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L’immedesimazione tuttavia avviene sotto un’altra forma: lo spettatore si immedesima nell’attore in quanto essere che
osserva; e viene così sollecitato l’atteggi8amento dell’attenzione, della critica. L’attore rappresenta vicende molto
passionali ma non assume mai toni accesi.
L’attore occidentale fa invece l’esatto contrario e l’attore cinese non subisce le sua difficoltà: egli rinuncia alla
metamorfosi totale e si limita in partenza a “citare” il suo personaggio. Quello che l’attore cinese mostra può essere
compreso senza smarrire l’intelletto nella catarsi. Il confronto con l’arte teatrale cinse ci dimostra quanto di
stregonesco e falsamente religioso appesantisca la nostra arte. L’effetto di straniamento non funziona però tramite
l’assenza di emozioni, bensì tramite emozioni che non hanno bisogno di farsi credere quelle del personaggio
rappresentato. Una recitazione di questo genere è quindi più valida e più degna di un essere pensante, esige una
notevole dose di esperienza. E’ importante specificare che lo straniamento non si basa sulla recitazione artificiosa, ma
anzi, dipende proprio dalla fluidità e dalla naturalezza. L’attore si comporta come se dopo ogni battuta il pubblico lo
giudicasse. L’artista cinese non si trova in uno stato di trance; può essere interrotto in ogni momento e per questo non
perde mai il filo. L’effetto di straniamento cinse non può però essere facilmente trasferito e quindi separato dall’arte
scenica orientale. Il teatro cinese ha un carattere estremamente prezioso: la sua rappresentazione delle passioni è
schematica, la sua concezione della società rigida e falsa, e niente di questa arte sembrerebbe utile per la rivoluzione
di un teatro moderno. Anzitutto è difficile per noi europei sbarazzarci di quel senso di orientamento che ci affligge
davanti ad una messa in scena orientale. L’attore cinse, dei misteri della natura, fa proprio il suo mistero: non lascia
che gli si guardi dento, non lascia intuire la sua tecnica. Nell’istituire nuovi principi e nell’elaborare nuovi metodi di
recitazione dobbiamo tener conto di tutti i rapporti tra gli uomini e tutti devono essere presi in esame: tutto deve essere
considerato dal punto di vista sociale. Un teatro nuovo per la sua azione di critica alla realtà dovrà necessariamente
valersi dell’effetto di straniamento. La scena di strada
Modello base per una scena di teatro epico. (leggi testo)
Abbiamo un incidente stradale e un testimone oculare sta spiegando ai passanti come sono andate le cose; i passanti
possono non aver visto la dinamica del fatto e possono avere un’opinione differente: l’importante è che il testimone
racconti la sua versione dei fatti in maniera che i passanti possano farsi un’idea. L’attore non deve ammaliare nessuno,
non deve indurre nessuno ad abbandonare il proprio piano usuale per lasciarsi rapire da una “sfera superiore”. Si vede
che il testo è appreso a memoria, si vede l’apparato, si vede la preparazione: che ne è dell’emozione? La scena ci
permette di conformare un’emozione di versa nei confronti di ogni personaggio visibile, ogni personaggio ha
sentimenti (ed emana) sentimenti diversi. Ecco che la scena di strada ci permette di raffigurare le persone in maniera
ricca e molteplice. Per assegnare ad un attore un preciso angolo di visuale sulla versione dei fatti, il teatro deve
adottare una serie di misure. L’attore però deve restare un “dimostratore”, deve rendere il personaggio rappresentato
come una persona a lui estranea.
L’effetto di straniamento è una tecnica di dare ai rapporti umani l’impronta di cose sorprendenti, che esigono
spiegazioni e che non sono ovvie. Lo spettatore ha quindi una posizione critica dal punto di vista sociale di quello che
accadde.
Si constaterà che il teatro epico davvero efficacie si serve di mezzi comprensibili e alla portata di tutti. A cosa si riduce
allora il suo valore artistico? Il teatro epico tende a riferirsi agli elementi più semplici del teatro naturale, a un atto
sociale i cui motivi, mezzi e scopi, sono terrestri. Ciò significa che il teatro epico non si interessa di arte? In realtà il
teatro epico è qualcosa di altamente artistico, e non lo si può immaginare senza artisti e senza arte. Fantasia, umorismo
e simpatia sono forse le cosse di cui non può fare a meno. Deve essere anzitutto divertente, e quindi istruttivo. Il fine
della rappresentazione è quello di semplificare è quello di facilitare il giudizio sul caso specifico. Il teatro epico è
altamente artistico perché i sui personaggi sono complessi, le situazioni sono difficili, perché si pone elevati risultati
sociali. Nuova tecnica dell’arte drammatica
Condizione essenziale per la realizzazione del teatro epico e dell’effetto di straniamento è la ripulitura dell’area
scenica da qualsiasi “aura magica” o illusione ipnotica. Necessario invece, affinché l’attore possa dar luogo allo
straniamento, è che questi si corredi di un esplicito gesto dimostrativo. La finzione della quarta parete cede
inevitabilmente e in linea di massima gli attori possono rivolgersi al pubblico. L’attore tuttavia può servirsi
dell’immedesimazione (diametralmente opposta allo straniamento), ma solo nella misura in cui se ne servirebbe
qualsiasi personaggio (privo di ambizioni drammatiche), per imitare un’altra persona o per mostrarne il
comportamento. L’attore si varrà quindi di questa possibilità ma non la tratterà a pieno come nel teatro tradizionale, la
userà solo in maniera parziale o preliminare durante le prove. L’attore deve eliminare ogni precoce tendenza a rivivere
dentro di sé le emozioni del personaggio, limitandosi al ruolo di lettore (non di declamatore). Prima ancora di mandare
a memoria la parte egli deve anzitutto memorizzare la meraviglia che gli ha suscitato la lettura del testo perché è
questa che sarà il punto d’inizio del suo lavoro. In tal modo ogni gesto è dettato da una decisione, il personaggio è
sotto controllo e sottoposto a confronto. Una volta rinunciato all’immedesimazione, l’attore non recita come se stesse
improvvisando (come i normali dialoghi implicano), ma come se stesse facendo una citazione. Tre accorgimenti sono
utili in questo senso: l’uso della terza persona , del tempo passato, pronunciare ad alta voce didascalie e commenti.
Con questa tecnica il testo viene straniato nel corso delle prove e generalmente tale rimane l’esecuzione. Tutto ciò che
attiene al sentimento deve essere esteriorizzato ed impresso nel gesto che a sua volta si fa esplicito. Poiché l’attore non
si impersona con il personaggio ha la facoltà di scegliere una posizione nei suoi confronti, può manifestarsi, o
sollecitare la critica. Per “gesto sociale” si intende la mimica dei rapporti sociali che presiedono alla convivenza degli
uomini in una data epoca. La formulazione ella vicenda a carattere sociale è facilitata dall’uso di titoli per le singole
scene.
L’attore deve poi recitare la vicenda come se questa fosse una “vicenda storica”: ovvero come un fatto che si verifica
una sola volta, transitorio, legato al tempo. L’attore deve adottare lo stesso atteggiamento distaccato che ha
naturalmente lo storico nei confronti delle vicende che studia. Il pregio principale del teatro epico è precisamente la
sua naturalezza, il suo carattere terrestre, il suo umorismo, la sua rinuncia alle incrostazioni mistiche che il teatro
tradizionale si porta appresso da secoli. Note sul teatro popolare
Come si concepisce il nuovo spettacolo popolare? Per quanto riguarda la trama essa rinuncia alla continuità
dividendosi in sketches. Il nuovo teatro popolare potrebbe riprendere dalla rivista letteraria la serie di eventi
relativamente indipendenti, ma dovrebbe fornire una maggiore sostanza epica ed essere più realistico.
Due sono gli stili recitativi che si incontrano nel teatro contemporaneo: lo stile elevato per le grandi opere poetiche, lo
stile naturalistico che ha integrato il precedente. La contaminazione dei due mondi esistenti: quello romantico-classico
e quello naturalistico ha portato alla sintesi dei difetti: due rivali barcollanti che si aiutano a vicenda per non crollare
del tutto. Se la realtà è brutta, non per questo deve essere bandita da una scena preoccupata a problemi stilistici; anzi,
sarà proprio tale bruttezza l’elemento principale dello spettacolo. Il genere popolare è da troppo tempo disprezzato ed
occorre fare appello ad una nuova arte realistica; occorre che l’arte si sostituisca al consueto dilettantismo e che lo
rivolga al popolo intero. Effetto intimidatorio dei classici
Molto difficoltà emergono sulla messa in scena dei testi classici: la più grave di essa è la mancanza di cervello e la
pigrizia dei routiners. L’incuria fa sì che si creino inesattezze sulle messe in scena e i routiners non fanno altro che
copiarle perpetuando gli errori. Si perde in tal modo la freschezza delle opere classiche, quello che un tempo era il loro
aspetto nuovo e innovativo, sorprendente. Il rinnovamento formalistico del repertorio classico è una risposta alla
tradizione, ma è la risposta sbagliata: è come rendere saporita la carne avariata condendola con un sacco di spezie.
Dobbiamo vedere l’opera nuova, non con una prospettiva abitudinaria, né dobbiamo sforzarci di ottenere novità
esclusivamente formali. Dobbiamo invece mettere in risalto il contenuto originario e ideale, intendendo il significato e
la situazione storica legata alla sua nascita. L’effetto intimidatorio è legato ad una concezione errata della classicità di
un’opera: la grandezza dei testi classici consiste nella loro grande umanità, non nella loro difficoltà drammaturgica. Se
ci lasciamo intimidire da questa falsa concezione, non riusciremo mai a rappresentare le grandi opere in maniera viva
ed umana. Breviario di estetica teatrale
1. “Teatro” consiste nel produrre rappresentazioni vive di fatti umani tramandati o inventati, al fine di divertire.
Questo è valido sia per il teatro vecchio che per quello nuovo.
2. Vi si potrebbero includere anche gli avvenimenti tra uomini e dei. La funzione più generale del teatro
resterebbe comunque quella del divertimento, per noi la più nobile.
3. Compito del teatro, ovvero ricreare, conferisci speciale dignità: non gli occorre altro attestato che il
divertimento. Non lo si nobiliterebbe facendolo ad esempio mercato della morale e anzi, probabilmente lo si
degraderebbe qualora non riuscisse a rendere morale il divertimento. Deve il teatro poter restare sempre una
cosa superflua, intendendo