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Blanes è un attore di bella presenza,dal temperamento focoso che incarna al meglio l'eroe tragico.
La sua interpretazione si basa sulla modulazione vocale per raggiungere momenti di appassionata
declamazione che impressionano il pubblico.
Altro successo della Vicereale è la primattrice Anna Fiorilli Pellandi che ottiene i massimi
riconoscimenti con i testi tragici,in particolare quelli di Alfieri,di cui si arricchisce la compagnia
dopo il suo ingresso. Si presenta al pubblico con Mirra,messo in scena per la prima volta a Milano
per via della difficoltà che la primattrice deve affrontare. La Pellandi trova in Mirra la sua fortuna
artistica:è capace di rendere le più sottili sfumature psicologiche grazie all'uso della voce,dello
sguardo e della mimica facciale. Nel 1811 la Mirra della Pellandi è un classico e tale rimane anche
dopo la sua uscita dalla Vicereale per fondare una sua compagnia Pellandi-Blanes. Il momento di
maggiore tensione emotiva è la resa del V atto dove si trova la scena madre:Mirra svela l'atrocità del
proprio amore. Si crea con la Pellandi la tradizione che vede dipendere da questa scena la riuscita di
tutta la tragedia. Infatti il pubblico si aspetta di essere coinvolto emotivamente dalla performance
dell'attore e la fortuna dello spettacolo viene a dipendere dalla bravura dell'attore. Questo modello
proposto dalla Pellandi si affermerà con il Grande Attore e mette in secondo piano l'intero
spettacolo e la resa globale. Nonostante l'importanza e la centralità,la recitazione della primattrice si
rivela incostante:la critica nota che dà il massimo nel finale ma le altri scene sono basate su una
declamazione retorica ed impostata.
Capitolo III:Dalla compagnia privilegiata a Gustavo Modena:l'Alfieri dei professionisti.
In materia di censura,Alfieri resta al centro della questione con non pochi controsensi:da un lato la
Censura si fa vanto di ammetterne i testi senza permettersi di mutilarli;dall'altro guarda con
diffidenza e impone di non rappresentare mai alcuni testi dell'astigiano come La congiura de' Pazzi.
Anche con al Restaurazione,Alfieri viene promosso con riserva:si guarda soprattutto a quei testi
lontani da ogni implicazione ideologica o impegnata e si favorisce il carattere spettacolare delle
rappresentazioni. Tra gli anni Venti e Trenta la tragedia alfieriana conosce una drastica riduzione
della presenza scenica con solo qualche e celebrata eccezione. La tragedia viene scelta solo dalle
compagnie nelle quali militano interpreti in gradi di sostenere la recitazione in versi.
Dal punto di vista del pubblico,la tragedia in versi richiede un'attenzione che non sempre la media
degli spettatori tollera.
I capocomici vedono la tragedia come un prestigioso biglietto per la presentazione della qualità e
della statura della formazione. Saper recitare una tragedia e in particolare una di Alfieri significa
distinguere la propria compagnia dalle altre:per questo Alfieri torna in cartellone presso certe
compagnie a partire da metà degli anni Venti,in particolare presso le compagnie privilegiate.
Queste sono le compagnie dotate di un titolo e di una sovvenzione governativa.
Principale vanto della Compagnia Reale Sarda,istituita da Vittorio Emanuele I nel 1821 è d avere
produzioni solo italiane. Il sovrintendente Piossaco inserisce Saul,Agamennone e Oreste e con
l'ingresso in compagnia di Carlotta Marchionni aggiunge Mirra,Rosmunda,Antigone,Ottavia e
Sofonisba. Questo allargamento richiede interpreti di una certa levatura e preparazione.
Il successo della tragedia è un fatica personale dell'interpreta ma dà lustro a tutta la formazione. La
stampa struttura le recensioni prima parlando del protagonista,poi del resto dell'organico e infine
elogiando la scelta di programmazione del direttore di compagnia. Questa struttura delle critiche
alfieriane è un caso isolato nel panorama della critica abituato a discutere il valore del testo e a
raccontare la trama.
L'interpretazione della Marchionni di Mirra fa dimenticare quella della Pellandi. La Marchionni ne
fa oggetto di studio già negli anni nella compagnia di famiglia:pur essendo figlia d'arte,capisce
l'importanza del lavoro di preparazione su se stessa e di un rigoroso studio con numerose prove. La
Marchionni costruisce la sua Mirra sul pudore delle parole non dette e sull'eloquenza della mimica
facciale e dei gesti. La critica sottolinea la distanza con il personaggio legato alla sordida passione
ed esalta le qualità ascetiche e virtuose dell'attrice. Il fulcro dell'interpretazione è legato all'origine
soprannaturale della passione di Mirra,frutto di una punizione divina. C'è un calcolato gioco tra
detto e non detto del verso e della scena,difficile da descrivere anche per i critici.
Il fascino della Marchionni risiede nella mimica facciale,nel gioco di sguardi dell'attrice e nelle
sequenze gestuali. La Marchionni inaugura la riabilitazione morale di Mirra che troverà il culmine
con Adelaide Ristori,la quale renderà l'eroina alfieriana assolutamente incolpevole della propria
passione.
La Marchionni,che interpreta Romilda,porta al successo anche Rosmunda,interpretata da un'altra
primattrice Anna Maria Bazzi,dando vita ad una gara di declamazione tragica e di coinvolgimento
degli affetti. La Bazzi è un'attrice abile soprattutto nelle parti di madri e nelle vesti della regina
longobarda risulta assai efficace:il suo personaggio è un crescendo di passioni contrastanti,fino
all'esplosione di rabbia del V atto. Ma la performance della Bazzi è funzionale a far risaltare quella
di Romilda-Marchionni facendone la vera protagonista. La Marchionni sviluppa il personaggio
sovrapponendo dei significati non previsti dall'autore. La performance della Marchionni risalta
anche per lo squilibrio tra lei e il resto degli interpreti. La breve sequenza dell'uccisione di Romilda
da parte di Rosmunda è talmente intesa da risultare irreale anche per colpa della passività e
freddezza degli attori maschili.
In questi anni la gente si reca a teatro per vedere le novità,ma si appassiona anche a fare i confronti
tra stessi spettacoli ma con interpreti diversi. Per questo le tragedie di Alfieri si prestano bene:a
pochi mesi dal trionfo di Mirra della Marchionni va in scena quella della Pelzer e la critica coglie
l'occasione per un confronto tra le due. La Marchionni viene definita gradevole e perbenistica,che
stempera i richiami alla passione colpevole per far emergere la forza sovrannaturale;la Pelzer
impone una lettura più scomoda ma più aderente alle intenzioni dell'autore. La Pelzer,forte della sua
capacità declamatoria e di una perfetta dizione italiana,rende una donna terrena e passionale in
preda al tormento d'amore. I dettagli mimici,le posture e la modulazione della voce danno
un'immagine inedita del personaggio. La Pelzer sviluppa il personaggio nelle compagnie
privilegiate della Nazionale Toscana e della Ducale di Parma.
Più esiguo è il numero di interpreti maschili:quando la Sarda decide di confrontarsi con Saul i
risultati sono incerti. Boccomini mette il fulcro dell'interpretazione tragica nella scena IV del III atto
fornendo una chiave di lettura unificata del personaggio di Saul che risulta monolitico. Il finale è il
punto debole anche per colpa degli altri due interpreti che non metto l'impegno nello studio,anche di
parti secondaria che la tragedia alfieriana richiede.
Anche le compagnie privilegiate incontrano difficoltà con Alfieri soprattutto per la mancanza di una
direzione generale.
Le compagnie private invece mettono in scena tragedie dall'esito imbarazzante e mortificante. Nel
1830 a Napoli la Compagnia Prepiani e Tessari mette in scena Sofonisba che viene recensita con
molta ironia per via dell'impreparazione degli attori,della declamazione urlata e cantata,per una
gestualità scomposta ed esagerata e per interpretazioni fantasiose dei costumi romani. I personaggi
sono conosciuti con superficialità a cui si aggiunge inesperienza:vengono “elogiati” per la loro
capacità di far ridere con una tragedia.
Alcune compagnie private però riescono a raggiungere il successo e i consensi con le
rappresentazioni tragiche per merito di alcuni attori che lasciano le compagnie privilegiate e
approdano a quelle private alla ricerca di fama e guadagni.
La circolazione degli interpreti porta una nuova figura di attore che,accanto ad una corretta
esecuzione professionale,impone personaggi che colpiscono il pubblico,che lo emozionino e lo
commuovano.
Francesco Lombardi è uno dei più famosi interpreti di Alfieri,che impressiona nella parte di Oreste
e a metà del secolo è ancora un modello di riferimento nella formazione di Tommaso Salvini.
Lombardi si ricava ampi spazi di creazione del personaggio sulla scena anticipando l'Attore del
secondo Ottocento. Famosa è la resa di Emone nell'Antigone capace di fissarsi nell'immaginario del
pubblico grazie alla sua sintonia con esso. Sulla base della compagnia dei ruoli,la scelta del primo
amoroso coincide con l'innamorato infelice che è un personaggio sbiadito nella scrittura alfieriana
ma che diventa un ruolo primario grazie alla presenza scenica di Lombardi. Nel 1830 va a Parigi
con la formazione di Carolina Internari e Francesco Paladini.
La stessa Internari è una primattrice tragica che pone molta attenzione nello studio del personaggio.
Di Alfieri ama Rosmunda,Antigone e Virginia per la loro estrema passionalità mentre raramente si
cimenta con Mirra perché non le si addice il dramma intimo. La critica non è sempre benevola con
l'attrice,accusata di mancare l'immedesimazione tragica con il personaggio. Comunque le recite
milanesi fanno il tutto esaurito e vengono rappresentate Rosmunda,Antigone e Virginia. La
rappresentazione di Virginia offre un esempio di come la fruizione sia cambiata dall'epoca
giacobina:una recensione descrive la scena come sufficientemente decorosa,l'uso dei dilettanti
soddisfacente;decresce l'approvazione del pubblico. Viene accusata principalmente la primattrice
che ricerca una teatralità facile con un approssimativo studio del personaggio e la conseguente
scarsa resa scenica. Ma questo decadimento della tragedia è dovuto anche alla censura che elimina
quelle parti più coinvolgenti,relegandola ad espressioni di assoluta indifferenza.
Nonostante le perplessità,la compagnia parte per la tournée parigina e il primo attore Antonio
Colomberti descrive l'impegno intensissimo dei compagni per un apprendimento preciso e completo
delle parti,dato che in Francia è già in disuso il suggeritore. Vengono intensificate le prove e ci si
affida ai costumi francesi per dare veridicità:la compagnia però trova solo i costumi di una
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