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Riassunto esame Letteratura italiana contemporanea, prof. Zancan, libri consigliati Letteratura italiana del Novecento. Bilancio di un secolo, Albero Asor Rosa, e Geografia e storia della letteratura italiana, Carlo Dionisotti Pag. 1 Riassunto esame Letteratura italiana contemporanea, prof. Zancan, libri consigliati Letteratura italiana del Novecento. Bilancio di un secolo, Albero Asor Rosa, e Geografia e storia della letteratura italiana, Carlo Dionisotti Pag. 2
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Le autrici. Questioni di scrittura, questioni di lettura di Marina Zancan

Un primo quadro storiografico di un Novecento letterario che includa le esperienze e le scritture delle donne può essere individuato nel periodo che va dal 1881, anno in cui a Milano nasce la lega promotrice degli interessi femminili, simbolo della nascita dell'emancipazionismo, e la Prima guerra mondiale, il cui avviene la crisi del movimento stesso. Annarita Buttafuoco mette in evidenza l’assenza nel nuovo Stato di una cultura moderna, capace di includere il femminile come parte costitutiva, portando così le donne a ripensare se stesse e il loro posto all’interno dello Stato unitario. La cultura italiana di fine Ottocento ripropone, infatti, un modello unico di donna, quello di madre. Buttafuoco individua nell’emancipazionismo italiano due orientamenti: l’uno basato sul concetto di uguaglianza tra uomini e donne, che considera la differenza sessuale influente; l’altro basato sul principio di equivalenza, che valorizza la specificità del femminile. In questa prima fase, quindi, le intellettuali rielaborano la propria identità sessuale in rapporto al modello di donna-madre. La costituzione dell’identità nazionale promuove una cultura nazionale anche indirizzata alle donne, che da questo momento in poi fanno della scrittura una possibilità per ottenere uno status sociale e professionale all’interno del nuovo Stato. Roma e Milano diventano le capitali culturali più importanti. Si possono individuare due generazioni di scrittrici, la prima nata intorno alla metà del secolo, la seconda intorno agli anni Settanta. Queste due generazioni avviano quella riflessione teorica tra soggettività femminile e scrittura, che sarà poi predominante nel corso del Novecento. A Milano, della prima generazione, si affermano le scrittrici Marchesa Colombi, Emma, Bruno Sperani e Neera. Marchesa Colombi durante gli anni Settanta diventa un’affermata giornalista e scrittrice, anche se appare esterna alle organizzazioni delle donne. I suoi romanzi più importanti sono Un matrimonio in provincia e Prima morire; dirigerà nel 1890 la rivista “Vita intima” insieme a Neera. In essa predominanti sono il mondo del lavoro e la vita familiare e coniugale. Emma (Emilia Ferretti), invece, nel romanzo Una fra tante descrive la condizione femminile nelle classi sociali subalterne. È un romanzo, dunque, naturalistico-verista interno alla cultura emancipatizionista. I temi del lavoro e dello sfruttamento tornano nei romanzi di Bruno Sperani (Beatrice Speraz), in particolare ne La fabbrica del 1894. Sperani elabora i temi della condizione femminile in quadri articolati e complessi. A questo filone narrativo, se ne accosta un altro di grande successo, caratterizzato dalla rappresentazione di interni familiari, storie coniugali, d’amore e di maternità. La scrittrice più importante di questa generazione di autrici è Neera (Anna Zuccari), autrice di Teresa e Voci della notte, volume di novelle. L’esperienza formativa di Neera è dovuta dalla commistione tra l’osservazione pietosa della realtà che la circonda e la dimensione del sogno. Neera racconta storie esemplari di donne comuni e in ogni vicenda il nodo centrale è il dolore, che consente la formazione di un’identità autonoma e lo scioglimento lieto della vicenda. Il modello femminile di Neera è una figura materna: la maternità si trasforma in un valore ideale e sociale. Neera appare estranea e distaccata ai movimenti emancipatizionisti, ritenendo che gli uomini e le donne devono mantenersi dentro i confini “naturali” dei propri ruoli. La missione della donna, sostiene, è quella di procreare e il suo luogo naturale è la casa, dove la madre genera, cresce ed educa i propri figli. Neera si schiera anche contro l'istruzione delle donne, ritenendo che essa non solo inutile ma anche dannosa. La giovane Aleramo si oppone a Neera, controbattendo che se è propria della donna la missione di educatrice, ella sarà tanto più avvantaggiata dalla cultura che deriva dall’istruzione. Per Aleramo una donna è felice soltanto nel momento in cui può pensare e agire liberamente. In questi stessi anni a Roma si afferma Matilde Serao, giornalista e scrittrice. Ella è direttrice del “Capitan Fracassa”, collabora alla “Nuova Antologia”, alla “Donna letteraria” e alla “Cronaca bizantina”. Nel 1885 fonda e dirige col marito Scarfiglio il “Corriere di Roma”. Ella fa della sua professione, l’affermazione dell’identità. Tuttavia anche lei appare molto distaccata dall’emancipazionismo, talvolta criticandone la cultura e le attività. Durante gli anni

romani prende posizione contro l’istruzione e il lavoro delle donne, contro il voto e il divorzio, contro la partecipazione delle donne alla vita politica. La centralità della figura materna è in lei predominante. Il Novecento inizia con l’opera di un’intellettuale della seconda generazione: Una donna di Sibilla Aleramo, composta tra il 1902 e il 1906, pubblicata nel 1907. Come appare evidente nel suo romanzo, Sibilla Aleramo, rispetto alle scrittrici della prima generazione, si propone come modello di donna nuova. Dopo aver interrotto gli studi perché trasferitasi con la famiglia a Porto Civitanova Marche nel 1888, la giovane Rina inizia un’assidua collaborazione giornalistica con importanti testate. Nel 1899 si trasferisce a Milano per dirigere “L’Italia femminile”, legandosi a importanti figure intellettuali. Tornata a Porto Civitanova, consolida i rapporti stretti a Milano e la propria immagine pubblica. Nel 1902 si trasferisce a Roma, dopo aver abbandonato il marito Ulderico Pierangeli e il figlio Walter, dove lavora alla stesura di Una donna e collabora alla “Nuova Antologia”. In questi anni Aleramo partecipa alle attività politiche e culturali delle emancipazioniste. Il romanzo Una donna racconta la morte simbolica di Rina e la nascita di Sibilla, modello di donna, rigenerata dalla parola poetica: lo confermano il carattere generale del titolo e l’adozione di un nuovo nome che cancellasse tutto il suo passato. La storia di Sibilla si dilata a tal punto da divenire una storia ideale ed esemplare; essa si inserisce in un contesto di ricerca letteraria sperimentale e innovativa, esplicando la crisi e la complessità dell’individuo. Così la Aleramo apre il Novecento con un’opera che narra la propria genesi come intreccio di coscienza e di scrittura. La novità del pensiero e la passione per la scrittura allontanano queste scrittrici dalle altre contemporanee e dalla retorica femminista e emancipazionista. Il secondo quadro storico va dalla crisi del movimento emancipazionista e la Resistenza, a seguito del secondo conflitto mondiale. Sono gli anni in cui si forma una nuova generazione di scrittrici, che raggiungeranno il successo nel corso degli anni Quaranta. In questo contesto Benedetto Croce catalizza la propria attenzione sulle scrittrici, scegliendone alcune ed escludendone altre, dunque, nell’annoi interno, anche nell’incerto nel pieno del suo successo. Eglì definitiva impocetiche tutte le opere delle donne, indicando, nell’ormone violento, in Nerea la figura emergente nel quadro letterario femminile italiano. La ricerca letteraria delle nuove scrittrici sembra seguire nuove vie, proponendosi con opere che le differenziano dalle generazioni precedenti. Queste nuove ricerche si traducono in racconti di formazione che vanno oltre la fisità dei modelli. Gianna Manzini nel 1928 pubblica il suo primo romanzo Tempo innamorato, in cui la narrazione procede su piani differenziati che moltiplicano le dimensioni del romanzo. La linearità del racconto è, infatti, franta dai filtri della memoria e della coscienza. La realtà si configura come inafferabile perché stratificata e frammentata. La scrittura, quindi, si fa sperimentale e svela le modalità di costruzione della struttura del romanzo. Fausta Cialente pubblica nel 1936 il suo primo romanzo, Cortile a Cleopatra. E’ l’itinerario di formazione del protagonista, Marco, che si risolve nello svelamento della fisità dei ruoli del femminile che approda, attraverso l’eros, nella scoperta della propria individualità. Il protagonista riconosce la propria individualità in quanto polimorfa, indefinita, e la coscienza della crisi dei valori diviene in Marco un fattore positivo. Nel 1938 si afferma Alba de Céspedes con il romanzo Nessuno torna indietro, ambientato nella Roma fascista del biennio 1934-36. Esso narra la storia di formazione di otto donne, il loro percorso verso la vita adulta. Il senso profondo di questa ricerca viene filtrato dalle singole coscienze individuali. Il tema del proibito, presente nelle opere della maturità, è già presente in questo romanzo. Queste scrittrici, figlie dell’emancipazionismo di primo Novecento, affermano a pieno diritto l’istruzione, il lavoro femminile e, benché emancipate, sembrano discostarsi dai modelli precedenti per affermarsi come figure di pensiero e di scrittura. Esse infatti rifiutano ogni idea di appartenenza sia all’emancipazionismo sia al neofemminismo, proponendosi come appartenenti in modo indifferenziato ad una generazione di scrittori. Queste scrittrici danno voce poetica alla molteplicità del reale, alla precarietà delle certezze e alla pretesa di rigenerare il mondo. La soggettività si fa preminente e mutano nei testi i contenuti, le dimensioni degli spazi, del tempo storico e di quello

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Publisher
A.A. 2014-2015
6 pagine
10 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-FIL-LET/11 Letteratura italiana contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giovyviv94 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Lineamenti di letteratura italiana contemporanea e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Zancan Marina.