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CAPITOLO II:LE ORIGINI DI ROMA

La prima fase della città di Roma è nota come la fase monarchica con i cosiddetti sette re e va dal

753 (21 aprile) al 509 a.C. I romani cominciarono a scrivere la loro storia circa cinque secoli dopo

la fondazione della città. Il primo fu TIMEO (un greco di Taormina). Egli scrisse una storia

dell’occidente e una sulla guerra di Pirro. Prima di Timeo i greci avevano un’idea molto vaga di

quanto avveniva in Italia, ma furono i primi a far circolare miti e leggende. Diversi storici

collegarono l’epopea troiana a Roma: si affermò la figura di Enea, ricordato dallo stesso poeta

siciliano Stesicoro. Alla fine del V secolo Ellanico di Mitilene scrisse che Roma era stata fondata da

Enea e Odisseo: il racconto delle origini di Roma fu ampiamente attributo a Enea. Riguardo le fonti

scritte c’è da dire che i primi storici romani: scrissero in greco, facevano parte della classe dirigente

ed erano senatori che parteciparono attivamente alla vita politica. Il primo fu FABIO PITTORE.

Egli, combattente della seconda guerra punica, scrisse gli “ANNALI”. Al loro interno vi era riportata

la storia della città, dalle origini fino alla guerra annibalica. La scelta di scrivere in greco fu dovuta

al fatto che egli scriveva per un pubblico greco. Gli ANNALI avevano uno schema curioso, che ha

fatto pensare alla forma di una clessidra in quanto erano molto sviluppati dalle origini alla

monarchia, si riducevano nella parte della repubblica e si ampliavano nuovamente nella parte

contemporanea. Alcuni Annali furono scritti dal pontefice Massimo e al loro interno contenevano i

nomi dei consoli, le guerre che si susseguirono…. Tra i compiti di questo pontefici vi era quello di

esporre al di fuori della Regia, una tavola dealbata, cioè ricoperta di cera, sulla quale erano scritti

avvenimenti e notizie di vario genere. La memoria collettiva veniva trasmessa in vari modi: ad

esempio attraverso le memorie di famiglie illustri o i ludi che erano spettacoli messi in scena che

dovevano rappresentare riti ed eventi che facevano parte del patrimonio comune della città. I

romani usavano poco la scrittura e trasmettevano tutto oralmente, anche se non è una fonte molto

autentica. Erano attenti conservatori ossessionati dal mantenimento delle istituzioni e dei riti,

atteggiamento che portò alla antiquaria. L’archeologia dalla fine del XIX secolo ha portato alla luce

materiali di straordinario valore. Nel tardo III secolo a.C. i vari racconti sulla fondazione di Roma

trovarono una loro composizione a opera degli annalisti: Enea fu definitivamente collegato a Roma

tramite Alba Longa e Lavinio e a Romolo, il fondatore. Dal III secolo divenne evidente la questione

della cronologia: prevalse quella suggerita da Varrone, 754-753, calcolato sulla base della

successione dei sette re. Questo calcolo partiva dalla prima data documentata della storia romana,

509, quando fu fondata la Repubblica e cominciavano i Fasti consolari. Il problema venne

comunque risolto dagli storici romani con l’introduzione di Lavinio e Alba Longa: Enea sbarcando

nel Lazio, sposò la figlia di Latino, Lavinia e in suo onore chiamò Lavinio la città da lui fondata; il

figlio Ascanio fondò quindi Alba Longa dove regnarono trenta re fino a Numitore. A questo punto si

inserisce la leggenda del fondatore di Roma: il fratello minore di Numitore, Amulio, depose il re e

costrinse la figlia di lui Rea Silva, a farsi vestale, per evitare la nascita di eredi al trono. Ma Marte

stesso rese madre la donna, che partorì due gemelli, Romolo e Remo. Questi fondarono Roma sul

palatino e subito Remo fu ucciso dal fratello. Romolo provvide al popolamento della sua

fondazione introducendo l’istituto dell’asilo e procurando ai suoi uomini donne sabine mediante un

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ratto. La componente sabina fu talmente determinante che il fondatore associò al trono il sabino

Tito Tazio, opportunamente scomparso in seguito per una complessa disputa con Lavinio. Agli inizi

del I millennio il Lazio era abitato da villaggi di pastori e agricoltori: queste civiltà usavano cremare

e inumare i propri morti il che mostra una certa distinzione di status. Cominciarono a sorgere in

quello che diventerà il futuro Foro, piccoli insediamenti di capanne con le pareti di canne e terra e il

tetto di stoppie e frasche. Man mano la popolazione crebbe e cambiò la società, ora differenziata

in gentes aristocratiche. Nel corso dell’VIII secolo a Roma, il Palatino divenne il colle più

importante, intorno al quale si aggregarono alcuni insediamenti, mentre altri mantenevano la

condizione di piccoli villaggi ai margini della comunità più grande e organizzata. Sul PALATINO

sono state trovate tracce che fanno risalire a una prima fase di intervento della nascita della città.

Gli istituti fondamentali della società arcaica erano:

1. LA GENS: era costituita da gruppi di famiglie che riconoscevano un comune antenato;

aveva un suo territorio, che possedeva collettivamente; non doveva avere un capo

istituzionale, permanente: le fonti nominano talvolta un pater gentis, che si limita alla guida

del gruppo. Il matrimonio al di fuori della gens, richiedeva una particolare autorizzazione, la

rinuncia ad appartenere a una gens o l’adozione di un membro estraneo avvenivano di

fronte al popolo. La gens era un’istituzione che aveva un ruolo politico importante e una

struttura complessa sul piano sociale: i gruppi più forti accoglievano individui che erano

subordinati, ovvero i clienti: questo può definirsi come un rapporto vincolante di carattere

sacrale e giuridico, fra individui. Il rapporto tra patrono e cliente era oggetto nella Legge

delle XII Tavole di una definizione giuridica: prevedeva che il patrono il quale avesse

mancato ai suoi obblighi verso il cliente era da considerarsi sacer, ovvero maledetto ed

esposto alla vendetta privata. Il rapporto di clientela si instaurava quando un individuo che

diventava così patrono, accettava di accogliere in fidem un altro che ne diveniva il cliente. Il

patrono doveva assistere il cliente con aiuti economici e sostenerlo nelle avvertenze

giudiziarie. Il cliente, a sua volta, doveva aiutare il patrono combattendo nell’esercito,

sostenendolo nella vita politica e anche in campo economico. Il cliente non era

necessariamente povero, ma semplicemente era qualcuno che, non essendo membro di

una gens, entrava in quell’ordinamento attraverso un rapporto vincolante.

2. LA FAMILIA: era un istituto molto forte e complesso su cui poggiava la società arcaica.

Esso era un gruppo che comprendeva il pater familia e sottomessi alla sua podestas la

moglie, i figli, gli schiavi, i beni, la terra. Il pater familia disponeva della morte e della vita dei

suoi membri, aveva piena libertà di nominare erede chiunque. Il pater familias nella città di

Romolo divenne un protagonista politico, in quanto furono loro i quali formarono il primo

senato o consilium del re. Il compito fondamentale del consilium stava proprio nella scelta

del re, ed era composto dagli esponenti delle famiglie più in vista.

La tradizione letteraria attribuisce a Romolo l’introduzione delle primi istituzioni politiche mentre

quelle religiose le attribuisce al suo successore Numa Pompilio. La forma originaria del governo

romano fu la MONARCHIA. L’interrex veniva nominato quando la morte o comunque

l’impedimento simultaneo dei consoli rendevano necessarie nuove elezioni; egli convocava e

presiedeva i comizi elettorali. Il re era l’espressione dei patres del potere dei consoli, ha un

carattere assoluto e unitario. La curiata de imperio era l’atto solenne compiuto da tutto il popolo

riunito nelle curie per trasmettere il potere al magistrato. La funzione sacrale del re “rexsacrorum”,

il suo essere tramite tra la divinità e la comunità, era di presiedere i comizi, sovraintendere alcune

cerimonie importanti; la sua residenza ufficiale era la Regia. Vi erano alcuni riti civici che il re

doveva compiere in nome della comunità, fra questi vi è il “REGIFUGIUM”. Questa cerimonia

avveniva il 24 febbraio e durante la quale il re fuggiva improvvisamente. Tale comportamento stava

a significare la fine dell’anno e l’inizio del nuovo ciclo con attività agricole e militari. Il primo giorno

del mese convocava il popolo nel comizio, e a esso il re annunciava i giorni fasti e nefasti. Solo nei

primi si poteva amministrare la giustizia e convocare assemblee. Gli abitanti della città divenivano

cives, in quanto membri della civitas, cioè della città-stato. Per quanto riguarda l’organizzazione

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della popolazione occorre dire che Romolo fu colui il quale raggruppò i cittadini in curie e tribù. Le

curie erano 30, 10 per ciascuna tribù, e comprendevano tutti i cittadini ad eccezione degli schiavi; il

termine coviria significa riunione di uomini ma indica anche il luogo stesso della riunione. Ogni

curia aveva un proprio territorio e un proprio luogo per il culto. Solo a quattro curie, le più antiche,

fu permesso di mantenere la sede sul Palatino, mentre le altre furono spostate. Le curie si

riunivano in un’assemblea, i comizi curiati, a cui spettava il compito di votare la lex de imperio che

conferiva il potere al magistrato eletto. Ogni curia esprimeva un capo, il curio, una carica a vita. Il

“curio maximus” era il più importante. La funzione principale delle curie era militare, infatti ogni

curia doveva fornire all’esercito cento uomini, in modo tale che l’esercito era formato da 3 mila

uomini. Il primo esercito organizzato da Servio Tullio era chiamato classis ed era formato da tutti i

cittadini che erano capaci di procurarsi delle armi pesanti mentre l’infra classis era l’esercito

equipaggiato di armi leggere. Le tre tribù divise da Romolo rappresenterebbero : SABINI, LATINI,

ETRUSCHI.

Tra i re che si susseguirono durante la fase di monarchia romana ricordiamo:

• ROMOLO (fondatore della città, guerriero e legislatore) abbiamo una prima organizzazione

politico e sociale con l’organizzazione dell’esercito, l’istituzione del Senato e del diritto

d’asilo;

• NUMA POMPILIO (fondatore religioso, a lui risalgono alcuni istituti fondamentali della

religione) lo ricordiamo anche per la riforma del calendario romano, l’istituzione del collegio

dei Vassalli e quello dei Pontefici;

• TULLO OSTILIO (egli fu il codificatore della procedura che regolava le dichiarazioni di

guerra, a lui fu attribuita la distruzione di Alba Longa) ampliò l’espansione di Roma

riorganizzando l’esercito e rinnovando la guerra contro i sabini;

• ANCO MARCIO (a lui risale la fondazione del porto di Ostia)nipote di Numa Pompilio,

realizza il primo ponte sul Tevere ;

termina il periodo albano-sabino e comincia quello etrusco:

• TARQUINIO PRISCO(con lui inizia i

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Publisher
A.A. 2013-2014
34 pagine
14 download
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/03 Storia romana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher fefffy di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia romana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Franchina Duilio.