Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
NUCLEARE
3.1 Panoramica generale
L'energia nucleare nell'Unione europea ha rappresentato nel 2010 il 13,5 % del consumo
totale di energia. Le politiche energetiche dei paesi membri della UE variano
notevolmente. Alla fine del 2011 erano 14 (su 27) i paesi che avevano almeno un
reattore nucleare:Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Germania,
Ungheria, Paesi Bassi, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia e Regno Unito.
La costruzione dei nuovi reattori in Finlandia e in Francia, che avevano lo scopo di
condurre una rinascita del nucleare, ha subito dei ritardi e ora sono in esecuzione fuori
budget. Dopo la catastrofe nucleare giapponese (incidente della centrale Fukushima a
seguito di un terremoto e tsunami nel 2011) il problema dell'energia nucleare e del
mantenimento in sicurezza delle centrali ha toccato gli animi e le coscienze dei Paesi
europei produttori di
questa forma di
energia, facendo
così riemergere una
delicata questione
che sembrava
archiviata dopo gli
incidenti di
Chernobil. Inoltre, il
recente sviluppo di
fonti rinnovabili ha
contribuito a
relegare l'industria
nucleare in secondo piano, nonostante il suo vantaggio relativo alle emissioni di CO2. E'
chiaro che il terribile disastro accaduto in Giappone nel 2011 è stato la conseguenza di
un errore umano nel prevedere un eccezionale evento naturale ma è proprio la
probabilità di un errore umano che fa molto più paura di qualunque altro evento
naturale. In Europa la proliferazione di centrali nucleari ha interessato soprattutto la
21
parte centrale del continente e come è possibile vedere dalla cartina, la maggior parte
delle centrali nucleari sono situate tra la Francia, la Germania e l'Inghilterra.
3.2 La Francia, la politica nucleare e la force de frappe.
La storia dell’industria nucleare francese è strettamente connessa con la struttura stessa
della società francese: essa viene dalla convergenza di un certo numero di interessi
diversi. In primo luogo, De Gaulle voleva l'arma nucleare. La Francia doveva essere
allo stesso livello delle grandi potenze mondiali, e ciò richiedeva il possesso della
bomba nucleare. Gli scienziati e specialisti che venivano dalle “grandi scuole “ e gli alti
funzionari dello Stato francese videro di buon grado l’idea di creare un nuovo ruolo per
la Francia, e per se stessi, nell’area della scienza e in quella della politica.
La CGT, il più importante sindacato francese, era del tutto a favore di una scelta che
garantiva l’energia per lo sviluppo dell’industria, oltre a creare un nuovo settore
industriale e un buon numero di posti di lavoro. Questo miscuglio di interessi diversi
produsse il risultato richiesto. La bomba fu prodotta, i grandi funzionari pubblici
aumentarono il loro prestigio, e quello internazionale della Francia, e la CGT si sentì
sicura del destino industriale del paese. Un bel numero di centrali è stato costruito,
senza alcun incidete rilevante, producendo l’elettricità a costo più basso in Europa, e
aprendosi un mercato elettrico in Europa, e particolarmente in Italia.
Col tempo, maturò tuttavia, qualche senso di delusione. La bomba non serviva
praticamente a niente. La Francia poteva dire di essere nel gruppo delle potenze
nucleari, ma ormai il gruppo aveva dei nuovi membri, la Cina, l’India, il Pakistan,
Israele, la Corea del Nord, e forse, fra poco, anche l’Iran. Appartenere a questo club non
aumenta più il prestigio della Francia. Inoltre, la quota data dall’industria manifatturiera
al reddito nazionale sta calando visibilmente e l’energia a buon mercato va a vantaggio
dei servizi e delle famiglie. L’effetto di prestigio diminuisce, ed emergono problemi. I
primi impianti nucleari costruiti stanno invecchiando.
Tuttavia i dati sul nucleare francese sembrano confermare un massiccio e proficuo
utilizzo: nel 2011 l'energia nucleare in Francia ha generato il 77,7% dell'energia elettrica
prodotta in totale nel Paese. A marzo 2010, sono presenti in questa nazione 19 centrali
elettronucleari in funzione che dispongono complessivamente di 58 reattori operativi, 1
in costruzione e 7 dismessi. Vi sono anche altre 4 centrali elettronucleari chiuse, 3 con
22
un reattore ciascuna (El-4 a Monts Arrel e le due centrali autofertilizzanti veloci Phénix
e Super-Phénix rispettivamente a Chusclan e Codolet e a Creys-Mépieu) e 1 con due
reattori (Marcoule sull'omonimo sito a Languedoc-Roussillon).
3
Da un punto di vista tecnico vi è stata la seguente evoluzione:
• I fase: utilizzo dei reattori a gas
• II fase: L'era dei reattori PWR francesi
• III fase: i reattori di III generazione.
Ad inizio 2008 un decreto presidenziale ha creato il Consiglio di politica nucleare
sottolineando l'importanza del nucleare in Francia in termini di forza economica,
soprattutto per la fornitura energetica. Questo consiglio è presieduto dal Presidente della
Repubblica francese e comprende fra gli altri il primo ministro francese ed i segretari di
gabinetto per l'energia, politica estera, economia, industria, commercio estero, ricerca e
finanza, il capo della CEA, il segretario generale per la difesa ed il capo del personale
militare. Nel febbraio 2011 il CPN ha dovuto affrontare la rivalità fra AREVA (al 90%
di proprietà statale) ed EDF (all'85% di proprietà statale), che è stata reputata causa
della perdita del contratto negli Emirati Arabi. Visti i programmi di espansione in
Europa, in Asia e negli USA, il consiglio ha incaricato le due aziende nazionali di
varare un nuovo piano di partnership per una maggiore collaborazione su vari fronti;
questo accordo è stato formato nel luglio 2011 (con la ratifica finale a settembre), e
comprende l'ottimizzazione del design dell'EPR, migliorare la manutenzione e la
gestione della flotta di reattori francesi, sviluppare il proprio ciclo del combustibile e la
gestione dei rifiuti nucleari, l'accordo poi vedrebbe l'EDF in un ruolo di predominanza
nell'esportazione all'estero dei propri reattori. Inerente all'AREVA, è stato chiesto di
spostare in apposite società sussidiarie la gestione dell'estrazione mineraria dell'uranio
"come primo passo per studiare scenari strategici e finanziari per uno sviluppo futuro".
È stata poi invitata una maggiore collaborazione fra EDF, AREVA e GDF Suez per lo
sviluppo degli Atmea1, un reattore di III+ gen di 1.1 GW destinato all'esportazione,
anche se il primo reattore è previsto essere costruito in territorio francese; oltre a questo
(EN) IAEA - PRIS database - Nuclear Power Plant Information - Nuclear Share in Electricity Generation
3 23
sono state valutate le implicazioni tecniche, politiche ed economiche per reattori di
piccole dimensioni 100-300 MW.
Parallelamente alla politica nucleare nazionale, il consiglio per la politica nucleare ha
avviato trattative per una collaborazione con la Cina per lo sviluppo di reattori di III
gen, la AREVA infatti possiede ancora alcuni diritti intellettuali del reattore CPR1000,
attuale base del programma di espansione nucleare cinese. Questi diritti dovrebbero
terminare nel 2013 con la conseguente liberalizzazione sul mercato mondiale di questi
reattori per l'esportazione. L'ASN si è però detta contraria a qualsiasi partenariato che
coinvolga reattori non approvati da lei stessa, e quindi non costruibili in territorio
francese. Questi sviluppi politici del 2011 sono confluiti nel potenziamento dell'Agence
France Nucleaire International, una divisione della CEA, per fornire assistenza
internazionale a paesi che vogliono intraprendere programmi nucleari propri.
3.2.1 Costi
Tutto il programma nucleare è costato circa 400 miliardi F. (col valore del franco del
1993), la metà è stata autofinanziata dall'EDF, l'8% dallo stato francese (ma diminuita a
partire dal 1981), ed il 42% è stato finanziato da prestiti commerciali. Attualizzato a
valori dell'Euro del 2010, le attività di costruzione delle installazioni necessarie alla
produzione di energia nucleare sono costate sino ad oggi, secondo la Corte dei conti
francese, complessivamente 121 miliardi di € (senza considerare Superphénix, che da
solo fra costruzione ed esercizio è costato Template:12); 96 sono stati necessari per la
costruzione dei 58 reattori ora attivi, di cui 83 rappresentano il costo "overnight" dei 58
reattori, 13 di costi finanziari legati al tempo di costruzione; il costo degli otto reattori di
prima generazione non più operativi è stato pari a 6 miliardi di euro, mentre la filiera del
riprocessamento è costata invece 19 miliardi di euro . Tenendo conto della spesa di
ricerca pubblica e privata (55 miliardi) si raggiungono in totale i 188 miliardi per la
realizzazione dell'intero programma nucleare francese fino ad oggi (sempre costi
attualizzati al 2010). Per quanto riguarda i costi di esercizio di tale parco nucleare, nel
2010 questi sono stati pari a circa 8.9 miliardi di euro di cui poco meno di un quarto per
le spese legate all'approvvigionamento di combustibile nucleare, che hanno pesato sul
costo dell'energia elettrica prodotta nello stesso anno per 22.25 €/MWh. Il costo medio
dell'energia elettrica prodotta del parco nucleare francese viene infine valutato, sempre
24
dalla Corte dei conti francese, in 49.5 €/MWh con la remunerazione del capitale
investito, altrimenti questo si abbassa fino a 33 €/MWh.I costi dell'elettricità in Francia
risultano quindi mediamente più bassi che in altre nazioni europee. Nel 2009 Il
presidente della compagnia elettrica francese EDF Pierre Gadonneix ha richiesto un
aumento del 20% in tre anni delle tariffe elettriche francesi per coprire le spese di
gestione. Ha altresì dichiarato che "Se le nostre tariffe non aumentano il prossimo anno,
EDF dovrà ridurre i suoi investimenti. In Francia, il gruppo è costretto a indebitarsi,
perché i nostri prezzi non seguono l'inflazione, se negli ultimi 25 anni i prezzi
dell'elettricità la avessero seguita, sarebbe del 40% più costosa". Ad agosto 2010 il
costo dell'elettricità è aumentato del 2% circa. A causa del forte regime di monopolio
esercitato in Francia dall'EDF, a fine novembre 2010 è stata approvata una legge, nota
sotto l'acronimo di NOME (Nuova Organizzazione del Mercato dell'Energia), che
prevede la cessione da parte del monopolista francese verso gli altri produttori di una
quota pari al 25% della sua produzione al prezzo di 39€/MWh, questo per garantire che
la concorrenza non sia soffocata dalla posizione di monopolio con fonti a basso costo
del produttore francese. La legg