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LINEE DI INTERVENTO
Esistono molti metodi di intervento e non esiste un vero e proprio metodo univoco e ed efficace.
Nell'approccio cognitivo-comportamentale al disturbo autistico si trovano alcuni elementi chiave:
• Attenzione all'aspetto educativo: è importante iniziare subito un'educazione speciale,
utilizzando, per esempio, strategie di intervento comportamentale.
• Strategie di intervento comportamentale: analisi funzionale dell'azione, con cui si può
applicare una tecnica di controllo dello stimolo (eliminare stimoli che causano risposte
inadeguate), tecniche di modellaggio, estinzione e rinforzamento differenziale (contro i
comportamenti inadeguati). Generalizzazione e insegnamento delle autonomie (abilità
adattive di autoaccudimento). Utilizzo dell'analisi del compito; tecniche di modellamento
(acquisizione di nuovi comportamenti, per imitazione di una persona, detta modello) e di role
playing (dove il bambino prova alcuni comportamenti in modo da essere poi in grado di
metterli in atto più efficacemente quando si troverà in situazioni reali) per l'acquisizione di
abilità sociali e di interazione. Tutte queste strategie fanno parte dell'approccio TEACCH.
• TEACCH: programma complesso e articolato che deriva dagli approccio comportamentali,
cognitivo-comportamentale e psicolinguistico. Si basa su alcuni principi fondamentali:
individualizzazione e flessibilità (interventi calibrati su misure per specifiche esigenze e non
applicato in modo rigido e uguale per tutti), attenta programmazione (obiettivi chiari e
definiti con precisione, lavorando solo su quelli e scegliendoli in modo che siano ragionevoli
e significativi per lui), generalizzazione (coinvolgimento dei genitori e lavoro in ambienti
diversi). Uno degli obiettivi fondamentali è la comunicazione spontanea.
L'approccio centrato sulla teoria della mente prevede di lavorare con il bambino perché impari a
riconoscere le emozioni altrui, p.e. tramite il compito della falsa credenza e con altri compiti basati
sulla "lettura della mente" e del "fare finta".
PROGNOSI
Nei bambini autistici con buone capacità intellettive e linguistiche e che possono usufruire, assume e
ai genitori, di programmi di intervento strutturati, precoci e sistematici, si può notare una riduzione
significativa dei disturbi di comportamento e dei deficit di interazione sociale. in età adulta, tendono a
rimanere bizzarrie e ristrettezza di interessi e attività, ma comunque un buon numero di queste
persone (30%) acquisisce una parziale dipendenza ed una esigua minoranza, invece, riesce a vivere e
a lavorare in modo quasi completamente autonomo. Nei casi di bambini con grave compromissione
sul piano intellettivo e del linguaggio verbale, solitamente i soggetti non possono essere lasciati soli,
necessitano di una forte supervisione e i deficit rimarranno motivo di menomazione importante.
TERMINI
• Rinforzamento differenziale: tecnica che segue l'estinzione. Rinforzi somministrati quando
il bambino si comporta bene (rinforzamento differenziale dei comportamenti adeguati o
DRA) o quando non si comporta male (rinforzamento differenziale dei comportamenti
alternativi o DRO) o quando emette comportamenti che gli impediscono di comportarsi male
(rinforzamento differenziale dei comportamenti incompatibili o DRI).
• Disegno della figura umana: prova che viene svolta molto di frequente nella consultazione
psicologica di bambini in età prescolare e di scuola elementare. Non esiste una procedura
unica di somministrazione né una valutazione standardizzata. Il disegno, oltre ad a essere uno
strumento per favorire la relazione col bambino, può dare indicazioni sulle capacità
intellettive e su alcune eventuali aspetti psicopatologici.
• Analisi del compito: divisione di un compiti difficile per il bambino nelle sue parti semplici.
Permette di ottenere, anche con bambini difficili, risultati positivi. Può servire a insegnare
autonomie, ma anche per consolidare abilità di lettura o di matematica, e risulta utile anche in
approcci psicoterapeutici. Corso di Psicopatologia
Facoltà di Psicologia di Firenze
Psicopatologia dello sviluppo
Parte 2: Disturbi generalizzati dello sviluppo
Altri disturbi generalizzati dello sviluppo
DISTURBO GENERALIZZATO DELLO SVILUPPO NON ALTRIMENTI SPECIFICATO
DISARMONIA EVOLUTIVA, DISTURBO MULTISISTEMICO DELLO SVILUPPO
AUTISMO ATIPICO, AUTISMO AD ALTO FUNZIONAMENTO
Il disturbo generalizzato dello sviluppo non altrimenti specificato è menomazione importante
nello sviluppo della comunicazione e dell'interazione sociale ma con sintomi che non
soddisfano i criteri per un disturbo autistico (stereotipie verbali ossessive, bizzarrie di
comportamento). Questa classificazione genera dei problemi e delle incertezze, per questo ci
si riferisce a tale disturbo con termini quali autismo atipico, o disarmonia evolutiva
(personalità perturbata con carenze in alcuni settori delle capacità cognitive e relazionali,
mentre le altre aree risultano integre).
Comunque sia la prognosi per questi casi è decisamente migliore dei bambini autistici.
DISTURBO DI ASPERGER
Disturbo caratterizzato da compromissione qualitativa nell'interazione sociale manifestata da
carenza di sguardo diretto e di espressione, postura rigida e poco orientata alla relazione,
difficoltà a sviluppare con i coetanei relazioni adeguate al livello di sviluppo, difficoltà a
condividere gioie, interessi e obiettivi con altre persone. Qualche modalità di comportamento
ripetitivo, rigido e stereotipato. Altri sintomi tipici sono la sottomissione rigida ad abitudini
inutili o rituali specifici e un persistente ed eccessivo interesse per parti di oggetti.
L'anomali causa una compromissione clinicamente significativa dell'area sociale, lavorativa o
di altre importanti aree del funzionamento psichico.
DISTURBO DISINTEGRATIVO DELL'INFANZIA E DELLA FANCIULLEZZA
Disturbo molto più raro dell'autismo, più comune nei maschi che nelle femmine. Non si
hanno certezze rispetto l'eziologia, anche se si ipotizza che la causa sia una grave anomalia
neurologica, non identificata. La prognosi è decisamente peggiore, rispetto all'autismo.
Spesso il soggetto non è distinguibile da un caso sfavorevole e grave di autismo: lo si può
comprendere solo ricostruendo la storia del bambino. Il soggetto presenta gravissime
difficoltà a comunicare, anche in modo non verbale, persino i più elementari bisogni
quotidiani. Può presentare gravi e continue stereotipie, autostimolazioni, esplosioni
improvvise di aggressività auto ed eterodiretta. Presenta scarsissime autonomie personali e
non può essere lasciato solo in situazioni sociali a causa del comportamento imprevedibile.
I tentativi di intervento, di qualsiasi tipo, danno esiti praticamente nulli.
ALTRI DISTURBI GENERALIZZATI DELLO SVILUPPO
E CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Altro disturbo generalizzato dello sviluppo è il disturbo di Rett, un disturbo neuroevolutivo
molto specifico, che colpisce solo le bambine, che insorge nel primo anno di vita dopo
qualche mese di apparente normalità dello sviluppo e produce rallentamento della crescita del
cranio, ipotonia (diminuzione del tono muscolare), diminuzione della mobilità, comparsa di
attività ripetitive e movimenti stereotipati delle mani, arresto nello sviluppo psicomotorio e
grave compromissione della ricezione e dell'espressione del linguaggio verbale. L'eziologia
non è certa, anche se il disturbo sembra essere di origine genetica. La prognosi è più grave
dell'autismo, anche per la frequente insorgenza di complicanze neurologiche.
In conclusione, i disturbi generalizzati dello sviluppo possono essere considerati come
patologie a esordio nell'infanzia caratterizzate da gravi anomalie che non sono normali in
nessuno stadio dello sviluppo e riguardano la comunicazione, le abilità sociali, l'attività
immaginativa e il gioco.
TERMINI
• Compiti comportamentali (o graduati): compiti assegnati dal terapeuta, detti
comportamentali perché si riferiscono a comportamenti manifesti e osservabili (per
questo motivo possono essere chiamati prescrizioni comportamentali). Il termine
graduati si riferisce alla possibilità di assegnare i compiti per difficoltà crescente,
aumentando così le probabilità di successo e dunque l'occasione di rinforzare il
bambino. Corso di Psicopatologia
Facoltà di Psicologia di Firenze
Psicopatologia dello sviluppo
Parte 3: Disturbi dell'apprendimento
Disturbo della lettura
DESCRIZIONE
Il bambino è sano, dal punto di vista fisico, psicologico e sociale, ma ha una difficoltà in un'area
scolastica. L'area in questione è la lettura:
• la capacità di lettura è inferiore rispetto a quanto previsto per l'età. il livello di intelligenza e
l'istruzione ricevuta. Il problema di lettura riguarda la velocità (lettura lenta e stentata), la
correttezza (errori frequenti) e la comprensione (difficoltà a capire quanto letto). Queste tre
problematiche possono essere presenti isolate o tutte insieme.
• il disturbo interferisce con l'apprendimento e tutte le attività quotidiane che richiedono
capacità di lettura.
• L'anomalia non dev'essere spiegata con problemi medici o psicologici più gravi (p.e. ad un
soggetto sordo non può essere diagnosticato un disturbo della lettura o dell'apprendimento).
Il disturbo dell'apprendimento risulta nel 10% della popolazione scolastica, e 8 casi su 10 risultano
avere un disturbo della lettura.
RICERCHE
La ricerca psicologica sui disturbi dell'apprendimento è recente. Le prime ricerche si sono concertate
su due punti fondamentali: il criterio di discrepanza (prestazioni inferiori rispetto a quelle che ci si
aspetta da bambini di pari età e condizioni simili) e i fattori di esclusione (fattori che ci permette di
affermare che esista un disturbo dell'apprendimento dopo aver escluso che il disturbo non sia dovuto
ad una particolare condizione medica o psicologica). Oggi si pone meno attenzione ai fattori di
esclusione, dato che un disturbo di questo genere può trovarsi associato anche ad altre problematiche
psicopatologiche o a deficit sensoriali.
La ricerca non ha ancora chiarito l'eziologia del disturbo dell'apprendimento. Prima si attribuivano a
fattori emozionali e una cattiva relazione tra il bambino e le figure di accudimento, mentre oggi si
sottolinea l'influenza di (ipotetici) fattori diversi (condizioni medico-biologiche, encefaliti, forme di
meningite, prematurità e sofferenze prenatali e perinatali, problemi psicologici e sociali nei genitori,
bassa qualit&a