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Gaio Mario

Proveniente dal ceto equestre, interessato ad attività commerciali proprie dei cavalieri, era asceso lentamente nella carriera politica, nella scia e con l'appoggio della potente famiglia dei Cecilii Metelli, che ebbe un ruolo preminente nei decenni finali del II secolo. Si presentò in quanto "homo novus" (così era chiamato chi non poteva vantare fra gli antenati un magistrato curule), come il campione della parte popolare contro la nobilitas tradizionale. Il consolato di Mario si aprì con un singolare episodio destinato, nella storia e nella riflessione storiografica, ad assumere un valore emblematico: a proposito delle difficoltà che si erano date tempo manifestate negli arruolamenti delle guerre lontane dall'Italia. Mario lasciò da parte allora la leva che si fondava sulle classi di censo del corpo civico e quindi sugli assidui, e arruolò volontari nella maggior parte censiti, in genere provenienti.

dalla plebe rurale. L'iniziativa, che non aboliva affatto il dilectus tradizionale, essa costituiva la premessa per il professionalismo dell'esercito. Si ebbero conseguenze anche nella struttura della legione. La necessità di disporre di unità tattiche più robuste che non i manipoli condusse alla costituzione delle coorti, che ragruppavano i tre manipoli aventi lo stesso numero delle tre schiere della legione (hastati, Principes, Triarii). La riforma deve avere avuto un esito lungo ma collegata a Gaio Mario, che impegnò la nuova struttura nelle guerre contro Teutoni e Cimbri alla fine del secolo. Mario era un generale capace, di certo migliore di quelli appartenenti all'aristocrazia senatoria; restaurò disciplina e fiducia; perseguì contro Giugurta un piano strategico che si concluse nel 105 a.C. con la cattura del re (ad opera di L. Cornelio Silla). Di fronte alle invasioni di Cimbri e Teutoni in Gallia Narbonese, Mario fu rieletto.
  1. Console per gli anni 104-100 a.C.
  2. I teutoni furono disfatti nel 102 a.C. nella battaglia di "acque Sextiae"
  3. I Cimbri, che si erano mossi a nord delle Alpi, invasero l'Italia settentrionale e furono distrutti da Mario e da Q. Lutazio Catulo nel 101 a.C. a Vercellae (località da ricercare nel Veneto fra Rovigo, Ferrara e Ravenna)
  4. Mario venne rieletto una sesta volta a console nel 100 a.C.
  5. Il pericolo germanico era cessato ma il complesso gioco politico mise in evidenza non poche ambiguità nel comportamento di Mario
  6. La questione degli alleati Italici. La Guerra Sociale
  7. Il programma politico di Gaio Gracco aveva diviso il senato dall'ordine equestre, nel corso di un cinquantennio si era aggravato fino ad una decisa contrapposizione
  8. La nobilitas senatoria, in realtà un gruppo dirigente ristretto e chiuso, aveva guidato e guidava la conquista dell'egemonia imperiale (politica di successo, riscuoteva consenso nelle masse popolari). Inevitabilmente

L'espansione conduceva ad un progressivo allontanarsi del corpo civico dalla vita politica, nella quale diminuiva il ruolo rappresentato dal popolo (il che spingerà poi i tribuni della plebe ad appoggiarsi alla parte "popolare" dell'oligarchia senatoria e ai cavalieri).

Apuleio Saturnino

Un esempio di questa situazione è dato da l'aspro scontro politico durante i tribunati di L. Apuleio Saturnino (103 e 100 a.C.) e di Servilio Glaucia (101 a.C.), il primo era forte dell'appoggio dei veterani di Mario, provenienti dalla plebe rurale, per i quali propose varie distribuzioni agrarie e quindi coinvolgendo di fatto Gaio Mario nelle sue iniziative (rieletto console nel 100 a.C. - con l'appoggio di Apuleio), svolse una violenta politica antinobiliare (stabilendo anche l'obbligo per i senatori di un giuramento sulla legge agraria).

L'esplosione della violenza nel 100 a.C. costrinse Gaio Mario ad uscire dalla sua posizione.

ambigue; il cetoequestre, pronto a sfruttare le azioni antisenatorie, non era per altro disposto ad un rovesciamento politico totale. Saturnino, Glaucia e i loro seguaci furono eliminati dalla reazione senatoria condotta dal console Mario. Nel corso del II secolo erano andate crescendo le responsabilità e le funzioni del senato. A seguito della lex Calpurnia del 149 a.C., aveva istituito una questio de repetundis, il senato controllava anche le corti chiamate a giudicare nei processi di corruzione e di mala amministrazione nelle province davanti alle quali erano accusati, di regola, membri dello stesso ceto senatorio. Per i successivi cinquant'anni vi fu una continua alternanza nella composizione delle corti giudicanti nelle questiones, così come parecchie furono le proposte per un ampliamento del senato con l'immissione di membri del ceto equestre. I processi politici furono un aspetto determinante della vita politica romana fino alla guerra sociale, con conseguenze.

culturalinon da poco, perché l'età postgraccana vide l'emergere dell'eloquenza municipale, anche in contrapposizione alle tecniche oratorie senatoriali.

I contrasti tra senato e ceto equestre

Nel corso del II secolo a.C. la crescente espansione degli interessi commerciali romani e italici, non era sempre stata appagata dalla decisione politica. Le linee direttrici della politica senatoria, specialmente verso l'oriente, greco e grecofono, rimasero a lungo distanti dall'assunzione di responsabilità dirette nell'amministrazione di territori conquistati, solo l'acquisizione di Attalo III e quinsi del regno di Pergamo nel 133 a.C. costrinse ad un diverso orientamento politico. La questione degli alleati italici fu la cosa che interferì pesantemente nelle questioni di politica interna romana. Il grande sviluppo delle attività commerciali, connesso con la politica espansionistica, aveva coinvolto, accanto ai cittadini romani,

anche molti negotiatores italici (specialmente nelle aree suditaliche, essi di fatto appartenevano ai ceti dirigenti delle singole comunità alleate e avevano di regola investito nello sfruttamento terriero, i proventi dei loro commerci. Nelle provincie la distinzione giuridica fra cittadini e alleati tendeva ad essere annullata, e i commercianti erano generalmente qualificati come "Romani". Cittadinanza Romana Il recupero da parte dello stato dell'ager publicus, in base alla legge di Tiberio gracco colpiva i possessores alleati, e probabilmente violava delle clausule dei loro trattati con Roma, intervenne in loro difesa Scipione Emiliano. Si devono essere create tensioni all'interno delle stesse comunità alleate: la colonia latina di Fregellae si ribellò nel 125 a.C. e fu distrutta. Poco dopo fu approvata la norma che concedeva la cittadinanza romana ai magistrati delle colonie latine (per questa ragione le colonie rimasero fedeli a Roma durante la

guerra sociale). C'era la necessità da parte degli alleati di acquisire la cittadinanza romana, come conseguenza del deteriorarsi della situazione politica. Ma la classe dirigente vedeva con preoccupazione questo eventuale ampliamento del corpo civico, perché ne sarebbero stati compromessi i principi fondamentali dello stato cittadino romano. Emergeva sempre più la discrepanza fra gli alleati italici e Roma in Italia. Le guerre contro Teutoni e Cimbri avevano in un certo senso accresciuto una generale coscienza italica e si erano avute ad opera di Gaio Mario. Nel periodo dei tribunati di Apuleo, un largo numero di alleati italici riuscì ad introdursi fra i cives. Nel 95 a.C. i consoli fecero passare una legge - "lex Licinia Mucia" - che escludeva dal corpo civico romano quelle intrusioni illegali (dovute probabilmente ad un esercito troppo generoso del censimento del 97 a.C.) e stabiliva un apposita quaestio, che doveva colpire principalmente

"Principes italicorum populorum" e che fu considerata una delle cause principali della successiva guerra sociale. Livio Druso La situazione politica precipitò nel 91 a.C. – il tribuno della plebe M. Livio Druso, con il quale concordava la frazione più avanzata della nobilitas, presentò un articolato programma di riforme (la ricerca moderna non è d'accordo, non chiaro svolg. Cronologico), il cui scopo era il rafforzamento dell'autorità del senato. Le corti giudicanti nelle quaestiones erano restituite ai senatori, ma dopo che questo corpo era stato rafforzato con l'immissione di 300 cavalieri (nelle intenzioni di Druso c'era la conciliazione fra i due ordini). Accanto ad una legge agraria e colonaria che avrebbe dovuto raccogliere il favore della plebe vi era poi la proposta della concessione della cittadinanza agli alleati italici, con i quali Druso aveva stretti rapporti anche personali. Gli avversari romani di Druso esoprattutto il console L. Marcio filippo vedevano con preoccupazione laposizione di preminenza che Druso avrebbe comunque assunto. Anche fra gli alleati Italici vi erano ostilitàperchè la concessione generalizzata della cittadinanza avrebbe in alcuni casi annullato o ridotto le distanzesociali e politiche esitenti tradizionalmente nelle loro comunità(es Etruria e Umbria). Una parte della leggiproposte era sata approvata, quando la morte di L. Licinio Crasso privò Druso del suo principale sostenitorein senato. Il console Filippo riuscì a convincere l’assemblea ad annullare le leggi liviane per vizi formali; pocodopo Druso ancora tribuno della Plebe, fu assassinato.La guerra sociale.Lo scoppio dell’insurrezione alleata contro Roma(bellum Marsicum, poi Bellum Italicum, poi bellum sociale)alla fine del 91 a.C. fu la diretta conseguenza della morte di Livio Druso. Le intese con gli italici erano ormaitroppo avanza, anche la delusione era

troppo forte. É chiaro che con la lotta armata gli insorti non potevano sperare di battere lo stato romano; le classi alte miravano sempre alla cittadinanza romana e alla partecipazione alle decisioni politiche, contavano sulla divisione fra le forze politiche romane (come si verificò nel 90 a.C. con la quaestio Lex Varia, che fu usata senza scrupoli per colpire avversari politici) pensavano con la forza delle armi, e magari con successi militari (che certamente conseguirono nei primi mesi di guerra) di costringere Roma ad arrivare ad un compromesso. Va ribadito che la rivolta fu voluta e diretta da classi alte, le quali però come indicano i simboli della loro monetazione seppero sfruttare anche i sentimenti antiromani più o meno evidenti nelle masse. (la guerra si riproponeva come lotta per la libertà Italica), gli insorti comprendevano quasi tutte le comunità alleate lungo gli Appennini centrale e meridionale: Ascolani, Gruppi Piceni, Marsi, Peligni, Vestini,

regione Lazio e della Toscana.
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Publisher
A.A. 2011-2012
55 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ANT/03 Storia romana

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher flaviael di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia romana e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Trento o del prof Migliario Elvira.