vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Mayow chiuse un animale di piccole dimensioni in un recipiente insieme con materiale combustibile. Quando
l’animale morì non fu possibile incendiare il materiale combustibile. Pertanto, respirazione e combustione
erano tra loro strettamente collegate e richiedevano la medesima sostanza dell’aria.
Mayow però affermava che a diminuire fosse l’elasticità dell’aria. Lo iatrochimico inglese considerava lo
spirito nitro-aereo non un gas che costituisce parte dell’aria, ma la causa meccanica dell’elasticità dell’aria in
questione.
Nello spirito nitro- aereo di Mayow si mescolano, insieme, almeno tre elementi differenti: in quanto agente
della combustione e della vita animale, si trattava dell’ossigeno; in quanto agente della vita vegetale,
dell’azoto; in quanto spirito acido, dello ione di idrogeno. Per quanto riguarda Mayow, le particelle nitro-aeree
non erano altro che la traduzione meccanicistica dello spirito attivo della tradizione paracelsiana.
Il più importante chimico nell’epoca fu Boyle. Tutta la sua produzione scientifica può essere letta come
un’esposizione costante e congiunta della storia naturale di Bacone e della filosofia meccanicista, da poco in
auge. Nello “Sceptical Chymist” (1661), uno dei suoi primi e più famosi libri, Boyle fornì la storica
enunciazione di elemento. Era dell’idea che le reazioni chimiche non fossero altro che il rimescolamento delle
particelle (le stesse di cui aveva parlato Mayow) e che tutte le proprietà chimiche andassero intese come il
prodotto di particelle di materia in movimento.
Boyle accettava privo di remore la teoria (alchemica) che i metalli crescessero sulla terra e che venissero
generati da principi seminali (secondo l’espressione helmontiana). Gli esperimenti di Van Helmont erano per
lui coerenti con l’ideale della mechanical philosophy in base alla quale tutti i corpi sono formati da una materia
uniforme che si differenzia soltanto per la forma ed il moto delle sue particelle.
La sua concezione, pertanto, suggeriva la mutabilità universale delle sostanze, per cui una era passibile di
trasformazione in un’altra. Echi della trasmutazione alchemica e, forse, della ricerca mitica della pietra
filosofale con la quale ottenere dal piombo l’oro.
Newton esaminò gli scritti di Boyle. In aggiunta alle sue teorie, sostenne l’azione di forza intraparticellari,
scorgendo che le particelle materiali si attraggono e respingono fra loro. Esponendo l’alchimia in termini
adesso accettabili alla comunità scientifica, Boyle e Newton resero rispettabile l’indagine chimica, andando ad
occupare posti di rilievo della Royal Society. Il tempo del puritanesimo paracelsiano era alle spalle, anche se di
quell’epoca la scienza inglese restaurata era la figlia.
Capitolo settimo – Vivere la morte nella Londra della peste: nell’Inghilterra del secondo Seicento, la realtà
varia e multiforme del mondo sociale venne mirabilmente descritta dalla penna di Pepys, nel resoconto minuto
delle occorrenze giornaliere dal 1660 al 1669 (compreso il primo ritratto del teatro di paura e di morte che la
peste mise in scena a Londra nel 1665).
Defoe fu invece autore del celebre e dettagliato resoconto “A journal of the plaghe year”. La sua tecnica dava
una impressione della realtà, della cosa vissuta, insistendo su minuti particolari, e proprio su certi minuti
particolari che non erano essenziali all’intelligenza del racconto, ma contribuivano potentemente a creare una
atmosfera.
L’immagine di malattia e solitudine conferisce una sinistra e tragica bellezza alla scena della morte evocata.
vera odissea di malattia e di morte, la sofferta descrizione della peste londinese si segnala ancora oggi per la
sua naturale efficacia realistica. La descrizione dei provvedimenti d’isolamento di persone e cose infettate dal
morbo si salda, nelle colorite pagine del Journal, con l’interesse dell’Autore per le reazioni dell’intera comunità
civile, ancora una volta di fronte a un nemico sconosciuto che l’assedia dall’interno, improvvisamente,
scardinando i ritmi rassicuranti del vivere quotidiano.
Nella Londra del 1665, l’operato del corpo medico nel corso dell’epidemia pestilenziale fu regolato dalle
ordinanze emanate dal sindaco. Venti pence era il compenso fissato per ogni visita effettuata. Forse perché
privi di un vero potere contro la ferocia della peste, ben pochi medici erano disposti a entrare nelle abitazioni
infette e pochissimi erano quelli che lo stesso male risparmiava.
Il Defoe ritrae con eleganza l’impotenza del loro assistenzialismo, per quanto fosse attivo. Quanto poi a rimedi
e terapie, i medici londinesi si fronteggiarono sull’utilità o meno dei fuochi. Era difficile discernere malati e
non secondo un criterio univoco. Si formulano le ipotesi più varie e più stravaganti e il retaggio magico
alchemico riaffiora. Ancestrali paure ritornano alla mente da un passato non ancora seppellito.
La peste si presenta a Londra come elemento negativo e disgregante. Secondo le testimonianze riportate dallo
scrittore inglese, nel corso dell’epidemia di peste che sconvolge la capitale del regno, sono in molti a
convincersi dell’esistenza di fantasmi e creature notturne nate unicamente dalla paura e dalla superstizione
popolari. Capri espiatori furono indicati negli olandesi, nei poveri e nei vagabondi.
Altra epidemia di peste scoppiò a Marsiglia nel 1720. Defoe se ne interessò giornalisticamente e indicò che la
peste non era una punizione divina ma che rientrava entro l’ordine naturale delle cose e poteva pertanto venire
studiata in chiave scientifica.
Capitolo ottavo – La medicina inglese settecentesca vista da Voltaire: nel 1727 il drammaturgo francese
Voltaire sbarca in Inghilterra. Gli inglesi si rivelarono al filosofo francese quello che i Germani erano stati per
Tacito. In loro, Voltaire esaltò tutto quello che mancava ai francesi, dalla facilità di scambi commerciali alla
libera tolleranza che permetteva di convivere a una trentina di differenti confessioni religiose, da un’attività
tipografica esente da censura ad un parlamento che teneva sotto controllo il governo regio.
Nelle Lettres, Voltaire propugnava la libertà politica e religiosa che l’Europa degli assolutismi aveva sino a
quel momento osteggiato. Nel suo messaggio parte integrante era il sapere scientifico, dalla nuova fisica
matematica newtoniana alla rivoluzione analitica cartesiana, senza dimenticare le scoperte mediche e
astronimiche.
Nell’Inghilterra di fine ‘600, particolarmente viva era la pratica terapeutica affidata alle speciali qualità
cliniche di note personalità del mondo della cultura. Un atteggiamento di matrice chiaramente empirica,
secondo cui il sapere medico può crescere e svilupparsi unicamente attraverso il ricorso all’osservazione
attenta e scrupolosa dei diversi sintomi e dei relativi quadri clinici di riferimento, nonché confrontando tra di
loro gli esiti terapeutici legati a cure particolari o alla somministrazione di taluni farmaci.
Sydenham, l’Ippocrate inglese, era convinto fautore della osservazione libera della natura, in tutto esente da
vincoli di carattere sperimentale. “Ars medica tota in observationibus”, diceva, e solo con l’osservazione dei
sintomi e del corpo umano si poteva approfondire la naturalis historia delle varie entità morbose,
perfezionando farmaci specifici sempre a stretto contatto con il paziente. Una medicina empirica, quindi.
Un’altra conseguenza dell’empirismo medico fu l’introduzione nell’Inghilterra hannoveriana del vaiolo, che fu
importato dall’Oriente in Europa all’inizio del ‘700. A tale pratica medica guardò appunto Voltaire
nell’undicesima redazione delle Lettres anglaises:
“Si mormora, nella cristiana Europa, che gli inglesi sono pazzi e violenti: pazzi, perché inoculano il vaiolo ai
loro figli, per impedire loro di averlo; violenti, perché trasmettono a cuor leggero una malattia certa e orribile,
illudendosi di prevenire un male incerto…Ma le donne della Circassia, da tempo immemorabile, si tramandano
l’usanza di inoculate il vaiolo ai loro bambini, fin dall’età di sei mesi, facendo loro una incisione sul braccio, e
inserendo in quella incisione una pustola che hanno accuratamente prelevato dal corpo di un altro bambino. I
Circassi si accorsero che quella malattia non la si può contrarre due volte nella vita. Essi notarono inoltre che,
quando il vaiolo è molto benigno e la sua eruzione incontra una pelle fine e delicata da penetrare, non lascia
nessun segno nel viso. Da queste naturali osservazioni conclusero che se un bambino di sei mesi o di un anno
veniva colpito da una forma benigna di vaiolo, non ne moriva, non ne rimaneva segnato, e restava immune da
quella malattia per il resto dei suoi giorni. L’esperimento non poteva fallire…I Turchi, che sono gente
assennata, adottarono subito dopo quell’usanza…Agli inizi del regno di Giorgio I la signora Wortley-Montaigu
inoculò il vaiolo a un figlio. Il suo cappellano ebbe un bel dirle che quell’esperimento non era cristiano…il
figlio lo superò a meraviglia…”.
Qui, la critica aperta nei confronti di abitudini figlie unicamente dell’autorità, ereditate supinamente e senza
discutere, apre le porte ai Lumi del nuovo. “A quell’esperimento della Wortley, ora 10000 figli delle migliori
famiglie inglesi devono la vita e la bellezza”, conclude Voltaire.
Da notare che, sempre per via empirica, il vaiolo inoculato divenne quello vaccino, più blando.
Capitolo nono – Il baconismo nella cultura britannica del XVIII secolo: calore, luce ed elettricità erano i
tre argomenti di discussione privilegiati dalla cultura scientifica del XVII e XVIII secolo. Nello stesso periodo,
venne pressoché abbandonata l’idea del cosmo chiuso, e così anche il dominio del sapere umano diviene
virtualmente infinito, o per meglio dire indefinito.
Nella Londra del secondo ‘700, l’accordo tra scienza e religione, negato in Italia dalla Chiesa cattolica, era
ormai divenuto l’elemento trainante di una vera e propria rivoluzione culturale. Numerosi pensatori e teologi
puritani assegnarono alla ricerca scientifica il compito di favorire il pubblico bene, ricreando sulla terra il
sogno di una instauratio magna, di un baconiano ritorno all’Eden originario.
Il meccanicismo e l’empirismo della scienza inglese contribuirono a fornire un supporto ideologico alle
istituzioni uscite vincitrici dalla Gloriosa Rivoluzione del 1689, determinando quelle che gli storici hanno
indicato come le condizioni ottimali per l’affermarsi del primato europeo della Royal Society, nata nel 1662
sotto Carlo II. La scienza fu considerata da allora parte integ