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“SCATENATE L’INFERNO!” FANTASIE DELL’IMPERO NELLA TIFOSERIA DELLA ROMA
Francesco Ricatti
Negli ultimi quindici anni, molti tifosi, giocatori e giornalisti della Roma sono soliti celebrare
la loro squadra con paragoni azzardati, ma efficaci, tra le vittorie calcistiche e i trionfi dell’antico
Impero Romano. Tuttavia, molte di queste fantasie, se analizzate da una prospettiva storica e
postcoloniale, possono mettere in luce il loro carattere spesso razzista e fascista. Lo studio delle
fantasie calcistiche sull’impero consente di analizzare l’influenza che il linguaggio e l’immaginario
fascista continuano a esercitare sulla società italiana di oggi. La celebrazione della gloriosa storia
di Roma da parte dei tifosi spesso richiama il linguaggio e la retorica coloniale e imperiale dell’Italia
post-unitaria e fascista. La celebrazione dell’Impero Romano in chiave calcistica è possibile solo
perché la storia coloniale italiana e la dittatura fascista sono state in gran parte rimosse dalla
memoria collettiva della nazione italiana. Oggi, infatti, la memoria del colonialismo italiano è debole
e frammentata. Questo fenomeno di amnesia collettiva è stato possibile perché la fine del
colonialismo italiano non è stata segnata da guerre anticoloniali. E’ così che le battute, gli scherzi e
le azioni ispirate alla rivalità calcistica rivelano a volte un sostrato razzista la cui natura
postcoloniale non deve essere sottovalutata (si pensi a ciò che è successo diversi anni fa al
calciatore Mario Balotelli, allora giovane promessa dell’Inter). Diventa allora fondamentale non solo
reinterpretare importanti eventi del passato da un’ottica postcoloniale, ma anche studiare e capire
come tali eventi siano stati ricordati, dimenticati e reinventati dagli italiani. In quest’ottica l’identità
romanista deve essere letta in relazione alle memorie e alle amnesie del passato coloniale e
fascista d’Italia. Lo dimostrano le origini fasciste della squadra, il suo collocamento urbano nel
contesto della Roma fascista, le fantasie imperiali dei suoi tifosi odierni e i riferimenti spesso
espliciti al linguaggio fascista. Un altro aspetto da tenere in considerazione è la natura maschilista
e omoerotica di queste fantasie imperiali. I riferimenti alla storia antica di Roma hanno
caratterizzato la storia della Roma sin dalla sua creazione. Il nome della squadra, i suoi colori
(giallo oro e rosso porpora) e il suo stemma (la lupa di Romolo e Remo) resero possibile
un’immediata identificazione della squadra con la città e la sua storia. I paragoni tra calciatori e
figure imperiali sono frequentissime. Ad esempio, il poeta romano Acitelli sogna monete effigiate
col profilo di Totti, magari a cavallo. Immagini simili caratterizzano anche la retorica impiegata dai
giornalisti per raccontare le vittore della Roma. Anche i tifosi romanisti hanno usato spesso
riferimenti all’antica Roma, basti pensare ai graffiti che spesso colorano i muri della capitale.
Soprattutto negli ultimi quindici anni, questa mitologia è stata anche fortemente utilizzata da varie
multinazionali per dare un’anima “romana” ai loro marchi e prodotti globali. Questo è stato
possibile grazie all’amnesia storica degli italiani riguardo al passato coloniale e imperialista
dell’Italia liberale e fascista. Queste fantasie sono appropriazioni indebite di capitale storico,
spesso ispirate dalla retorica imperialista e fascista. La propaganda di Mussolini identificava
spesso il Fascismo con la romanità e la celebrazione della romanità con il culto dell’Impero
Romano. Tale culto era sostenuto dalla presenza delle rovine romane nel tessuto urbano. Le
trasformazioni urbane realizzate durante il Fascismo diedero inoltre un’enfasi maggiore a queste
rovine, riducendone l’aspetto pittoresco e incrementando il loro carattere monumentale e simbolico
del potere fascista e del nuovo impero. Il forte legame fra la simbologia archeologica della Roma
contemporanea e le trasformazioni urbanistiche fasciste può essere rintracciato anche nella
reinvenzione neoclassica e modernista di Roma attraverso progetti architettonici e urbanistici che
rispecchiavano le fantasie fasciste sulla Roma imperiale (si pensi al Foro Mussolini, oggi Foro
Italico, oppure al “Colosseo quadrato” all’EUR). Due pubblicità globali della Nike di qualche anno
fa sono l’espressione di questa appropriazione indebita di capitale storico. Nelle due pubblicità
alcune stelle del calcio mondiale, fra cui Totti e Beckham, giocano due partite, una contro dei
diavoli mostruosi, l’altra contro dei robot inquietanti. Nel primo caso l’arena di gioco è il Colosseo,
nel secondo il “Colosseo quadrato”, costruito durante il Fascismo. In queste due pubblicità, Roma
non è altro che un riferimento iconico a un impero immaginario. Il mito di Roma era il credo
mitologico più pervasivo dell’intero universo simbolico fascista. Il legame, inoltre, tra fantasie
calcistiche e imperiali mostra chiaramente l’influenza dei media globali sulle fantasie e sull’identità
dei romani. Alcune multinazionali come la Pepsi e la Nike hanno sfruttato l’icona del gladiatore
Totti per usi commerciali. La popolarità di queste fantasie imperiali, quindi, si deve anche al loro
sfruttamento da parte di quelle stesse multinazionali che promuovono la globalizzazione. E’ anche
importante sottolineare come in queste pubblicità il corpo maschile venga a rivestire un ruolo
fondamentale. Le donne in molte di queste pubblicità sono totalmente assenti e le fantasie
imperiali operano nel regno di una mascolinità omoerotica. Un tale atteggiamento è problematico
perché queste fantasie sono profondamente radicate in un immaginario maschilista, coloniale e
fascista, e proprio il loro carattere ludico facilita l’assorbimento nell’immaginario di massa di
retoriche autoritarie e razziste. La possibilità di sviluppare una società più aperta e giusta dipende
anche da come la storia è ricordata e celebrata.
VOLTI NASCOSTI, STORIE RIMOSSE. VOCI A CONTRASTO DELL’ITALIA POSTCOLONIALE
Alessandro Triulzi
L’Italia postcoloniale è oggi attraversata da voci contrapposte provenienti da angoli diversi
della comunità nazionale. Scenari e ambientazioni coloniali appaiono nelle opere di scrittori italiani
che esplorano nuovi generi letterari all’interno della “New Italian Epic”. Parallelamente un numero
crescente di autori afroitaliani e di immigrati africani di seconda generazione stanno dando vita a
una considerevole produzione letteraria in lingua italiana. Due versioni narrative significative
dell’Italia postcoloniale di oggi sono il film-documentario “Come un uomo sulla terra” e il fumetto
“Volto nascosto”. Il film ha per protagonisti alcuni giovani migranti etiopi che raccontano il lungo
viaggio per venire in Italia attraverso il deserto e il mare. Il film è stato condotto da un team misto di
migranti etiopi, insegnanti di scuola e animatori guidati da Andrea Segre e Dagmawi Yimer,
rifugiato dall’Etiopia. Il fumetto, invece, è un graphic novel che ricostruisce a puntate l’atmosfera
avventurosa dell’Africa italiana di fine secolo e le sue vicende militari. La serie, composta da
quattordici fascicoli, è apparsa con cadenza mensile tra il 2007 e fine 2008. Volto nascosto,
realizzato dallo sceneggiatore Gianfranco Manfredi, è una storia di amori e avventure che si
snodano tra Roma, Asmara e Addis Abeba durante la prima guerra d’Africa (1896). Il video-
documentario è stato distribuito da giovani e militanti dei diritti civili; mentre il fumetto era
indirizzato a un pubblico di lettori più giovani ma viene accolto con favore soprattutto da un
pubblico più adulto. Il film-documentario “Come un uomo sulla terra” è una testimonianza contro il
Paese di origine, l’Etiopia, e contro lo sfruttamento dei migranti nei paesi di transito (soprattutto
Sudan e Libia), denunciando le politiche repressive antimigranti dei governi di Tripoli e di Roma, i
quali proibivano, ma in realtà tolleravano e rendevano lucroso lo sfruttamento degli immigrati
irregolari. Il luogo della narrazione delle testimonianze dei migranti è stata la cucina della Scuola di
italiano Asinitas di Viale Ostiense a Roma. Le testimonianze dei migranti rassomigliano alle
narrazioni traumatizzate di ogni sopravvissuto. Chi si salva paga un prezzo fisico e interiore molto
alto e, come tutti coloro che sopravvivono a guerre, genocidi o carestie, torna spesso “muto” e
privo di voce, come lo erano i sopravvissuti della Prima guerra mondiale. Come un uomo sulla
terra ha informato il pubblico italiano sulle continue violazioni dei diritti umani contro i migranti in
viaggio dal Corno d’Africa. E’ in un centro CARA per rifugiati vicino a Roma che Dagmawi Yimer
filma in seguito “C.A.R.A. Italia” (2009) dove giovani richiedenti asilo provenienti dalla Somalia
raccontano l’amaro enigma di chi si rifugia nel nostro Paese. Volto nascosto , presentato da
Bonelli, è ambientato durante la prima guerra d’Africa che si conclude con la battaglia di Adua. Il
lungo graphic novel, scritto da Gianfranco Manfredi, era la prima striscia a fumetti ambientata nella
colonia Eritrea in guerra dalla fine dell’Impero. Nonostante racconti un’avventura di pura fantasia,
vi è grande accuratezza della ricostruzione storica. La trama collegava quattro personaggi: Ugo
Pastore, commerciante che diffidava delle strutture coloniali; il suo amico Vittorio De Cesaris,
ufficiale che trasformava le truppe locali in ascari; Matilde Sereni, una giovane nobile romana
contesa dai due giovani; e Volto Nascosto, un misterioso eroe mascherato, improbabile alleato
della regina Taitù, moglie di Menelik, simbolo della resistenza etiopica. Il termine “colonialismo” è
raramente usato in Volto nascosto e italiani ed etiopi vengono raffigurati come individui alla ricerca
di potere e avventure all’interno di un dramma di cui non sono coscienti. Simile per trama e
argomento è il giallo storico “L’ottava vibrazione” di Carlo Lucarelli, ambientato nella colonia
Eritrea ai tempi di Adua. Anche qui, scrittura brillante e immaginazione esotica dominano la
ricostruzione storica della colonia. Gli abitanti del luogo sono mere figure di secondo piano in una
tragica storia coloniale che è tutta italiana. Le donne locali sono rappresentate come mogli di
ufficiali o come prostitute e i giovani nativi sono prevalentemente ascari o zaptié. L’immaginario
africano che Volto nascosto e L’ottava vibrazione propongono è molto differente da quello
presentato nei racconti di Come un uomo sulla terra, perché il pr