cui l'impedimento amoroso è dovuto alla totale soggettivizzazione da parte di un personaggio, che ad un determinato momento si fissa nevroticamente sul proprio sentimento, senza tenere in alcuna considerazione la risposta del partner. È quanto accade in "Via col vento" 1939 di

Victor Fleming, o in “Adele H., una storiad’amore” 1975 di Francois Truffault in cui l’amore conduce la protagonista alla follia.S’è detto che il melodramma presenta principalmente personaggi femminili. Vi furono infatti attrici,anche di grande successo, che si identificarono con questo genere, come per esempio Greta Garbo,le cui eroine riproponevano sullo schermo, in un’irripetibile cifra di gesti e sguardi, il tema delsacrificio amoroso, della luttuosa espiazione, della dedizione all’idea di amore come totalità eassoluto.

LA COMMEDIAÈ questo un genere da mettere in relazione con il melodramma: non solo, infatti, entrambi hannoimportanti precedenti letterari, ma la commedia rappresenta, in un certo senso, proprio l’opposto delmelodramma, proponendosi di narrare il percorso che conduce alla felicità e alla stabilità amorosa –sebbene si tratti, ovviamente, di un percorso irto di contrasti, di

conflittualità a livello sociale, culturale, sessuale e persino psicologico. Del resto, come abbiamo già avuto bisogno di dire, se non vi fosse contrasto, non potrebbe esservi racconto; in questo caso, tuttavia, contrariamente alle "impossibilità" del melodramma, la soluzione è felice, quotidiana e "normale".

Molti e vari sono i tipi di commedie cinematografiche. Vi è per esempio la cosiddetta commedia "brillante" o "sofisticata", che ha molti rapporti con la tradizione della fiaba, sia pure spogliata dei suoi elementi fantastici.

Presente come genere già nella seconda metà degli anni Dieci del Novecento, con Lubitsch, maestro assoluto del genere, Frank Capra ("Accadde una notte" 1934) o certe opere di De Mille ("Maschio e femmina" 1919), la commedia racconta spesso lo scontro tra i sessi. Se l'uomo prevale spesso quando assume i panni di un Pigmalione, cioè

quando forma sotto il profilo umano e anche professionale la donna di cui poi finirà per innamorarsi, nel genere di cui stiamo trattando è più frequente il trionfo della donna. Più vitale e scaltra del partner, così dedito al proprio lavoro da smarrire il senso della vita, la protagonista riesce a sconvolgergli l'esistenza e, nello stesso tempo, farlo crescere umanamente, rendendolo felice. È questo il modello narrativo di molti classici del genere, a cominciare da "Susanna" 1938 di Howard Hawks, nel quale è la ragazza ricca ad intromettersi nella vita di un freddo paleontologo finendo per farsi amare. Uno dei soggetti più diffusi nelle commedie cinematografiche di tutti i tempi e di tutti i paesi è comunque quello che si richiama all'archetipo della fiaba di Cenerentola: la ragazza di modesta condizione che, grazie alle sue virtù, riesce a diventare sposa di un "principe". Può

La “commedia all’italiana” riuscì, nello stesso tempo, a raccontare in maniera magistrale, caratteri e mutamenti della società che ritraeva. A tali fortune, naturalmente, contribuì in misura notevole la comparsa di un divismo comico, con attori in certo modo “specializzati” (Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Nino Manfredi e Vittorio Gassman). Negli anni Sessanta la commedia cinematografica italiana tornò a contenere anche elementi drammaturgici a cominciare da “I soliti ignoti” 1958 di Mario Monicelli, in cui gli sceneggiatori decisero di far morire un personaggio in un film interamente comico, che ebbe grande successo. Il Leone d’oro venne conquistato da quest’autore con “La grande guerra” 1959, film con tema storico di grande impegno spettacolare. Il boom economico e gli anni contraddistinti dal fenomeno dell’emigrazione interna segnarono per l’Italia un’epoca di profonde trasformazioni:

Se fu il cinema dei grandi autori, quello di Antonioni, Visconti e Fellini, a riflettere più problematicamente su questi cambiamenti, ne apparve traccia anche all'interno della commedia. Es. "Tutti a casa" di Luigi Comencini. Negli stessi anni, d'altra parte, la commedia riusciva a riflettere emblematicamente la società del tempo, come dimostra "Il Sorpasso" di Dino Risi, ritratto efficace di un periodo di vitalità ed illusioni, di euforia e false certezze. Dopo il terremoto del '68 e, soprattutto, nel momento in cui l'Italia entrò negli anni del terrorismo, la commedia andò verso un declino qualitativo, pur restando il genere italiano di maggior successo da un punto di vista commerciale.

IL MUSICAL

Il film musicale appare soprattutto un fenomeno americano. Esso si presenta inoltre abbastanza limitato in termini cronologici: se infatti le origini del genere non possono che collocarsi all'epoca della

comparsa del suono – dal 1927 in poi -, con la metà circa degli anni Sessanta, vale a dire con la crisi dello Studio System, si può affermare che il genere scompa
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A.A. 2010-2011
50 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher trick-master di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia e critica del cinema e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Parma o del prof Campari Roberto.