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Complessivamente, l’abitato tra seconda metà del IX
e VIII secolo a.C. sembra coprire un’area di ca. 150 /
200 ettari, dimensioni comparabili a quelle dei
principali centri “villanoviani” dell’Etruria.
La tradizione mitografica antica è concorde
nell’individuare nell’area che gravita sul Foro
Boario quella di più antica frequentazione: ad
es., Saturno aveva occupato il Campidoglio,
mentre Evandro, proveniente dall’Arcadia,
avrebbe occupato il Palatino. Palatino
area del Foro
Campidoglio
Foro Boario
Aventino
Origo populi Romani, 3 : Igitur, Iano regnante apud indigenas rudes incultosque, Saturnus
regno profugus cum in Italiam devenisset benigne exceptus hospitio est ibique haud procul a
Ianiculo arcem suo nomine Saturniam constituit.
Quindi, mentre Giano regnava sugli indigeni rozzi e incolti, Saturno cacciato dal suo regno,
giunto profugo in Italia, fu accolto amichevolmente come ospite e lì, non lontano dal
Gianicolo, fondò una rocca e dal suo nome la chiamò Saturnia.
Varrone, de lingua latina V, 41-42: e quis Capitolinum dictum, quod hic, cum fundamenta
foderentur aedis Iovis, caput humanum dicitur inventum. Hic mons ante Tarpeius dictus a
virgine Vestale Tarpeia, quae ibi ab Sabinis necata armis et sepulta: cuius nominis
monimentum relictum, quod etiam nunc eius rupes Tarpeium appellatur saxum.
Hunc antea montem Saturnium appellatum prodiderunt et ab eo Latium Saturniam terram, ut
etiam Ennius appellat. Antiquum oppidum in hoc fuisse Saturniam scribitur.
Uno di essi è il Campidoglio, detto così perché lì mentre si cavavano le fondazioni del
tempio di Giove si racconta che fosse stata trovata una testa umana. Prima questo monte si
chiamava Tarpeo dalla vergine vestale Tarpea che lì fu uccisa dai Sabini e sepolta: di questo
nome resta una traccia perché ancora oggi una sua roccia è chiamata rupe Tarpea.
Si è tramandato che questo monte in precedenza si chiamasse Saturnio e che da esso il
Lazio sia stato definito “terra Saturnia”, come anche Ennio lo chiama. Si dice che sulla
sommità vi fosse un’antica città, Saturnia.
Origo populi Romani, 6, 3: huius admonitu transvectus in Italiam Evander ob singularem
eruditionem atque scientiam litterarum brevi tempore in familiaritatem Fauni se insinuavit
atque ab eo hospitaliter benigneque exceptus non parvum agri modum ad incolendum accepit,
quem suis comitibus distribuit exaedificatis domiciliis in eo monte quem primo tum illi a
Pallante Pallanteum, postea nos Palatium diximus.
Venuto in Italia dietro suo consiglio [della madre Carmenta], in breve tempo Evandro,
grazie alla sua straordinaria cultura e alla conoscenza delle lettere entrò in familiarità con
Fauno e accolto da costui con amicizia e ospitalità, ricevette un appezzamento di terreno
piuttosto ampio perché lo coltivasse. Egli distribuì questo terreno tra i suoi compagni dopo
aver costruito le loro case su quel monte che costoro allora chiamarono da Pallante
Pallanteo, e che noi in seguito abbiamo chiamato Palatino.
Nell’area del foro Boario è anche
localizzato un episodio connesso
all’impresa erculea dei buoi di
Gerione: mentre Ercole passava per
queste regioni con la mandria di buoi
sottratta a Gerione, Caco avrebbe
cercato di derubarlo e per questo
motivo sarebbe stato ucciso; Ercole
avrebbe quindi ringraziato Zeus per la
vittoria ottenuta costruendo un altare
a Iuppiter Inventor; Evandro, da parte
sua, avrebbe ringraziato Ercole Il culto di Ercole
istituendone il primo culto, ai piedi può dunque
dell’Aventino, consistente in un considerarsi
sacrificio di tipo greco (l’ara Maxima). come un culto
Episodi analoghi, collegati all’impresa emporico, un
dei buoi di Gerione sono diffusi in culto che
tutto il bacino occidentale del proteggeva le
Mediterraneo e sono da porre in attività di
relazione con le navigazioni arcaiche scambio che
greche e fenicie e le connesse attività avevano luogo
commerciali. presso il guado
sul Tevere,
attività alle quali
partecipavano
sia genti indigene
che straniere,
E’ da sottolineare, inoltre, che sul foro Boario
converge la viabilità più antica. Nell’ambito di
questa viabilità, l’elemento più risalente
sembra essere costituito dal sistema via
Campana / via Salaria.
La via Salaria era utilizzata per portare il sale
da Roma in Sabina, mentre la via Campana
raggiungeva da Roma il campus salinae alla
foce del Tevere.
Le due strade devono essere necessariamente
contemporanee e l’area del guado posto
dinanzi al foro Boario ne costituisce il punto di
snodo.
Ai limiti tra il foro Boario e l’Aventino, dunque in prossimità dell’Herculis ara Maxima, esisteva
un’area definita Salinae. Queste non possono essere identificate come vere e proprie saline, ma
probabilmente costituiscono semplicemente un luogo dove il sale proveniente dalla foce del Tevere
veniva ammassato e distribuito. capanna del Palatino
capanna del Palatino
Urna a capanna in bronzo (da Vulci ?)
urna funeraria “a capanna” plastico ricostruttivo del villaggio del Palatino
L’abitato proto-urbano ad un certo punto diventa una città, ovvero un organismo
con strutture urbane ed istituzioni politiche, sociali e religiose unitarie.
La tradizione letteraria antica data con precisione (sia pure con differenze
cronologiche anche notevoli) il momento della “nascita” di Roma:
Timeo (III sec. a.C.) → 814 a.C.
→
Varrone (I sec. a.C.) 753 a.C.
→
Catone (II sec. a.C.) 751 a.C.
→
Polibio (II sec. a.C.) 750 a.C.
→
Fabio Pittore (III/II sec. a.C.) 747 a.C.
Cincio Alimento (II sec. a.C.) → 728 a.C.
In base ai dati archeologici sono state proposte datazioni ugualmente varie per il
momento in cui sarebbe nata la “città”:
Müller-Karpe (1959): individua tre elementi sufficienti a far dire che esiste un centro
urbano già nell’VIII sec.
a) l’insediamento sui colli romani è notevolmente cresciuto in questa fase, con più nuclei
insediativi nessuno dei quali avrebbe il carattere di insediamento autonomo;
b) l’utilizzo dell’area del Foro come area di necropoli sarebbe cessata proprio per poter
adibire quest’area ad usi civici (religiosi e pubblici);
c) si osserva lo sviluppo di una notevole attività artigianale e lo sviluppo di una
differenziazione sociale e quindi di una aristocrazia.
Si osserva tuttavia che:
a) la documentazione archeologica potrebbe anche adattarsi ad un insediamento per villaggi
distinti;
b) l’area del Foro anche se cessa di essere utilizzata come area di necropoli continua ad
avere una destinazione “privata”, risultando occupata da capanne a cui sono connesse le
sepolture infantili;
c) l’esistenza di una differenziazione sociale e la presenza di una aristocrazia non significa
necessariamente la presenza di una città.
Gjerstad (1955):
a) data la prima pavimentazione del Foro intorno al 575 a.C.: sarebbe questo il momento in
cui nasce la città.
b) coerentemente, sposta verso il basso l’inizio dell’età repubblicana, dal 510 al 450 a.C. ca.
Si osserva tuttavia che:
a) Il riesame dei materiali archeologici consente di datare la prima pavimentazione del Foro
intorno al 650 a.C. (o tra 700 e 675 a.C., secondo la nuova cronologia proposta).
Muro “romuleo”
Fossa di fondazione e massi Fondazion
e
Massi del bastione tagliati dal Fossa di fondazione e fondazione
pozzo arcaico
Carandini (1997):
a) evidenzia come la tradizione letteraria, che colloca la nascita della città intorno alla metà
dell’VIII secolo trovi un parallelo nella più recente documentazione archeologica e nel
rinvenimento di un muro di fortificazione, datato verso il 730-720 a.C.. che separa il
Palatino dalla Velia;
b) la costruzione del muro comporta la distruzione di un quartiere di capanne: sia
l’importanza che il valore simbolico di un tale intervento pubblico sono comprensibili solo
in presenza di un’autorità forte, capace di ordinare e far eseguire un tale lavoro;
c) la costruzione di questo muro di fortificazione, separando il Palatino (ovvero Palatium e
Cermalus) dalla Velia, sancisce anche il nuovo rilievo che assume il primo nel sistema dei
montes, ed il superamento della fase protourbana durante la quale a prevalere sono il
Palatium e la Velia;
d) la nuova fase urbana, sul piano religioso, sarebbe riflessa nella processione dei Lupercalia,
che corre tutto intorno al Palatino escludendo la Velia, mentre la situazione protourbana
sarebbe riflessa nella festa del Septimontium.
Si osserva tuttavia che:
a) un muro è un muro.
b) L’esame dei rituali legati alle due feste (Lupercalia e Septimontium) potrebbe autorizzare,
a sua volta, una ricostruzione del tutto diversa.
Queste tre posizioni riflettono tre diversi modi di concepire il processo di formazione che ha
portato alla nascita della città.
a) per il Müller-Karpe il “divenire città” di Roma sarebbe il risultato di un lento, graduale
ed egemonico sviluppo dell’insediamento del Palatino -Velia;
b) per il Gjerstad, la città sarebbe sorta attraverso il sinecismo dei villaggi che si erano
sviluppati sui montes;
c) per il Carandini la nascita della città segna una brusca cesura rispetto alla fase
precedente, con un mutamento di ruolo delle parti che componevano l’abitato.
Comitium
Quale che siano state le
dinamiche che hanno
condotto alla “nascita” di
Roma, resta che la
documentazione archeologica
permette di individuare una
serie di “segni” che
suggeriscono effettivamente,
nella seconda metà dell’VIII
sec., l’esistenza di un “centro
urbano”. Oltre al muro del
Palatino (databile intorno al
730/20 a.C.), abbiamo altra
documentazione archeologica
che documenta lo sviluppo
precoce di luoghi destinati
all’aggregazione religiosa e Volcanal
politica: agli anni 730/20-700 a.C. sono Tempio di Vesta
databili le prime manifestazioni di
culto nell’area del Volcanal e in
quella del tempio di Vesta; Comitium
al 700-675 a.C. può collocarsi il
primo pavimento nell’area del
Comitium, l’obliterazione del
muro “romuleo” e la costruzione
di un nuovo muro di
fortificazione, la bonifica della
valle del Foro e la prima
pavimentazione della piazza. Volcanal Tempio di Vesta
E’ da sottolineare l’importanza del culto di Vesta, un culto civico la cui introduzione era
attribuita ora a Romolo, ora