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Approccio semplificato e approccio integrale nel calcolo delle garanzie reali

LGD.Contante, oro, titoli di debito e azionari sono tutti beni considerati garanzie reali e possono essere computati attraverso il cosiddetto approccio semplificato che costituisce il risk weight (ovvero il coefficiente di ponderazione da applicare all'esposizione) del debitore con quello dello strumento dato in garanzia.

L'approccio integrale opera in modo più sofisticato; non solo allarga il ventaglio delle possibili garanzie includendo anche le altre (non qualificate) azioni quotare ma prevede che sulla parte di prestito coperta da garanzie reali non si applichi alcun requisito patrimoniale. In sostanza, l'approccio integrale riduce i requisiti patrimoniali non attraverso una diminuzione della PD o della LGD, ma influendo sulla quantificazione dell'esposizione creditizia EAD.

Il metodo F-IRB allarga la gamma di possibili garanzie includendo anche i commerciale residential real estate e i receivables. Nel metodo A-IRB viene lasciato alle banche il compito di...

Verificare la sussistenza di determinati requisiti ai fini della validazione delle stime interne di LGD.

Le garanzie personali devono essere valide e redatte in modo tale da essere vincolanti per tutte le parti e legalmente opponibili in ogni giurisdizione interessata. È compito delle banche effettuare tutti gli accertamenti e controlli necessari e verificare che la condizione permanga per tutta la durata del finanziamento.

7.3.3 Vantaggi e limiti di Basilea 2

Gli elementi positivi di Basilea 2 attengono per lo più al tentativo di superare il principale punto di debolezza mostrato dal primo accordo sul capitale: la mancanza di un sufficiente livello di risk sensitivity nei requisiti di capitale. Attraverso le nuove regole il capitale ha potuto essere allocato in modo più efficiente e ciò significa che le banche sono state incentivate a erogare maggiori finanziamenti alle imprese più meritevoli perché il capitale regolamentare da detenere a fronte di

tali operazioni è diventato meno elevato. Allo stesso tempo, nel computo del requisito di capitale ha potuto finalmente essere contemplata un'ampia gamma di risk mitigators. L'aumento del risk sensitivity ha fornito incentivi a rafforzare l'attività di monitoring, ovvero la verifica costante e sistematica del merito creditizio della controparte. La possibilità di beneficiare di un costo regolamentare direttamente proporzionale al rischio intrapreso ha incentivato a perseguire maggiore trasparenza nel rapporto banca-impresa. Nonostante tutti i vantaggi Basilea 2 ha mostrato negli anni alcuni limiti; In primis occorre segnalare la forte importanza data dall'accordo all'utilizzo di metodologie VaR e affini. Esse, anche se molto diffuse nell'industria, non sono esenti da criticità tecniche che altre metodologie hanno dimostrato di poter superare. Il VaR è una misura di rischio poco precisa quando i rendimenti sottostanti non

I VaR (Value at Risk) sono comunemente utilizzati per misurare il rischio finanziario, ma presentano alcune criticità. Innanzitutto, non sono in grado di fornire una misura precisa della distribuzione e della quantità di rischio presente nelle code. Il VaR indica semplicemente che la perdita potrebbe superare il suo valore nell'X% dei casi, ma non specifica quali valori potrebbe assumere.

Un'altra critica riguarda il fatto che le metodologie VaR trattano il rischio come un processo completamente esterno. Tuttavia, la volatilità di mercato è spesso un fenomeno endogeno, influenzato dall'interazione degli attori presenti sul mercato. Questo significa che la volatilità osservabile sul mercato dipende dall'aggregato delle azioni degli attori stessi.

Una seconda critica riguarda la natura prociclica del VaR. In altre parole, poiché il valore degli asset (e dei relativi rating) varia con il ciclo economico, il capitale regolamentare richiesto tende ad essere più elevato durante i periodi di recessione e meno elevato durante i periodi di crescita.

Questo meccanismo tende a esacerbare il ciclo economico e ad accentuare le fluttuazioni cmq presenti sui mercati. In terzo luogo, molti osservatori hanno rilevato che la maggiore complessità di Basilea2 è stata foriera di costi di implementazione molto elevati per l'industria bancaria. Anche l'introduzione del rischio operativo non è stata esente da critiche. Premesso che la gran parte degli osservatori concorda sull'esistenza di un rischio derivante da eventi esterni ovvero da inadeguatezza o disfunzioni dei processi o delle risorse umane. È stato spesso argomentato che le caratteristiche dello stesso rendono poco utile l'utilizzo di capitale regolamentare per fronteggiarlo. In ogni caso, al di là dell'introduzione del rischio operativo, la possibilità di una riduzione generalizzata del PV è fin da subito apparsa concreta nella consapevolezza che solo un sapiente utilizzo delle leve di secondo pilastro da parte.

Dell'autorità di vigilanza nazionale avrebbe potuto scongiurare un indebolimento della struttura di capitale del settore bancario.

7.4 Basilea 3

Basilea 3 vede la sua luce nel Settembre 2010; Tra le principali modifiche introdotte vi sono i passi in avanti per omogenizzare la definizione di capitale tra i vari ordinamenti e renderla al contempo più stringente. Dall'altro lato si è rafforzato il focus su rischi, quale quello della liquidità, non adeguatamente enfatizzati in passato. Un'ulteriore novità è l'introduzione del tasso di leva finanziaria (leverage ratio), al fine di porre una base oggettiva ai requisiti di capitale. Infine, una notevole attenzione è stata data alla riduzione degli effetti prociclici dei requisiti di capitale, è stato introdotto un cuscinetto di capitale (buffer) che deve essere attivato nelle fasi di crescita dell'economia per mitigare tali effetti.

7.4.1. Le principali novità

Le innovazioni più importanti introdotte con il recente accordo sono:
  1. le modifiche alla composizione e all'entità del PV nonché la relativa definizione;
  2. le misure per far fronte alla prociclicità;
  3. l'introduzione del leverage ratio;
  4. l'istituzione di due liquidity buffers;
  5. la più attenta considerazione del rischio di controparte.
1. Le modifiche alla composizione e all'entità del PV nonché la relativa definizione: consiste nell'incremento dei requisiti minimi di qualità del capitale in termini sia qualitativi sia quantitativi. In particolare: A fronte di un total capital ratio che rimane all'8%, il tier 1 viene portato dal 4 al 6%, mentre il common equity (chiamato da Basilea 2 core tier 1, ovvero la parte di qualità più alta del tier 1) deve ora raggiungere il 4,5%. Scompare il tier 3, originariamente previsto per la copertura dei rischi di mercato.per includere gli strumenti che possono essere riferiti a tali categorie di- , sono diventati più restrittivi. Per esempio, gli strumenti di che non fanno parte del poiché di qualità inferiore devono rispettare una serie di requisiti quali l'assenza di garanzie da parte della banca o di meccanismi di step up. Eventuali opzioni possono essere esercitate dalla banca non prima di 5 anni dall'emissione e solo laddove l'autorità di vigilanza autorizzi l'operazione. Il si trasforma in un contenitore di bond subordinati, utilizzati per assorbire perdite in caso di procedura di liquidazione. Sia gli strumenti di che quelli di devono essere dotati di una clausola di . Per assicurare che tutti gli strumenti apportati a capitale sopportino effettivamente i relativi rischi prima di qualsiasi intervento a carico dello stato. Alcune novità si riscontrano anche nella deduzione cheoccorre apportare al- patrimonio di una banca. Per esempio, come in passato gli investimenti non consolidati in altre istituzioni finanziarie, vengono dedotti dal patrimonio, ma tali deduzioni operano direttamente sulla posta che corrisponde agli strumenti dedotti. E soltanto laddove le partecipazioni eccedano il 10% del common equity del partecipante. La parte di patrimonio che è in mano ad azionisti di minoranza in banche controllate non confluiscono più interamente nel patrimonio di vigilanza della controllante, ma solo per la parte relativa al capitale della banca controllata. 2. Uno dei problemi più rilevanti della normativa prudenziale internazionale, è stato il forte andamento prociclico dei requisiti patrimoniali da essa imposti. Per far fronte a questo problema, Basilea 3 introduce due requisiti addizionali di tipo macroprudenziale con l'obiettivo di limitare gli effetti prociclici delle norme sul capitale: Un conservation buffer del 2,5% dei RWA, che si

Aggiunge ai requisiti minimi indicati in precedenza. Laddove le banche non provvedano ad accumulare l'intero cuscinetto esse sono soggette a limitazioni nella distribuzione degli utili che divengono progressivamente più forti quanto più il buffer è inferiore alla soglia. Il conservation buffer, accumulato nelle fasi positive del ciclo economico, dovrebbe poi essere gradualmente utilizzato nelle fasi in cui la banca accumula perdite.

Un ulteriore buffer, cosiddetto counterciclical fino al 2,5% dei RWA, che può essere introdotto dalle autorità di vigilanza nazionali in presenza di un ciclo creditizio fortemente espansivo. Tale buffer avrà efficacia limitata alle esposizioni nei confronti dei prenditori residenti nel paese in cui l'autorità nazionale ritiene si stia verificando un surriscaldamento del credito. Tale caratteristica è stata ampliamente contestata in quanto potrà portare a punire anche banche molto prudenti.

mentre non necessariamente indurrà le banche in fasi espansive a ridurre la leva. Dall'altro lato i grandi prenditori di credito, quali le multinazionali, potranno facilmente aggirare il vincolo nazionale facendosi finanziare nei paesi in cui il buffer non viene applicato. Un tassello fondamentale per ridurre il problema della prociclicità sono i principi contabili. Il sistema di Basilea 3 invita gli organismi competenti ad adottare un approccio più orientato all'accantonamento di risorse a fronte di perdite future pertanto non realizzate ma soltanto prevedibili. In questo modo si potrebbero usare le riserve accumulate in fase espansiva all'emergere di una fase recessiva, bilanciando con gli accantonamenti l'andamento anticiclico dei requisiti patrimoniali. 3. Un ulteriore novità importante è l'introduzione del leverage ratio. Si tratta di un requisito di leva finanziaria che deve essere pari a un minimo del 3% del rapporto tra tier1.Il totale dell'attività senza alcuna ponderazione è senza alcuna ponderazione.
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A.A. 2018-2019
103 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/07 Economia aziendale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher a.l.99 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Banca e sistema finanziario e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Gai Lorenzo.