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Nell’arte iniziale di Boccioni esistono due componenti: a) una di natura fisico-luministica (in
cui la luce agisce come come indicazione di energia e subisce una scomposizione che da
luogo al suo tipico cromatismo incentrato sui colori primari) b) l’altra di natura psico-
patologica appoggiata ad un sistema lineare (derivante da Klimt e Beardsley in cui si affida ai
contorni che hanno funzione di contenuti psichici). L’approccio al Futurismo gli consentirà di
fondere questi due elementi integrando il momento fisico con il pathos.
2. Il Manifesto futurista
1) Pubblicato nel 1909 ha l’importanza di denunciare la correlazione dei fenomeni di
ambito alto-culturale con quelli teconlogici 12
2) Incontra il limite storico dell’indecisione fra specie meccanica o elettromagnetica e se i
Futuristi non escono da questa impasse hanno il merito di ragionare su entrambi i sistemi
tecnologici.
3) Altro merito è quello di ragionare in termini globali, oltre i confini delle singole arti,
impostando un discorso “estetico” di sollecitazione dell’intera rete sensoriale. L’arte visiva
non si deve limitare al noetico, ma inserirvi anche gli “stati d’animo”.
Il Manifesto è seguito da un Manifesto tecnico in cui domina la figura dell’effetto
“cinematografico”, discendente dal fenomeno della persistenza dell’immagine sulla retina
(questa soluzione però appare ingenua e meccanica); più importanti le considerazioni
riguardo alla soppressione dello spazio inerte e del vuoto: oltre all’accostamento dinamico
dei corpi ne è predicata anche la compenetrazione (sull’esempio dei raggi X, “chi può
credere ancora all’opacità dei corpi?”, “il moto e la luce distruggono la materialità dei corpi”).
I dipinti risultano però meno avanzati della teoria. L’opera maggiore di Boccioni del 1910 è
La città che sale in cui la fiura dominante è un cavallo che potrebbe risultare in contrasto con
le predicazioni sulla velocità della macchina, ma questa scelta permette a Boccioni di creare
forme astratte, organiche, elissoidali omologhe all’universo elettromagnetico. In questo
periodo prevale un futurismo esterno, concentrato sui temi più che sulle soluzioni.
3. I conti col Cubismo
Si arriva al 1911 quando i Futuristi subiscono l’influsso Cubista (meccanomorfo, omologo al
logicismo severo di Husserl e quindi in contrasto rispetto alle spinte bergsoniane-
eisensteiniane; che risulta però utile per abbandonare del tutto le tentazioni naturalistiche). Il
Cubismo con cui vengono a contatto è quello “minore” di Léger e Delaunay.
Sempre nel 1911 viene alla luce Stati d’animo che conferma la volontà di Boccioni di
giocare sia sul lato fisico che su quello psichico e segna il passaggio da un residuo
naturalismo all’autonomia di forme concrete.
4. La maturità di Boccioni. La scultura
Il 1912 è l’anno della maturità, la sintesi col Cubismo è risolta nei dipinti come Materia e
Volumi orizzontali, con apice in Elasticità dove il tema del cavallo viene riproposto in cui la
forza organica dell’animale svolge superfici iperboliche ed ellittiche.
Un ulteriore passo in avanti lo compie nella scultura. Il passo verso la terza dimensione
lascia alle spalle il pericolo di un fenomenismo di ritorno. La differenza tra le realizzazioni
plastiche boccioniane e quelle cubiste sta nel fatto che lo sviluppo, nell’italiano, avviene per
motivi avvitati; massimo esempio in questo senso è Forme uniche nella continuità dello
spazio del 1913, fuso in bronzo, il cui risultato appare molto simile ad Elasticità ed in cui
l’artista riesce ad assicurare la consistenza massicchia e la chiusura del corpo, ma nello
stesso tempo ad aprirlo e fonderlo con l’ambiente; tutela inoltre la pienezza psichica della
presenza umana in un continuum psicofisico. I limiti di questa opera sono legati
principalmente al materiale bronzeo con cui è realizzata, che rientra nel repertorio di
materiali monocromi con cui la scultura si fa perdonare l’invasione della terza dimensione.
Infatti nel Manifesto della scultura Futurista il marmo ed il bronzo vengono sconfessati e si
pone l’accento su materiali come vetro, legno, cartone e ferro. Il punto più alto della parabola
boccioniana è da considerarsi Cavallo + cavaliere + case in cui ricorre al polimaterismo e
all’uso di colore naturale insito nei materiali (vedi Picasso).
Nel “ritorno” alla tela si dimostra più timido, quasi come se avesse esaurito le sue energie
nell’ambito scultoreo. Ecco dipinti come Dinamismo di un corpo umano, Dinamismo di un
ciclista, Dinamismo di un foot-baller, in cui l’astrazione è crescente, ma non attinge dalla
concretezza; il lavoro più interessante tra questi è Dinamismo di un foot-baller in cui è
accentuato un organicismo quasi viscido: è il momento in cui Boccioni si avvicina al
biomorfismo di Kandinsky.
5. Gli altri Futuristi
Carrà attraversa una fase divisionista che pratica in modo sottile. Il Ritratto di Marinetti e i
Funerali dell'anarchico Galli attestano la presenza di moti sinuosi di matrice secessionista.
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Mondrian - Albero rosso Mondrian - Albero blu Mondrian - Albero grigio Mondrian - Melo in fiore
Nel 1912 il suo linguaggio si delinea, e
compaiono bombature, superfici curve (il tratto opposto rispetto al cubismo). Arriva anch'egli
ad invadere la terza dimensione, ma senza i risultati boccioniani (Cavaliere rosso).
Russolo segue il percorso di Boccioni con un semplificazione che lo porta ad accentuare la
componente divisionista.
Severini, trasferitosi a Parigi è più luminoso e solare degli italiani; in seguito partecipa alla
fase "dinamica" del Futurismo (forme bombate e aerodinamiche), ma risolve questo
patrimonio morfologico con un linguaggio disteso e luminoso, improntato su una joie de
vivre. A partire dal 1914 si accorge della presenza di Picasso e Braque e si lancia nelle
nature morte.
Balla, spinta di propulsione iniziale del movimento si era attardato la sua adesione al
Manifesto avvenne per il suo rapporto di fiducia con Boccioni. Solo nel 1912 si decide a fare
un passo in avanti abbandonando un linguaggio ancora descrittivo per stesure più ampie e
sintetiche. A differenza di Boccioni però realizza un linguaggio "orfico", tutto di superficie:
adotta infatti sistematicamente la la soluzione cinematica; basti vedere Dinamismo di un
cane al guinzaglio e Le mani del violinista. Vi è un'esaltazione delle linee, ispirate ad una
geometria generativa curvilinea.
Prampolini, appena ventenne segue il maestro Balla: aderisce ad un linguaggio di
concrezioni geometriche che sfruttano la bidimensionalità.
Depero è un Léger nostrano, come un instancabile montatore di robot meccanici.
Dottori è tra i protagonisti dell'Aeropittura, conferma del lato dinamico del movimento, ma
carica di aneddotismo). 1910
Primo
7. Mondrian tra astrazione e concretezza acquerell
o
1. La linea e il circolo astratto
Mondrian nasce nel 1872 (quindi fuori gruppo). In un primo periodo si adegua alle
avanguardie dell'epoca: Simbolismo e Fauve-Espressionismo. La sua arte è una lotta tra il
circolo e i segmenti retti del raggio. L'arte di Mondrian è un tentativo di inquadrare il cerchio,
di misurare la circonferenza tramite elementi rigidi. Oltre a questo tormento lineare che
compare nell'arte di Mondrian in quegli anni anch'egli si trova scisso tra la divisione e l'à-plat,
fin dall'inizio opta istintivamente per l'à-plat.
2. La serie dell'albero
Il filone tematico più celebre nella sua opera è quello dell'albero, in questa serie l'artista
svolge due cicli contigui, ma idealmente distinti: quello dell'astrazione che tende a
semplificare, ridurre il motivo di natura e il ciclo della concretezza, che consiste nel rifare la
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realtà, nel ristrutturare le natura conferendole la razionalità che le manca. L'astrazione era Bauhaus
stata ripresa dai Fauve-espressionisti e da Matisse; la concretezza è la grande svolta di
Picasso e Braque e del Cubismo. Nella serie dell'albero Mondrian passa dall'una all'altra.
La serie dell'albero inizia con l'Albero rosso nel 1908. In quest'opera il dato saliente è lo
sviluppo rigoglioso, esplosivo della chioma, ed è anche la prova della definitiva scelta per l'à-
plat. Segue poi l'Albero blu (1909) che documenta una fase di astrazione crescente, di
stilizzazione più elementare. Nel 1911 il contatto con il Cubismo è attestato dall'Albero grigio,
in bilico tra astratto e concreto: permane la chioma, ma molti parallelepipedi assumono una
consistenza autonoma; alla dialettica figura sfondo si sostituisce un continuum plastico.
Melo in fiore (1912) appartiene alla stagione cubista del pittore, cessa l'astrazione e le
curve sono riportate a moduli costruttivi.
Parallelamente alla serie degli alberi vi è quella della Natura morta con vaso di zenzero, la
cui prima versione del 1911 appartiene alla fase fauve, mentre quella successiva, dipinta in
piena fase cubista vede un'organizzazione architettonica e costruttiva. Il passo successivo
sta nel tentativo di eliminazione dell'arco (perché appartenente alla famiglia delle curve
rappresenta la forza della vita). Ma questa surrogazione si può compiere solo per gradi e non
sarà mai definitiva: non sarà di cancellazione, ma di rimozione, nel senso freudiano. In Marc
Composizione ovale con alberi la curvatura viene per esempio imposta al formato, soluzione
ingegnosa perché consente di bandire la curva all'interno dell'opera ma di ricavarne
l'influsso. In seguito anche questa soluzione verrà criticata dall'artista che passerà dall'ovale Macke
al rombo.
Due Composizioni (in blu e in grigio e rosa) documentano l'avvenuto passaggio alla
"concretezza", dell'albero rimane la griglia naturale. Un passo ulteriore è compiuto nelle tre
Composizioni ovali tutte del 1914 in cui c'è un definitivo abbandono della tavolozza naturale
a favore di un azzurro e di un rosa artificiali, è anche un avvicinamento alla cromai definitiva
dell'artista che sarà anch'essa "concreta".
Ma poi Mondrian tenta un'affondo, un raggiungimento minimale affidando la ricostruzione
dell'universo a soli assi orizzontali e verticali che si intersecano dando luogo a dei + e -, ed è
curioso notare che in questa fase concreta ricompaiono titoli naturalisti (Molo e oceano). La
verticale sta per il principio maschile (Io freudiano); mentre l'orizzontale &e