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I PRIMI FREQUENTATORI DELL'ITALIAMERIDIONALE

Lo storico greco Dionigi di Alicarnasso (fine I sec. a.C.), presenta così la storia dei più antichi dell'Italia meridionale:

"Gli Arcadi, primi tra gli Elleni, attraversato l'Adriatico si stanziarono in Italia condotti da Enotro, figlio di Licaone, nato 17 generazioni prima della guerra di Troia [ca. 1700 a.C.]. Enotro, portando con sé la maggior parte della spedizione, giunse all'altro mare, quello che bagna le regioni occidentali dell'Italia [il Tirreno] E trovate colà molte terre adatte sia al pascolo che alle colture agricole, ma per la maggior parte deserte, e poco popolose anche quelle che erano abitate, ne liberò alcune dai barbari, e fondò sulle alture piccoli centri abitati vicini gli uni agli altri, secondo la forma di insediamento consueto tra gli antichi. E la regione occupata, che era vasta [comprendeva tutta l'estremità meridionale

La penisola italiana fu chiamata Enotria, e Enotria fu il nome dato da Dionisio di Alicarnasso a tutte le genti su cui lui regnò.

Le ricerche archeologiche mostrano come proprio il periodo indicato dallo storico greco fosse effettivamente un momento di importante svolta demografica. Siamo fra bronzo antico e medio. Tuttavia, difficilmente può esserci stato l'arrivo di una popolazione dall'Arcadia. I dati lasciano presupporre una cultura indigena.

Nel racconto comunque, c'è un residuo di verità storica, perché è in questo periodo che inizia la frequentazione commerciale delle coste del meridione italico da parte di genti di provenienza orientale. I rapporti con i Micenei non erano solo "commerciali"; artigiani e gei si stabilirono nei villaggi dell'Italia meridionale e vi diffusero l'uso di ceramiche più evolute.

Dopo un periodo di interruzione dei rapporti di quasi quattro secoli, dovuto alla crisi del mondo miceneo, questi riprendono.

Nell'età del ferro, verso l'VIII sec. a.C.

LE TRASFORMAZIONI DELL'ITALIA CENTRALE

Tra l'VIII e il V sec. a.C. si assiste a un grande fenomeno espansivo delle popolazioni dell'Appennino centro-meridionale. I Sabini si intromettono nella Roma dei Latini e altri gruppi etnici, Equi, Ernici e Volsci, occupano il Lazio. Questo movimento ha il suo apice tra V e IV sec. a.C. con l'espansionismo dei Sanniti. Sul versante adriatico si configura la civiltà picena e in Abruzzo si formano insediamenti di notevoli dimensioni.

GLI ETRUSCHI

ORIGINE ED ESPANSIONE DEGLI ETRUSCHI

Gli Etruschi sono la più importante popolazione dell'Italia preromana. Noti ai Greci con il nome di "Tirreni" sembra che chiamassero se stessi "Rasenna". Per Erodoto si trattò di un gruppo di Lidi arrivati in Italia guidati da Tirreno; per Dionigi di Alicarnasso li riteneva genti autoctone; altri li pensavano provenienti dal lontano Nord.

La ricerca archeologica propende a spiegare l'origine degli Etruschi, VIII-VII sec. a.C., come il punto di incontro di due tipi di processi: da un lato si pensa a un'evoluzione della struttura interna della società e delle economie locali; dall'altro l'influenza esercitata dalle colonie greche. Anche se nella fase della loro massima espansione (VII-VI sec. a.C.) gli Etruschi controllavano gran parte dell'Italia centro-occidentale e competevano con i Greci e i Cartaginesi per il controllo delle principali rotte marittime, questo popolo non diede mai vita ad uno Stato unitario. Gli Etruschi si organizzarono fin dalle origini in città indipendenti governate da sovrani, detti "Zilath". L'unica forma di aggregazione delle comunità etrusche che ci sia nota è la lega delle 12 città principali. Il processo di espansione degli Etruschi subì una prima battuta di arresto nel 530 a.C., nella battaglia navale di Alalia.

Contro i Focei. In seguito, nel 474 a.C., subirono, a Cuma, una sconfitta da parte dei Greci di Siracusa. Decisivi per la decadenza etrusca furono due eventi che si verificarono nel IV sec. a.C.: la presa della città di Veio ad opera dei Romani nel 396 a.C., e la perdita dei possedimenti nella val Padana a causa dei Celti. Nel corso del III sec. a.C., l'Etruria passò in mano romana.

RELIGIONE E CULTURA

Le divinità del pantheon etrusco sono in gran parte assimilabili a quelle greche. Alcuni nomi sono di origine ellenica (Hercle/Eracle, Apulu/Apollo), altri di origine indigena (Selvans/Silvano). Il sistema gerarchico delle divinità è molto simile a quello dell'Olimpo, dove la divinità suprema, Tinia/Zeus, appare subordinata al Fato. Il famoso "libro di lino" di Zagabria, consistente in un testo scritto su una pezza di stoffa riutilizzata per una mummia, è il più lungo documento in lingua e prescrizioni rituali.

dell'anno liturgico, le preghiere eetrusca: esso riporta, in forma di calendario,etrusca ha molta importanza la concezione dell'aldilà. Ili cerimoniali di offerta. Nella religiositàdefunto è immaginato continuare la propria esistenza nella tomba, che viene perciò concepita comeun prolungamento della dimora del vivo. In un secondo tempo a quest'immagine se ne sostituìun'altra, che concepiva l'oltretomba come una destinazione alla quale si perveniva dopo un lungoviaggio effettuato a piedi o su carro o cavallo. Agli Etruschi premeva molto la correttainterpretazione dei segni della volontà divina visibili in terra. Di qui l'importanza dell'"aruspicina":l'esame delle viscere degli animali sacrificati si interpretava tale volontà. L'aruspicina siattraverso concezione secondo cui negli organi si riprodurrebbe l'ordine cosmico.basa sulla Un monumentofamoso

Il dell'aruspicina è il fegato di Piacenza, un modello didattico in bronzo, che presenta sulle varie facce una serie di nomi divini.

IL PROBLEMA DELLA LINGUA con relativa facilità perché l'alfabeto (di 26 lettere), è un adattamento di quello greco. La difficoltà principale deriva dal fatto che l'etrusco è una lingua non indoeuropea. Inoltre i testi giunti sono brevi formule, nella maggior parte, e pochi quelli di certa estensione. Un progresso nelle nostre conoscenze è venuto dalle lamine di Pyrgi (Santa Severa), che contengono un testo in fenicio e in etrusco relativo alla dedica di un tempio alla dea Uni (Astarte in fenicio) da parte dello Zilath Tefarie Velianas.

TECNICA E ARTE I siti delle città etrusche hanno lasciato una traccia archeologica relativamente modesta, se si fa eccezione di alcuni grossi centri e delle necropoli. Queste ultime erano organizzate come vere

enel tufo: nell'VIII sec. a.C. alle tombe proprie abitazioni sotterranee, costruite in pietra o scavate a pozzo, costituite da pozzetti rivestiti che accoglievano le urne cinerarie, si sostituirono quelle destinate all'inumazione. Le più evolute sepolture fossa, a camera (VII sec. a.C.) erano costruite. Notevole è l'uso della volta e come veri e propri appartamenti per membri della stessa famiglia dell'arco. Gli affreschi che decorano le tombe riproducono scene di vita, ma anche scene dell'aldilà con divinità ed eroi. La produzione ceramica tipica è ottenuta con la tecnica del vasellame di bucchero, ottenuto mediante una particolare cottura dell'argilla fino al raggiungimento di un colore nero lucente, ad imitazione dl metallo. Gli Etruschi furono abili e organizzati sia nell'estrazione dei minerali (ferro e rame), sia nel trattamento dei metalli grezzi in apposite fornaci. La lavorazione di oro e argento ci è

Testimoniata dai corredi funebri. ROMA

L'archeologia ha accertato la precocità e l'importanza dell'influenza greca e orientale su Roma e sul Lazio. Essa si manifesta molto presto, a partire dall'VIII sec. a.C. Quest'influenza raggiunge il Lazio in modo diretto, senza mediazione da parte degli Etruschi. Roma sembra ricevere dei prodotti di importazione greca ancora prima di quelli etruschi.

LE FONTI LETTERARIE

I primi storici dei quali possiamo leggere le narrazioni su Roma arcaica vissero nel I sec. a.C.. Tito Livio scrisse una grande storia di Roma dalla sua fondazione, in ben 142 libri. Il primo è dedicato alla Roma monarchica. Molto importante è anche Dionigi di Alicarnasso, dove le sue Antichità romane, in 20 libri, copriva il periodo che andava dalla fondazione di Roma allo scoppio della prima guerra punica (264 a.C.). La versione più nota e diffusa della leggenda delle origini di Roma inserisce la fondazione

di Alba Longa e la dinastia dei re albani tra l'arrivo di Enea nel Lazio e il regno di Romolo. Nel primo libro dell'Eneide, il poeta Virgilio si ispira a questa tradizione.

I SETTE RE DI ROMA

La tradizione fissa il periodo monarchico della storia di Roma tra il 754 e il 509 a.C. (anno della fondazione della Repubblica). In questo periodo su Roma avrebbero regnato sette re: dopo Romolo, il fondatore, incontriamo Numa Pompilio, Tullo Ostilio, Anco Marcio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo. A Romolo, viene attribuita la creazione delle prime istituzioni politiche, tra cui un senato di cento membri; a Numa Pompilio si assegnano i primi istituti religiosi; a Tullo Ostilio le campagne militari di conquista (tra cui la distruzione di Alba Longa); a Anco Marcio la fondazione della colonia di Ostia, alle foci del Tevere. Il regno di Tarquinio Prisco segna una seconda fase della monarchia romana, nella quale gioca un ruolo importante la componente etrusca. A Prisco sono

serie di muri che potrebbero essere attribuiti al periodo di Romolo, il leggendario fondatore di Roma. Questi muri, noti come "muro di Romolo", sono considerati uno dei primi elementi di fortificazione della città. Secondo la tradizione, Romolo avrebbe tracciato il perimetro della città con un solco e poi avrebbe costruito un muro di difesa lungo questo perimetro. Questo muro avrebbe circondato i sette colli di Roma, fornendo protezione e sicurezza alla nascente comunità. Sebbene non ci siano prove archeologiche definitive che confermino l'esistenza di questo muro, la sua presunta esistenza è un elemento importante nella leggenda della fondazione di Roma.

palizzata e, più a valle, di un muro databile all'VIII sec. a.C.. Secondo(1988) i resti loscoprit

Dettagli
A.A. 2012-2013
9 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/03 Storia romana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Joseph Raimondo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia romana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Palermo o del prof Messana Vincenzo.