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Lo sviluppo del linguaggio. Il linguaggio comprende la fonologia,la sintassi,la semantica e la pragmatica,è costituito da

suoni con una certa cadenza. I neonati hanno la capacità di discriminare tutti i fonemi esistenti,che vengono dimenticati

dagli adulti quando poi apprendono la lingua madre; di segmentare il discorso in singole parole distinguendo le pause fra

una parola e l’altra ­> ritmo. I bambini iniziano a parlare alla fine del primo anno di età,utilizzando una sola parola,poi

mettendo in sequenza 2 o più parole in strutture sintattiche sempre più complesse; essi riescono ad apprendere i nomi

degli oggetti in base a dove si rivolge lo sguardo dell’adulto. I bambini autistici deficitano nel lessico e nella

pragmatica,non comprendendo che una frase neutra può avere diverse implicazioni in base al contesto.

Lo sviluppo della competenza musicale. La comunicazione avviene anche a livello non verbale. Si possono esprimere

stati d’animo tramite la postura,i gesti,l’uso dello spazio ; i bambini invece tengono ad utilizzare i vocalizzi. Già a partire

dal terzo trimestre di gravidanza il feto riesce a sentire e distinguere la voce materna,gli indici prosodici e il contorno

melodico del flusso sonoro. Infatti essi riconoscono le medesime melodie cantate a velocità diverse o trasposte in note

diverse. Tali abilità si specializzano,ma riconoscono solo le melodie che rispettano le convenzioni melodiche della

propria cultura.

Le protoconversazioni. Le prime protoconversazioni hanno inizio intorno ai 2 mesi con i curegiver primari,con i quali si

è stretto un attaccamento sicuro. In esse,entrambi i componenti sono in reciproco contatto,vi sono degli elementi

ricorrenti come ad esempio far finta che il bambino comprenda davvero il significato di ciò che gli viene detto,a cui il

bambino risponde con gesti o vocalizzi coerenti. Le protoconversazioni sono costituite da un’introduzione,una sezione

centrale caratterizzata da imitazioni imperfette o improvvisazioni e una fase di chiusura,scandite da turni del discorso e

dalle sincronizzazioni. Il dialogo è coordinato nel tempo e influenzato dall’umore dei partecipanti; un adulto ben

sincronizzato col figlio usa la prosodia ed un contorno melodico ascendente o discendente;mentre un adulto con disagi

emotivi (depressione) non rispetta i turni dialogici e svolge un’imitazione identica del bambino oppure introdurre

un’eccessiva variazione sul tema ­> Esp immagini ritardate.

Il bambinese. E’ il modo in cui gli adulti tendono a parlare con i piccoli,usando un flusso del parlato più lento,con toni

acuti,le pause sono allungate e il lessico semplificato,il quale aiuta il bambino nell’apprendimento del linguaggio,la

protoconversazione invece educa a rispettare i turni del discorso.

La musicalità comunicativa. Malloch ha introdotto il concetto di musicalità comunicativa: la comunicazione fra adulto e

bambino segue una struttura musicale determinata da 3 parametri : la pulsazione,ovvero l’unità della

comunicazione,l’intervallo che intercorre tra 2 vocalizzi ; la qualità,ovvero il susseguirsi della melodia; e la narrazione,

cioè la storia musicale insieme. Inoltre pare che questi scambi musicali siamo simili alla musica dei nostri antenati.

I cantanti di Neanderthal. Le endorfine rilasciate durante i cori,hanno spinto gli ominidi a stare insieme,a cooperare e

mantenere un rapporto di fiducia. I migliori esecutori avevano dei vantaggi,oltre che essere considerati sessualmente più

appetibili e diffusori di cultura. Le occasioni di comunicazione e di imitazione hanno perfezionato la fonazione e la

postura eretta.

La musica e i disturbi della comunicazione. La musica permette la ricostruzione della relazione diadica,anche dopo la

prima infanzia,rappresenta un veicolo di apertura verso l’altro ed è legata a momenti relazionali intensi. Per il bambino

affetto da autismo (ma non solo),può essere un ottimo mezzo per iniziare una comunicazione non fisica,tramite l’uso

della voce o di uno strumento,che gli permettono di empatizzare e di sentirsi partecipe ad una situazione. La musica

promuove abilità cognitive,quali intelligenza,memoria,comunicazione e ha il vantaggio di non esprimere un messaggio

chiaro ma di essere slegata da codici linguistici,che però riesce a veicolare tramite l’evocazione di un sentimento. Non si

ha bisogno di una psicologia ingenua molto sviluppata,ma la musica permettere l’avvicinamento alla prospettiva

psicologica delle altre persone. In tale modo ci si distacca dall’effetto Mozart,piuttosto si cerca di intervenire in aree di

debolezza mirate e specifiche,stimolandole e potenziandole.

Capitolo 2. L’autismo.

Ridefinire l’autismo. Nel 1943 Kanner descrisse come autistici un gruppo di bambini con deficit della relazione e della

comunicazione. Mentre il DSM­IV nei disturbi pervasivi dello sviluppo ha incluso il disturbo autistico,di Rett,di

Asperger,disintegrativo dell’infanzia e pervasivo dello sviluppo non specificato,il DSM­ V dato che tali disturbi hanno

molte caratteristiche comuni,li include in un unico disturbo dello spettro autistico (DSA),posti in un continuum con

differente gravità,differenziati in autismo su base genetica o correlato ad epilessia. In fase diagnostica ciò permette di

definire il processamento sensoriale,le capacità motorie e visuo­spaziali,lo stile relazionale,il livello linguistico,la

comorbidità con altre malattie per creare un piano di intervento specifico e personalizzato.

Le persone autistiche. I manuali statistico­diagnostici parlano di una triade di sintomi critica che riguarda l’ambito

relazionale,immaginativo e comunicativo. Le persone affette da DSA possono avere diversi livelli di deficit più o meno

invalidanti,non solo in queste aree ma anche nel mantenimento della postura,del focus attentivo,auto ed

eteroaggressività e disturbi del sonno. Alcune differenze si riscontrano anche nell’iper/iposensibilità verso gli stimoli

percettivi che causano reazioni all’ambiente diverse. Le manifestazioni precoci consistono nell’assenza di sorriso,pianto

eccessivo,mancanza di protensione all’abbraccio dei genitori,disattenzione alle indicazioni altrui e difficoltà a mantenere

lo sguardo. L’autismo può essere aggravato dall’ambiente,ma ha origine genetica. Non è provocato dalle madri­

frigorifero.

Le difficoltà specifiche nell’autismo. Il cognitivismo ritiene che l’autismo consistal nella difficoltà a comprendere gli

stati mentali propri e altrui; si contrappone ad esso l’approccio empatico che ritiene che la difficoltà sta nel condividere il

mondo emotivo. Altre teorie sostengono che invece la difficoltà stia nella mancanza di pianificazione delle azioni e di

dare un senso unitario agli stimoli e un’eccessiva sistematizzazione.

Disturbo di comprensione della mente altrui. La mente non è passiva alla realtà,ma ne fornisce una propria

interpretazione personale ­> test delle false credenze ­> Sally ed Ann.Tale abilità non può essere aiutata dal laboratorio

musicale,al contrario però,si cercherà di recuperare alcune componenti della comprensione della mente altrui.

Disturbo de’’analisi dello sguardo e della condivisione attentiva. La difficoltà nel mantenere lo sguardo causa problemi di

interazione e comunicazione,poiché viene attribuito un significato più blando agli stimoli esterni. A ciò,si pone rimedio

con tecniche di rinforzo comportamentale, tecniche di modello DIR/Floortime,volte allo sviluppo del desiderio della

socializzazione. Il contatto oculare non deve essere imposto,quanto invece considerato come un invito durante le attività

musicali. Dato che l’autistico non riesce a comprendere la funzione comunicativa dell’indicare un oggetto tenderà a farlo

quando un individuo non presta a sua volta la giusta attenzione.

Disturbo dell’intersoggettività e dell’empatia. L’intersoggettività è la capacità di condividere obiettivi,interessi ed

emozioni,la quale costruisce anche la motivazione per adempiere alcune azioni. L’autismo compromette

l’intersoggettività primaria, i soggetti infatti riconoscono la loro difficoltà nel relazionarsi con gli altri. Vi è un deficit

empatico dovuto al malfunzionamento dei neuroni specchio.

Disturbo dell’imitazione. Imitare è fondamentale per acquisire nuove strategie e pratiche. Gli autistici hanno un’eccesso

di imitazione (ecolalia­ pantomima),ma allo stesso tempo l’imitazione spontanea è molto rara. Generalmente infatti gli

autistici imitano le azioni che hanno un obiettivo semplice e visibile,ma non quelle inconsuete,di conseguenza non si può

riprodurre lo stile in cui si compie un’azione.

Disturbo dell’attività simbolica e del gioco di finzione. Il gioco di finzione nello sviluppo normale compare intorno ai 2

anni,viene attribuito un significato simbolico agli oggetti nonostante la loro funzione tipica comprendendo la realtà fittizia.

Nell’autismo questa modalità non c’è,oppure viene sollecitata,poiché vi è un deficit nelle rappresentazioni mentali e della

metarappresentazione.

Disturbo del linguaggio. La difficoltà di interpretazione degli stati mentali influisce sulla comprensione degli aspetti

pragmatici del linguaggio. Il linguaggio è letterale privo di usi figurati/metafore. Secondo alcuni autori la socializzazione

carente è dovuta alla presenza di un linguaggio povero di sintassi. Infatti le difficoltà si possono presentare ai livelli di

base (fonologico e prosodico),le frasi sono molto brevi ed il tono inespressivo.

Disturbo della coerenza centrale. Gli autistici presentano una attenzione eccessiva per i particolari invece del significato

globale di uno stimolo ­> utilità evoluzionistica. Per questo motivo non è raro trovare soggetti autistici con l’orecchio

assoluto,cioè la capacità di riconoscere una nota isolata nella sua frequenza,mentre gli adulti normodotati riescono a

farlo contestualizzando la nota in una melodia.

Capitolo 3. Il modello DIR e la tecnica del Floortime.

Il modello DIR. Il modello DIR biopsicosociale,elaborato da Greenspan e Wieder,è basato sullo sviluppo,suddiviso in 6

livelli di funzionamento emotivo­cognitivo­sociale,che determinano l’individualità,l’elaborazione e la reazione personale

agli eventi. E’ attento alle modalità di relazione che il bambino ha con gli adulti di riferimento.

Le capacità funzionali­emozionali. Il DIR è un modello dimensionale e dinamico dello sviluppo (D), individualità

(I),relazione (R).Lavora con le capacità funzionali­emozionali perché intanto si possono porre buone basi per l’intero

sviluppo, ed in secondo luo

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
8 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/03 Didattica e pedagogia speciale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher dex_huhuhu di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Didattica speciale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Murdaca Anna Maria.