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Il BDDQ: uno strumento per valutare il disturbo di dismorfismo corporeo
(BDDQ). Il BDDE è disponibile come intervista semi strutturata e come questionario. Come intervista semi strutturata è composta da 34 domande; mentre nella versione a questionario prevede 32 item ai quali il soggetto è chiamato a rispondere attraverso una scala likert di frequenza. In entrambe le forme si indaga la preoccupazione e la valutazione negativa del proprio aspetto fisico, l'eccessiva importanza data all'aspetto nella valutazione di se stessi, la tendenza ad evitare situazioni sociali o pubbliche come conseguenza della preoccupazione per l'aspetto fisico e il continuo controllo del proprio corpo. Mentre il BDDQ consiste in 9 item a risposta dicotomica messi a punto sulla base dei criteri diagnostici per il disturbo di dismorfismo corporeo, e quindi volti a saggiare la presenza di preoccupazioni eccessive verso il proprio aspetto e l'eventuale impatto di tali preoccupazioni sulla vita quotidiana. Senza fini agnostici ma altrettanto utile con varie popolazioni.
L'assestamento del body image cognitive distortion è una misura unidimensionale sviluppata sulla base del modello cognitivo comportamentale dell'immagine corporea al fine di indagare la presenza di 8 tipi di distorsioni cognitive relative al corpo.
Rispetto all'assessment dell'immagine corporea, il panorama scientifico sembra essere caratterizzato da un'ampia diffusione di misure quantitative. Tali misure sono orientate alla misurazione di aspetti disfunzionali dell'esperienza che gli individui fanno e danno del proprio aspetto fisico.
Capitolo 3
Il disturbo di Dismorfismo corporeo: storia, caratteristiche diagnostiche e fenomenologia
La denominazione di disturbo di dismorfismo corporeo (DDC) è relativamente recente ed è stata introdotta nel 1987 nel DSM-III-R quando entrò a far parte della classificazione dei disturbi psichiatrici, relativamente a un disturbo citato in letteratura 100 anni prima da Morselli, che coniò il termine.
dismorfofobia.Il DDC è definito dal DSM-IV-TR in base a tre criteri diagnostici:
- il criterio A stabilisce che la persona deve essere preoccupata per un difetto immaginario nell'aspetto fisico o, se presente una piccola anomalia fisica, trovare una preoccupazione di gran lunga eccessiva
- il criterio B indica che questa preoccupazione deve causare disagio significativo o meno nel funzionamento sociale, lavorativo oppure in altre importanti aree.
- il criterio C infine definisce che la preoccupazione non è meglio attribuibile ad un altro disturbo mentale
Per la diagnosi di questo disturbo il paziente deve dimostrare una persistente convinzione di bruttezza personale o relativa a uno specifico difetto fisico e essere assolutamente certo che tali sue presunte mancanze estetiche siano evidenti ed ovvia anche per gli altri. Molte persone con questo disturbo non riescono ad ammettere le difficoltà che i propri sintomi causano loro, ma anzi sottolineano costantemente.
L'utilità e la legittimità dei loro continui sforzi mirati a tentare di correggere i difetti percepiti. Inoltre molti sviluppano una relazione speciale con gli specchi: si controllano continuamente ed alcuni restano bloccati davanti a tali superfici riflettenti per ore ogni giorno.
Phillips, psichiatra americana fra i massimi esperti al mondo del disturbo, espone chiaramente quali dovrebbero essere le domande da rivolgere al paziente al fine di diagnosticare correttamente un DDC. Esse sono:
- Lei è molto preoccupato per il suo aspetto? Non è contento di come appare?
- Cosa non le piace del modo in cui appare? Qual è la sua preoccupazione?
- Lei è scontento di qualche altro particolare del suo aspetto, come il volto, la pelle, i capelli, il naso, la forma e le dimensioni di qualche altra parte del corpo?
- Può stimare quanto tempo passa ogni giorno a pensare al suo aspetto? Tali pensieri la preoccupano?
- Quanto disagio tali preoccupazioni le provocano?
La prima volta differenza le varianti deliranti e nondeliranti del disturbo. Tuttavia con la pubblicazione del DSM-IV e del seguente DSM-IV-TR la differenziazione tra i due sottotipi è meno chiara, poiché la variante del garante del disturbo è classificata sia come DDC sia come disturbo delirante.
Fenomenologia: il DDC generalmente coinvolge un difetto minimo o addirittura non esistente, del viso o della testa, anche se ogni parte del corpo può essere il focus centrale della preoccupazione. Le zone del corpo principalmente coinvolte sono il viso e la testa, mentre altre parti quali i genitali, piedi e arti superiori sono chiamate in causa con minor frequenza.
I pazienti generalmente sono concentrati sul "problema" per diverse ore al giorno, e molti descrivono la preoccupazione come una vera e propria ossessione. Più del 90% dei pazienti si dedica ad uno o più comportamenti ripetitivi che fanno perdere tempo. Generalmente si tratta di comportamenti
compulsivi che hanno lo scopo di migliorare, a camuffare o esaminare in maniera estenuante il difetto percepito. Poiché la preoccupazione del come si appare si manifesta più facilmente nelle situazioni sociali nelle quali la persona si aspetta di essere scrutata e conseguentemente giudicata dagli altri, comportamenti di evitamento sono altresì molto comuni e possono riguardare quelle situazioni che esporrebbero o renderebbero più evidente il difetto percepito. È stato evidenziato come i pazienti affetti da DDc tendano a sviluppare particolari bias di riconoscimento, per cui sono inclini ad interpretare le espressioni degli altri a sé riferite, come sprezzanti e ostili. Questo aumenterebbe ulteriormente le ansie rispetto alla propria bruttezza percepita o alla desiderabilità sociale.
funzionamento psicosociale e rischio suicidario: le preoccupazioni tipiche di questo disturbo possono essere molto stressanti e difficili da controllare. Esse sono in grado
di diminuire in misura significativa il funzionamento psicosociale e deteriorare la qualità della vita dei pazienti. Come evidenziato da studi condotti da Phillips, Menard, fay e Pagano, in cui si rileva che quasi un quinto dei soggetti con diagnosi di DDC ha avuto ideazione suicidaria a causa del proprio aspetto e il 7% di essi ha precedentemente tentato il suicidio. Dati epidemiologici: la prevalenza del disturbo nella popolazione generale non è ben conosciuta poiché non esistono studi definitivi al riguardo. Un ulteriore fattore di confusione è dato dal fatto che le persone che soffrono di questa malattia sono spesso così imbarazzate riguardo ai propri sintomi che non ne parlano con nessuno. Questo può portare a una diagnosi che viene formulata addirittura 10-15 anni dopo l'insorgenza del disturbo stesso. Tutt'oggi esiste un solo studio di prevalenza del DDC condotto su un campione rappresentativo della popolazione nazionale (della Germania) condottosu un numero di soggetti adeguatamente numeroso. Si tratta della ricerca di Rief, Buhlmann, Wilhem, Brahle, eseguita su un campione di 2552 soggetti, cui è stata somministrata una batteria di prove composta: da un foglio di informazioni demografiche, un questionario per valutare i criteri del DSM-IV per il DDC, un questionario tendente a valutare caratteristiche collegate ai sintomi DDC e un questionario per individuare eventuali sintomi di tipo somatoforme in comorbilità. In base al questionario, il 27% dei maschi e il 41% delle femmine riferirono di essere preoccupati per l'aspetto di almeno una parte del corpo. I sintomi però non giungono a soddisfare i criteri del DSM-IV con un tasso di prevalenza dell'1,7%. Caratteristiche demografiche e di generel'età di insorgenza non sembrano influire sugli aspetti clinici che sembrano sostanzialmente non differire tra adolescenti e adulti. La maggior parte dei pazienti non è mai stata sposata ed una.Percentualerelativamente alta risulta disoccupata. Per quanto riguarda la distribuzione rispetto al sesso, i dati a nostradisposizione attualmente sono piuttosto discordanti. In alcune ricerche sulle differenze di genere è risultato evidente che uomini edonne affetti da questo disturbo hanno più somiglianze che differenze: sono molto simili in termini di caratteristiche demografiche e cliniche, come ad esempio l'età di esordio del disturbo, il corso della malattia, la gravità dei sintomi e la menomazione nella funzionalità quotidiana. I due generi si differenziano però su alcuni aspetti: gli uomini hanno un punteggio più alto relativo all'abuso di alcol e alla sua dipendenza, sono risultati più spesso celebi, con una preoccupazione riguardo ai genitali e alla perdita dei capelli. Inoltre i maschi sono