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IDRICHE NEI SUOI DIVERSI ASPETTI LEGISLATIVI E AMMINISTRATIVI E NELLE SUE
IMPLICAZIONI SOCIO-ECONOMICHE.
B- (CAPACITÀ DI APPLICARE CONOSCENZA E COMPRENSIONE): LA CAPACITÀ DI SAPER
LEGGERE UNA FONTE LETTERARIA O EPIGRAFICA NEL SUO CONTESTO, E DI
EFFETTUARE GLI OPPORTUNI COLLEGAMENTI TRA I FENOMENI; LA CAPACITÀ DI
UTILIZZARE GLI STRUMENTI DELLA DISCIPLINA E LE CONOSCENZE ACQUISITE
(LINGUISTICHE, FILOLOGICHE E STORICHE) NELL'ESEGESI DEI TESTI ANTICHI
NELL'AMBITO DI UNA INDAGINE STORICA; LA CAPACITÀ DI PORRE DOMANDE A UN
TESTO, DI LEGGERE I DOCUMENTI ED I TESTI DELLA TRADIZIONE E DI CONDURRE UNA
RICERCA SU ARGOMENTI PERTINENTI ALLA DISCIPLINA, COME NELL'ESEMPIO
PROPOSTO: L'INDAGINE SULL'ACQUEDOTTO AUGUSTEO DELLA CAMPANIA,
INFRASTRUTTURA IDRAULICA CON UNA FUNZIONE ESSENZIALE PER
L'ORGANIZZAZIONE E LO SVILUPPO DEL TERRITORIO.
C- (AUTONOMIA DI GIUDIZIO): LA CAPACITÀ DI UTILIZZARE IL METODO CRITICO
NELLO STUDIO DELLE FONTI ANTICHE E DELLA BIBLIOGRAFIA MODERNA; LA
CAPACITÀ DI DELINEARE AUTONOMAMENTE E CON SENSO CRITICO LE
4
PROBLEMATICHE DI UN ARGOMENTO DI RICERCA STORICA E DI IMPOSTARE UN
LAVORO RIGOROSO E INNOVATIVO.
D- (ABILITÀ COMUNICATIVE): LA CAPACITÀ DI COMUNICARE I DATI E I RISULTATI DI UN
LAVORO STORICO E DI FORMULARE E ARGOMENTARE RIFLESSIONI IN FORMA
CORRETTA.
E- (CAPACITÀ DI APPRENDIMENTO): IL PERFEZIONAMENTO DELLE CAPACITÀ DI
APPRENDIMENTO IN PIENA AUTONOMIA; L'ACQUISIZIONE DI UNA CORRETTA
METODOLOGIA DELLA RICERCA.
Prerequisiti
E' NECESSARIA UNA CONOSCENZA DI BASE DEL MONDO CLASSICO, E UNA BUONA
CONOSCENZA DELLA STORIA ROMANA. AUSPICABILE LA CONOSCENZA DELLA LINGUA
LATINA E DELLA LINGUA GRECA.
Metodi Didattici
Lezione frontale. Durante il corso sarà dato ampio spazio alla lettura e al commento di fonti
antiche e di materiale documentario.
Verifica dell'apprendimento
COLLOQUIO ORALE TESO A VALUTARE IL LIVELLO DI APPRENDIMENTO DELLA
DISCIPLINA E LA CAPACITÀ DI RIELABORAZIONE CRITICA DEGLI ARGOMENTI.
Criteri di valutazione dell'esame saranno:
1. capacità di esprimersi con chiarezza e con un linguaggio appropriato, utlizzando termini
specifici della disciplina;
2. capacità di inserire gli eventi della storia in un preciso quadro d'insieme logico, cronologico e
geografico;
3. capacità di selezionare i dati, evidenziando correttamente quelli significativi;
4. capacità di articolare un discorso complesso, dimostrando l'acquisizione di una mentalità
storica, e la capacità di illustrare le connessioni con altri ambiti disciplinari.
Altre Informazioni
Prerequisito essenziale del corso è una buona conoscenza della Storia romana. Tutti gli studenti
che non hanno sostenuto nel triennio un esame di Storia romana, in particolare gli studenti dei
corsi magistrali di Filologia Moderna, di Filosofia e di Scienze Pedagogiche, e coloro che seguono
il corso singolo, sono tenuti a studiare anche l'intera Storia romana, utilizzando il testo di A.
Momigliano, "Manuale di Storia romana", a cura di A. Mastrocinque, Utet, Torino, 2011 (n. 5). 5
I PUNTI 1,2,3 DEL CORSO E I TESTI 1,2,3 E 4 CORRISPONDONO UNITARIAMENTE A 9 CFU;
I PUNTI 1,2,3 DEL CORSO E I TESTI 2,3 E 4 CORRISPONDONO UNITARIAMENTE A 6 CFU; I
PUNTI 1 E 3 DEL CORSO E I TESTI 2 E 4 CORRISPONDONO UNITARIAMENTE A 4 CFU.
Testi
1. R. CATALANO, "INTUS IN TENEBRIS. SCIENZA E TECNICA NELLE OPERE IPOGEE
ROMANE", ARTE TIPOGRAFICA, NAPOLI 2007.
2. A.D. BIANCO, "AQUA DUCTA, AQUA DISTRIBUTA. LA GESTIONE DELLE RISORSE
IDRICHE IN ETÀ ROMANA", SILVIO ZAMORANI EDITORE, TORINO 2007, (I-III).
3. F. GALLI, "SESTO GIULIO FRONTINO. GLI ACQUEDOTTI DI ROMA", LECCE 1997 (O
ALTRA EDIZIONE).
4. R. CATALANO, "ACQUA E ACQUEDOTTI ROMANI. FONTIS AUGUSTEI AQUAEDUCTUS",
ARTE TIPOGRAFICA, NAPOLI 2003.
5. A. Momigliano, "Manuale di Storia romana", a cura di A. Mastrocinque, Utet, Torino, 2011 (per
tutti gli studenti che non hanno sostenuto nel triennio un esame di Storia romana; vedi "Altre
informazioni"). 6
Mix dei 4 Libri
Gli acquedotti su arcate permettevano di portare l’acqua a grandi altezze, inoltre si costruivano con
meno materiale però, avevano bisogno di molta mano d’opera perché erano sottoposte alle
intemperie.
Un acquedotto costruito su più arcate è il Pont DuGard ( Acquedotto di Nimes), per portare l’acqua
a zone più elevate fu usato il sistema del “ sifone rovescio” che però costava troppo perché aveva
bisogno di molta mano d’opera.
Il più antico sifone rovescio è quello dell’acquedotto di Alatri.
Il sifone dell’acquedotto di Aspendos è molto particolare poiché è diviso da due torri idrauliche
molto distanti tra loro vi sono quindi tre sifoni consecutivi. L’acqua defluiva poi nel castellum e poi
veniva distribuita. Nelle città con più acquedotti l’acqua passava dal castello principale ai castelli
secondari e poi veniva distribuita attraverso i calici ( tubi conici di bronzo che non si deformavano).
Secondo Frontino la quantità d’acqua dipendeva dalla posizione del calice.
Al calice si collegavano tubi di piombo di diverso calibro: Vitruvio e Plinio classificavano i tubi in
base al peso; Frontino li classificava in base al diametro di fatti abbiamo la Tabula Fistularum.
Quali sono le fonti Letterarie?
Sulla Nascita e la costruzione degli acquedotti romani abbiamo due pietre miliari: “ De Acque
Urbis” di Frontino e il “ De Architectura” di Vitruvio.
Il trattato sugli acquedotti di Frontino parla dei problemi di approvvigionamento idrico a Roma.
Frontino è stato curator acquarum ( curatore delle acque) cioè responsabile degli acquedotti e dei
servizi connessi, a Roma nel 97 sotto l’imperatore Nerva; la sua opera riflette la serietà e la
scrupolosità del suo impegno.
L’opera contiene notizie storiche, tecniche, amministrative, legislative e topografiche sui 9
acquedotti esistenti all’epoca visti come elemento di grandezza dell’impero romano e paragonato,
per la loro magnificenza, alle piramidi o alle opere architettoniche greche.
È grazie a lui che abbiamo delle indicazioni sui lavori delle opere idriche che si realizzavano
nell’impero romano.
L’altra pietra miliare è l’opera di Vitruvio “ sull’architettura “ dedicata ad Augusto, scritta
probabilmente tra il 29 e il 23 a.c., è stata scritta durante il periodo in cui Augusto progettava un
rinnovamento architettonico generale dell’edilizia pubblica e ci permette di conoscere i metodi
costruttivi degli antichi romani. 7
L’opera è sopravvissuta grazie ad un'unica copia trovate nelle isole britanniche e portata da Alcuino
alla corte di Carlo Magno. È l’unico testo latino di architettura giunto integro dall’antichità quindi è
più importante. Vitruvio è stato architetto sotto Augusto e scrittore romano ed’è considerato il più
famoso teorico dell’architettura. Conosciamo gli acquedotti anche grazie alla forma urbis Severiana
ma ci sono giunti pochi frammenti.
Frontino è stato un senatore di livello consolare, è stato curator acquarum sotto l’imperatore Nerva e
tre volte console. È nato probabilmente nel 35 d.c.ed’è morto sotto Traiano nel 103 d.c.
Non abbiamo informazioni né sulla famiglia né sui suoi studi. Pubblicò il de acque urbis del 98 d.c.
L’opera di Frontino ci è giunta attraverso un codice manoscritto del XII sec. Ritrovato nell’abbazia
di Montecassino nel 1479 da Poggio Bracciolini e pubblicato per la prima nel 98 d.c.
In qualità di curator acquarum frontino disponeva di tutte le informazioni che desiderava, ma furono
poche le informazioni che ci da sulle adduzioni idriche più antiche ideate nella prima età
repubblicana; è solo a partire dal 32 a.c che la documentazione archivistica si fa più precisa cioè a
partire dalla riforma del sistema idrico ideata da Agrippa.
Egli deplora l’incapacità dei suoi predecessori che non hanno realizzato nessun opera di ripristino o
di restauro. Fin dal momento della sua nomina raccolse note ed appunti, notizie di cui necessitava
egli stesso per svolgere degnamente il suo compito. Il suo primo obbligo era conoscere ciò che
aveva tra le mani.
L’opera è articolata in 130 capitoli organizzati in un prologo e due libri; gli argomenti sono
sostanzialmente divisi in tre sezioni:
nella prima sezione egli introduce il tema e descrive gli acquedotti;
nella seconda sezione descrive gli aspetti tecnici;
nella terza sezione elenca le norme legate all’uso delle acque.
Nel suo trattato egli ci dice quali sono gli acquedotti che entrano a Roma da chi sono stati fondati,
come sono stati costruiti, la loro lunghezza e le rispettive erogazioni.
Egli ci fornisce queste informazioni sui primi 9 acquedotti, perché gli altri 2 sono stati costruiti
dopo la sua morte (104 d.C). Egli indica anche la lunghezza degli acquedotti perché secondo lui il
curator deve sapere quali sono gli acquedotti che richiedono maggiori spese.
Frontino ci indica anche i calibri di distribuzione delle acque che sono stati stabiliti secondo le unità
di misura in pollici e once. Indica la portata che ogni acquedotto sembrava avere e la quantità che
distribuiva secondo le indicazioni dei registri imperiali; di fatti evidenzia come qualche acquedotto
distribuisse più acqua del dovuto.
Ciò è dovuto al fatto che i proprietari terrieri perforavano le condutture per irrigare i propri giardini
per cui gli acquedotti rallentavano la loro corsa.
Inoltre evidenzia le truffe che facevano gli aquarii per dare acqua ai locandieri. 8
Frontino ci elenca anche le regole che il commissario delle acque deve osservare e le leggi del
senato relative alla gestione delle acque.
Il trattato di Frontino è prima di tutto uno scritto politico in quanto tende a demonizzare il
comportamento dei precedenti Imperatori elogiando invece l’impegno dell’imperatore Nerva.
Gli Acquedotti di Roma e Gestione delle Risorse Idriche a
Roma
I romani costruirono altri 200 acquedotti, l’acquedotto divenne un simbolo di potenza e di
modernità, che avevano tutte le città importanti.
Secondo Frontino è la più grande manifestazione della grandezza di Roma, grande impresa di
ingegneria idraulica. Anticamente le acque erano pubbliche e potevano essere usate da tutti
liberamente.
Nell’età Monarchica ( la popolazione prendeva l’acqua dal Tevere, dalle sorgenti e
753 a.C - 509 a.C.)
dalle cisterne per l’acqua p