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PARTE QUARTA:
Capitolo uno: Augusto
1,0 Le fonti: le maggiori sono la biografia di Scribonio e la narrazione di Cassio Dione: tra gli
scritti anche la biografia di Augusto scritta in greco da Nicola di Damasco; la storia di Tito Livio;
di augusto è stata documentata anche da tanti autori di poesie,
l’età le cui opere ci aiutano a
comprendere idee e ambienti culturali dell’epoca, uno di questi fu Cornelio Gallo; fonti epigrafiche
fornite da iscrizioni, monumenti, statue ed edifici eretti durante il periodo o restaurati.
La “Res autobiografia di Augusto
Gaestae”, scritta da egli stesso in cui racconta le sue imprese di
guerra e le proprie gesta, fatto incidere su due pilastri di bronzo collocati davanti al mausoleo a lui
dedicato a Roma e fatta pubblicare in tutte le province; ci sono giunti anche altri documenti ufficiali
tra cui i giuramenti di fedeltà dell’imperatore, i 5 editti di Augusto; alcune monete e papiri attestano
la storia economica e sociali, nei papiri sono anche conservati documenti della vita quotidiana di
carattere privato. importante dell’età imperiale sono i libri superstiti degli “Annali” e delle “Storie”
La narrazione più
di Cornelio Tacito, senatore, evidenziò polemiche circa gli aspetti tirannici e oppressivi del
principato. Tra gli intellettuali e uomini politici di età Giulio-Claudia va ricordato Lucio Anneo
Seneca, morto suicida nel 65 d.C per ordine dell’imperatore Nerone, di essi ci sono pervenute opere
materiale importante si ricava dalla “Storia naturale” di Plinio il Vecchio,
di filosofia politica. Altro
morto nell’osservazione dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C; Publio Papinio Stazio fu poeta di
corte di Domiziano; si ricorda anche l’istitutio oratoria di Quintiliano dedicata alla formazione
dell’oratore e le opere di natura tecnica di Sesto Giulio Frontino, autore di un trattato di scienza
militare e uno sull’approvvigionamento idrico di Roma.
nel 29 a.C. ai senatori venne impedito di uscire dall’Italia
1,2 Il 29 e il 28 a.C.: senza permesso;
motivo di grande imbarazzo restava l’esercito (che aveva raggiunto il numero di 70 legioni), il quale
venne ridotto da Ottaviano a 26 legioni, il rimanente fu disperso in Italia e nelle altre province e le
spese delle operazioni furono finanziate in gran parte con il bottino di guerra, i combattenti che
furono congedati furono circa 300.000 in più fasi. Con Augusto il servizio militare fu riservato
quasi esclusivamente a volontari, i quali andavano a formare una truppa composta di professionisti
una forza permanente nell’Impero;
che costituivano egli costituì inoltre dei contingenti regolari di
truppe ausiliarie di fanteria e cavalleria, reclutate dai popoli vinti e comandate da ufficiali romani e,
chi aveva militato lì, avrebbe ottenuto la cittadinanza romana.
Nello stesso anno Augusto era impegnato in Oriente per sistemare la situazione: le donazioni di
Antonio furono abrogate, mentre i titoli detenuti dai principali principi vassalli vennero
confermati→ si ebbe così il controllo di ampi reami che contribuivano a presiedere le frontiere
orientali (Ponto, Galazia, Cappadocia, Giudea, le province romane rimasero le tre di Asia, Bitinia-
Ponto, Siria).
Marco Licinio Crasso si era distinto come proconsole in Macedonia in questi due anni ed egli non
solo rivendicava il trionfo, ma anche il diritto di deporre le spolia opima; ma gli fu concesso
esclusivamente il trionfo.
Tra il 28 e il 27 il consolato di Augusto venne interamente condiviso con Agrippa, i quali
procedettero ad una lectio senatus, grazie alla quale tolsero dal Senato i membri ritenuti indegni e
indissero un nuovo censimento (Ottaviano fu fatto anche princeps senatus); negli stessi anni vi è
lui “aveva riconsegnato l’ordinamento
una emissione monetale aurea dove vi era scritto che
giuridico al popolo romano”
1,3 La crisi del 23 a.C.: (tra il 27 e il 25 a.C. Augusto dovette affrontare in Gallia ed in Spagna
settentrionale gli Austuri e i Cantabri, che non erano ancora sottomessi al dominio romano)
Nel 23 si verificò una grave crisi, scandita da tre avvenimenti: una malattia quasi fatale (la sua
scomparsa prematura avrebbe potuto riaprire il flagello delle guerre civili, dato che, nonostante
Ottaviano avesse già iniziato a far progredire politicamente i membri della sua famiglia, la loro
giovane età non aveva dato il tempo sufficiente, quelli più partecipi alla vita politica erano
sicuramente Marco Claudio Marcello e Tiberio); un processo di Stato (iniziava ad essere ei
irritazione il fatto che Ottaviano Augusto occupasse permanentemente uno dei due posti riservati ai
consoli; in questa situazione un certo Marco Primo, come proconsole di Macedonia, era stato tratto
in giudizio per alto tradimento ed aver mosso guerra contro i Traci; difendendosi dicendo di aver
ricevuto ordini da Marcello e dai piani alti, Augusto fu costretto a testimoniare e il suo diniego
all’imputato);
costò la condanna a morte una congiura (Murena, che era stato difensore del
proconsole, fu nello stesso 23 a.C. coinvolto nella congiura di Fannio Cepione, esponente di
ambienti filorepubblicani, per assassinare Augusto; ma venne sventata)→ Augusto decise di
deporre il consolato e ottenne un impero proconsolare rinnovabile a vita e la tribunicia potestas,
per poter agire nella vita politica interna di Roma, grazie alla quale poteva convocare i comizi e il
senato, porre il veto sulle decisioni; inoltre poteva influenzare le elezioni con la procedura della
nominatio o della commendatio; nel 5 d.C. una legge consolare Valeria Cornelia istituì un
complicato sistema di compromesso secondo il quale i comizi centuriati ratificavano i candidati che
venivano preselezionati tramite una votazione preliminare che li designava (destinatio) ed era
affidata a 10 apposite centurie “destinatrici”, composte da senatori e cavalieri delle liste dei giudici
per i giudizi pubblici.
(1,6-7-8 fatte nel libro del Faoro)
1,9 L’espansione: innegabili furono i successi di Augusto in politica estera (però egli, come
detentore della pax Augusta, compì in tre occasioni la chiusura del tempio di Giano); egli preferì
affidare alla diplomazia piuttosto che alle armi le questioni orientali→ in Egitto i confini
meridionali furono estesi grazie al prefetto Caio Cornelio Gallo con accordi e/o guerre contro gli
Etiopi; i confini con il regno partico vennero stabiliti con trattative diplomatiche grazie anche ai
rapporti politici stretti con gli Stati confinanti, con i quali furono stretti trattati di amicizia,
“regni clienti” di Roma
diventando (dopo le trattative del 20-19 con i Parti, oltre alla consegna delle
insegne che erano state perdute da Crasso, venne anche annesso lo stato dell’Armenia a quelli
amici. La penisola iberica (27-19 a.C.) fu finalmente conquistata dopo una lotta durissima, piena di
massacri de stragi, ad opera di Agrippa e con la sua riorganizzazione venne suddivisa in tre
della Lusitania); altri duri scontri ci furono sull’arco alpino,
province (aggiunta dove i luoghi erano
difficili da difendere e la comunicazione con le Gallie assai precaria: nel 25 a.C. furono duramente
sottomessi i Salassi della Val d’Aosta con la fondazione di Augusta Praetoria; nel 21-20 a.C. L.
nell’Africa settentrionale e fu l’ultimo generale
Cornelio Enobarbo estese il controllo di Roma
romano a celebrare un trionfo; nel 25 venne eletto re della Mauritania Giuba II; la conquista della
Alpi settentrionali fu molto più rapida e, dopo le sottomissioni della Valle di Como, del Lago di
dell’Alto Adige, l’avanzata verso le sponde del Danubio fu affidata a Tiberio e
Garda e nel 16-15
essi marciarono insieme verso l’alto corso del fiume
Druso→ e conquistarono la Rezia, la
Vindelicia e il Norico; tra il 14 e il 9 a.C. fu occupata la Pannonia e la Mesia, con la quale si
completò il definitivo consolidamento della frontiera danubiana.
Un clamoroso insuccesso fu la mancata sottomissione della Germania, dove le dure campagne
militari avevano portato fino al raggiungere il fiume Elba, dove nel 9 a.C. Druso trovò la morte; la
campagna militare continuò anche sotto Tiberio e i suoi successi furono così consistenti da fargli
nel 6 d.C. era pronto a sferrare l’attacco decisivo,
meritare il trionfo; ma scoppiò una rivolta
nell’Illirico che lo costrinse ad impegnare le proprie truppe in altre zone e nel 9 d.C. le regioni della
Pannonia e dell’Illirico vennero dedotte in province; ma nello stesso anno P. Quintilio Varo si
lasciò sorprendere in maniera catastrofica nella “selva di Teutoburgo” dove più di 20.000 uomini
l’espansione ad oriente del Reno venne compromessa,
vennero annientati→ nonostante gli sforzi di
decise che la frontiera dell’impero
Germanico e dello zio Tiberio il quale, una volta imperatore,
dovesse arrestarsi lungo il Reno.
1,10 Le leggi Augustee: a partire dal 19-18 a.C. Augusto fece approvare una serie di nuove leggi: le
(sulla famiglia, sul matrimonio, sul celibato, sull’adulterio);
leges Iuliae la lex Iulia de maritandis
ordinibus (18 a.C.) poi integrata e rafforzata nella lex Papia Poppea del 9 d.C. (mirava ad
incentivare le unioni matrimoniali, inducendo i romani a procreare un certo numero di figli che
avrebbero portato dei privilegi e obbligava le persone a sposarsi se non avessero volu to perdere la
loro eredità); la lex Iulia de adulteriis coercendis (puniva i reati sessuali, i quali erano tramutati in
attraverso un’apposita
crimini pubblici e perseguiti quaestio); la lex Iulia iudiciorum publicorum
(17 riordinò il sistema delle questiones perpetuae): la lex Iulia de ambitu (mitigò le pene per i reati
di corruzione); si aggiunsero anche le leggi de annona, de vi e thetralis; una questione a parte è
(riordinò l’intera materia
rappresentata dalla lex Iulia maestatis concernente il crimen maiestatis,
la pena di morte con l’esilio e la confisca dei beni).
ovvero il crimine di lesa maestà, comminando
consenso, l’opposizione non venne mai meno durante l’intero
(Pur entro un generale e diffuso
principato di Augusto: oltre alle congiure di Murena e Cepione un evento importante è stata la
di Caio Cornelio Gallo, primo prefetto d’Egitto
caduta in disgrazia che, accusato, si suicidò; oltre a
questo anche Egnazio Rufo che, dopo le sue mire al consolato, data la sua enorme popolarità dopo
che aveva costituito a sue spese un gruppo privato di vigili del fuoco, venne accusato di aver
cospirato contro l’imperatore e quindi fu condannato e giustiziato. Gli episodi più gravi e misteriosi
che riguardarono l’imperatore vennero dalla sua stessa famiglia: Giulia, sua figlia e Giulia Minore,
la nipote, vennero acc