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Le metodologie per il calcolo dei coefficienti di ponderazione per i tre rischi sono:

Rischio di Credito:

• Standardized Approach (SA)

◦ Foundation Internal Ratings-Based Approach (F-IRB)

◦ Advanced Internal Ratings-Based Approach (A-IRB)

Rischio di Mercato

• Standardized Approach

◦ Internal Models Approach

Rischio Operativo

• Basic Indicator Approach (BIA)

◦ Standardized Approach (STA)

◦ Advanced Measurement Approach (AMA)

Sulle metodologie per il rischio operativo e di mercato non si approfondirà ulteriormente, concentrandoci sulle

tre metodologie per il rischio di credito.

Si richiama la struttura del requisito patrimoniale (patrimonio assorbito), che è utile per apprezzare la

valutazione del rischio di credito:

requisito patrimoniale=esposizione ponderazione 8

× × %

La questione sta tutta nel modificare l'esposizione e la ponderazione, facendo dipendere entrambi questi

elementi da una funzione di variabili soggettivamente misurate o oggettivamente accettate, in base alla

metodologia utilizzata per la ponderazione del rischio di credito.

Basilea 2: primo pilastro, Approccio Standardizzato

Nell'Approccio Standardizzato (SA) le basi per la ponderazione degli assets sono:

categoria di controparte (come in B1): vengono introdotte nuove categorie, con attenzione agli

• strumenti di mitigazione del rischio e con riconoscimento specifico delle esposizioni al dettaglio

il rating esterno, ovvero la valutazione di merito creditizio rilasciata da apposite agenzie di rating

• riconosciute dalle Autorità di Vigilanza (ECAI). Questo non vuol dire che la banca che adotta lo SA

non possa valutare autonomamente il merito creditizio della controparte.

La combinazione di questi due elementi marca una sostanziale differenza rispetto all'Accordo del 1988, perché

permette finalmente di differenziare la stessa categoria a seconda del rischio, utilizzando il livello di rating

(dove presente). I coefficienti di ponderazione sono ora elencati in una tabella più puntuale e dettagliata, anche

aperta alla categoria delle imprese retail di piccola dimensione sprovviste di rating (ponderate al 75% rispetto

alle imprese di medie-grandi dimensioni sprovviste di rating ponderate al 100%). La presenza di risk mitigators

(soprattutto in forma di garanzia reali o personali) riduce infra-classe il livello di ponderazione da applicare.

Basilea 2: primo pilastro, Approccio basato sui Ratings Interni

Nell'Approccio IRB il sistema di ponderazioni è basato sui ratings interni elaborati dalle stesse banche tramite

sistemi propri sottoposti all'approvazione da parte dell'Autorità di Vigilanza, che elabora vincoli quantitativi e

qualitativi ai modelli interni in modo da evitare comportamenti elusivi.

Vengono ampliate le categorie di imprese verso cui la banca può esporsi (corporate, SME, SME retail, secondo

criteri di fatturato ed esposizione complessiva). Tuttavia l'approccio IRB non è basato su una suddivisione in

classi da cui ricavare i coefficienti di ponderazione, ma su una funzione basata sui rating interni dalla quale si

ottiene il coefficiente. Tale funzione è meno pendente a seconda che l'impresa sia rispettivamente una corporate,

una SME o una SME retail per la diminuzione, scendendo lungo le tre categorie, della asset correlation.

Questo coefficiente è, nel dettaglio, funzione di quattro importanti fattori di rischio:

PD (Probability of Default): la probabilità media di default nell'anno, stimata con una logica di

• lungo periodo

LGD (Loss Given Default): la perdita in percentuale in caso di default

• EAD (Exposure at Default): il valore dell'esposizione al momento del default

• M (Maturity): vita residua dell'asset

• perdita attesa= PD∗LGD∗EAD

Si definisce poi perdita attesa il prodotto: .

L'oscillazione della perdita attesa introno al suo valore atteso (variabilità) indica la rischiosità dell'esposizione

(perdite inattese). Obiettivo dell'approccio IRB sarà quello di riuscire a stimare il capitale regolamentare da

possedere per coprire la volatilità delle perdite inattese del portafoglio crediti (banking book) fino al valore

massimo raggiunto ad un livello di confidenza (VaR) del 99,9% della distribuzione di probabilità.

L'approccio IRB, comportando certamente costi più elevati rispetto allo SA, può essere applicato con due

metodologie di complessità (e costi) crescenti:

metodo F-IRB (Foundation IRB): la banca elabora internamente solo la PD del creditore, mentre attinge

• i valori delle altre variabili (LGD,M,EAD) dalla Autorità di Vigilanza

metodo A-IRB (Advanced IRB): la banca elabora internamente tutti i fattori di rischio

Si vanno ad analizzare ora nel dettaglio i quattro fattori di rischio.

La PD (Probabilità di Default) è un elemento imprescindibile del rating interno (o grado interno di merito

creditizio), e consiste nella valutazione interna della capacità del soggetto obbligato di onorare le proprie

obbligazioni contrattuali. D'altra parte la valutazione di questa “probabilità di insolvenza” sta alla base del

rischio di credito, e dunque stimare internamente la PD è obbligatorio anche per le banche che adottsno lo F-

IRB. Nel dettaglio, essa è la media di lungo periodo della probabilità di insolvenza a un anno, determinata su

dati storici relativi ad un periodo di 5 anni (corporate) o 2 anni (retail) ed associata alla categoria di rischio

dell'obbligato.

Nel suo complesso la PD deve essere fondata sulla esperienza storica e sulla evidenza empirica, e insieme anche

previsiva (forward looking) e prudenziale (conservative).

Non secondaria è la centralità del concetto di default. Infatti, è indubbio come la situazione di insolvenza sia (a

livello giuridico, fiscale, contabile, ma anche a livello di prassi) differente a seconda del Paese considerato. Il

BCBS ha provveduto allora a definire univocamente il concetto di default, pena l'applicazione delle norme di

Basilea 2 in maniera non uniforme e caotica, contro i principi stessi degli Accordi. Tale definizione afferma

come una posizione venga classificata a default (e come tale possa essere presa a riferimento sia per il calcolo

della PD che per la raccolta interna di dati) quando ricorra almeno una delle seguenti due condizioni:

condizione soggettiva: la banca ritiene improbabile che l'obbligato adempia a tutte le sue obbligazioni

• (verificarsi di un evento specifico: richiesta di fallimento o concordato preventivo, ecc). Tali asset sono

detti incagli o sofferenze (o “in incaglio” e “in sofferenza”)

condizione oggettiva: l'obbligato è in ritardo da più di 90 giorni nell'adempimento di una sua

• obbligazione (past due). Il past due è una forma più “lieve” di default

La LGD (Perdita in caso di Default) fa riferimento alla fattispecie di rischio di credito alla quale deve far fronte

una banca che, al momento dell'erogazione di un finanziamento, non sa quanta parte del capitale potrà essere

recuperata se dovesse venire aperta una procedura di contenzioso per insolvenza del debitore. Si può esprimere

LGD=(1−tasso recupero)

come , ovvero il complemento all'unità del tasso di recupero del capitale.

Mentre la PD si lega al concetto di merito creditizio, la LGD dipende dalla forma tecnica del finanziamento, in

particolare sotto gli aspetti giuridici di prelazione nel rimborso in caso di liquidazione o altra forma di garanzia.

Per quanto riguarda il valore standard della LGD per prestiti non garantiti (come fornito dalla Vigilanza nel F-

IRB), questo si attesta al 45% per i prestiti comuni non garantiti, per aumentare fino al 75% in caso che siano

prestiti subordinati in caso di liquidazione. Ovviamente tale valore viene corretto in presenza di garanzie.

È importante sottolineare come il valore assunto dalla LGD può variare in misura considerevole se si computano

i cosiddetti past due tecnici (o “falsi” past due), ovvero quei past due apparenti, e tali perché oltre i termini

previsti dalla normativa, ma che non configurano a livello soggettivo situazioni di default (ad esempio perché

l'impresa è florida finanziariamente) e sono semplicemente frutto di un ritardo nel pagamento accidentale o

temporaneo. Si dice che tali crediti, superati i termini per essere considerati past due, rientrano in bonis.

Dove non si consideri tecnicamente come default l'incidenza di questi past due tecnici “sanati” rispetto al totale

dei default (detta cure rate), ovvero si scomputino i crediti rientrati in bonis, si avrà una minore PD (meno

crediti in default risultanti dal banking book) e una maggiore LGD (i default sono tutti “veri” e dunque peggiori

in quanto a recupero, porteranno a una stima più alta della perdita in caso di default).

Dove invece si considerino i past due tecnici come dei default si otterrà l'opposto: una maggiore PD e una

minore LGD.

In generale non considerare i past due tecnici come default non ha effetti sulla EL (Expected Loss) di

portafoglio, mentre aumenta la variabilità della perdita intorno alla media, ovvero la UL (Unexpected Loss).

Dunque verranno richiesti requisiti patrimoniali maggiori per coprire la maggiore perdita inattesa, e questo fa sì

che ci sia un minore incentivo per le banche ad adottare lo A-IRB.

La EAD (Esposizione al momento del Default) riguarda incede la stima della perdita massima che la banca può

subire in caso di insolvenza della controparte. Se per alcune tipologie di esposizione per cassa tale importo

coincide con il valore nominale (mutui, ecc), per altre la EAD si discosta dal valore nominale (aperture di

credito in c/c, ecc). Infatti tali finanziamenti possono non venire utilizzati in toto, ma liberamente dal cliente e a

seconda del suo fabbisogno. La banca dovrà allora conteggiare sia la parte correntemente utilizzata dal cliente,

sia la parte della linea di credito attualmente non utilizzata ponderata per coefficienti forniti dalla normativa (F-

IRB) o stimati dalla banca stessa (A-IRB). Per quanto riguarda i crediti di firma essi vanno conteggiati solo

nella parte che si stima possa effettivamente utilizzata (detta “fattore di conversione creditizia” o CCF e

ponderati per un coefficiente di ponderazione fornito o stimato autonomamente.

La M (Maturità) definisce l'orizzonte temporale di un prestito. La sua inclusione fra i fattori di rischio deriva

dalla correlazione positiva tra il rischio di un'esposizione e la sua durata contrattuale, dovuta all'aleatorietà delle

condizioni che si presenteranno lungo l'arco temporale e che potrebbero portare ad un deterioramento

improvviso del merito creditizio della co

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Publisher
A.A. 2014-2015
44 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/11 Economia degli intermediari finanziari

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Vix94 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia degli intermediari finanziari e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Gai Lorenzo.