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LA RELIGIONE DEI ROMANI
Capitolo V: LA CASA E I MORTI. LA RELIGIONE DELLA FAMIGLIA
Alla religione pubblica appartengono non solo i culti dello stato nella sua totalità, ma anche quelli attinenti alle sue suddivisioni, per esempio i culti dei quartieri (vici). Alla religione privata appartengono unicamente i culti pertinenti ai singoli individui o alle famiglie, alle gentes, e inoltre ai collegi (associazioni di artigiani) o agli stranieri. Le gentes avevano culti propri, i culti gentilizi, ad esempio: i Potitii avevano il culto di Ercole presso l'Ara Massima; gli Aurelii celebravano un rito in onore del Sole, Sol, sul Quirinale; la gens Iulia aveva il culto di Veiovis ecc..
Le famiglie romane, e non solo i nobili, celebravano i culti domestici e adempivano scrupolosamente i loro obblighi religiosi. La vita della famiglia romana era scandita da cerimonie: nascita, matrimonio, morte, assunzione della toga virile per i giovani maschi. Nell'età classica gli analoghi riti per le...
Ragazze erano integrati a quelli del matrimonio che essecontraevano appena uscite dall'infanzia. Le tre forme del matrimonio romano, perconfarreatio, per usus, per coemptio richiedevano una consacrazione religiosa. Il primo (gli sposi si spartiscono una focaccia di far, farro) è il motrimonio sacerdotale in uso presso le gentes patrizie. Si celebrava alla presenza del flamine di Giove e del pontefice massimo ed è un vincolo indissolubile. Le altre due forme, l'usus (coabitazione) e la coemptio (vendita simbolica, che fa passare la donna dalla manus del padre a quella del marito), sono cerimonie private che si celebrano sotto la protezione divina di Giunone Pronuba, rappresentata da una donna, la pronuba, autorizzata a ricevere il consenso degli sposi. La sposa porta tre assi di bronzo: uno lo dà al marito, un altro lo depone nel focolare, il terzo lo getta nel più vicino crocevia. La nascita avviene sotto la protezione di Giunone Lucina e di alcune
Divinità minori, incaricate di mettere in fuga i demoni che minacciano la partoriente e il neonato: tre uomini, armati di un'ascia, di un pestello e di una scopa incarnano Intercidona, Pilumnus e Deverra. Questi momenti familiari che si tingono di sangue - della deflorazione, sangue del parto - sono pericolosi e richiedono protezione o purificazione. La purificazione, dies lustricus, si celebra il nono giorno (l'ottavo per le femmine): in quella data si dà il nome al bambino. Ma l'intervento del paterfamilias non si limitava a questi avvenimenti; egli era tenuto a celebrare periodicamente le ricorrenze registrate sul calendario e a onorare due ordini di